Libri di Sport: Alfabeto Fausto Coppi, la recensione di DataSport

Pubblicato il 12 agosto 2019 alle 14:30:25
Categoria: Libri di Sport
Autore: Redazione Datasport

di Giuliano Orlando

Le cento sfaccettature del Campionissimo: cammei imperdibili. Gino Cervi, Giovanni Battistuzzi e Riccardo Guasco – Alfabeto Fausto Coppi – edicicloeditore – Pag. 208 – Euro 28.00.

Fa tenerezza e malinconia, leggere le 99 storie che riguardano il Campionissimo in tante sfaccettature, indipendenti eppure legatissime, cammei di struggenti ricordi, di un fuoriclasse che sembrava un albatros pronto a spiccare il volo, era affilato in tutto: naso a vela, le spalle che specchiavano antiche storie di povertà, torace prominente quasi estraneo al corpo magrissimo. Le gambe raccontavano una storia diversa. Erano stantuffi che spingevano una fuori serie del pedale. Era lui il più grande campione del ciclismo. Suo malgrado. Un libro unico, che Gino Cervi e Giovanni Battistuzzi con l’apporto dei disegni di Riccardo Guasco hanno costruito con tratto lieve eppure forte, lungo storie brevi ma indimenticabili. Ogni racconto ha qualcosa di particolare, ogni parola scrive qualcosa di inedito. Non sono le cronache trionfalistiche che hanno descritto il viale delle vittorie, molto più semplicemente costruiscono le tessere di un puzzle poco o quasi per nulla conosciuto. 

A cominciare da Orio Vergani, poeta del giornalismo degli anni ’50 e ’60, che al ciclismo offrì parole che restarono nel tempo come le imprese epiche dei suoi eroi. Orio seguì per la prima volta da inviato di ciclismo, il Giro d’Italia 1927, seduto sulla sua Isotta Fraschini con autista in livrea. E guanti bianchi. L’elegante vettura ebbe la pessima idea di fermarsi, in panne lungo i tornanti al passo Pernice, con tanto di proteste non certo tenere dei ciclisti che trovarono di pessimo giusto quella sosta che incagliava il loro itinerario di fatica. Parole pesanti e ancora parole, a descrivere le imprese dei vari Guerra, Girardengo, Binda e Bartali che gli venivano facili come acqua di sorgente. Eppure quel 2 gennaio 1960 non fu la stessa cosa. Dopo essersi messo gli occhiali, iniziò a battere i tasti di quella macchina da scrivere che aveva sfornato poemi sulle imprese di quegli uomini che diventavano eroi di sfide impossibile. Dai tasti vennero fuori le prime parole….”Il grande airone ha chiuso le ali…”. Il Campionissimo aveva spento gli occhi e il cuore. Pochi mesi dopo, morì anche Orio Vergani, aveva solo 62 anni. Tra i ricordi, la caccia al beccaccino, una delle poche passioni di Fausto al di fuori della bici, non certo un fuoriclasse della mira, ma pure quando nell’agosto del ’45, la guerra appena dietro l’angolo, Fausto era tornato a correre con la Bianchi e doveva rinnovare il contratto. Lo accompagna il fratello Serse che somigliava in peggio a Fausto, tutti i tratti ingigantiti, ma al contrario del fratello aveva una dialettica da campione. Quando si presentò al “commenda” Aldo Zambrini, il direttore generale, un attimo prima di stringersi la mano per l’accordo raggiunto, che assicurava ai due ingaggi assai superiori al precedente, il Serse aggiunge “..e un camion”. Zambrini sorpreso e curioso, chiese: “Che ci fai col camion?” . Alla fine nel contratto venne aggiunto anche l’Autobianchi Civis. Fausto per scusarsi disse: “Se andasse forte come parla, non gli starei dietro neppure io”. Qualche giorno dopo, il camion saliva sulla strada che porta a Castellania, con Serse al volante, come un Gabin, ma più brutto, diretto verso la casa dei Coppi. Spiccioli antichi: 1935: quel ragazzo di bottega, aveva 16 anni, fermo davanti alla vetrina del Bovone, a sognare l’oggetto del desiderio, la bici sulla quale aveva corso Girardengo, in vendita. Una bici da corsa vera. Quando arrivarono i soldi dallo zio Fausto, capitano di marina, andarono ad acquistarla, ma la trattativa fu laboriosa e difficile. Il gruzzolo si fermava a 400 lire, il costo era di 500. Faustéi aveva i lacrimoni, il vecchio zio Giuseppe si commosse e sganciò quanto mancava, aggiungendo: “Se non vinci il,Giro d’Italia te la sego in due”. Mi fermo, ma aggiungo che questo libro è una chicca imperdibile per chi ama il ciclismo in particolare e lo sport in generale.