Dare tutto, chiedere tutto
Il mio metodo per raggiungere gli obiettivi e confermarli nel tempo. Ispira, lavora, misura – Antonio Conte con Mauro Berruto – Dare tutto, chiedere tutto – Mondadori editore – Pag. 150 – Euro 19.00.
di Giuliano Orlando
Dopo aver riportato lo scudetto al Napoli, ero convinto che Antonio Conte avrebbe lasciato la società per altri traguardi, magari allenare una nazionale straniera. Oppure, accettare la proposta di tornare a guidare la Juventus. Invece, ha scelto la strada più difficile, quella della riconferma, ovvero ricucire sulla maglia del Napoli il tricolore, che sarebbe il quinto, oltre all’irto compito di affrontare la Champions League UEFA, un sogno fallito nelle precedenti opportunità. Che il tecnico leccese ha vinto da giocatore con la maglia bianconera, oltre a ben cinque scudetti. Aver raggiunto l’accordo con Aurelio De Laurentiis, significa che il presidente-padrone del Napoli ha accettato le richieste di Conte. Acquisti importanti e nessuna cessione che indebolisca la squadra, come fece De Laurentis, dopo che Spalletti portò all’ombra del Vomero il trofeo nella stagione 2022-2023. Il tecnico toscano non è certo fortunato, visto quanto sta accadendo nell’ambito della Nazionale. Tra i convocati, in particolare coloro che avrebbero dovuto costituire l’ossatura della squadra, si è capito trattarsi di adempiere ad un fastidioso compito.
Addirittura Francesco Acerbi, giocatore dell’Inter, 37 anni, ha rifiuta di farne parte, adducendo un clima ostile. I risultati sconfortanti, sia contro la Norvegia, che ci ha bastonato con un 3-0 umiliante, anche contro il Kosovo non è cambiato molto, confermando il disamore per quell’azzurro che dovrebbe essere un orgoglio. Trasformato sul campo in un malinconico grigio topo. A pagarne le conseguenze è stato proprio Spalletti, licenziato dal presidente della Federcalcio, forse il primo responsabile del disastro. Torniamo al libro. Antonio Conte, con l’ausilio di Mauro Berruto, ha scritto un trattato su come si costruisce il successo nel ruolo di tecnico in ambito calcistico. Conte è al secondo impegno editoriale. La prima volta nel ruolo principalmente di giocatore. Stavolta entra nello specifico di motivatore, spiegando con dovizia di particolari il percorso per arrivare al successo. Mentre Berruto svolge il ruolo di spalla indispensabile. Forte d’un passato importante, da commissario tecnico della nazionale di pallavolo maschile italiana, bronzo ai Giochi di Londra 2012, direttore tecnico della nazionale italiana di tiro con l'arco, speaker e giornalista.
Membro della Camera dei deputati nel partito democratico, eletto nel collegio del Piemonte. Due vincenti per raggiungere il traguardo massimo. Il titolo del libro dice tutto: Dare tutto, chiedere tutto. Ma non basta, sostengono. Appena svanisce il profumo del traguardo superato al top, devi mettere nel conto la costruzione di quello successivo. Entrambi allergici alla sconfitta, provocatoriamente manichei per cultura, entrano nel dettaglio su ogni ruolo. Il coach, il manager e il tecnico, tre strade diverse per raggiungere lo stesso ambizioso traguardo. Quando, nel 2016 Conte venne chiamato dal Chelsea nel ruolo di manager, alla presentazione, una giornalista chiese quale fosse la filosofia e il messaggio che voleva far arrivare ai nuovi atleti. Risposta precisa e chiara: “Work, work and work”. Mettendo nel conto la possibilità che per realizzare il progetto, sei costretto anche a distruggere, smontare pezzo per pezzo, una mentalità consolidata nel tempo, che potrebbe diventare il principale ostacolo ai nuovi obiettivi. Altra considerazione non secondaria: il consenso lo devi ottenere in modo spontaneo, mai comprarlo. Vincere aiuta? Sicuramente è una componente positiva, ma per ottenerla, insiste Conte, devi prepararla con l’allenamento continuo, fino a farla diventare abitudine.
Abitudine al successo, ovvero la mentalità vincente. Berruto domanda: si parla spesso della solitudine del coach, quando arrivi alla stretta finale e devi scegliere coloro che formeranno il tuo staff, una specie di guardie del corpo, fedelissime e votate al successo del tuo teorema. Come ti comporti? Indispensabile scegliere il meglio. In assoluto. Ad ogni vigilia dei match, devi avere a disposizione specialisti di prima scelta. Dai fisioterapisti ai preparatori atletici. Idem per le apparecchiature a cominciare dalle videoanalisi. Nel contempo lascio ai giocatori lo spazio dello spogliatoio, senza interferenze di sorta. Sono stato giocatore, chiarisce, e lo spogliatoio è il luogo che gli appartiene. Io cerco di entrarci il meno possibile. Altra situazione: quando arriva la crisi, come comportarsi? Non sempre sono un’opportunità, ma sempre diventano un’accelerazione, uno scossone. Come l’evidenza che occorre avere la forza, individuale e collettiva, per respingere chi rema contro, rendendosi conto di non essere più quelli che eravamo prima. Una discontinuità che non arriva mai gratis, senza reazioni o tentativi di sabotaggio. Tocca a noi allenatori indicare la strada emetterci alla testa del gruppo. Nel segno di tre verbi: ispirare, lavorare, misurare. Il libro, nello specifico un trattato analitico e psicologico, del perfetto manager esteso a colui che guida. Capace di far compiere un salto qualità al settore tecnico del calcio, comparto ormai estesissimo, ma ancora chiuso in una specie di ragnatela dove ognuno cura il proprio orticello, senza capire che ci sono traguardi da conquistare per evolversi e costruire non solo una squadra di giocatori, ma di uomini che possano guardare oltre il rettangolo verde. Una volta che hanno appeso le scarpette al chiodo.
Giuliano Orlando