La storica impresa di Dorothea Wierer

Pubblicato il 20 marzo 2019 alle 14:23:57
Categoria: Senators
Autore: Davide Grilli

Bella e brava. Come uscire da questo stereotipo nel caso di Dorothea Wierer, dopo che ha conquistato la prima medaglia d’oro azzurra del biathlon, nella mass start ai Mondiali di Oestersund, in Svezia? Legittimando il suo nomignolo, “Doro”, sublimando l’argento nella staffetta singola mista e il bronzo nella staffetta mista personali e trascinando, in scia, l’oro nella mass start maschile di Dominik Windisch. Che significa doppio storico trionfo azzurro che mancava in una rassegna iridata dal 1997, quando Wilfried Pallhuber trionfò nella sprint. Con la Wierer che balza al primo posto nella classifica di coppa del mondo, con gli stessi punti di Lisa Vittozzi, 852, alla vigilia delle ultime tre gare, la prossima settimana a Oslo. Proprio in casa della norvegese Marte Olsbu Roeiseland, seconda a 753 punti.

Un visino d’angelo e due occhi magici, la 28enne di Brunico (29 anni il 3 aprile) è la terza atleta di sempre ad aver vinto in tutte le gare del suo sport, dopo i miti francesi Martin Fourcade e Marie Dorin. E può ora sbandierare 6 medaglie mondiali (un oro, due argenti, tre bronzi), 2 olimpiche (bronzi) e 7 vittorie in coppa del Mondo. Felice per aver sfatato il tabù delle gare più importanti. Forse grazie a un’indisposizione che, dopo averla messa ko per la prove in staffetta, l’ha svuotata anche di aspettative e di tensioni, oltre che di un’altra fatica insieme alle compagne, facendola esprimere finalmente al massimo. Come non era riuscita alle ultime due Olimpiadi, dove s’è fermata al bronzo.

Legata dai genitori ad Anterselva, la culla del biathlon, carabina & sci, ha vinto da subito, già a 18 anni, firmando – prima italiana della, storia – i Mondiali giovanili di Ruhpolding 2008, ci ha aggiunto l’oro a inseguimento a Canmore 2009, e quindi ha dominato i Mondiali juniores di Nove Mesto 2011 con tre ori individuali e un argento a staffetta. Poteva sedersi sugli allori, Dorothea, poteva accontentarsi dei primi successi sportivi giovanili, delle luci della ribalta in passerella, dello specchio dei social network e della vita. Lei che non deve chiedere mai, e infatti dai 16 ai 20 anni, non si è allenata granché. Continua a leggere l'articolo su sportsenators.it.

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