L'ultima grande impresa di Sofia Goggia

Pubblicato il 18 febbraio 2022 alle 10:00
Categoria: Olimpiadi Pechino 2022
Autore: Matteo Pifferi

Ai Giochi Olimpici di Pechino 2022 è avvenuto un vero e proprio miracolo sportivo che porta il nome e cognome di Sofia Goggia: 23 giorni dopo l'infortunio al ginocchio patito dopo la caduta nel Super-G del 23 gennaio scorso a Cortina, la sciatrice bergamasca ha chiuso al secondo posto in discesa, conquistato la seconda medaglia dopo l'oro di PyeongChang 2018. Ma questa medaglia, paradossalmente, vale ancor di più di quella dal metallo più pregiato, per i trascorsi e l'avvicinamento ad una gara che Sofia non credeva nemmeno di iniziare.

Dall'infortunio di Cortina - legamento crociato del ginocchio sinistro lesionato e testa del perone con una microfrattura - sono appunto trascorse poco più di tre settimane. Sofia, inizialmente, è apparsa preoccupata, scoraggiata, quasi già arresasi all'evidenza. I post sui social apparivano come un mix di speranza ma con primi segnali di rassegnazione. Lo staff medico della Nazionale e la forza d'animo di una campionessa senza limiti l'hanno portata però a scrivere un'altra pagina indelebile dello sport italiano, non solo per quel che concerne lo sci alpino. 
Nessun altro o nessun'altra, con tutte le cadute e i dolori, si sarebbe rialzato come ha fatto Sofia. Serviva un miracolo unito ad una forza di volontà e tenacia uniche, con un pizzico di quell'incoscienza che porta poi a pensare possibile anche ciò che appare impossibile. «Mi dicevo che se fossi riuscita a superare la prova che mi è stata data dopo Cortina, probabilmente la gara di discesa sarebbe stata la parte più facile per me», ha dichiarato Sofia che poi ha aggiungo: «Ho trovato una forza incredibile dentro di me, viaggiavo con una sorta di luce mai vista che mi ha guidato. Sapevo dentro di me che non ero stata velocissima perché nell’ultima parte non sentivo i miei sci veloci come sapevo essere - riconosce la bergamasca -. Complimenti alla Suter, io avrei firmato per l’argento. Mi dispiace un po’ per l’oro, ma sono contenta di aver dato tutto per essere qui e grata di aver potuto ottenere un’altra medaglia, che ha un valore incredibile. Non tanto per il valore, ma per quello che significa per me sì. Per questo la dedico a me stessa». Già, perché alla fine l'oro è sfumato per un finale non perfetto, che ha premiato la svizzera Suter per questione di centesimi (16).

Il risultato sportivo premia la tenacia e la caparbietà di una ragazza unica nel suo genere, che ha uno stile di sciata difficilmente imitabile e totalmente imparagonabile con le colleghe. Una 'guida spericolata' che però rasenta la perfezione in termini di efficacia quando la giornata l'assiste. E non accade così di rado. Certo, utilizzando una strategia più conservativa, probabilmente la bergamasca avrebbe avuto molti meno infortuni ma non sarebbe stata Sofia Goggia. Un'icona, un personaggio, un simbolo di un'Italia che non si accontenta mai e che ha una dote che distingue i grandi dai grandissimi: la resilienza che, per definizione, è la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Una trasposizione di ciò che è Sofia Goggia, l'Araba Fenice che risorge dalle proprie ceneri, diventando se possibile ancora più forte. I complimenti, da Mattarella alle Fiamme Gialle fino al Re della velocità, Marcell Jacobs, sono piovuti scroscianti. Tutti a celebrare una vera e propria impresa sportiva: dal 'forfait' all'argento in 23 giorni, Sofia Goggia l'ha fatta grossa.