Boxe: grande Di Rocco, Caccia implacabile

Pubblicato il 1 marzo 2015 alle 22:04:07
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

Conferma a tutto tondo dell’interesse che gli appassionati stanno riservando ai programmi che Alex Cherchi allestisce al Teatro Principe di Milano. Tutto esaurito per l’europeo superleggeri Di Rocco-Bruun e la cintura Latina WBC welter tra Caccia e De Donato. La seconda serata di qualità non ha tradito le attese, confermando la giusta intuizione di Alex Cherchi, giovane promoter che ha indovinato la formula ma ha pure un problema da risolvere: la limitata capienza della struttura, strapiena all’inverosimile, con molte richieste di biglietti inevase.  

"Mi hanno chiamato anche dalla Danimarca - ricorda - ma ho dovuto spiegare che i biglietti erano esauriti da tempo. Se ci fossero stati i posti, avrei raddoppiato gli spettatori. L’aspetto confortante è che i 600/700 presenti sono usciti soddisfatti al 100%. Lo spettacolo promesso non è venuto meno. Quello che la OPI2000 si è proposta lo stiamo rispettando. Mi auguro, visto l’interessamento dei media e del pubblico, si facciano avanti nuovi sponsor che credono in questo sport".                                                                                                             

A loro volta, i protagonisti diretti, ovvero i pugili, non sono venuti meno all’impegno, dando il meglio. Risposta importante, per far capire come la collaborazione tra organizzazioni e atleti è totale e responsabile. Michele Di Rocco (39-1-1) è stato di parola: "Vincerò prima del limite, debbo dare spettacolo per meritare l’applauso del pubblico". Lo sfidante volontario  Kasper Bruun (19-2-1) ha cercato in ogni modo di arrivare al traguardo dei 12 round. Niente da fare, nonostante il danese fosse partito deciso a smentire il pronostico, usando l’uno due veloce e preciso, sorprendendo il campione, che pensava ad una fase di studio.

Di Rocco impiegava qualche secondo per riordinare le idee e attuare le contromosse. Messe in atto perfettamente, muovendosi sul tronco e guadagnando la giusta misura per usare il sinistro che apre la difesa dello sfidante, preparato alla perfezione, ma di livello inferiore. Bruun, per Di Rocco è un libro aperto, troppo scolastico e rigido, il che accentua l’impatto dei diretti e montanti che il campione inizia a snocciolare senza soluzione di continuità. Il match anche se a senso unico è piacevole e spettacolare, ma la demolizione appare implacabile.  

Primo segnale al quarto round. Un perfetto montante sinistro offende il fegato di Bruun. che si inginocchia ma riesce a recuperare in tempo. Di Rocco non ha fretta, il rivale ha coraggio e cerca l’impossibile rimonta. Impresa disperata. Al nono round la soluzione annunciata, Bruun è sfinito, altro conteggio e poi lo stop dell’arbitro inglese John Lewis, che ha diretto con estrema facilità, vista la correttezza dei due atleti. Brunn ha fatto l’impossibile per non arrendersi, ma questo Di Rocco è troppo bravo e motivato e come ha detto alla vigilia: “Il danese è solo una tappa intermedia, il mio traguardo è molto più avanti”. I Cherchi sono da tempo al lavoro per offrire all’umbro, l’opportunità iridata. Anche se prima di raggiungerla, potremmo vedere Michele ancora a Milano,in quel di maggio-giugno.  

L’altro clou tra Alex Caccia (13-1)  e il mancino milanese Renato De Donato (14-3), vale non solo la cintura welter Latina WBC, ma il ruolo di sicuro protagonista nei programmi in prospettiva, cominciando magari dal tricolore che Moscatiello tiene saldamente in mano. Il match è intenso e piacevole, scorre sul filo dell’equilibrio apparente per cinque round, ma gli intenditori capiscono che la metamorfosi sta indicando nel ragazzo dal pizzetto alla D’Artagnan, l’uomo del destino.

De Donato dopo una buona partenza, sfruttando l’allungo e la bella scelta di tempo, incrociando gli attacchi frontali di Caccia, quando questi inizia a variare i colpi sopra e sotto, le difese di De Donato si affievono e su un preciso destro al plexus De Donato deve farsi contare per ritrovare il fiato. Soluzione rinviata di pochi secondi, Caccia è spietato e preciso, colpisce volto e stomaco e per Renato lo stop dell’arbitro è la liberazione, evitando ulteriori danni.

Lo sconfitto è il primo a complimentarsi con Caccia, che esulta giustamente per una vittoria importante e non scontata. “Mi alleno a Ferrara con un grande maestro come Max Duran, ma sono calabrese di Crotone, la mia terra vera. Questa vittoria la volevo fortemente, non solo per cancellare una sconfitta imprevista ma per dimostrare che Caccia non è una tigre di carta. Adesso mi rimetto al mio manager e al mio maestro per gli impegni futuri”. Il titolo italiano? “Non sarò certo io a rifiutare”.

Il resto della locandina vede il croato Granic (3) battere il modesto montenegrino Kaludjeovic (3-12), entrambi a ritmo blando con netta prevalenza per il giovane massimo, dal fisico imponente. Vince anche il laziale Podda (5) dai nobili trascorsi in maglietta. Trova il brevilineo croato Benzon (10-9) che lo minaccia con la sventola destra, spesso a bersaglio. Podda porta tanti sinistri, peccato manchino il bersaglio nove volte su dieci. Solo nella sesta ripresa si vede qualcosa in più e Podda merita la vittoria.

Come ha fatto Rondena (2) che ha picchiato niente male l’altro croato Behlulovic (4-26) 34 anni portati male, anche se fa onestamente il suo lavoro di collaudatore. Rondena cerca di attuare la tattica d’attacco, ma il mestiere del rivale spesso lo irretisce e il pur promettente giovanotto di Magenta non fornisce una prestazione entusiasmante. Vittoria larghissima, tanto impegno e sicuramente utile esperienza in prospettiva.