Alberto Cova e Sara Galimberti intervistati da Marchei al Nuncas di Milano

Pubblicato il 9 aprile 2024 alle 17:04
Categoria: Notizie di attualità
Autore: Wilma Gagliardi

 

Alberto Cova e Sara Galimberti intervistati da Marchei al Nuncas di Milano

 di Giuliano Orlando

Metti una tarda mattinata al centro di Milano, tra il Castello Sforzesco e il Duomo, col sole primaverile che bacia turisti e residenti, bianchi e neri, per ritrovarsi al Nuncas una boutique nella storica via San Giovanni sul Muro, col teatro Dal Verme che gli sta al fianco. Marco Marchei, ottimo maratoneta e direttore per molti anni della rivista “Correre”, amico da tempo immemore, mi chiama per invitarmi ad una chiacchierata con Alberto Cova e Sara Galimberti, ovvero ieri e oggi, nel magico mondo della corsa. Tutto questo per festeggiare i 25 anni dell’azienda italiana, nata in realtà nel 1920 dall’imprenditore siciliano trasferitosi a Milano, Nunzio Cassata, che ideò il Bianchetto White Nuncas per le scarpe. Negli anni la trasformazione arrivando fino ad oggi, con la produzione dei prodotti per lavare, igienizzare e deodorare tutti i tessuti tecnici utilizzati nello sport. Un prodotto di nuova generazione che sta ottenendo, a quanto mi assicurano, il favore di tutti gli addetti ai lavori. Portare due protagonisti assoluti della corsa quali Cova e la Galimberti, nati per il mezzofondo, allungando per un completamento personale fino alla maratona è stata l’occasione per entrare in quei dettagli che nei momenti topici delle gare non rientrano fra le risposte più immediati. Alberto Cova, apparso in grande spolvero ha spiegato come ha fatto a vincere tante corse, culminate con i titoli europei, mondiali e l’oro olimpico sui 10.000 metri ai Giochi di Los Angeles nel 1984 (dove peraltro ero presente a tutti e tre i trionfi, in qualità di inviato), oltre ad affermazioni di prestigio sui 5000 e la Stramilano agonistica. Non solo: “Casualmente, allenandomi blandamente al 25 aprile, qualche anno addietro, ormai uno dei tanti tapascioni,  raccolsi una specie di sfida da Giuseppe Guerini, un amico che si stava allenendo per la maratona di New York. Ci provai la prima volta, con una preparazione decisamente sommaria, riuscendo a tagliare il traguardo sotto le tre ore di pochi secondi. A quel punto, l’appetito vien mangiando e infatti negli anni mi sono snocciolato Berlino, Londra, Boston e anche Chicago, qualche volta con mia moglie”. Le sensazioni? “Certo, non c’è la pressione, che era la compagna degli allenamenti condotti da Giorgio Rondelli, il mitico allenatore che mi ha fatto soffrire non poco, ma è stato quello che mi permesso di vincere praticamente tutto quello che desideravo”.                                                                                                                                                                       

Quanto conta il tecnico, nella carriera di un atleta?                                                                                                   

Moltissimo, è determinante e deve esserci un feeling totale, devi crederci anche se ti fa soffrire. Ricordo come un incubo la salita del XXV aprile, la cosiddetta Montagnetta, che odiavo e dovevo snocciolarmela spesso e malvolentieri. Ma sicuramente mi ha dato la forza per i miei sprint in pista, che valevano vittorie importanti”.

Sara Galimberti rappresenta l’oggi. Da cosa si diversifica a Cova, in rapporto agli allenamenti e in particolare alle calzature, che negli ultimi anni si sono trasformate in un aiuto decisamente importante?

“Sugli allenamenti ritengo che ci sia poco di diverso. Concordo che sono la parte più faticosa e meno appariscente, anche se determinante per ottenere il risultato. Personalmente i cosiddetti lunghi li odiavo, anche se dovevo farli. Più che altro mi annoiavano. Pure l’importanza dell’allenatore è fondamentale. Tu sei la macchina, ma lui è quello che la porta al massimo dei giri e per farlo deve avere la capacità di spremere dal tuo corpo tutto quello che hai e qualcosa in più. Quindi la tua testa deve essere convinta che la fatica è giustificata. Sulle calzature sicuramente i modelli più recenti, con le nuove solette hanno portato a vantaggi decisamente importanti. Anche se come sempre, l’esasperazione comporta anche l’aumento degli infortuni”.

Capitolo maratona?

“Poche e con scarsa convinzione. Troppi chilometri per mantenere la concentrazione. Io sono per l’esplosività e quindi nel mio curriculum ne ho un numero ridotto, anche se mi sono servite per migliorare il fondo”.

Marchei è stato abile a rendere piacevole e interessante l’esposizione di un argomento spesso troppo banale o troppo tecnico. Alberto, che confessava di essere stato introverso da ragazzino, adesso potrebbe fare il politico, tanto è diventato un ottimo affabulatore. Sara anche se più sintetica, ha esposto i suoi punti di vista, in modo chiaro, rivelando appunto il suo carattere di combattente senza troppi fronzoli. In quanto ai prodotti della Nuncas, non posso dare alcuna risposta, non avendoli ricevuti. Per testarli e dare un giudizio.

Giuliano Orlando