Vettel #1

Pubblicato il 28 luglio 2019 alle 13:38:04
Categoria: Formula 1
Autore: Gabriele Grizzuti

20 novembre 2014. Nel paddock si parla solo di Sebastian Vettel. Il campioncino tedesco, sulla Red Bull dal 2009, viene da un anonimo quinto posto in classifica generale ma nei quattro precedenti campionati aveva sverniciato tutti dimostrando una stoffa che già si vide a Monza nel 2008, il primo successo di Seb, con una Toro Rosso ovviamente sfavorita sulle concorrenti. Ma quel biondino di Heppenheim si prese il gradino più alto del podio dopo un week end da sogno, sul circuito dei sogni.

Campione del Mondo più giovane a 23 anni e 134 giorni, maggior vantaggio in classifica generale sul secondo (133 punti nel 2015), filotto più lungo di vittorie (9) da Belgio 2013 a Brasile dello stesso anno, maggior numero di podi (14) nella stagione 2011 e maggior numero di vittorie (13) nel campionato 2013. E poi, pilota più giovane a realizzare la pole (proprio a Monza 2008) e record di pole in un singolo anno (15) nel 2011. Insomma, Sebastian Vettel era un predestinato.

Quel 20 novembre Seb mise la firma sul contratto più prestigioso dell’intero circus. La famiglia Ferrari era pronto ad abbracciarlo e, nei pensieri, era lui il post Micheal Schumacher. In realtà, come sappiamo, le cose non sono andate proprio così. Un po’ per mancanza di competitività della Rossa, un po’ per errori grossolani di Vettel.

C’è da dire che il talento si vede fin dalle prime curve: 13 podi conquistati nella sua prima stagione, record assoluto per un esordiente con la casa di Maranello e 3 vittorie totali, in Malesia, Ungheria e Singapore. Ma le due prime Ferrari della sua carriera sono molto inferiori rispetto alle Mercedes di Lewis Hamilton e Nico Rosberg che mettono in atto duelli all’ultimo sangue su tutte le piste. Seb è lì dietro, sempre, ad aspettare il suo turno.

Eva, Margherita, Gina, Loria e Lina. Penserete: chi sono? Molto semplice. Come tutti i piloti, anche Vettel dà, ogni anno, un nome alla sua monoposto. Ma, fino ad ora, nessuna delle cinque lo ha condotto nell’Olimpo dei ferraristi.

Nelle ultime due stagioni, però, le prestazioni di Vettel sono migliorate e la Ferrari ha potuto almeno scalfire il dominio Mercedes. Nel 2017 il testa a testa con Lewis Hamilton è stato emozionante almeno fino al Gp d’Italia. Poi, però, a Singapore il crash alla partenza con Verstappen e Raikkonen ha complicato la questione, lasciando strada libera all’inglese. Stessa cosa successa nel passato campionato dove il tedesco ha totalizzato 320 punti, record da quando veste rosso, ma non abbastanza per togliere lo scettro ad un Lewis straripante.

Ma perché questo focus su Vettel? Perché quest’anno Seb non è mai riuscito a stare al passo con le frecce argento. E, per di più, il nuovo compagno Charles Leclerc sembra molto più competitivo di lui, nonostante sia la seconda guida. Con l’attuale SF 90 il tedesco non è ancora riuscito ad imporsi andando vicino alla vittoria solo in Canada. A Montreal probabilmente la sliding door della stagione, con quella manovra forse azzardata o forse no, che la FIA ha deciso di penalizzare. Una scelta che ha lasciato tutti perplessi nel paddock, anche Hamilton, nemico numero 1 da sempre. “Devono lasciarci più liberi di correre. Io, così, non mi diverto più”.

Vettel non ha ancora trovato la quadra giusta in una stagione che sarà sicuramente transitoria. Il contraccolpo psicologico post Canada sembra persistere. Nell’ultimo Gran Premio, a Silverstone, l’incidente con Max Verstappen è stata l’immagine di quanto visto fin qui. Indecisione, insicurezza e rabbia. I tre aggettivi chiave per sintetizzare stato d’animo e sensazioni del campioncino di Heppenheim. Perché Vettel ha dimostrato, nel corso degli anni, di essere un fenomeno al volante. Tuttavia, più passano gli anni, più sembra sentire la pressione, nei punti nevralgici dei campionati. Penso allo scorso Hockenheim dove Seb andò a sbattere durante regime di Safety Car, allo scorso Baku dove “spiattellò” l’anteriore nel duello con Bottas e a Monza dove il testacoda lo costrinse ad una gara in rincorsa.

Insomma, in un mondo come quello delle corse, la mancanza di vittorie e la sete che quest’ultima produce rischia di distruggere dall’interno chi è alla ricerca della Coppa più grande. E Vettel di sete, ne ha molta, forse troppa.

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