Manchester City-Inter, finale di Campions: ricchezza contro tradizione

Pubblicato il 10 giugno 2023 alle 00:06
Categoria: Foianesi
Autore: Redazione datasport.it

Sabato 10 giugno, allo stadio Ataturk di Istanbul, alle ore 21, andrà in scena la finale di Champions League, Manchester City-Inter. Lo stadio turco, ha già ospitato l’atto conclusivo nel 2005. Tanti tifosi nerazzurri si ricorderanno la grande rimonta del Liverpool nei confronti del Milan. Un 3-3 passato alla storia per come il diavolo gettò al vento un triplo vantaggio, perdendo poi a rigori contro l’eroe per caso Dudek, il portiere polacco scomparso poi dai radar. Stesso stadio e stesse nazioni, tra squadre inglesi ed italiane, la quinta finale per l’esattezza, con il Liverpool,nelle precedenti, sempre protagonista.

Manchester City ed Inter non si sono mai affrontate. Sarà la prima sfida in assoluto, tra chi ha perso la finale nel 2021, contro il Chelsea, e chi arriva in finale per la sesta volta, con 3 coppe in bacheca. La novità contro la storia, la nuova era citizens, City Group, fatti di budget stellari, contro la tradizione del Biscione e budget limitati, che comunque bastano per primeggiare nella penisola. I soldi non scendono in campo, ma nemmeno la storia, verrebbe da dire, ma di solito i giocatori forti ultimanente vanno sempre nella stessa direzione, oltre manica, e a fine carriera scelgono anche dove andare a passare le vacanze con degli ingaggi impensabili. Un calcio fuori controllo, fatto di ricavi e sponsor, lontano dalla gente comune, che comunque con passione e notevoli sforzi continua a seguire.

Da quando sono arrivati gli sceicchi, il Manchester City ha vinto tutto quello che c’era da vincere, meno che la coppa più importante e prestigiosa. La rosa di Pep Guardiola, secondo transfermarkt.it ha un valore di 1,05 miliardi di euro. Ingaggi pesanti, fuori portata per le italiane. Però a differenza del PSG hanno un organizzaione vincente, e non fatta da figurine Panini. L’Inter dal canto suo, dopo aver perso 12 partite in campionato si ritrova ad Istanbul, e ha avuto la soddisfazione di superare in semifinale il Milan, per quello chè è stata la grande rivincita del 2003. Simone Inzaghi, sesto allenatore a disputare una finale Champions, è riuscito in campo internazionale ad esprimere un calcio propositivo e nell’ultima parte della stagione ha ritrovato anche condizione e gamba. Si presenterà da sfavorito, ma non battuto in partenza. Il modulo 3-5-2 può mettere in difficoltà il presuntuoso Guardiola, che convinto della propria forza, ha cercato di smascherarla in ogni modo. Ha già messo le mani avanti, consapevole che un altro insuccesso, sarebbe una catastrofe da un punto di vista dell’immagine. Si è presentato dicendo che lo 0-0 per le squadre italiane significa essere in vantaggio, al contrario della sua filosofia, un calcio da padroni del campo, con il controllo e possesso palla e sempre all’attacco. La verità che si parte davvero dallo 0-0, e le partite secche hanno sempre una loro storia a sè. Tensione, ossessione a volte giocano brutti scherzi. Verrebbe da dire, Spiaze, se l’Italia facesse en plein di sconfitte. Tre su tre in finale è stato un successo, che ha dato risalto ad un movimento calcistico in forte crisi di risultati. Nelle finali non sempre vince il migliore, e se dovesse succedere di nuovo, sappiamo benissimo dove la coppa dalle grandi orecchie andrebbe a finire.

 A cura di Marco Foianesi