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La vocazione di perdersi.

Pubblicato il 27 giugno 2025 alle 19:06
Categoria: Libri di Sport
Autore: Wilma Gagliardi

 La vocazione di perdersi.

Ripercorre senza l’aiuto della tecnologia i percorsi scoperti dai nostri antenati. Il sole e le stelle guide sicure per non sbagliare – Franco Michieli disegni di Andrea Casciu – La vocazione di perdersi. Piccolo saggio su come le vie trovano i viandanti - Ediciclo editore - Pag. 96 – Euro 13.00.

di Giuliano Orlando

Perdersi nella natura, il mantra che apre orizzonti infiniti in chi ha la certezza che l’orizzonte sia una porta spalancata e invitante, per ritrovare quello che i nostri antenati hanno percorso senza gli attuali aiuti tecnologici, riducendo i viaggi a semplici trasferimenti di cose e persone, annullando il piacere della scoperta. L’autore Franco Michieli è uno straordinario missionario, capace di tradurre le emozioni delle sue traversate in parole dette e scritte, con la freschezza di un fanciullo che apre gli occhi sul mondo. Le traversate a piedi, guidato dall’istinto a dagli strumenti che la natura fornisce senza chiedere nulla più, di una rispettosa attenzione, danno a questo volumetto tanto minuscolo quanto ricco di informazioni, un valore ben più ampio delle novanta pagine che racchiudono tesori del sapere antico e attuale. Dalle Alpi ai Pirenei, dalle terre Artiche alle Ande, sui territori del Nord Europa (Norvegia e Islanda) alle cordilleras del Sud America, si trovano risposte storiche di una storia infinita. Immedesimandosi nella filosofia di Barry Lopez, il più grande scrittore americano di natura e paesaggi, scomparso nel 2020 a soli 75 anni, che nel libro “Una geografia profonda”, scriveva: “Quando viaggio, mi sforzo di conoscere il territorio come se fosse un essere umano, con la sua complicata, insondabile personalità. E aspetto che sia lui a parlare. E aspetto. E aspetto”.                   

 Anche Michieli legge il territorio a vista e chiede la strada alla natura, per scoprire passo dopo passo quell’ignoto che i nostri avi hanno percorso attraversando il mondo, penetrando a piedi lo sconosciuto infinito, ben prima degli scopritori ufficiali su navi a vela. Vocazione iniziata prestissimo, fresco di maturità a 19 anni, con la traversata delle Alpi, da mare a mare, ovvero da Ventimiglia a Duino, presso Trieste. Poi le ascensioni, soddisfacenti ma incomplete. “Mi mancava la permanenza prolungata nella natura delle montagne”. Nacque così la prima sosta nel cuore delle Alpi, tre mesi immerso nelle valli, agli alti pascoli, fino alle vette innevate e ghiacciate, senza usare altri mezzi di locomozione, al di fuori del proprio corpo. Queste esperienze rafforzano la sua convinzione che nulla vale più dell’istinto che ti guida fino a ritrovare il giusto sentiero. Il saggio attuale è la riedizione del lavoro uscito nel 2019, che nulla perde della sua coinvolgente freschezza emozionale. Il camminare infinito nelle lande del Sapmi, in lingua sami della Lapponia, tra Norvegia, Finlandia e Russia, non ha nessuna scadenza di tempo. E’ ieri, oggi e domani. Insegna a perdersi e ritrovarsi, avvolti nel nulla. Anche il sottoscritto è debitore verso l’autore, di aver scoperto come in un piccolo saggio, si possono trovare risposte e scoperte, tanto semplici quanto fantastiche. E anche le risposte a esperienze personali. Nel 1993, andai a Tahiti, nella Polinesia francese per disputare la maratona di Papete.

Anche se avevo alle spalle, tanti soggiorni in giro per il mondo, quell’approdo in un lembo del Pacifico tra l’Australia e l’America del Sud, a cavallo tra Equatore e Tropico del Capricorno, faceva un certo km. effetto. Pensando che l’Italia distava qualcosa come 20.000 km. La sera del giorno successivo all’arrivo decido di sciogliere i muscoli con l’ultima corsetta defaticante prima della maratona. Esco dal Resort Maeva Beach, illuminato a giorno, imbocco Boulevard Pomaré, proseguo per diversi km. superando il palazzone che ospita il Centro dell’artigianato, verso il bosco e mi ritrovo all’improvviso nel buio assoluto. Seguo un sentierino stretto, stretto e dopo quasi un’ora appare una piazzola circondata da minuscole chiese, una delle quali proietta una luce fioca sul frontale. Leggo su una targa lucidissima “Sinitong Association”. Busso e dopo un tempo discretamente lungo, una voce risponde in cinese. Rispondo semplicemente: italiano. La porta si apre e appare il responsabile del piccolo tempio, che in francese, mi chiede cosa desidero. Spiego di essermi perduto e vorrei tornare all’albergo dove soggiorno. Mi fa cenno di attendere e qualche minuto dopo torna accompagnato da un ragazzino più cinese di lui, con una biciclettina e mi indica di seguirlo. Detto fatto, il cinesino mi conduce al Resort Maeva Beach, mi saluta con l’inchino e torna indietro senza darmi il tempo di ringraziarlo.

Se avessi letto “La vocazione di perdersi”, quasi sicuramente avrei chiesto al mio corpo di cavarsela da solo. Sarà per la prossima volta. Annotazione doverosa, ho citato nomi precisi, riprendendo l’episodio dal libro “Strada facendo”, pubblicato nel 1998, dove racconto le mie esperienze podistiche nelle oltre 100 città nel mondo in cui ho corso.

Giuliano Orlando