A Torino si conferma Tassi e Limone spodesta Nourdine. Bene i giovani Rossetti, Hermi, Fontana, Vargas a Appoliani

Pubblicato il 5 dicembre 2021 alle 16:00
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

TORINO. Arrivederci al 2022, questo il saluto della Promo Boxe Italia di Mario Loreni, che in collaborazione con la Boxe Grugliasco di Antonio Pasqualino, che sta riportando la zona torinese ad un rilancio importante, ha allestito una serata indovinata al Pala Ruffini di Torino, mettendo in cartellone ben dieci incontri, nobilitati da due tricolori. Nel primo, il mancino toscano Davide Tassi (13), 30 anni, pro dal 2018, si è confermato titolare piuma, dominando il generoso Jacopo Lisci (6-7), 32 anni di Rivalta (To) che ha gettato il cuore oltre l’ostacolo di un rivale che lo sovrastava tecnicamente e tatticamente. Tassi è stato per lo sfidante un fantasma inafferrabile, il gioco di gambe e il tempismo nei rientri del campione si sono rivelati un teorema irrisolvibile per Lusci, la cui boxe monotematica: avanti a tutta con colpi larghi, erano l’ideale per un rivale che fa della boxe di rimessa la specialità della casa. Un match a senso unico, con una parentesi all’ottavo round, quando Tassi è scivolato, dando l’impressione di aver subito una distorsione, temendo avesse problemi per riprendere. Dubbio svanito pochi secondi dopo. “Le pubblicità sul tappeto – ha spiegato il campione – bagnandosi diventano scivolose, e per questo sono caduto. Ho sentito un forte dolore al ginocchio e temevo fosse una distorsione. Per fortuna è passato tutto in fretta e ho ripreso senza problemi. Sull’incontro, penso di aver disputato una buona prova, tenendo alto il ritmo per dieci riprese. L’avversario era prevedibile, ma non dovevo distrarmi o fermarmi, diversamente mi avrebbe messo in difficoltà, perché aveva pugni pesanti. Onore alla sua prova, anche se ho evitato di correre rischi”. Dopo questa difesa, pensi di puntare a qualche nuovo traguardo? “Facendo il conto che questo titolo lo avevo conquistato nell’ottobre del 2020 a Massa, quando battei Emiliano Salvini, perdendolo a tavolino per un contrattempo in allenamento. Riconquistato il 18 settembre scorso a Siena, superando l’altro romano Davide Tiberi (7-1), dopo essermi distratto nel primo round, che mi costò l’unico conteggio in carriera, potrei anche pensare al titolo dell’Unione Europea. Ne parlerò col maestro e con Mario Loreni”. A Torino si è visto un Tassi più concreto e meno svolazzante a significare che è sulla strada per dare consistenza ai colpi. Vista la situazione UE, con Mario Forte campione, che ha recentemente pareggiato con Francesco Grandelli, un contatto con i Cherchi per una difesa volontaria, in attesa di affrontare lo sfidante ufficiale, il polacco Kamil Laszczyk (28), 30 anni, pro dal 2011, attivo tra Polonia e USA, è sempre possibile. Per Lisci, 33 anni - dopo il match, lamentava un forte dolore alla mano destra – è il secondo tentativo tricolore fallito. La prima volta contro Alessio Lorusso (che nel frattempo ha conquistato la cintura UE gallo), il 22 novembre 2019 a Sarnico per i supergallo, questa nuova sconfitta, rappresenta uno stop forse definitivo.

Anche se da tempo l’età è un limite sempre più relativo. Lo dimostra Daniele Limone (18-8-1), torinese di 37 anni compiuti, professionista dal 2009. Con un passato in maglietta dal 2002 a 18 anni, allievo del maestro Dino Orso all’All Boxing Team, che nel 2006 agli assoluti di Milano, lo portò al titolo italiano, dopo il bronzo dell’anno prima a Marsala e l’argento nel 2008. Entra in nazionale, disputando due incontri nel 2007, pari con l’australiano Luke Jackson a Roseto degli Abruzzi e sconfitta contro il russo Ildar Vaganov, troppo forte ed esperto a Siena. L’ultimo anno in maglietta nel 2008, eliminato agli assoluti di Milano dal romano Di Savino che vincerà il titolo nei 57 kg. Il suo maestro Dino Orso, ricorda quando entrò in palestra: “Aveva 16 anni, iniziando con la kick, a 18 decise per il pugilato. E’ stato mio allievo fino al 2018 quando decise il ritiro. Un longilineo perfetto, colpi lunghi e buone gambe, fisico straordinario ed essendosi sempre allenato, la vittoria su Nourdine non mi ha sorpreso. I miei complimenti sinceri”. Il 23 ottobre 2009 debutta a Bergamo battendo il romeno Adrian Sandu. Una carriera proseguita fino al 2018, con alterna fortuna, nobilitata dal titolo italiano nel 2013 nei piuma, ma anche costellata tra il 2011 e il 2018 da quattro tentativi tricolori, due per l’Unione Europea e un Intercontinentale, tutti falliti. Anche se con poca fortuna, entra nel team italiano delle WSB nel 2012 e 2013. A 34 anni, dopo il biennio nero (2017-2018), sconfitto nei supergallo da Luca Rigoldi per l’UE e da Iuliano Gallo per il tricolore, si decide ad appendere i guantoni al chiodo. Continua a vendere auto come ha sempre fatto per una importante concessionaria, senza tralasciare di mantenere la condizione atletica. Il ripensamento dopo tre anni. Lo scorso settembre torna a combattere a Piossasco (To), battendo il romano Emiliano Salvini (19-35-2), 43 anni, sul ring nei pro, dal 2000. Arriva così al confronto con Hassan Nourdine (13-4), 34 anni, reduce dall’importante vittoria dello scorso settembre a Trieste contro

Michele Broili (13-2-2), conquistando il vacante tricolore dei superpiuma. La prima difesa era stata accolta con entusiasmo e fiducia. Come mi disse il tecnico Davide Greguoldo, della Skull Boxe Canavesana, che segue Nourdine dai tempi del dilettantismo: “Finalmente giochiamo in casa – commentava il maestro - dopo una carriera dove ogni tentativo l’abbiamo sostenuto in trasferta. La prima volta nell’ottobre 2019, andammo a Bologna contro Arblin Kaba campione superleggeri e fu un errore regalare due categorie. Quando accettammo di combattere a Trieste, sapevamo di potercela fare. Hassan ha un repertorio superiore e una maggiore mobilità. Questo è accaduto puntualmente. Broili non attaccava perché l’avversario era più rapido e non gli permetteva di andare oltre la difesa. Questo abbiamo fatto e il risultato ci ha dato ampiamente ragione”.

A Torino non è andata come sperato. Fin dall’inizio il campione ha dato l’impressione di non avere le idee chiare, titubante nell’attaccare, impreciso nelle repliche e soprattutto molto lento. Limone più alto e preparato in modo perfetto, ha imposto la sua tattica, sfruttando la maggiore altezza e l‘allungo, portando l’uno-due senza mai calare il ritmo. Quando Nourdine ha cercato di entrare nella guardia di Limone, ha trovato uno sbarramento efficace, ribattendo colpo su colpo. Forse i quattro o tre punti erano generosi con Limone, ma tra i due la vittoria la meritava il torinese. Smentendo i pronostici che lo indicavano sfavorito. Una rivincita ci sta tutta, ma è indubbio che il nuovo campione non sarà facile da battere. Nourdine è stato il primo pugile nato all’estero a conquistare il tricolore dei superpiuma - categoria nata in Italia nel dicembre 1970 - dal 2015 il campione mantiene la cintura non più di una stagione. Pisanti 2015; Alfano 2016; Micheli 2017; Magnesi 2018; Carafa 2019; Alfano 2020 e Nourdine, nato a Tazzarine nel Sud del Marocco il 13 giugno 1987, origini berbere, trasferitosi in Italia giovanissimo. Elementari e medie ad Asti, dove a 22 anni, approda in palestra dopo lunga attività da calciatore di buon livello, non è venuto meno, lasciando la cintura dopo soli tre mesi a Limone. Lontanissimo dal record del siciliano Giovanni Girgenti, attivo dal 1965 al 1976, che nei piuma e nei superpiuma, ha combattuto ben dieci volte.

In apertura, il welter torinese Michael Pasqua (16-7-1), 39 anni, dopo un silenzio di 8 stagioni ha battuto il georgiano Kostantine Jangavadze (5-20-2), 22 anni, pro dal 2018, disputando sei round ad un ottimo ritmo, confermando di poter fare ancora meglio per arrivare a quel titolo italiano, mancato nel 2008 contro Tobia Loriga. Attivo fino al 2013, lo stop il 30 novembre, dopo la sconfitta con Brandon Cook in Canada. Restando comunque nel mondo della boxe gestendo un gym a Torino molto attivo. Buona la conferma dell’allievo della Boxe Grugliasco, il mediomassimo Juan Vargas Velasquez (4) 24 anni, nato in Perù, dalla boxe lineare, sposato con un’italiana, prossimo alla cittadinanza, fermo per il covid dal febbraio 2020. L’avversario, il georgiano Badri Gogichashvili (9-16-4), 22 anni, ha cercato di imporre lo scambio di forza, illudendosi di poterla spuntare. Calcolo sbagliato, trovando in Velasquez un rivale che lo ha superato su tutta la linea e gli ha imposto pure un conteggio nel quinto round. Presenza lampo per il superwelter Yassin Hermi (7), 19 anni, gioiello del maestro Alessandro Boncinelli di Firenze, contro l’esperto barese Danilo Cioce (2-13-2), 35 anni, fermatosi dopo neppure due minuti, denunciando un problema alla spalla destra. In precedenza, Hermi aveva fatto capire che la sfida non sarebbe durata a lungo, tempestando di colpi l’avversario, subito in difesa stretta. Poca fortuna per il cruiser Maurizio Lovaglio (22-21), 39 anni, attivo dal 2006, croce e delizia dei suoi sostenitori. In carriera, pur conquistando sia il titolo italiano che la cintura dell’Unione Europea, ha fallito importanti traguardi alla sua portata. Negli ultimi tempi aveva combattuto in Germania e Lettonia. Contro il livornese Federico Gassani (8-0-1), 37 anni, pro dal 2015 e fermo dal 2017, tornato lo scorso febbraio, si è difeso bene per tre round, ma appena ha abbassato la guardia, il destro del toscano è stato determinante e l’arbitro ha fatto bene a dare lo stop, evitando altri pugni pericolosi per il pugile di Grugliasco. Nessun problema per il longilineo superpiuma Fabio Apolliani (3-1), torinese di 24 anni, di fronte al pakistano Shoaib Zaman (4-17-2), da anni residente a Botticino, nel bresciano, che si è confermato collaudatore dignitoso, perdendo tutte le riprese, ma non smettendo mai di attaccare, facendo il gioco di Apolliani ottimo contrista. Stefano Abatangelo (24-8-1), 39 anni, lunga carriera, iniziata nel 2005, ha combattuto anche all’estero dove si è sempre fatto rispettare. Campione italiano (2018), sfidante all’europeo (2013), lo scorso luglio ad Asti ha tentato il tricolore mediomassimi contro il romano Sperandio, perdendo di stretta misura. A Torino ha trovato Beka Kandelaki (11-42-3), 37 anni, scelta poco indovinata. Ed era prevedibile, essendo conosciuto il georgiano come pugile che usa tutte le astuzie del mestiere anche oltre il regolamento. Così è stato e Abatangelo nonostante la buona volontà non ha mai potuto combattere, regolarmente chiuso dagli abbracci del rivale. Un arbitro più deciso lo avrebbe rispedito a casa, come meritava. Augurabile che venga cancellato per altri ingaggi. Il welter Andrea Fontana (5), 23 anni, cresciuto alla All Boxing Team, prosegue la striscia vincente,

superando un rivale non facile come Matteo Antonioli (2-2) 26 anni, toscano della Pugilistica Massese, che ha cercato di sovvertire l’andamento del match, pagando la minore velocità di esecuzione e precisione. L’altro giovane di belle speranze, il tarantino Giovanni Rossetti (6-1), 21 anni, residente a Sava, allievo di Cataldo Quero, dopo l’inciampo contro l’ottimo Pappalardo lo scorso maggio a Brescia, a settembre sul ring di Trieste, ha ripreso la strada del successo, prima battendo il serbo Raukovic, senza faticare più di tanto e a Torino, mettendo sotto Christian Arvelo Segura (12-7), 38 anni, dominicano di nascita, residente a Settimo Torinese, italiano di fatto, professionista dal 2011. Segura lo scorso febbraio sul ring di Anguillara (30 km. da Roma), ha tentato invano la conquista del titolo italiano superwelter contro Damiano Falcinelli. Rossetti, per l’occasione ha mostrato un sinistro carico e preciso che ha praticamente bloccato tutte le iniziative di un Segura che le ha provate tutte per spuntarla. Avversario impegnativo che Rossetti ha domato senza rischiare nulla. Il giovanotto nato e cresciuto a Cuba, tornato in Italia a Taranto, la patria di papà, vincendo a 18 anni, nel 2019 agli assoluti dilettanti a Roma, il titolo italiano medi, il più giovane del torneo, sta crescendo gradualmente, acquisendo sicurezza sotto le cure di Cataldo Quero il tecnico che ha grande fiducia nel giovane pugile. Prossimo traguardo l’uso del destro con più continuità e maggiore mobilità sul tronco. Fermo restando che il primo a crederci deve essere il pugile, che possiede talento naturale.

Giuliano Orlando