Azzurre splendide in Serbia: Cosentino, Testa e Nicoli tris d’oro, Severin argento, Lamagna e Sannino (jr) bronzo

Pubblicato il 21 gennaio 2020 alle 10:50:30
Categoria: Boxe
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SOMBOR (Bosnia). Tre ori con Cosentino, Testa e Nicoli, un argento alla Severin molto sfortunata e due bronzi a Lamagna e alla jr. Sannino, ignorata nei comunicati, sono il bilancio conclusivo azzurro del “9th Nations Cup”, di Sombor in Serbia, torneo internazionale femminile presenti tutte le categorie femminili (schoogirls, junior, youth ed élite) presenti ben 193 atlete in rappresentanza di 25 nazioni. Nata nel 2012, la Coppa delle Nazioni è cresciuta anno dopo anno, incrementando sia le presenze che la qualità delle partecipanti. Come previsto, nel settore giovanile, la Russia arrivata a Sombor con un vero esercito di 39 atlete, è stata la protagonista assieme alle inglesi (14 iscritte), che hanno presentato nomi dal futuro di vertice. L’Italia ha portato in gran segreto due giovani jr., la Oncia (51) e la Sannino (54). La prima superata dall’inglese Cox che ha conquistato l’argento, mentre la carabiniera di Marcianise nel casertano, ha conquistato il bronzo, cedendo in semifinale alla russa Korobova, che ha vinto l’oro, campionessa europea schoolgirls nel 2018, mentre nel 2019, assente la Russia, il titolo lo ha vinto l’azzurra. La sfida tra le due, a giudizio unanime è stata la finale anticipata, conclusa d’un soffio a favore della russa.  Per la cronaca, nel 2018 le due atlete si incontrarono e la distanza risultò netta per la russa. Stavolta hanno finito praticamente alla pari. Quando si ritroveranno ai prossimi europei, saranno scintille che potrebbero colorarsi d’azzurro. Il torneo a livello élite (17 nazioni e 84 atlete) ha visto la presenza delle migliori indiane (8), cinesi (6) e russe (11), come d’altronde ha fatto l’Italia (7) e il Kazakistan (13). Sul ring, in partenza, due campionesse d’Europa, quattro d’Asia, medagliate ai mondiali e le punte nazionali di Slovacchia, Bielorussia, Marocco, Olanda, Croazia, Romania e Serbia. Il bilancio finale ha premiato su tutte l’Italia che ha ottenuto lo stesso risultato della Russia, ma con 11 rappresentanti, contro le 7 azzurre. La Cina ha conquistato due ori, uno a testa per Marocco e Bielorussia, mentre l’India, otto presenze, delle quali ben sei campionesse nazionali e due vice, è risultata la grande delusa, con sei podi, quattro argenti e due bronzi, ma zero ori. Solo argento anche per Slovacchia, Croazia e Serbia. Il Kazakistan che si era presentato 13 élite, ha raccolto cinque bronzi, sotto le previsioni.

 

La pattuglia italiana guidata da Emy Renzini e dai tecnici Michele Caldarella e Riccardo D’Andrea, si è presentata con sette atlete e come abbiamo scritto nel precedente articolo, solo Martina LaPiana (51) e Assunta Canfora (69) hanno fallito il podio, superate dall’indiana Ritu e dalla cinese Bao, rispettivamente argento e oro del torneo. Le altre cinque sono tornate a casa con medaglie al collo. La romana Giordana Sorrentino (54), classe 2000, una delle più giovani è andata ben oltre le attese. Ha battuto la cinese Liu, la serba Grmsa e in finale la favorita Meenakumara, campionessa indiana e sul podio ai Giochi d’Asia. Il pugilato dell’azzurra, è semplice ma redditizio, basato sui pochi colpi in avanzamento, costretta dalla limitata statura ad accorciare la distanza. A quel punto fa valere la precisione e velocità di braccia, aiutandosi col movimento del tronco che non dà bersaglio alle rivali. L’indiana è partita forte, decisa a scardinare la difesa dell’azzurra, ma ha capito subito che il compito era meno facile del previsto. Infatti ha iniziato a legare dopo aver tentato l’attacco. Tale atteggiamento è costato all’asiatica la sconfitta (4-1), mentre la Cosentino senza fronzoli ma più determinata, trovava bersaglio sugli assalti della rivale. Il secondo oro lo conquistava Irma Testa (57), onorando il titolo europeo di Madrid. Per l’azzurra non è stato un torneo facile, sia per le avversarie che per una condizione non ottimale. Vittoria comunque meritata, senza alcuna ombra, facendo valere quel tasso di classe che fa la differenza. In finale ha trovato la russa Karina Tazabekova, che annovera nel suo record ben quattro bronzi agli assoluti (dal 2016 al 2019) oltre ad una presenza nel 2015, eliminata nei quarti, un carro armato in abbigliamento da pugilessa, che ha assalito l’azzurra dal primo minuto all’ultimo, senza che l’arbitro olandese avesse la minima idea di far rilevare alla russa che la testa non è il terzo pugno. Decisamente più lineare la sfida nei leggeri tra la nostra Rebecca Nicoli e la slovacca Jessica Triebelova, titolata nelle giovanili, ma sempre in ritardo sugli assalti dell’azzurra, tempista come al solito, che ha vinto tutti e tre i round. Questo per tre giudici (30-25, 30-27, 30-27) mentre la russa Evgenia Shestopalova, che sembra ingessata tanto è rigida nei movimenti, sempre arcigna con le azzurre dava la vittoria alla slovacca! Il quarto oro è sfuggito alla Severin per una epistassi, contro la russa Ivanova, partita a mille nel primo round, ma già in calo nel secondo. Purtroppo l’arbitro romeno Ion si è subito premurato di chiamare ben tre volte il medico per chiudere la partita prima che finisse il secondo tempo, favorendo la russa in modo sfacciato. Comunque la Severin sta crescendo di rendimento e calando di peso. Un segnale positivo al di sopra della sconfitta. Nei 48 kg., la biondina russa Chumgalakova, campionessa d’Europa è stata preferita all’indiana Monika, al termine di una sfida dove i veri latitanti sono stati i pugni. La russa è un trottolino che evita la battaglia, rendendo vano ogni tentativo di aggancio dell’indiana. Nei 51 altra sconfitta dell’India per merito della cinese Cai, longilinea mancina molto abile, aiutata anche dall’arbitro, ovvero la russa già citata, che ha richiamato la Ritu per colpi scorretti, rendendo inutile ogni tentativo di rimonta. Nei 64 kg., la russa Ornella Kheteeva, bronzo europeo, battuta dalla nostra Amato in semifinale, si imponeva di misura sulla croata Sara Kos, mancina molto battagliera, superata con un 3-2 che specchiava l’equilibrio sul ring. A senso unico la sfida nei 69, tra la cinese Bao, vincitrice di Assunta Canfora, e la serba Rapajic, dominata nettamente. Come previsto nei medi, la marocchina Khadija Mardi, bronzo mondiale si imponeva sulla brevilinea indiana Bhagyabari in modo chiaro, anche se soffriva nel terzo round. Unico giudice a vedere l’indiana avanti il serbo Vucicevic, una vera nullità anche come arbitro. Tesi confermata nell’ultima sfida nei +81, tra la bielorussa Kavaleva e la russa Tkacheva, che peggiora ad ogni rassegna. Contro la longilinea Kavaleva, la più bassa avversaria ha caricato con sventole e testa in avanti, senza che l’arbitro si sia sognato di richiamarla, Per fortuna tre giudici hanno dato il successo alla bielorussa, sarebbe stato indegno un successo alla russa. Purtroppo dei due che hanno visto vincere la Tkacheva anche l’italiano Alberto Lupi. Peccato. Nel frattempo è partito a Sofia in Bulgaria lo storico torneo Strandja da oggi al 25 gennaio con otto uomini, provenienti dallo stage sostenuto al Camp di Colorado Spring (USA) e 4 azzurre. Questi i prescelti tra gli uomini: Cappai, Maietta, Di Lernia, Mangiacapre, Cavallaro, Fiori, Mouhiidine e Russo, L’ossatura della nazionale maggiore, guidati dal c.t. Giulio Coletta, dal tecnico Sumbu Kalambay, dal fisioterapista Marcelo Giulietti e dall’arbitro Maria Rizzardo. Le azzurre sono Savhuk, Mesiano, Alberti e Er Raqioui con i tecnici Maurizio Stecca e Laura Tosti.

Giuliano Orlando