La situazione della boxe pre Tokyo dopo lo stop di Londra

Pubblicato il 17 marzo 2020 alle 19:52:05
Categoria: Boxe
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E adesso? La domanda è d’obbligo dopo la decisione, sia pure tardiva, della Task Force di sospendere il torneo di Londra che doveva assegnare i pass (50 maschili, 27 femminili) per l’Europa. Vista la situazione già pericolosa in tutto il continente, gli organizzatori avrebbero dovuto fermare la manifestazione come hanno fatto a Buenos Aires in Argentina, decisione presa dall’autorità sanitaria argentina, senza chiedere il permesso alla Task Force, designata dal CIO, che ha dimostrato di non essere all’altezza del compito, sotto tutti gli aspetti. Non aver recepito che se l’Inghilterra non vietava l’attività sportiva, arrivavano squadre dove invece il virus era già in sviluppo, quindi il problema primario era di pensare alla situazione generale, non a quella inglese. Ignorare il fatto è inconcepibile. Confermando inoltre come il facile ottimismo del presidente del CIO, il tedesco Tomas Bach, che aveva affermato: “Il torneo olimpico di boxe non è ‘scienza missilistica’ e aveva affidato le responsabilità al presidente della ginnastica, il giapponese Morinari Watanabe e all’omologo del judo, Marius Vizer, nato in Romania, residente in Ungheria, passaporto austriaco, presidente dal 2007, fosse un rischio non calcolato e pericoloso. I fatti hanno dimostrato che aveva ragione il presidente dell’EUBC Franco Falcinelli, quando si era educatamente permesso di mettere in guardia i nuovi responsabili: “Pur ammirando il presidente Bach, ricordo che la boxe è lo sport più duro e complesso tra quelli olimpici. Proprio perché non è la ‘scienza missilistica’, è assolutamente necessario che debbono essere noti i meccanismi delicati e imprevedibili che caratterizzano le sue diverse e molteplici fasi di preparazione e sviluppo delle competizioni”. Peccato sia saltato il Forum di Assisi previsto il 29 febbraio, allestito da Falcinelli, con l’adesione di oltre cento nazioni, compresi i rappresentanti del CIO, dimostrando anche in questo caso maggiore lungimiranza della Task Force. Forse in quell’occasione certe leggerezze o incapacità, si sarebbero evitate. Inoltre, la scelta di far arrivare giudici e arbitri da altri continenti (Asia e Americhe) poteva essere indovinata, se si fosse fatta una selezione qualitativa. Purtroppo sono arrivati soggetti discreti e incapaci, e si sono accentuati i soliti problemi della disomogeneità nei criteri di punteggi e direzione arbitrale. Gli americani erano per la battaglia, gli asiatici più prudenti. Così, ogni incontro aveva la sua storia. Come la sudditanza psicologica verso le nazioni più forti. Un esempio su tanti altri casi simili. Il russo Zamkovoi, 33 anni, campione del mondo in carica dei welter, all’esordio affronta lo spagnolo Sissokho, che disputa il match della vita. Vince il primo round (4-1), perde il secondo (5-0), nel terzo e decisivo, è ancora lo spagnolo ad anticipare il russo e quindi a vincere il match. Quattro giudici su cinque non se la sentono di far uscire il campione del mondo e lo premiano ingiustamente, assegnandogli una vittoria che non meritava. Era necessario far venire dal Kazakistan, dal Giappone, dall’Australia e da Taipei i quattro giudici per un verdetto simile? Li avevamo anche in Europa e costavano molto meno.

Torniamo alla situazione che si è creata dopo la sospensione. Nel settore maschile, i 52 e 57 kg., sono approdati ai quarti, otto per categoria, assegnando i primi sedici pass per Tokyo. Al momento la Spagna, la Francia e la Gran Bretagna ne hanno già due, uno a testa per Germania, Georgia, Ungheria, Azerbajan, Turchia, Russia, Ucraina, Armenia, Irlanda e Romania. Sono usciti i fratelli bulgari Daniel e Boyan Asenov, i nostri Cappai (52) e Maietta (57) come l’irlandese Walker, campione d’Europa a Minsk 2019, battuto dal giovane tedesco Shadalov (21 anni). Out il russo Saliev - aveva portato via il posto al più esperto Egorov, europeo 2015 e 2017 nei 49 kg., battendolo in finale agli assoluti di Samara a novembre - superato dal locale Yafai, sempre sul podio europeo nelle ultime due edizioni. Il torneo aveva in previsione di giungere ai quarti il giorno 17 (martedì) nei 63, 81 e 91. Le ultime due categorie ci riguardano essendo presenti gli unici due azzurri ancora in gara. Il mediomassimo Fiori opposto al russo Khtaev, campione nazionale e favorito, anche se nel 2019 ai Games European di Minsk, il romano si era imposto con chiarezza. Nei 91 sarebbe toccato a Mouhiidine contro l’emergente turco Ilyas (21 anni) che si è fatto largo in patria, campione nazionale 2018 nei +91, sceso di categoria ha eliminando Acar e ha bene impressionato battendo il quotato azero Rachimov, molto più esperto ma travolto dal ritmo del rivale. Per contro l’azzurro ha faticato e rischiato di perdere dal bosniaco Bosnjak, 34 anni, recuperato dopo anni di inattività, pugile di assoluta modestia. L’italiano (21 anni) non cresce nel rendimento, semmai il contrario, troppo contratto e incapace di fare il match, incerto nella tattica. Fa tanto movimento, ma non porta colpi, inoltre è rigido e quindi bersaglio facile. Un vero peccato avendo i mezzi per farsi strada oltre i confini nazionali. Per lui il rinvio è un gran bene. Dopo i primi sedici ticket, ne restano da assegnare nelle restanti categorie ancora 32. Così divisi: 8 nei 63, 6 nei 69, 75 e 81, 4 nei 91 e +91. Al momento dello stop, tra le formazioni presenti con la squadra al completo di 8 elementi, senza sconfitte c’è solo la Gran Bretagna, a quota sette Russia, Irlanda, Turchia e Ucraina, con sei pugili la Francia, con cinque Spagna e Armenia, quattro l’Azerbajan, come Belgi e Georgia giunti con 7 atleti. La Germania è rimasta con 3, ma uno è già promosso. Davanti all’Italia, troviamo anche Grecia, Polonia e addirittura la Danimarca presentatasi con 5 atleti, tre ancora in lizza per Tokyo, tra cui i gemelli Nikolai e Sebastian Terteryan, 19 anni il prossimo giugno. L’Italia è il fanalino di coda tra le squadre partite al completo, rimasta con soli due atleti alle soglie dei quarti. Come Svizzera, Israele, Ungheria, Romania, Bulgaria giunte con squadre meno numerose. Dei risultati abbiamo già detto in articoli precedenti. Su come la pensano i nostri tecnici non abbiamo potuto avere notizie, avendo ricevuto il divieto di interviste, senza il placet del segretario o l’ufficio stampa. Visti i risultati, forse è meglio così. Ben diverso il settore femminile, dove le cinque titolari non solo sono ancora presenti ma assai motivate per agganciare il volo per i Giochi. Le più vicine sono la carabiniera Giordana Cosentino (51) la romanina di 19 anni, giunta ai quarti dopo aver battuto la tedesca Gottlob e la favorita armena Grigoryan, testa di serie n. 2, in maniera nettissima, infliggendole anche un kd. Adesso l’aspetta il serba Radovanovic, 28 anni, sulla carta accessibile. A seguire il terzetto delle FFOO a cominciare Stessa da Angela Carini (69), giunta ai quarti a spese dell’irlandese Desmond, che le ha provate tutte, anche le scorrettezze, ignorate dalla coreana che dirigeva il match. Ugualmente la bella campana ha dominato la sfida e ha tutte le possibilità di scavalcare anche la francese Sonvico, quando la troverà di fronte. Irma Testa, che strameritava di essere testa di serie, dopo il debutto vincente contro la non più verde svizzera Brugger (38 anni), dovrà affrontare la russa Vorontsova, 21 anni, argento mondiale ma anche battuta dall’azzurra in passato. Quindi opportunità pure per lei, come potrebbe essere per l’altra ventenne milanese Rebecca Nicoli, che troverà subito la slovacca Triebelova (19 anni), proviente dalle youth, dove ha vinto l’europeo nel 2018 tra i 57 kg. Sicuramente brava, ma la Nicoli non è da meno e ha talento ed esperienza in più. Se passa il turno entra nei quarti, in zona Tokyo, essendoci a disposizione 6 posti. Il match contro la finnica Potkonen, 39 anni, campionessa d’Europa e bronzo iridato, che conosce bene, avendo fatto molte riprese ad Assisi, è tutto in salita, ma non preclude l’accesso ai box off, dove ci sono ottime possibilità di farcela. Resta la Severin, che gioca il tutto per tutto contro la turca Demir, veterana di cento battaglie, podi europei e mondiali, ma anche quasi 38 primavere. La veneta ne ha cinque meno e potrebbe pesare sul rendimento. Comunque vada la squadra diretta da Emanuele Renzini, in silenzio stampa ufficiale non lascerà il torneo a pass vuoti. Il che vale più di cento dichiarazioni.

Giuliano Orlando