*/
Rotte Mediterranee.
Viaggio sull’onda del cambiamento climatico
– Un viaggio nel tempo passato e futuro, un richiamo allarmante per capire il pericolo che segnala il mare a tutti noi - Sandro Carniel – Rotte Mediterranee. Viaggio sull’onda del cambiamento climatico – Ediciclo editore - Pag. 155 – Euro 16.00.
di Giuliano Orlando
Un libro che affascina e turba. Cosa nasconde il mare? O meglio, quali segnali manda per farci capire che le cose non vanno per nulla bene. Lo si violenta e lui risponde come fanno i soggetti feriti, che non vedono arrivare i soccorsi. L’autore racconta la situazione che nella prefazione, bene anticipa Alberto Luca Recchi, quando afferma: “Capire il mare signjfica capire dove stiamo andando. La salute degli oceani è la nostra. La “macchina” che tiene in funzione tutta la vita marina, produce metà dell’ossigeno che respiriamo e regola il clima terrestre. Anche quello di chi vive in montagna”. Tra ironia e necessità, l’autore spiega che per stimolare l’attenzione dei lettori devi adottare una metodologi particolare. Lo scienziato che ritiene importante parlare o meglio, scrivere di clima e di Mediterraneo, deve farlo trovando la “tecnica” migliore per ottenere attenzione. Trasformandosi in cronista e incuriosire il lettore. Per questo definisce il lavoro uno zibaldone nato da un percorso intimo tra i luoghi e gli affetti più cari. Una raccolta di pagine che tracciano traiettorie di speranza, nel tentativo di uscire da una crisi climatica e sociale senza precedenti. Non occorre andare molto lontano, per attualizzare i problemi. Basta percorrere la costa dell’Istria in Croazia, a trovare amici di lungo corso, studiosi come lui. Tra un bicchiere di buon vino e un piatto di sardine, si può fare il check up al Mediterraneo rilevando quanto avanzi anno dopo anno e come cambi il clima. Qualche millennio fa la terra era metri e metri sopra. Lo dicono le ville romane, che vengono scoperte ancora in ottimo stato, oggi ben sotto il livello del mare. Altro problema la pesca. Il Mediterraneo è abitatissimo e anche saccheggiato come pochi altri. Nel 1984, l’oceanografico Timothy Parsons avvertiva: “Nessuna forma di inquinamento è in alcun modo paragonabile alla rimozione di 70 milioni di tonnellate di pesce all’anno”. Sono passati 42 anni e la situazione è solo peggiorata. La FAO (Organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura) non ha ancora scritto regole per calmierare la pesca. Non dando il tempo a molte specie di ripopolarsi. Problema plastica, immenso e sempre più drammatico. Si calcola che ogni minuto finisce in mare un camion di plastica. Che arriva da ogni parte e ogni anno il mare ne riceve otto milioni di tonnellate. L’autore tratta il problema con delle studentesse in Sardegna, tra esclamativi e rassegnazione. Il capitolo cetacei non è meno interessante. E drammatico. Essendo mammiferi, si sono evoluti da un progenitore terrestre, per adattarsi alla vita acquatica. Gli arti anteriori e la coda si sono trasformati in pinne, quelli posteriori sono di fatto spariti. Respirano l’aria in superficie e quando dormono, lasciano acceso un emisfero cerebrale per volta. Quindi sono sempre un po’ svegli. Sono i più grandi abitatori degli oceani. Che l’uomo ne ha fatto strage. Oggi ridotti aì minimi termini. Sulla soglia della scomparsa. Il termine balena indica i cetacei di grossa taglia. La balenottera azzurra è la più grande e può arrivare a 150 tonnellate, emettere uno spruzzo d’aria in verticale di quasi 9 metri e nuotare fino a 50 km/h. Osservare da vicino un capodoglio, come è capitato all’autore nel mare di Sardegna, è evento fortunato e indimenticabile. Altro capitolo in terra di Spagna, a Cap de Creus, piccola penisola nel nord-est della Catalogna ai piedi dei Pirenei. Vicino alla Francia. In missione per capire meglio le caratteristiche fisiche del Mediterraneo. Nelle profondità di quel tratto di mare si trovano canyon simili a quelli in terraferma. Il principale è alla pazzesca profondità di oltre 2200 metri. Questi canyon sono fondamentali per la circolazione dei nutrienti, che grazie alle correnti salgono in superfice alimentando il fitoplancton che è alla base della catena alimentare marina. Purtroppo anche da quelle parti la temperatura continua a salire a deprimento della pesca, in particolare del gambero rosso. A Marsa Matruh in Egitto si respira il calore del deserto. La pesca da quelle parti è la vita. Trova Karim, biologo marino conosciuto prima scambiandosi email. Giunto sul posto, vuole capire come sta reagendo la sponda Sud del Mediterraneo al riscaldamento globale, soprattutto in termini di tipologia e ricchezza di specie marine. Karin lo accompagna al mercato del pesce, fermandosi alla bancarella di Hassan uno dei più vecchi pescatori. Che mostra il pescato della notte: “Non troviamo più i branzini e le cernie, ma solo scorpioni, dagli aculei velenosi. Buoni da mangiare ma di qualità inferiore”. Karim aggiunge: “Sono buoni ma fanno strage di tutto, divorano uova di pesce, ricci e polpi. Una vera calamità”. E aggiunge malinconicamente: “Noi viviamo di turismo, gli hotel sono pieni, ma il nostro mare è vuoto”. L’ultima tappa a Spiaggia di Seta sulla costa romagnola, tra ricordi e speranze. Dai castelli di sabbia alle riflessioni sul futuro del mare e della terra. Col figlio Davide e la biondissima Diana, la più appariscente tra le bambine. Ora titolare della concessione demaniale marittima proprio quella spiaggia di tanti anni fa, il Bagno Diana, appunto. Per fortuna in questo lido la costa si mantiene in linea, grazie ad un bilancio tra quanto arriva e quanto se ne va. Questo Mare era l’approdo dove il Po, raccogliendo tutto ciò che incrociava nel percorso dal Monviso dove nasce, all’Adriatico, il ballerino principale di questa danza che rimodellava il territorio. Oggi ci si muove tentando di tamponare i guai che feriscono la terra. Adriatico compreso. Ci affidiamo alla tecnologia, ai droni e altre diavolerie, sperando di trovare la soluzione. Per dare un futuro a chi deve affrontare il domani, il futuro. Nel suo piccolo, il lavoro di Sandro Carniel, oceanografo e ancor più divulgatore, fa parte di questa cura.
Giuliano Orlando