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Riflessioni dopo i tricolori U15 a Roseto degli Abruzzi.
Preoccupante decrescita nel settore giovanile. Lazio, Emilia e Toscana le più titolate. Giudici disorientati. Europei EUBC U23 in Armenia ai minimi storici.
di Giuliano Orlando
Da Budva in Montenegro a Roseto d’Abruzzo per riallacciare il discorso relativo al settore più giovane del movimento in guantoni italiano. Come stiamo? Domanda provocatoria e anche scomoda. Se la mettiamo in politica, ascoltando i discorsi della sponda mancina, l’Italia va alla deriva, le famiglie povere aumentano in modo allarmante. In apparenza sembra di tornare all’immediato dopo guerra, tra macerie e figli senza scarpe. In quel periodo il pugilato era una delle strade che conducevano al riscatto sociale. Palestre con tanti praticanti. A quel tempo non c’era il pugilato-light. I pugni erano veri e pesanti. Ottant’anni dopo le palestre sono piene di giovanotti che raccontano agli amici di frequentare il gym dove si insegna boxe senza entrare nel dettaglio. Ho parlato con molti maestri, sia i veterani che quelli meno anziani e la risposta è stata univoco.
Pino Caputo gestisce la Domino, una palestra della zona meridionale si Milano e ha sulle spalle esperienza da vendere, pur essendo della generazione dopo il 2000. Il suo pensiero riflette quello generale: “Lavoriamo a tempo pieno, facendo addirittura i turni. Vengono persone di ogni età. Anche molti giovani, ma solo il 10% opta per disputare incontri veri. Preferiscono cimentarsi nella boxe-light dove i colpi debbono arrivare leggeri, pena lo stop se colpisci sul serio. In palestra, la presunta recessione non ha cambiato nulla. I minorenni li portano i genitori, gli altri arrivano in auto o in moto. Per l’agonismo, ci salviamo con gli italiani di seconda generazione. Ormai presenti oltre il 50%.
Che differenza c’è tra le nuove generazioni e quelle degli anni ’80 e ’90, per non parlare di quelle precedenti? “Prima la boxe era intesa come riscatto, quindi salivi sul ring per vincere ad ogni costo, con cattiveria e determinazione. Oggi, salvo poche eccezioni, alle prime difficoltà lasciano perdere. Una volta allenarsi significava sudore e fatica. Ora in Italia è una disciplina molto soft, mentre nelle nazioni a noi vicine c’è ancora quella cattiveria che fa la differenza tra noi e loro. I risultati lo dimostrano ampiamente. La nostra scherma è valida, ma si infrange sempre più spesso contro la sostanza di avversari meno eleganti ma più concreti”.
A Budva in Montenegro, lo scorso ottobre si sono svolti gli europei U15, gli ex schoolboy e girl. Presenti 31 nazioni. Assenti Francia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda e Svizzera. Edizione dominata da Inghilterra (10-1-2), Ucraina (6-7-7), Irlanda (4-3-6), Georgia (3-4-2), Polonia (3-1-5) e Azerbajan (2-3-3). La media degli incontri dei loro atleti varia dai 70 ai 40. A seguire Turchia (1-4-11), Romania (1-3-3), Bulgaria (1-0-3), Spagna (1-0-1) e Scozia (1-0-1), iscritta con due maschi e due ragazze, tornata a casa con un oro e un bronzo. L’Italia presentatasi con 11 maschi e 10 femmine, ha concluso al 12° posto, precedendo Ungheria (0-2-4), Lituania (0-1-1) e Lettonia (0-1-0) nella parte bassa della classifica. Il raccolto è stato di tre argenti e tre bronzi. Battuti in finale Achille Vinciati (90), Damiano Rizzo (+90) e Melissa Cavaliere (57). Una piccola impresa dei tre, considerando lo scarso numero di match disputati. Rizzo ufficialmente debuttava a Budva! Nel precedente servizio uscito il 27 ottobre su Data Sport e Fighters Life, ho trattato ampiamente l’evento spiegando la situazione non certo rosea in Italia, dove il vivaio è in netto regresso.
Passo ai tricolori U15 appena terminati a Roseto degli Abruzzi. Degli undici scolari impegnati agli europei, si sono presentati solo in tre. Il campano Flavio Grieco del Gruppo Sportivo giovanile FFOO, salito nei 44 kg. e sconfitto in finale dal sardo Omar Badaoui. Mattia Macchelli allievo della gloriosa Sempre Avanti di Bologna, ha confermato la superiorità nei 52 kg. vincendo nella categoria con più iscritti (14) e disputando quattro match. Dopo il toscano Sgueo, il sardo Locci e il romano Angelini della scuola di Flippella, ha trovato il campano Sodano, che pur battuto ha saputo lottare con grinta, confermandosi rivale di tutto rispetto. Come da pronostico Achille Vinciati, il giovane gigante (il 10 gennaio compirà 15 anni), cresciuto alla scuola del maestro Mauro Macor, che con la moglie Giulia De Piccoli hanno fondato la Riviera Friulana, nel 2008 a Muzzara del Turgnano nell’udinese, dopo il bronzo del 2024, ha vinto con bella sicurezza a Roseto anche il tricolore. Debuttando con l’abruzzese Koci, costretto alla resa nel primo round, mentre contro Dario Angilletti, altro allievo della Boxe Filippella ha disputato i tre round, molto utili, vincendo nettamente. In finale il brevilineo siciliano Giorgio Marino, dopo una prima ripresa sofferta, in avvio della seconda, dopo il terzo kd, veniva fermato, evitandogli ulteriori danni. Il giovanotto ha qualità e anche carattere, morfologicamente è il massimo ideale, Fisicamente ricorda Guido Vianello, da dilettante. Il prossimo anno, farà parte degli U17 e vedremo se realizzerà il salto di qualità. Il gym è quello giusto, speriamo che in azzurro faccia la giusta esperienza affrontando rivali di qualità senza bruciarsi.
Nei 40 kg. Jacopo Paris ha battuto di misura il siciliano Gabriel Garbaruso, classe 2012, dal grande temperamento. Il campano Luigi Nalli (FFOO giovanili) non ha avuto problemi ad arrivare in finale e vincere il titolo (42). L’ultimo avversario, il lucchese spurio Losha ha fatto da onorevole comprimario. Il primo dei due lombardi saliti sul podio più alto è stato Lorenzo Genna (46) che ha trovato nel sardo Nicolò Salis un rivale di tutto rispetto, impegnandolo alla fine. La migliore scelta di tempo di Genna giustamente premiata dai giudici. Il secondo “polentone” a cogliere il tricolore è stato il lodigiano Riccardo Gatti (80) allievo dello storico gym Grignani, coordinato e mobile, preciso nei rientri, ha dominato e fatto contare il coraggioso ma ancora improvvido Marco Tomaino, torinese di Grugliasco. Purtroppo dei sei iscritti, si sono presentati solo in tre. L’Emilia a livello maschile ha centrato il tris oltre a due bronzi. Già detto di Macchelli (52), hanno vinto Alex Apostol (63) superando dopo una finale spigolosa il laziale di colore Afuye. Nei medi Francesco Minguzzi ha confermato di possedere mani pesanti.
Due match e due vittorie al primo round. Vedremo nel 2026 se la potenza funzionerà ancora tra gli U17. Tra le fanciulle emiliane, la ferrarese Chiara Roveggio (46) 13 anni a marzo, ha confermato il colpo in più sulla concorrenza, compresa la finale contro la laziale Valeria Gumina un anno più avanti. La siciliana Marta Randazzo, classe 2012, pur regalando qualche kg. si è imposta sulla fiorentina Rebecca Gorini. E’ andata meglio all’altra toscana Ginevra Russo nei 70 kg. comunque impegnata dalla più giovane romana Miryan Fabeni. Più faticosa del previsto la vittoria nei 64 della siracusana Nicol Campisi, reduce dagli europei, alieva della Dugo, contro l’irriducibile pugliese Monica Falcetta, tecnicamente inferiore, ma dalla grinta incredibile. Ilary Ciobataru (54), residente a Pesaro ha dato alle Marche il secondo oro, dopo quello maschile di David Palomini (48) impostosi su Christian Mastroianni (FFOO).
Ilary ha battuto la pugliese Eleonora Dattolico per rsc al secondo round. Il Lazio ha portato a casa cinque cinture: due maschili e tre femminili. Lavinia di Claudio (51) ha ottenuto la vittoria sulla siciliana Serena Sinagra, reduce da Budva, che si è battuta alla pari. Più facile il successo di Michela Iacomi (57) del gym romano 7Ville sulla meno esperta, ma promettente Adele Piazza, del 2012. Nei 48 sfida tra Aurora Pizzi, altra allieva del gym 7Ville e Marika Geloso siciliana della Tranchina, entrambe del 2012. Buon match con preferenza alla prima. All’ombra della Lupa capitolina anche la categoria dei 57 kg, col favorito della vigilia Mattia Fabi sul campano Michele Lagnena fermato in avvio del secondo round per ferita, indietro nel punteggio. Il secondo oro per il FVG, arriva da Vittoria Graziani (42) sull’aostana Alyssa Macrì, classe 2012 in sicura crescita.
La delusione del torneo riguarda la Campania, un solo oro a Serena Barbato (44) dei Gladiator a spese della piemontese Cerra di una linea sotto. La scuola giovanile FFOO, di stanza in Campania fa parte dei corpi militari. I verdetti contestati non sono stati molti, anche se alcuni hanno rovesciato la realtà vista sul ring. In particolare la vittoria di Giulia Gallesi (60), reduce dagli europei, contro la lombarda Valentina Marchese è pura fantasia. Non solo il Bout Reviev (4-3) smentisce l’operato dei giudici, visto che tre avevano assegnato la vittoria a Valentina, vincitrice dei tre round. Aver premiato l’ardore disordinato della toscana a scapito della boxe concreta della milanese di Rozzano, è un segnale pericoloso per il futuro delle atlete. Un altro verdetto che ha punito il migliore, riguarda El Hariri Sami nei 63 kg. allievo di Pietro Seccia, della palestra Company of Boxe a Trezzano sul Naviglio nel milansese, dove operano diversi maestri, dato sconfitto contro il marchigiano Joshua Spinelli.
Al termina del secondo round la situazione era in perfetta parità e nel round conclusivo l’evidente superiorità del primo era riconosciuta da un solo giudice. Capovolgendo la realtà e togliendo a El Hariri l’opportunità di salire sul podio. Impresa riuscita a Spinelli arrivato in semifinale. Un solo oro anche per le Puglie, col leggero Jacopo Bonavita, nettamente superiore al toscano Viola, che a fronte di quattro 30-27, ha trovato il giudice laziale Leva ha visto Viola vincitore! L’altro marchigiano Sante Spinelli giunto in finale nei 66, ha trovato nel ‘veneto’ Infantes della Scaligera di Verona, palestra nata nel 2006 ad opera dei maestri Francesco Manni e Matteo Bertani, un rivale di una linea superiore. Nei 54 l’ha spuntata Valerio Quaranta (FFOO giovanili) contro il sardo Giovanni Mereu che ha fatto le prove per compiere il salto in avanti nel 2026. L’altro allievo delle FFOO Luigi Nalli (42) ha avuto via facile contro il toscano Gleon Losha, sempre in ritardo nelle repliche. Meglio è andata a Gabriele Galantini (70) della Ponte di Mezzo, apparso nettamente il migliore, vincendo e convincendo nei tre match sostenuti. In finale ha costretto il pugliese Marco Castellano alla resa nel corso del terzo round. La Calabria ha salvato l’onore con Antonio Oliveto (50), allievo del maestro Luigi Sapere della Krav Maga di Crotone.
Questo articolo l’avrebbe dovuto redigere la FPI, visto che si tratta del campionato delle U15, il futuro della nostra boxe. Invece si è limitata a poche righe conclusive, come fa per tutti i tornei. Il mio contributo alla conoscenza delle leve più giovani come delle altre categorie, che dura da anni, non è troppo gradito. La mia grave colpa è denunciare il silenzio federale. La massima carica FPI è talmente infastidito che mi ha tolto il saluto. Facendomi un baffo. Anzi due. A Yerevan, la capitale dell’Armenia, si sono svolti gli europei U19 maschili dell’EUBC, ancora legata all’IBA.
Tredici le categorie previste, presenti 83 atleti, ai minimi storici.. Sette le nazioni ancora legate all’EUBC. Russia, Moldovia e Armenia si sono presentate in tutte e 13 le categorie. Bielorussia 9, Serbia 6, Portogallo 4, Cipro 1 come la squadra Europa. A titolo personale, con pugili fuori dalle nazionali, Georgia 5, SVK 5, CZE 4, Germania e Israele 2, uno ciascuna Montenegro, Svezia e Romania per un totale di 83 atleti per 17 nazioni. A Roseto per i tricolori U15, erano iscritti in 184 poi scesi a 154. Come previsto si è tratta di un campionato russo open. Visto che tutti e 13 sono arrivati in finale, 10 ori e tre argenti. L’Armenia padrona di casa 2 ori e 6 argenti e la Serbia 1 oro e un argento. Ovvero tre nazioni sul podio più alto. Solo bronzi per Moldovia, Georgia. La media per categoria era di sei atleti, anche se in quattro risultava inferiore. Mi chiedo se vale la pena insistere.
Giuliano Orlando