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Pugni mondiali e stellari a Ryad con Benavidez, Haney, Mason e Rodriguez protagonisti. Il 20 Dicembre le finali WBC Grand Prix con l’italiano Qmali.

Pubblicato il 24 novembre 2025 alle 10:11
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 

Pugni mondiali e stellari a Ryad con Benavidez, Haney, Mason e Rodriguez protagonisti. Il 20 Dicembre le finali WBC Grand Prix con l’italiano Qmali.

di Giuliano Orlando

I promoter Bob Arum (Top Rank), Devin HaneySampson LewkowiczLeon Margules e Frank Warren (Queensberry Promotion) col supporto finanziario dell’emiro saudita Turki Alashichik, l’hanno definita “La notte dei campioni” e hanno avuto ragione. Nell’ampia struttura ANB Arena di Ryad, il pubblico non si è annoiato. Quattro mondiali in altrettante categorie, due risolti con KO spettacolari e due ai punti, dopo battaglie equilibrate ed emozionanti. Il supermosca Jesse Rodriguez (23), mancino texano di 25 anni, sul ring a 14 anni, campione USA jr. nel 2015, titolare ai mondiali jr. a Pietroburgo. Difendeva le cinture supermosca WBO e WBC, in suo possesso dal 2017, con intermezzo da mosca nel 2023, contro l’argentino Fernando Daniel Martinez (18-1), 34 anni, pro dal 2017, 34 anni guerriero indomito, presentatosi a Ryad imbattuto, reduce da due vittorie ottenute in Giappone nel 2024 e 2025 a spese di Kazuko Ioka, dopo battaglie intense e incerte.  Ha vinto per KO al decimo round il texano, con un sinistro al mento che ha tramortito l’argentino, mai battuto e per di più in modo tanto clamoroso. All’inizio il pugile di Buenos Aires aveva impegnato parecchio l’avversario e nel secondo tempo gli erano riusciti un paio di colpi precisi, sentiti dal campione.

Rodriguez è professionista dal 2017 a 17 anni, allenato dal mitico californiano Roberto Garcia Cortez, ex professionista dal 1992 al 2001, mondiale superpiuma (1998-1999) IBF. The Ring lo ha nominato trainer del 2024. Nel suo gym a Oxnard, ha allenato tra gli altri Nonito Donaire, Victor Ortiz, Joan Guzman, Kelly Pavlik, Antonio Margarito e Brian Viloira. Anche se militanti in una categoria minima, i due si sono dati battaglia a corta distanza, scelta gradita dal pubblico. Nove round intesi e in quel momento il texano stava distanziando il rivale, anticipandolo spesso, fino al tremendo sinistro nel decimo, che chiudeva la sfida a suo favore. L’altro KO spettacolare spetta a David Benavidez (31), 28 anni, pro dal 2013, nato a Phoenix in Arizona residente a Los Angeles (California), conquista la cintura supermedi WBC nel 2017 ai danni del romeno Gavril (26-3), a sua volta di stanza a Los Angeles, ancora in attività. Una vittoria col brivido per split decision e un kd nel dodicesimo round subito da Benitez. Lo scorso anno Benitez è salito nei mediomassimi col piglio del vincitore preannunciato. La sua boxe è spettacolare sempre in avanti, continua e potente. Il titolo WBC a interim lo aveva ottenuto contro l’ucraino Olek Gvozdyk  (21-2) dieci anni più anziano, titolare nel 2018, quando il russo-canadese Beterbiev lo mise KO al decimo round. Contro Benavidez il 15 giugno 2024 a Las Vegas cede ai punti. Sempre per la cintura interim, incrocia il cubano David Morrell (11-1), 27 anni, molto quotato, con un passato in maglietta di tutto rispetto, iridato youth 2016, pluricampione nazionale.

A inizio 2025 a Las Vegas, lo batte nettamente. Morrell è stato molto molto prudente, con la sola scintilla all’11°, quando trova il destro che fa contare Benavidez, più sorpreso che stordito. Stavolta, di fronte all’inglese Anthony Yarde (27-4), 34 anni, pro dal 2015, non rischia nulla. Yarde appare subito in difficoltà e mai in grado di replicare alle bordate inesauribili del campione. Match a senso unico, concluso al settimo round, quando l’ennesima combinazione, trova l’inglese sfinito e rassegnato. Scivola al tappeto ormai svuotato e l’arbitro giustamente ferma una sfida ormai troppo impari. E adesso?  Non è una novità che punta a sfidare il vincitore dell’eventuale bella tra Bivol e Beterbiev e conquistare le restanti cinture di sigla. Non meno spettacolari gli altri due mondiali. Per il vacante WBO leggeri, l’inglese Sam Noakes (17-1), pro dal 2019, campione europeo nel 2024, alla prima opportunità mondiale. Contro il più giovane Abdullah Mason (20) 21 anni, pro dal 2021, già ottimo dilettante, l’inglese pur disputando una prova coraggiosa ha pagato il pedaggio del miglior tasso tecnico e il talento del pugile americano. Match intenso ed emozionante, con Noakes indomito. Pur pagando non poco, la minore classe, non si è mai arreso anche se ha combattuto dal quarto round con una ferita sopra l’occhio destro. Per contro Mason ha messo in mostra scelta di tempo, colpi precisi e schivate millimetriche.

Una freddezza cha lascia pensare ad un dominio appena iniziato. Il verdetto (115-113 due volte e il più giusto 117-111) lascia capire che il giovane di Bedford nell’Ohio è destinato a ulteriori trionfi. L’altro mondiale riguardava i welter WBO. Devin Haney (33), 27 anni, pro dal 2015, una carriera lunghissima che sembrava inarrestabile, interrotta dalla sconfitta pesante contro Ryan Garcia, allenato dal padre, molto abile e diabolico nelle dichiarazioni pre match, spesso provocatorie. Quel match ebbe un risultato disastroso per il fino allo imbattuto californiano di San Francisco, contato e battutissimo. Questo, prima del controllo antidoping. Dal quale emerse che la vittoria è sporcata dall’assunzione di sostanze vietate. La sconfitta si tramuta in non contest. Il ritorno sul ring poteva risentire in modo negativo. Al rientro contro Jose Carlos Ramirez (29-3) esperto californiano che pur perdendo nettamente tenne per i 12 round previsti, poteva suscitare qualche dubbio. La sfida contro Brian Norman (28-1) 25 anni, pro dal 2015, una carriera esplosa dal 2024 con i successi su Santillan, Cuevas e Sasaki, era una scommessa. L’ha vinta? Il risultato gli dà ragione, anche se personalmente non ho visto il fuoriclasse precedente allo stop con Garcia. E’ sulla strada buona, ha solo 27 anni, ma anche una presenza sul ring che supera le 15 stagioni.

Nel contempo Norman si è rivelato avversario di tutto rispetto. Forte e abile sia in attacco che in difesa. Non un fuoriclasse, ma un pugile completo, capace di qualsiasi risultato. Per 12 round è stato attaccato al match, superando il momento difficile nel secondo tempo, quando il sinistro di Haney l’ha centrato al mento, costringendolo al kd. Proprio la reazione di Norman ha confermato di che pasta è fatto. Al termina giudici unanimi per Haney. Ma due hanno largheggiato (117-110 e 116-111) mentre 114-113 è più vicino alla realtà. Comunque incontro gradevole e spettacolare. Un altro titolo, meglio titoletto WBO Global medi vacante. La sfida riguardava Vito Mielnicki (22-1) padre polacco e suo maestro e mamma italiana. L’avversario arriva da Novara, nato in Nigeria, si trattava di Samuel Nmomak (21-1) che ha retto bene per sei round, poi la pressione di Vito ha iniziato a sgretolare l’attenta difesa di Samuel, costretto alla resa al nono round, colpito dal gancio destro, seguito dal sinistro più stretto. Samuel scivola al tappeto, riesce a tornare in piedi prima dell’8”, ma è in equilibrio precario e l’arbitro giustamente lo ferma. Una serata di alto livello, con volti giovani che confermano la continuità e il ricambio al vertice                                                                                                                                    

Stagione finita? Per niente. In Arabia Saudita la boxe prosegue, con riunioni già programmate fino a febbraio 2026. Il prossimo appuntamento riguarda l’assegnazione del “Trofeo Jose Sulaiman”, Grand Prix WBC iniziato a fine aprile con 120 pugili in rappresentanza di 41 nazioni, escluse Russia e Bielorussia. Sponsor l’emiro saudita Turki Alashchik, presenza fissa ad ogni grande rassegna in guantoni. L’Italia ha presentato in partenza un pugile in ciascuna della quattro categorie. Nei piuma Muhamet Qamili (17), superleggeri col torinese Fiorenzo Priolo (11-1)), nei medi il romano Giovanni Sarchioto (20-1) e tra i massimi Davide Brito, origini dominicane. Sarchioto concludeva all’esordio, battuto dall’ucraino Maksyn Molodan, rivale alla sua portata, malguidato all’angolo. Mentre vincevano gli altri tre assicurandosi i quarti. L’appuntamento a giugno, vedeva l’uscita del massimo Brito, ad opera del bosniaco Ahamed Krnjic, che faceva valere la maggiore potenza. Vincevano Qamili (piuma) e Priolo (superleggeri).  Il mese dopo, solo Qamili, nato in Albania, ma formatosi a Roma, nazionalizzato italiano, si guadagnava la semifinale, con una prova superlativa contro il ventenne statunitense Troy Nash (5-1), che godeva dei favori del pronostico.

'''''''''''''Non ce la faceva il superleggero piemontese Fiorenzo Priolo, allievo del maestro Cristian De Martinis, apparso meno brillante del recente passato. A batterlo il sudafricano di colore Ntethelelo Nikosi, atleta di grande resistenza e capacità offensiva. Il 19 ottobre le sfide valevano l’ingresso al grande appuntamento del 20 dicembre sempre al Global Theater Boulevard di Ryadh, in Arabia Saudita. I 16 rimasti rappresentavano dodici nazioni: Sud Africa (3); Francia, Colombia e Ucraina (2); Italia, Messico, Canada, Uzbekistan, USA, Argentina, Australia e Bosnia Herzegovina. Eliminate Kazakistan, Polonia, Cina, Turchia. Germania, Spagna, Ghana, Panama, Marocco, Danimarca, Finlandia, Egitto, Filippine, Romania, Inghilterra e Venezuela.                                        

I risultati delle semifinali. Piuma: Muhamet Qamili (Italia 18) 25 anni batte Yoni Valverde (Francia 16-1) 24 anni per kot alla prima ripresa. Il messicano Brandon Mejía (12) 21 anni, costringeva alla resa al quinto tempo il mancino di colore sudafricano Bekizizwe Maitse (9-2) e sarà l’avversario di Qamali.                                                                                                                                              

Superleggeri: L’uzbeko Mujibillo Tursunov (9) 26 anni batte l’ucraino Danylo Lozan (15-1) e troverà il giovane colombiano Carlos Utria (13) che ha sconfitto il sudafricano Ntethelelo Nkosi (10-2) 28 anni, in poche battute. Una finale al cardiopalmo. Medi Il mancino Derek Pomerleau (Canada 15) 25 anni e l’australiano Dylan Biggs (17-1), i due finalisti. Massimi. Fuori Dante Stone (USA 20-2) battuto dal giovane argentino Kevin Ramírez (12-0-1) 25 anni. L’avversario sarà il bosniaco Ahmed Krnjic (7) 28 anni. Le finali sempre a Ryad si terranno il 20 dicembre 2025, con Christian Cherchi (Opi 82) tra i promoter. Ai vincitori una borsa di 200.000 dollari e la cintura di Campione Silver WBC. Delle dodici nazioni giunte in semifinale, sono uscite Sud Africa che si presentava con tre pugili, la Francia con due, Ucraina e USA. Le otto promosse: Colombia, Italia, Messico, Canada, Uzbekistan, USA, Argentina, Australia e Bosnia Herzegovina, ciascuna con un pugile                                                                                                                                                                                   

Il 27 dicembre al Mohammed Abdo Arena di Ryad, cartellone giapponese. Emittente DAZN. Tra i promoter la Honda e Frank Warren. Il mitico Naoya Inone (31), 32 anni, attivo dal 2012, ex minimosca, supermosca e gallo, difende le tre cinture supergallo (WBC, IBF e WBO) contro il messicano David Picasso (32-0-1) 25 anni, pro dal 2017. L’altro messicano Garcia Perez (23-6-2), 35 anni, titolare supermosca IBF, alla prima difesa contro il nipponico Kenshiro Teraji (25-2) pro dal 2014, 33 anni, già campione minimosca e mosca. Titolo conquistato lo scorso maggio in Giappone a spese di Calisto Bibiano (23-1-1). Nella locandina gli altri   protagonisti sono tutti made in Japan.                                                                                                                                                   

Giuliano Orlando