Boxe: Hector Macho Camacho, ko dalla vita

Pubblicato il 25 novembre 2012 alle 11:20:07
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

Aveva orzato da pochi mesi la soglia dei 50 anni, età matura non certo vecchia. Ma Hector Luis Camacho, idolo portoricano del ring (79+ 6- 3=), quel mezzo secolo l’ha vissuto a folle velocità. Da sempre, da quando ragazzino il dopo scuola era la strada, l’altra faccia di un quartiere dove povertà e orgoglio rappresentavano i riferimenti quotidiani. Famiglia sfasciata quasi subito, la mamma con Hector lascia Bayamon, il quartiere-comune disperato della capitale portoricana San Juan, dove vivono oltre 2 milioni di persone, la metà della popolazione isolana. Trova un locale nel quartiere ispanico di New York, attiguo ad Harlem. Siamo alla fine degli anni ’60 e il vispo ragazzino impara presto l’arte della sopravvivenza. Entra in palestra e capisce al volo che con i pugni può ottenere qualcosa in più, rischiando meno che tra le gang. Non gli mancano i requisiti, ha riflessi felini, velocità e colpo d’occhio. La faccia d’angelo può lasciare qualche dubbio sulla sua virilità e allora si autoproclama “Macho” per evitare equivoci. Si distingue fin da dilettante, dove mette assieme un record invidiabile di quasi cento vittorie e una manciata di sconfitte.

Non è un modello etico, sfuggente e furbo, la sua boxe è al limite delle regole. Colpisce in clinch, usa gomiti e spalle e sbeffeggia gli avversari. Completa il repertorio nei professionisti. E’ talmente abile che fa fessi anche gli arbitri. Debutta a 18 anni nel 1980. Tre anni dopo è già al vertice dei superpiuma Wbc, sale nei leggeri e poi nei super ed è sempre il numero uno. Sembra inarrestabile. Batte campioni come Luis Ramirez, Boza-Edward, l’elegante Howard Davis, Ray Mancini dopo lotta aspra, l’altro italo americano Vinny Pazienza che in fatto di furbate non gli era secondo. Nel ’91 a Las Vegas, dopo 38 vittorie, inciampa su Greg Haugen, un bianco che non si lascia incantare dai giochetti del portoricano e restituisce tutto con qualche interesse. Match cattivo, tanto che Camacho rifiuta di toccare i guantoni al 12esimo round e paga un punto di penalità. La rivincita tre mesi dopo a Reno: la fotocopia del primo scontro. La split decision  stavolta sorride a Camacho, che torna re dei superleggeri Wbo. Oltre ad Haugen lo battono solo super come Chavez, Trinidad e De La Hoya, mentre nel suo palmares vincente figurano Roberto Duran, Leonard, Vaca e Kirkland. A fine carriera, oltre i 40 anni, si aggiungono Walsh e Saul Duran, che affrontano il fantasma del campione.

Fosse stato una formica, avrebbe condotto vita da milionario, ma questo non era nelle sue corde. Faceva parte dei maledetti, quei campioni che il ring ha tentato invano di salvare. Una schiera lunga, con nomi importanti da Stanley Ketchel, peso medio eccezionale ai primi anni del 1900, ucciso da un rivale in amore nel 1910 a Mike Tyson che, prima di imboccare la strada della ragione, ha sperperato fiumi di dollari, conosciuto il carcere, vittima di raggiri per decenni, ricominciando il giusto percorso dopo i 40 anni. Hector non riusciva a restare nelle regole. La voglia di dissacrare tutto è sempre stata più forte. Pugile o ex, anche se ufficialmente non ha mai annunciato l’abbandono, il rischio lo affascinava troppo. Si specchiava nella sua boxe sporca, fatta di furberia e colpi proibiti. Forse per sopperire alla mancanza di potenza, forse per dimostrare che anche sul ring sapeva andare oltre il confine del lecito. L’agguato fatale di martedì fa parte di una casistica che non può sorprendere. Davanti ai giudici ci era stato diverse volte. Per vari reati: traffico di droga, maltrattamenti e ultimamente anche per violenza su una minorenne. Il segnale devastante di una giovinezza che se andava. Ufficialmente, il campione che si presentava sul ring vestito da gladiatore romano, che irrideva gli avversari, è morto solo ieri. Dopo un’iniziale resistenza, la famiglia, a cominciare dal figlio pugile a sua volta, ha deciso di far staccare la macchina che lo teneva in vita artificialmente. Cancellando l’’ultima illusione del grande illusionista. Coerente al personaggio. Nessuno lo ha messo ko sul ring. Solo il buon Dio ha avuto questo privilegio.