*/
 

Presentata la riunione del 15 marzo a Milano con quattro titoli in palio

Pubblicato il 2 marzo 2025 alle 18:03
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 

Presentata la riunione del 15 marzo a Milano con quattro titoli in palio.

Applausi alla Bellusci in Canada

di Giuliano Orlando

Bella e coinvolgente presentazione da parte dell’Art of Fithting di Edoardo Germani, founder di TAF che ha coinvolto quasi tutti i protagonisti della serata fissata per sabato 15 marzo in quel gioiello che è l’Allianz, ex Palalido di Milano. Nove match con la costante che nessuno dei protagonisti parte come vittima designata.

“Quando iniziai questo percorso - spiega Germani – mi ero ripromesso di offrire al pubblico confronti all’insegna dell’incertezza. Non è stato facile, per ovvi motivi a cominciare della prudenza dei procuratori che ovviamente cercano di evitare rischi eccessivi, salvo non ci siano titoli in palio. D’altronde io sono un soggetto testardo e questo è servito. Abbiamo iniziato con tenacia e debbo dire che il pubblico ci ha premiato oltre le attese e le previsioni della stessa stampa. Con la prossima riunione siamo giunti a quota otto e spero di non fermami, al contrario, ritengo che il bello debba ancora venire. Tappa dopo tappa, il pubblico è sempre cresciuto e questo ci ha incoraggiato a proseguire con fiducia. Il 15 marzo il cartellone presenta nove incontri e tutti i protagonisti vivono in Italia e questo non è secondario. Ovvero, possiamo far lavorare i ragazzi che si allenano nelle nostre palestre. Non tutti hanno la nazionalità, ma tutti sperano di ottenerla. Questa mi pare la prima vittoria, in seguito spero che si alzi ulteriormente il livello, sempre con i ragazzi di casa nostra”.                                        

 Ammetto che una presenza così numerosa di appassionati per una presentazione non la ricordo, parlo di anni, e non pochi. La vasta sala dell’Auditorium Testori, all’interno del Palazzo della Lombardia, era occupata per ben oltre la metà.  Si sono presentati dalla Toscana per Bologna, romani per Falcinelli il suo avversario, idem per Lenzi e Paparo, El Maghraby e Kogasso. Se questo è il primo termometro, diciamo che la febbre per il 15 marzo sta salendo verso l’alto in modo promettente.                                                                            

L’organizzatore ha fatto anche rilevare: «Torniamo all’Allianz per la quarta volta in un anno e mezzo. Gli scorsi eventi hanno segnato quasi 4000 spettatori l’uno, ma possiamo fare ancora meglio».                                                 

I primi a salire sul palco sono Paul Amefiam (3), 27 anni, massimo leggero nativo del Congo, da perecchi anni residente a Milano, allievo del maestro Merafina, al quarto match da pro. Lo scorso 17 dicembre al Centro Pavesi di Milano, ha distrutto l’inglese Ausley Hughes (0-2) in meno di un round, colpendo con colpi rapidi e lineari, mostrando progressi tecnico tattico notevoli. Per la quarta fatica l’avversario arriva da Roma, ed è professionista dal 2015. Si tratta di Claudio Kraiem (7-11-1), attività centelinata lungo undici stagioni, dove ha incontrato tutti i migliori medi e supermedi italiani.  Da Failla a Spadaccini, tre volte Sperandio, Spampinato, Daiana e Gassani. Amefian prova a fare il feroce, sorridendo: “Fuori dal ring sono uno tranquillissimo, sul ring mi trasformo perché questo è il mio futuro e quindi per andare avanti debbo vincere. Così sarà contro questo avversario che non conosco”. Il mancino di stanza a Roma, originario di Augusta in Sicilia, non si scompone. “Penso che l’esperienza sia dalla mia parte e che al momento l’avversario debba fare altri match per tenermi testa. Disponibile dopo averlo battuto a dargli la rivincita”.                                               

Quando si presenta il campione italiano superwelter Paolo Bologna (11-0-1), 28 anni, pro dal 2020, allievo della Boxe Padariso di Lastra a Signa, lo accolgono fragorosi applausi a significare che per il fiorentino si sono mossi in parecchi già alla presentazione a ben due settimane dalla prima difesa del titolo. Titolo conquistato lo scorso dicembre sul ring di Ferrara, battendo dopo una battaglia equilibrata l’italo argentino Federico Schininà. Un po' più tiepida l’accoglienza per Damiano Falcinelli (16-2), il suo sfidante, che alla domanda sulla tattica da attuare per conquistare il tricolore ha risposto con molta semplicità: “Quella giusta per vincere e riportare a Roma la cintura che penso di meritare, per la lunga attività con ottimi risultati.  Un titolo che ho già conquistato nel febbraio 2021”.  La risposta del toscano è stata pacata ma precisa: “So benissimo che lo sfidante è uno tosto, ma io lo sono di più. Voglio dirvi che mi sono fatto le ossa, giocando al calcio fiorentino. Dove il pallone è un pretesto per colpirti ovunque. Ne sono uscito bene e questo mi ha dato fiducia”. Il relatore Nicolò Pavesi ha chiesto che tattica useranno. “Io sono abituato alla battaglia e come tale costringerò Falcinelli a scendere su questo tema”. La replica dello sfidante è in linea: “Io sono fare la scherma e quello che mena. Alla fine vedremo chi avrà ragione”.                                                                                                             

Il calabrese Vincenzo Lizzi (1) 29 anni, carriera lunga e fruttifera da dilettante, podi vari fin dalle giovanili, ma anche sfortunato con tanti incidenti, debutta da pro il 24 febbraio 2024, poi una sosta di oltre un anno. Torna sul ring a Milano e incrocia Inousse Nonkane (3-1), attivo a Parma, nativo del Burkina Faso che in fatto di parlantina, ha già vinto la sfida. Promette che come tutti i suoi avversari, anche lui finirà sputando sangue. Non solo: “Prevedo di metterlo KO in due riprese”. La cosa non mette Vincenzo in allarme: “Parli troppo, vediamo se anche sul ring sarai altrettanto bravo, Io ha tempi più lunghi. Ma il risultato sarà dalla mia parte”.

Il fratello Roberto (7-2), massimo leggero, 24 anni, pro dal 2022, due stop in carriera, il primo contro Morike Oulare, bolognese di residenza, nato in Guinea, 26 anni, il secondo contro Kogasso lo scorso novembre per il tricolore cruiser. “Non nego di aver perso senza scusanti, ma in entrambe le occasioni ho dimostrato che sono un osso duro, che non si arrende mai. Il primo l’ho sottovalutato, il secondo al momento è più bravo. Ma nelle sconfitte ho anche imparato molto e l’esperienza mi servirà per vincere bene contro Enache che è un buon avversario”.  Il romeno, Ovidio Enache (11-13) residente a Piacenza da decenni, pro dal 2016, mai andato KO, tra gli altri ha affrontato Oulare nel 2022, perdendo ai punti. “Mi sono allenato perfettamente, perché voglio fare ottima figura a Milano e quindi battere Lizzi. Ritengo di essergli superiore”.

Francesco Paparo (9-1-1), allievo del maestro Rizzo Francis, 23 anni, pro dal 2022, nativo di Rho, propaggine a Ovest di Milano, sta crescendo a vista d’occhio, dopo un avvio incerto. Bagna il fresco tricolore superpiuma, conquistato lo scorso novembre con uno spettacolare KO ai danni di Mohamed Diallo.  “Questa difesa è solo una tappa verso traguardi superiori. Rispetto Nicola, ma non penso sia un problema batterlo”.            

Il pisano Henchiri (11-7-2), pro dal 2016, 34 anni, una carriera spesso in salita e all’estero, campione Silver EBU, vari altri tentativi falliti di poco, una splendida esibizione all’Allianz nell’aprile del 2021 contro l’allora campione d’Europa Francesco Patera, sconfitto tra gli applausi. Si presenta col viso nascosto sotto gli occhiali e il cappello, oltre a barba e baffi. Ascolta e sorride: “Mi sono preparato al meglio, consapevole che a 34 anni, le occasioni non sono molte, ragion per ci vanno sfruttate positivamente. Paparo è sicuro di vincere? Io lo sono altrettanto”.                                                                                                                                           

 Potremmo dire finalmente, visto che questa sfida ha avuto rinvii a non finire. Mi riferisco all’imbattuto mediomassimo egiziano, residente a Bollate dove ha un largo seguito Mohamed Elmaghraby (10) e Stiven Leonetti Dredhaj (11-3-1) che si scontrano, in palio la cintura IBF del Mediterraneo. Inizia l’egiziano: “Non sottovaluto Stiven, ma ritengo che non abbia le armi per fermare la mia ascesa. Ho piani ambiziosi quindi debbo assolutamente vincere”. La replica è breve ma chiara: “Sarò il primo a macchiare il tuo record da imbattuto. Tienilo presente”.                                                                                                                                          

Occhiali scuri, serio e preciso, il bolognese Diego Lenzi (1), 23 anni, elenca i nomi dei dilettanti che ha battuto e anche quei pochi che l’hanno superato. E’ sicuro di disfarsi del rivale in poche battute e dopo di lui anche degli altri: “Ho premura di arrivare in alto, anche se sono giovane. Ho già dichiarato che intendo andare a Los Angeles ai Giochi del 2028 e non per fare la comparsa. Nel frattempo voglio centrare i primi traguardi da pro. Presto il titolo italiano, appena la federazione me lo permetterà”. Andrea Pesce (10-27-4), 39 anni, lo osserva e sorride, il romano nella lunga carriera iniziata da pro nel 2012, di campioni ne ha incontrati parecchi e pochi lo hanno costretto alla resa prima del limite. Ha girato il mondo e alle dichiarazioni degli avversari è abituato: “Sono tutti uguali, ma alla fine, salvo eccezioni li ho saputi imbrigliare bene. Farò lo stesso con questo giovane e ambizioso avversario”.                                                                                           

  Il gigante buono Jonathan Kogasso (14), 28 anni, non ha visto il suo avversario, che troverà il 15 marzo. Il maestro Paolo Pesci, che allena Morike Oulare (7), 26 anni, nel gym Due Torri a Bologna, non ha ritenuto utile farlo muovere da dove si allena. Evidentemente per lo sfidante, nativo della Guinea, considera il ruolo di sfidante al tricolore massimi leggeri, conquistato da Kogasso, che lo difende per la prima volta, troppo importante e un viaggio a Milano lo avrebbe deconcentrato. Resta il fatto che si sfidano due giganti imbattuti con la paprika nei guantoni. Il maestro Vincenzo Gigliotti, che conosce bene Kogasso, entrato in palestra giovanissimo, fatto maturare fin dal tempo dei dilettanti, ha un appunto per il suo allievo: “Jonathan è cresciuto parecchio nelle ultime stagioni, Motivato, dopo aver acquisito la nazionalità italiana. Ma non basta, deve essere più cattivo sul ring. Nella boxe rilassarsi è sempre pericoloso. Per questo contro Oulare voglio vederlo deciso e preciso nel colpire. Ha mezzi straordinari, sarebbe sciocco non usarli. Inoltre il KO è come il gol nel calcio. Il pubblico ti acclama di più se vinci prima del limite”. Kogasso sorride e promette quanto richiesto dal maestro, precisando: “Forse è vero, ma questo non deve illudere gli avversari. Se sento il pericolo, tiro fuori la cattiveria e picchio di brutto. Contro Oulare che viene per prendermi la cintura, sarò cattivo, lo prometto al pubblico”.  Con questa promessa si chiude o quasi la lunga presentazione. Resta la foto di gruppo, tutti assieme sorridenti e abbracciati. Sul ring, niente sorrisi ma solo pugni. Quello che vuole il pubblico.

Venerdì scorso all’Hilton Lac Leamy di Gatineau in Canada, la giovane lombarda Jessica Bellusci (6-4), 26 anni, pro dal 2017, allieva del maestro Marco Antognaccetti, ha affrontato la locale Jelena Mrdjenovich (43-12-2), 42 anni, pro dal 2003, campionessa mondiale in quattro categorie, icona della boxe femminile canadese, una carriera infinita, che intende proseguire. Si era fermata nel giugno 2023, ma la nostalgia del ring è stata più forte dell’età non più verde. Per il rientro ha chiamato l’Italia, chiedendo al maestro Antognaccetti se la sua allieva Jessica Bellusci era disponibile. Richiesta motivata dal fatto che Jessica il 7 ottobre 2023 aveva combattuto in Canada, a Laval, contro l’esperta Carolina Veyre (9-1), e pur perdendo ai punti, aveva destato ottima impressione, al punto che Jelena si è ricordata della sfida precedente e ha chiesto di averla come avversaria per il rientro. La sfida non ha tradito le attese, per merito della lombarda, che si è confermata guerriera indomabile. Il maestro mi racconta lo svolgimento del match: “Senza nulla togliere alla canadese, che ha messo in atto la sua tattica, toccando e legando, il vero artefice del risultato è stato l’arbitro che ha permesso a Jelena di legare in modo esagerato. Su qualsiasi altro ring l’avrebbero richiamata ufficialmente. Con questo, non discuto il risultato, sapevo benissimo che avremmo pagato lo   scotto della trasferta. I giudici ci hanno assegnato due soli round, quando Jessica ne avrebbe meritato almeno il doppio”.                                                                                                                                                                             

 L’italiana è scesa dal ring, acclamata dal pubblico che mostrava il cinque, segnale di alto gradimento. “Ho fatto una grande e importante esperienza – le sue parole – tenendo testa ad una campionessa capace di vincere il mondiale in quattro categorie. Dopo questa prova mi sento in grado di affrontare qualsiasi avversaria e spero che anche in Italia se ne siano accorti”.                                                                                         

Giuliano Orlando