Turchi, Obbadi e Giacon all’insegna del KO. Yoka debutto ok

Pubblicato il 3 giugno 2017 alle 22:15:34
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

Mohammed Obbadi (13) e Fabio Turchi (11) sono stati protagonisti al Palasport S. Filippo a Brescia, di due prestazioni che accendono la luce della speranza nei mosca e nei cruiser dove il futuro italiano non è proprio cupo. Purtroppo gli spettatori erano meno di 300, entusiasti ma pochi. Addirittura meno di quelli che hanno affollato il Centro Sportivo della stessa struttura, nel pomeriggio in occasione del Trofeo Antonio Mariani, figura storica dalla boxe bresciana, un maestro che ha insegnato boxe a generazioni di ragazzi scomparso due anni addietro. Peccato che molti dei presenti a vedere i dilettanti, siano andati via, poco interessati ai pro. L’organizzatore Mario Loreni, che giocava in casa e pilota i due promettenti pugili di Firenze, dovrà tenere conto di questo sconcertante fenomeno. Detto questo, per dovere di cronaca, il resto è decisamente più positivo. Forse dovrà fare un pensierino al ritorno a Firenze, dove con Bundu l’esaurito era assicurato. Turchi e Obbadi meritano di essere considerati  i loro eredi. Ne hanno le qualità e molti anni meno del grande Leo. Ai suoi tempi, pochi anni addietro, Firenze, con Matteo Renzi sindaco, non era insensibile al richiamo della boxe, contribuendo alla realizzazione di eventi in modo fattivo. Stando alle sensazioni, l’attuale primo cittadino Dario Nardella, non sembra seguire le orme dell’amico Matteo, di cui si dice il delfino. Sarebbe un bel colpo se ci smentisse e dimostrasse sensibilità al debutto nella sua e loro città aiutando una serata in guantoni.
 
Tornando alla prestazione dei due giovani (23 anni) imbattuti e mancini, la prima considerazione è il costante miglioramento tecnico e tattico, confermando che entrambi posseggono pure la prapika nei guantoni, un additivo che fa compiere il salto di qualità. Obbadi avrebbe potuto rappresentare l’Italia a Rio. Bastava più impegno per la nazionalizzazione, invece di aspettare che l’iniziativa fosse degli altri. Il maestro Alex Boncinelli, che fa della capacità, dell’applicazione e della modestia le chiavi del successo, dopo aver scoperto Leo Bundu, si appresta a lanciare in orbita, questo giovane nato a Casablanca, in Italia da oltre dieci anni con la famiglia e che attende da un momento all’altro il passaporto tricolore. Le pratiche sono completate da oltre un anno. Adesso tocca alla burocrazia. Anche perché il Marocco stringe i tempi per convincerlo a tornare a casa. In agosto potrebbe combattere a Tangeri, ben pagato e riverito per l’Intercontinentale WBA assoluto.  Ricorda il suo maestro: “Mohammed abita a Cascina e dal 2012 ogni giorno fa il tragitto per allenarsi a Firenze. Basterebbe questo per capire la passione del ragazzo, che cresce ad ogni incontro”. Obbadi contro il messicano Sammy Reyes, 29 anni, professionista dal 2007, che lo sovrastava come esperienza, è stato il dominatore assoluto, fin dall’inizio.
 
Il messicano ha provato a impostare il match sull’assalto per togliere spazio ai colpi lunghi del rivale, ma si è trovato suo malgrado bersaglio fisso sopra e sotto. Contato al terzo round e poi al quinto, sempre sul destro e d’incontro, ha retto fino al decimo tempo, dimostrando coraggio, arma non sufficiente per reggere ad un macchina bene oliata come quella di Mohammed che è mobile, veloce di braccia, un felino che colpisce anche arretrando. Pensare che stia affacciandosi il successore del grande Andrea Sarritzu è il meno che viene in mente. L’altro mancino Fabio Turchi è fiorentino doc. Lo allena papà Leonardo, pugile a sua volta che dirige lo storico Boxing Club cittadino alla Montagnola, la più bella palestra della città. Fabio è stato un fenomeno fino ai 18 anni, poi è diventato (per alcuni) un brocco. Poteva essere una carta alta a Rio, ma ha scelto il professionismo. In verità la maturazione di un pugile non ha mai una data precisa. Ci vuole pazienza e serenità. L’ex presidente Alberto Brasca ci avrebbe scommesso la camicia sulle qualità di Fabio. Che negli ultimi tempi sta confermando e la vittoria sbrigativa su Tamas Kozma (5-4-2), un magiaro che ha cercato in ogni modo di replicare alle bordate del rivale, ma la sproporzione era troppo evidente. Prima del Ko al quarto tempo, abbastanza drammatico, era stato contato al primo e terzo round, su sinistri velenosi. Turchi come Obbadi hanno margini di progressi notevoli. Dalla loro, l’età e la voglia di arrivare. Due componenti che fanno il successo.
 
In Spagna  nella Plaza de Toros di Illesca (Spa), dopo circa un anno di sosta,  Luca Giacon (29-1), iscritto alla FPI, della OPI82, costringe Andrea Carbonello (14-3-1) alla resa alla 5°, dopo tre atterramenti e conquista il vacante IBF del Mediterraneo, confermando potenza e talento. Sconfitta controversa del supermedio Catalin Paraschiveanu (Rom. 14-1), che lascia al locale Adasat Rodriguez (16-6-2) ferito al 7° tempo. Due giudici per Rodriguez, uno pari. I Cherchi assicurano si sia trattato di un pugno, l’arbitro spagnolo ha visto la  testata. Chi ha ragione? A Parigi,  Tony Yoka, oro olimpico a Rio e iridato 2015 nei +91, ha debuttato a Parigi da professionista, spedendo Travis Clark (Usa 12-1) KO alla seconda ripresa. Il suo mentore principale è lo svizzero Richard Schafer, che non è stretto collaboratore di Oscar De La Hoya, semmai lo fu in passato, oggi viaggia per conto suo ed è concorrente. Yoka ha un contratto milionario con Canal Plus, che pensa di lanciarlo ad alti livelli in due anni. Auguri al gigante francese, sperando che abbia rinforzando la mascella, che gli ha procurato parecchi problemi in maglietta.