Nations League, Portogallo-Italia 1-0: la decide l'ex Milan André Silva

Pubblicato il 10 settembre 2018 alle 22:54:01
Categoria: Nazionali
Autore: Redazione Datasport

Dopo il pareggio contro la Polonia, nel secondo incontro di Nations League, l’Italia di Roberto Mancini perde 1-0 contro il Portogallo orfano di Cristiano Ronaldo, rimasto a Torino a disposizione di Allegri. È un’Italia appena migliore rispetto a quella vista venerdì, ma non ancora al meglio per competere contro le principali nazionali europee. E ora la vittoria in gare ufficiali manca dallo 0-1 sull’Albania dell’ottobre 2017: è passato praticamente un anno. A decidere l’incontro di Porto l’ex attaccante del Milan André Silva che, a tre minuti dall’inizio del secondo tempo raccoglie l’assist di Bruma, infila Donnarumma e apre lo scenario a una clamorosa retrocessione in Serie B degli azzurri.

 

“In questo momento dobbiamo solo pensare a crescere” sono le parole di Roberto Mancini subito dopo l’incontro. E in effetti la sua Italia sembra ancora incompiuta. Il commissario tecnico cambia nove undicesimi rispetto alla sfida contro la Polonia (confermati solo Donnarumma tra i pali e Jorginho a centrocampo) e lancia la coppia di centrali difensivi del Milan Romagnoli-Caldara (con quest’ultimo che non ha ancora esordito in rossonero). In attacco spazio alla velocità di Chiesa, Zaza e Immobile. L’Italia crea qualcosa in più rispetto al quasi zero di venerdì ma è il Portogallo che sembra avere più saldamente nelle mani la partita sin dall’inizio. Ci prova a più riprese, Romagnoli salva sulla linea di porta una volta e la traversa grazia l’Italia qualche minuto più tardi, fino a quando a inizio ripresa trova il meritato vantaggio. “I ragazzi hanno dato tutto – ha proseguito il ct - ma dobbiamo cercare rimedi agli errori che commettiamo. Per vincere bisogna fare gol, occorre trovare soluzioni”. E non ha funzionato quella delle due punte con Chiesa esterno di centrocampo: “Nel primo tempo abbiamo tenuto più palloni con due giocatori, ma non c’è niente da fare, dobbiamo crescere. Quando un ragazzo è giovane e non gioca ad alti livelli, quando lo fa va in difficoltà, è normale”.