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Mouhiidine ko all’esordio. Lenzi vittima di un arbitro in malafede

Pubblicato il 8 luglio 2025 alle 20:07
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 Mouhiidine ko all’esordio. Lenzi vittima di un arbitro in malafede.

Disastro azzurro alla World Boxing Cup ad Astana.  Kazakistan pigliatutto, 31 nazioni al via, 22 sul podio. Torneo di alto livello

di Giuliano Orlando

Allo challange di Usti in Repubblica ceca, la spedizione italiana era apparsa in regresso, rispetto al torneo di Varsavia del circuito World Boxing Cup, dove la vittoria del massimo Diego Lenzi, aveva salvato in parte il bilancio, con le controprestazioni al femminile (Charaabi, Nicoli e Carini), le uscite prima del podio di Malanga e Commey, la pessima conduzione all’angolo di Attrattivo e l’ostinazione della Gemini di militare nei 75, pur essendo una 70. La spedizione azzurra WB Cup di Astana in Kazakistan è stato un disastro. I numeri sono lo specchio del naufragio. La squadra guidata dal DT Giovanni De Carolis, con i tecnici Sumbu Kalambay e Carmine e il fisioterapista Cirillo Ciccotti, si è presentata con quattro atleti (Attrattivo 50, Giannotti 65, Mouhiidine 90 e Lenzi +90) e due atlete (Vassallo 51 e Vescovini 54). Il bilancio della spedizione è impietoso. Attrattivo, Giannotti, Vescovini e Vassallo fuori all’esordio. Solo il filippino Baricuadro, vincitore di Attrattivo nei 50 sul podio, battuto in finale dal locale Tashkenki. Gli altri tre, (il finlandese Umar 65, la uzbeka Bobokulova 51 e la turca Soguksu 54, out nei quarti.  Per quanto riguarda Mouhiidine, non saliva sul rin da circa un anno, esattamente dal 28 luglio ai Giochi di Parigi, battuto dall’uzbeko Mullajonov con mille dubbi, giunto all’oro. In quel frattempo ha cercato di trovare un buon ingaggio da pro.

Senza ottenere successo. Il rientro ad Astana è finito nel peggiore dei modi. KO al primo round contro Malachi Georges (USA) 22 anni, campione USA 2024, non un predestinato ma rivale da prendere con le molle. Già visto in altri tornei WB, a Foz de Iguazu in Brasile e a Usti, fare la sua onesta figura. L’azzurro avrebbe dovuto almeno in avvio studiare l’avversario, invece di fare il teatrino delle troppe mosse e poi offrirsi a testa alta in un attacco scriteriato. Il gancio del mancino del New Jersey lo ha steso. E’ vero che si è rialzato, forse poteva anche proseguire, ma difficilmente spuntarla. Queste le scelte dei responsabili. Quale scopo aveva la scelta della romana Martina Vassallo, 18 anni, se non la sconfitta all’esordio. Non credo sia stata utile esperienza. Stesso discorso per la Vescovini, superata dalla modesta turca Soguksu (3-2), a sua volta strabattuta dalla Perez (USA) nei quarti. Giannotti ha lottato contro lo spigoloso Umar, finlandese arrivato dal Magreb, ma una ferita (gomitata) l’ha tolto dai giochi. Per quanto riguarda il napoletano Attrattivo, promozionato sui social come il fenomeno italiano, facendo più danni che altro. Il suo cammino da Varsavia ad Astana, passando da Usti è risultato quello del gambero. Oro in Polonia, bronzo in Repubblica Ceca e fuori all’esordio in Kazakistan.

Merito solo degli avversari? O forse di allenarlo tecnicamente meglio. Bastava vedere i francesi che vincendo o perdendo, mostravano di mettere in pratica la giusta contrario. Attrattivo non ha mai cambiato tattica: avanti a tutta, difesa a zero ed ecco i risultati. So benissimo che scrivendo queste scomode realtà, non avrò il gradimento generale. Sempre meglio che pubblicare Grande Italia, al torneo di Usti, dove a salvare il bilancio è stato Diego Lenzi, che in nazionale è tornato, dopo esperienze personali all’estero. Dico questo con molta amarezza, perché amo la nazionale e vorrei vincesse sempre. Cosa che manca da parecchio tempo e i risultati non lasciano molti margini alla crescita. Mi chiedo, con questi risultati e con questi valori, ai mondiali di Liverpool in Inghilterra a settembre con quali carte andiamo? Meglio, con quali speranze ci presentiamo? Ho il massimo rispetto per i quadri tecnici federali, ma anche il dubbio sull’altezza del compito. Parere personale, augurandomi di essere clamorosamente smentito. Sarà mio dovere chiedere scusa per il giudizio errato. Prima di entrare nel merito del torneo di Astana, voglio trattare la sconfitta di Diego Lenzi, comunque l’unico azzurro che abbia vinto un match, mettendo KO il brasiliano Da Silva, saldando il conto, dopo una sconfitta ingiusta, la rivincita a Usti e il trionfo in Kazakistan.  

Lenzi è stato dato battuto dal kazako Aibek Oralbay, salito di categoria dopo i Giochi di Parigi, disputati nei 90 kg. battuto dall’azero-cubano Dominguez, nei quarti. Ad Astana debutta e batte il dominicano Trisete. Per entrare in zona podio trova Diego Lenzi. Premetto che ho visto e rivisto il filmato per capire bene come sono andate le cose. La prima ripresa la merita il kazako, più incisivo. La seconda inizia meglio per il locale, ma quando Lenzi accorcia la distanza, i colpi veri sono i suoi, mentre Oralbay abbastanza stanco, spinge e abbraccia. Tre giudici (Uganda, USA e Indonesia) scelgono il kazako, Argentina e Zerbajan per Lenzi. La terza ripresa è tutta di marca azzurra, col kazako che entra con la testa in avanti e l’arbitro, dopo averlo avvertito già nel secondo round, lo richiama ufficialmente. A 18” dalla fine del confronto, richiama anche Lenzi, colpevole di legare. Decisione in malafede totale, perché falsa. A quel punto, Lenzi perde la calma, gira per il ring, si appoggia platealmente alle corde e l’arbitro lo conta. Nulla da dire, il regolamento dice che quando un pugile di appoggia alle corde a guardia aperta, risulta in difficoltà. Chiariamo per chi non conosce le norme dei dilettanti, che il kd non comporta alcuna detrazione, Cosa che avviene col richiamo. Finisce il match e quattro cartellini assegnano la vittoria al kazako 28-27 mentre l’azero è 28-27 per Lenzi. Facciamo i conti. Se l’arbitro, il canadese Floyd Shawn, non avesse tolto il punto a Lenzi, l’azzurro avrebbe vinto con un netto 4-1, visto che quattro giudici hanno dato il round finale all’italiano.

Che il richiamo fosse una forzatura lo hanno ammesso anche i responsabili dei giudici e arbitri. Da quel momento Floyd Shawn non ha più arbitrato. Purtroppo il danno l’aveva fatto ed era irreparabile. Non è stato l’unico errore dei giudici, sensibili all’ospitalità del Kazakistan, come accadeva con la Russia e prima ancora con l’URSS, oggi anche nei riguardi dell’Uzbekistan, l’altra potenza assieme all’India nel settore femminile in particolare. La sconfitta di Lenzi ha fatto molto rumore ed esperti o meno ne hanno parlato, non sempre con cognizione di casua. Un esperto di judo e wrestling, nonché di boxe, asseriva che il conteggio toglieva un punto, per cui Lenzi non avrebbe mai potuto vincere. Ognuno è libero di esprimere la propria opinione. Possibilmente documentandosi. Ed eccoci al torneo. Al via 30 nazioni: Australia, Azerbaigian, Brasile, Bulgaria, Canada, Taipei Cinese, Croazia, Repubblica Dominicana, Inghilterra, Finlandia, Francia, Germania, India, Iran, Italia, Giappone, Kazakistan, Corea del Sud, Kirghizistan, Mongolia, Nigeria, Norvegia, Filippine, Polonia, Slovacchia, Svezia, Svizzera, Turchia, Stati Uniti e Uzbekistan. La Colombia era iscritta ma non è arrivata. Il torneo accumulava punti. La World Boxing arrivata a 111 nazioni, dopo l’ingresso di Bosnia Herzegovina, Georgia, Indonesia, Romania e Trinidad e Tobago. Con molte altre in attesa del riconoscimento. La tappa in Kazakistan e stata quella di maggior rilievo qualitativo.

Le previsioni del trionfo kazako rispettato in pieno. Cinque ori, un argento e due bronzi tra gli uomini, ovvero otto dei dieci presenti sul podio. Unica nazione quasi alla pari il Brasile sceso in forze (7 uomini e altrettante donne) con i loro migliori, ha tenuto botta con gli uomini, con qualche vittoria regalata, in particolare con Falcao (65) che non aveva battuto l’indiano Jamwal, idem nei 90, Ribeiro non meritava il successo contro il turco Yasar. Due vittorie per 3-2, grazioso regalo della giuria. Il Kazakista, si imposto nei 50 con Tashkenko sul filippino Baricuatro, elemento molto interessante. Nei 55 con Sabyrkhan, nei 75 con Akkalykov giunto in finale con la spintarella contro l’indiano Chobanli in semifinale. Quindi Nurdauletov (85) e Aibek Oralbay nei +90, senza rischiare nulla. A conferma che Lenzi aveva tutta le qualità per vincere il torneo, avendo battuto in precedenza il tedesco Putilov, russo di nascita, giunto in finale. Unica eccezione, non casuale, il francese Cesar (80), 21 anni compiuti in aprile, nato in Guadalupe, debutto nel 2019 a 15 anni, argento europei jr. 2020, bronzo europei youth 2022, oro europeo U22 (2023) e U23 (2024). Bronzo agli europei 2024 a Belgrado. Fallisce la preolimpica a Busto Arsizio e a Bangkok. Centra l’appuntamento di Astana, tappa importante.  Superando per l’oro, Nurbek Oralbay il gemello di Aibek, nati l’11 giugno 2000, con un 5-0 pulito. La Francia ha presentato una squadra tosta: sette donne e cinque maschi, con prospettive per nulla trascurabili. Oltre all’oro di Cesar, porta a casa altri tre bronzi e in un torneo di altra qualità non è poco. Che nei maschi siano giunte all’oro solo tre nazioni, lasciando a secco Turchia, presente con nove atleti, India con la squadra al completo (10), Bulgaria (7), Inghilterra (8), Korea del Sud (7), Giappone (6), Azerbajan (8) significa che la selezione è  stata durissima e il Kazakistan e Brasile sono avanti d’un passo, assieme all’Uzbekistan, presente solo al femminile. Tutte le altre sono all’inseguimento.

Tra le donne la forza di base dell’India è talmente robusta, che in concomitanza al torneo di Astana, si sono svolti li assoluti indiani femminili. Ovvero tutte le migliori erano impegnate in patria e le sostitute hanno ottenuto tre ori, due argenti e un bronzo, quasi alla pari del Kazakistan (3-3-2). L’Uzbekistan, partita con otto atlete ha raccolto un oro e quattro bronzi. Bilancio sotto le attese ma la grande soddisfazione nei 65 kg. dell’oro conquistato dalla Khamidova a spese dalla pluritolata Surmeneli, oro olimpico, mondiale ed europeo, unica finalista turca, nonostante le nove atlete presenti. Un oro a testa per Finlandia con la Kaivo (51) che sembra ormai inarrestabile, l’Australia negli 80 con la Eseta Flint, una splendida atleta, con ampi margini di miglioramento. In totale sei nazioni in rosa sul podio più alto. Unica italiana in finale, Paola Falorni che ha diretto i + 80 femminili, con autorità e tempismo, Brava, dieci e lode. Nel medagliere totale, sono salite con almeno un bronzo 22 paesi. In vetta il Kazakistan (8-4-4), quindi Brasile e India (4-2-1), Australia (1-1-1), Uzbekistan (1-0-4), Francia (1-0-3), Finlandia e Norvegia (1-0-0), Turchia (0-2-7), USA e Giappone (0-1-2), Mongolia e Bulgaria (0-1-1), Germania e Filippine (0-1-0), Azerbajan (0-0-3), G.B. (0-0-2), Polonia, Taipei, Nigeria, Rep. Dominicana, KGZ (0-0-1).                                                                                  

Prossimo appuntamento a Liverpool, mondiali maschili e femminili a metà settembre, dal 22 novembre l’ultima tappa del WB Cup a New Dehli in India.

Giuliano Orlando