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Mondiali femminili IBA sotto le previsioni.
Il presidente della World Boxing (superata quota 70 nazioni) a Roma. Impresa Shields

di Giuliano Orlando
Dall’8 al 16 marzo si terranno a Niels in Serbia, i mondiali femminili IBA. Nei giorni scorsi, si è tenuta la conferenza stampa per fare il punto della situazione, presenti il segretario dell’IBA, Chris Roberts e tutte le autorità serbe, dal presidente federale al segretario di stato del ministero dello sport, oltre al sindaco di Niels. Assente a sorpresa il presidente IBA, il russo Umar Kremlev, solitamente protagonista. Come nella precedente presentazione, quando annunciò che l’edizione a Niels avrebbe superato ogni precedente record, portando 100 nazioni e 500 atlete all’evento. Mi permisi di dubitare, facendo presente che a differenza delle precedenti, l’IBA aveva perso oltre 70 iscritte, comprese alcune nazioni importanti, quali USA, Canada, Brasile, Argentina e Panama. Ma soprattutto Uzbekistan, Kazakistan, India, Taipei, Corea del Sud, Mongolia, Filippine, Algeria, Nigeria, Egitto e buona parte dell’Europa.
Rispetto ai mondiali 2023 a New Dehli, sette delle dodici campionesse uscenti non prenderà parte all’evento. A pochi giorni della chiusura delle iscrizioni (20 febbraio) gli organizzatori fanno sapere che le nazioni iscritte sono meno di 40. Una delusione notevole. Nessuna informazione sul numero delle iscritte, che nelle previsioni dovevano toccare quota 500. Comunque sia, l’edizione serba non sarà quella dei record. Dopo i superlativi usati nella prima presentazione, l’IBA dovrà prendere atto che sta perdendo i pezzi, ovvero le nazioni. Premi diminuiti. 100.000 dollari per le vincitrici, 50.000 all’argento, 25.000 il bronzo. 10.000 alle atlete giunte ai quarti. In un precedente comunicato l’IBA aveva parlato di 400.000 dollari, 200.000 e 100.000 alle atlete sul podio. Che nel corso della conferenza si parli di “massimi livelli” e “stelle emergenti”, la realtà è ben diversa.
L’IBA giustamente, difende il suo ente ed è comprensibile nasconda le oggettive difficoltà che aumentano mese dopo mese. La realtà è che mentre la World Boxing non solo ha definito i prossimi mondiali a Liverpool in Inghilterra dal 4 al 14 settembre, ma anche l’edizione 2027 ad Astana in Kazakistan), l’IBA sta ancora cercando sede e data per il 2025. Aveva sbandierato il ritorno delle World Series, a inizio 2025, al momento in bacino di carenaggio, per non dire annullati. Nel 2019, fece sapere che avrebbe organizzato i Giochi Olimpici IBA. Finiti in discarica. Anche perché non sarebbe facile mettere assieme tante nazioni, avendo perduto le probabili protagoniste. L’aspetto più preoccupante per l’IBA, che volutamente fa finta di ignorare, è la progressiva perdita delle nazioni che vanno alla WB. Al momento sono 72, comprese quelle asiatiche che sulla carta sembravano le più fedeli all’IBA. Nel contempo altri paesi (una ventina?) sono in attesa del riconoscimento.
Conti alla mano al momento restano con Kremlev: Russia, Bielorussia, Cuba, Cina, Irlanda, Georgia, Armenia, Serbia e il gruppo dell’Africa, che nel frattempo ha perduto Egitto, Algeria e Nigeria, oltre a Gambia e Madagascar. Al momento fanno parte della WB, 23 nazioni dell’Asia, 18 delle Americhe e 19 europee, 7 Oceania e 5 affricane. Non solo, dal 19 al 21 marzo, si tiene il Congresso del CIO, dove figura all’ordine del giorno il riconoscimento della World Boxing, come ente che rappresenta il pugilato ai Giochi Olimpici. Qualora il CIO devesse dare il parere positivo, cosa faranno le ultime nazioni fuori dalla WB? Tra i campionati del 2025 targati IBA, figura quello dell’Oceania, fissato dal 31 marzo al 6 aprile nella Polinesia Francese, passata con la WB, assieme ad altre sei nazioni: Australia, Nuova Zelanda, Fiji, Samoa, Kiribati e Tuvalu). All’IBA ne restano otto: Papua Nuova Guinea, Isole Salomone, Vanuatu, Micronesia, Isole Marshall, Palau, Nauru e Tonga. Alcune con uno a due rappresentanti e il rischio concreto che in alcune categorie non ci saranno iscritti: Sono curioso di conoscere la decisione.
Come ho detto e ripetuto, l’IBA resterà in vita fino a quando Gazprom gli verserà 50 milioni di dollari all’anno, costretta a operare col professionismo, diventando concorrente delle varie WBC, WBA, WBO e IBF. Di fatto non certo benvista. Tutto questo se troverà sponsor, diversamente sarà una scatola vuota. Per questo ho sempre sostenuto che la scelta di premiare i vincitori di tornei e campionati con cifre folli, a gioco lungo diventerà un boomerang e si ritorcerà a danno dell’IBA. Chi prenderà parte ai suoi tornei qualora non premiasse più i migliori? Kremlev è troppo realista e furbo a pensare che le adesioni siano per puro spirito sportivo. Ultima perla, la precisazione da parte dell’IBA che l’algerina Khelif e la Lin di Taipei non potranno prendere parte ai mondiali femminili in Serbia. Pur sapendo benissimo che sia l’Algeria che Formosa sono uscite dall’IBA e fanno parte della Wolrd Boxing, che i mondiali li allestisce a Liverpool in Inghilterra dal 4 al 14 settembre. Ragion per cui si tratta di di pura propaganda. Che un quotidiano romano, confermando l’ignoranza di fondo, ha pubblicato l’informativa con la foto della Khelif in lacrime. Comunque sia, certi giornalisti o pseudo tali, non fanno onore alla categoria.
Il 4 febbraio a Roma il presidente della World Boxing, Boris Van De Vorst ha incontrato il Presidente federale Flavio D’Ambrosi, presenti la vicepresidente vicario Mariangela Verna, il segretario Alberto Tappa, il nuovo responsabile della nazionale Giovanni De Carolis. Sul tavolo il ruolo dell’Italia nell’ente e il futuro del pugilato ai Giochi. Il presidente ha confermato di ritenere la WB l’unico ente che porterà il pugilato a Los Angeles. Aggiungendo: “Abbiamo chiesto al Presidente Van der Vorst che l’Italia venga inserita nei processi decisionali, che i nostri manager e dirigenti siano inseriti all’interno delle Commissio
ni, e possibilmente nel board della Word Boxing, visto che questa Federazione organizzerà a novembre il Congresso Elettivo Ordinario. Che gli arbitri-giudici italiani siano presenti alle massime competizioni internazionali e ai prossimi Giochi Olimpici. Stiamo lavorando per allestire gli Europei Under 22”. La risposta del responsabile della Wolrd Boxing è stata incoraggiante: “Porto l’Italia nel cuore e ritengo abbia un ruolo fondamentale all’interno del movimento, annoverando grandi e numerosi campioni a livello internazionale. Grazie alla riconferma del presidente Flavio D’Ambrosi, il pugilato italiano sta dalla parte giusta della storia della boxe. Stiamo seguendo i requisiti necessari indicati dal CIO per garantire a tutti gli atleti il sogno olimpico. Abbiamo anche il supporto della WBC poiché considera di grande importanza per il mondo pro la permanenza della boxe ai Giochi Olimpici. Con l’imminente creazione di una Confederazione Europea, il ruolo dell’Italia sicuramente crescerà”.
A sua volta la World Boxing terrà un congresso straordinario e virtuale, il primo marzo, per approvare le domande di altre e numerose nazioni per entrare nella nuova federazione. Ammesse al congresso le 55 già aderenti dal 3 novembre 2024, al precedente congresso. Boris van der Vorst ha spiegato le motivazioni dell’evento: “Per garantire che non vi siano ambiguità sul numero delle nazioni confermate nella World Boxing, quando il CIO si riunirà alla sua prossima sessione a marzo. Assicurandoci che ogni domanda sia stata valutata e votata dal Congresso, inequivocabilmente chiari sulle dimensioni e la composizione precise dei nostri membri". Il 7 maggio 2024, il primo incontro formale con il CIO ha segnato l'inizio della collaborazione, affinché la boxe rimanga nei Giochi olimpici. Il 26 settembre 2024 è stata istituita la Commissione olimpica, presieduta dal presidente del Comitato olimpico del Kazakistan, Gennadiy Golovkin, delegato al contatto col CIO. Dopo la costituzione delle Federazioni Asiatica ed Europea si aggiunge quella delle Americhe a cui seguiranno Oceania e Africa.
A Flint nel Michigan, dove è nata Claressa Shields (16), sfilando a Danielle Perkins (5-1) la cintura WBA della categoria più pesante, ha centrato uno storico primato: la prima regina assoluta in quattro categorie. Aggiungendo a quelle dei medi, supermedi, mediomassimi lo scettro dei massimi. La sfida contro la Perkins è risultata a senso unico, nonostante il gap tra le due. La Shields, struttura da medio, pagava alla rivale 12 cm. in altezza e 15 nell’allungo. Realisticamente per la Perkins ha influito e non poco la scarsa attività, oltre ai 42 anni, contro i 29 di Claressa. La Perkins nata a Brooklyn il 30 agosto 1982, residente ad Houston nel Texas, da dilettante bronzo mondiale 2018 e oro l’anno dopo. Professionista dal 2020, conquista l’iride WBC vacante il 5 marzo 2021 a Flint, sulla modesta connazionale Monika Harrison (2-3-1) sugli 8 round. Di alto livello il curriculum di Claressa, nata il 17 marzo 1995. Debutta sul ring a 15 anni nel 2010. Brucia le tappe e a 17 è già titolare ai mondiali assoluti 2012 in Cina. La ferma l’inglese Savanna Marshall, 20 anni e il triplo dei suoi match. E’ il 14 maggio 2012, da quel giorno nessuna è più riuscita a batterla. Tre mesi dopo, a Londra 18 anni la più giovane in assoluto a cogliere l’oro olimpico.
Nel 2013 mondiale youth ad Albena in Bulgaria, poi incamera quelli senior nel 2014 a JeJu in Corea e nel 2016 ad Astana in Kazakistan, oltre al bis olimpico a Rio de Janeiro, con un bilancio di 63 vittorie e una sola sconfitta. Passa pro nel 2019 e il 15 ottobre 2022 in casa della Marshall a Londra, cancella la sconfitta rimediata dieci anni prima. Nell’occasione sono in palio tre cinture: IBF, WBC e WBO. Le prime due dell’americana, la terza dell’inglese di Hartepool, cittadina sul Mare del Nord, non troppo lontana da Glasgow. La Shields fa bottino pieno: tre cinture e 400.000 sterline di borsa. Inferiore al milione di dollari contro la Perkins. Che non sono bruscolini, ma ben distanti dai sei milioni di dollari ricevuti da Katie Taylor nella seconda sfida dello scorso novembre ad Arlington (USA) contro la fuoriclasse portoricana Amanda Serrano, in palio le cinture superleggeri. La star irlandese, vicino ai 38 anni, chiusa la lunga parentesi da dilettante, dal 1992 a 12 anni al 2016, con 176 vittorie e 10 sconfitte, dove annovera 5 ori mondiali, 6 europei e l’oro olimpionico 2012 a Londra.
Al Paradise Arena a Las Vegas il promoter Tom Brown, ha allestito il confronto tra i mediomassimi David Benavidez (30) e David Morrell Jr (11-1). Il primo, 28 anni, pro dal 2013, nativo di Phoenix in Arizona, risiede nella metropoli del Nevada dal 2014. Il cubano David Morrell (11-1), nato a Santa Clara il 18 gennaio 1998, talento precoce, oro mondiale youth U19 nel 2016. Vince il torneo India Open a New Delhi nel 2018, ma non rientra a Cuba e sceglie gli USA, a Minneapolis nel Minnesota, dove prende residenza e passa pro. Si mette subito in luce e nel 2021 conquista il WBA supermedi. A giudizio dei giudici, sfida vinta largamente da Benavidez. Il tema tecnico ha seguito una trama con poche variazioni lungo i dodici round. Benavidez, più alto puntava sulla quantità dei colpi, mentre il mancino cubano, preferiva colpire di rimessa con precisione.
Nella penultima ripresa, dopo lo stop, Morrell colpiva Benavidez, mandandolo al tappeto, l’arbitro lo conta, poi richiama Morrell per colpo irregolare. A fine match Morrell risultava gonfio sotto gli occhi, mentre Benavidez era ferito al labbro. Personalmente, mi è sembrata una sfida equilibrata, molto vicina al pari, ma non essendo a bordo ring, il verdetto va accettato. Con questa vittoria Benavidez, titolare della sigla WBA, diventa lo sfidante ufficiale del vincitore tra Artur Beterbiev (21) e Dmitri Bivol (23-1), che si affronteranno in rivincita, dopo la prima battaglia del 12 ottobre scorso a Ryad (Arabia Saudita) che ha premiato Beterbiev, il ceceno con passaporto canadese, 40 anni compiuti il 21 gennaio, dopo dodici round stellari. Il verdetto a maggioranza, non ha convinto l’angolo di Bivol, 34 anni, nato in Kyrgyzstan, nazionalità russa, residente dal 2014 negli USA. La rivincita fissata sempre alla Kingdome Arena di Ryad il 22 febbraio, si preannuncia al calor bianco. Per Benavidez, chiunque sia l’avversario, si tratta di scalare una montagna ghiacciata con le pantofole. La distanza tecnico, tattica e di potenza è lunare.
Giuliano Orlando