Boxe - Mondiali youth M/F a Kielce: il bilancio dell'Italia

Pubblicato il 27 aprile 2021 alle 21:15:34
Categoria: Boxe
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KIELCE (Polonia). L’Italia torna a casa dai mondiali youth conclusi a Kielce in Polonia, con tre bronzi, due femminili e uno maschile. Bilancio discreto, quasi buono, considerata la situazione generale. La squadra maschile ha dovuto fare a meno di Carlo Yoel Angeloni, del 2003, europeo 2019 jr. a Galati in Romania, il più accreditato con Michele Baldassi europeo jr. 2018, per il podio. La squadra femminile puntava in particolare su tre nomi: Erika Prisciandaro, Lucia Ayari e Melissa Gemini. Le prime due hanno svolto appieno il compito e il bronzo è una medaglia importantissima, visto il valore della concorrenza, mentre la viterbese, uscita all’esordio contro la kazaka Kizatova, è stata una cocente delusione. Edizione di altissimo valore tecnico e atletico. I migliori di ogni categoria hanno puntato alla forza muscolare. Pochissimi sono in grado di far valere la tecnica se non suffragata da grande resistenza e continuità offensiva. Comprese le donne, in particolare le asiatiche, che hanno basato la tattica sull’attacco senza soluzione di continuità, impensabile solo qualche edizione addietro. Tra gli uomini si sono distinti gli uzbeki Muzafarov (52) e il supermassimo Zokirov, un mancino del 2003, alto due metri che ha dominato gli avversari, destinato a farsi largo anche tra i senior. Da segnalare il giapponese peso leggero Reito Tsutsumi, concentrato di qualità, boxe semplice grazie alla scelta di tempo, grande continuità e precisione. Fratello di Hayato Tsutsumi, oro youth nel 2016 tra i 52 kg. a S. Pietroburgo, altrettanto bravo. La Russia ha mantenuto il ruolo di capofila con sette atleti sul podio, ma solo due ori, come Kazakistan e Uzbekistan le due forze emergenti. L’Europa si è salvata grazie alla Russia e in parte all’Ucraina (1 oro, 2 argenti e 2 bronzi), mentre il resto del continente ha fatto da comparsa, raccogliendo solo bronzi: due con la Bulgaria, uno a testa con Italia, Polonia, Ungheria, Azerbajan e Montenegro. Pesante l’assenza dei paesi d’oltre Manica, in passato sempre sul podio. L’Asia si conferma il continente dominante, centrando sei delle dieci categorie, tre sono andate all’Europa e una all’America con Cuba (USA assente), ancora forte ma lontana parente del passato. Presente con nove atleti i migliori tra i giovani, tornati con un oro e tre bronzi. I pugili caraibici sono bravi, eleganti e fanno anche scena, ma non rappresentano più i fuoriclasse di un tempo. Thailandesi, kazaki, giapponesi, ucraini, montenegrini, armeni e addirittura brasiliani sono stati in grado di batterli! L’avanzata delle forze nuove è inarrestabile e Cuba è diventata rivale forte ma non più imbattibile. Da segnalare che la commissione tecnica ha cambiato diversi verdetti su ricorso. Tra i più importanti, negli 81 kg. maschile, in semifinale la giuria aveva assegnato il successo 3-2 all’uzbeko Abdullaev, quella d’appello l’ha dato al montenegrino Lijesevic. Tra le donne, nei 69 kg. stesso discorso nei quarti tra la russa Kholueva, declassata a favore della polacca Marcinkoska, giunta poi in finale.

INDIANE TRAVOLGENTI CON SETTE ORI. Per quanto riguarda il settore femminile l’India (sette ori), l’ha fatta da padrona con una squadra formidabile. Non è certo una novità la forza delle indiane a qualsiasi livello, se pensiamo che una certa Mary Kom nel 2001 a 18 anni, colse l’argento mondiale assoluto e negli anni successivi ha vinto sei titoli iridati e a 38 primavere continua a combattere ed è il simbolo dell’India sportiva. L’India già nel 2011 alla prima edizione youth, vinse due ori e due bronzi, proseguendo in quelle successive a salire sul podio. A Budapest nel 2018 raccolse 2 ori, 2 argenti e 4 bronzi. Il primato dei 5 ori conquistati a Gawahati nel 2017 in casa, con l’aiuto di giurie compiacenti, sembrava insuperabile, invece a Kielce, con pieno merito e nessuno regalo, di ori ne ha portati a casa ben sette, una vendemmiata storica, suffragata da una superiorità in alcuni match imbarazzante. Il Comitato sportivo indiano ha investito moltissimo sulla boxe, in particolare nel settore femminile che conta oltre 5000 agoniste e oltre 30.000 iscritte. L’incentivo consente a molte giovani di uscire dalla povertà, quindi riscatto sociale e motivazioni incredibili. Potendo scegliere su tale base ampia, le titolari sono il frutto di una selezione durissima. Il nostro Lello Bergamasco, ex ct azzurro, che opera come coordinatore generale, ha fatto compiere un salto di qualità notevole e conferma che se hai il materiale centri i successi. A Kielce lo si è visto. Le nostre Prisciandaro (48) e Ayari (51) che hanno incrociato la Gitika e la Chanu in semifinale non era inferiori sul piano tecnico, semmai più complete, ma non potevano reggere la pressione offensiva di rivali che potrebbero competere con successo con i maschi. Hanno portato sette atlete in finale ottenendo altrettanti ori. Una superiorità talmente schiacciante che ha permesso solo ad altre tre nazioni di cogliere l’oro. La sorpresa riguarda l’Uzbekistan al femminile, entrata per la prima volta nel medagliere, che dopo una prima timida presenza nel 2017 in India, assente a Budapest, si è presentata in Polonia con otto atlete, portandone ben sei a medaglia: un oro, un argento e quattro bronzi. In allenamento da oltre un anno, con stage in Russia, Kazakistan e Cina, ha ottenuto il premio atteso, presentando atlete di grande vigoria fisica, che già alla prossima edizione contenderanno il primato alle indiane. La vincitrice Uktamova nei 64 kg. ha battuto l’indiana Khanam, la russa Kirienko e l’ucraina Lakiichuk in finale. La Russia ha salvato l’onore con la Amineva (64 kg.) che aveva vinto gli europei 2020 a Budva in Montenegro. La Turchia ritrova la strada dell’oro, che non vinceva dal 2015 con la Surmeneli, grazie a Busra Isildar, classe 2002, 19 anni compiuti il 19 aprile, grande talento, un palmares principesco. Oro agli europei jr. nel 2017 e 2018 nei +81, battendo la Olifirenko (Russia) e Kozorez (Moldovia), si ripete nel 2019 a Sofia agli europei youth sempre nei +81, ribattendo la Olifirenko, la polacca Jancelewicz e in finale l’ucraina Kryvonis sempre 5-0. A Kielce scende negli 81 kg., dominando la categoria. A parere personale la migliore delle partecipanti: veloce di gambe e di braccia, porta tutti i colpi, abile in difesa e precisa nelle repliche, più completa della stessa Busenaz Surmeneli (26-5-98), iridata 2019 a Ulan Ude (Russia) nei 69 kg.

STATISTICHE. Nel complesso gli 80 atleti saliti sul podio, hanno rappresentato 23 nazioni, sulle 52 presenti, meno del 50%. I podi uomini e donne, divisi per continenti sono stati così distribuiti: Europa (EUBC): 39; Asia (ASBC): 37; America (AMBC): 4. Per nazioni. India e Russia: 11; Kazakistan e Uzbekistan: 10; Polonia: 8; Ucraina: 6; Cuba e Italia: 3; Bulgaria, Mongolia e Thailandia: 2; Armenia, Azerbaigian, Colombia, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Giappone, Kirghizistan, Lettonia, Moldova, Montenegro e Turchia: 1. Podi maschili. Russia: 7; Kazakistan e Ucraina: 5; India e Uzbekistan: 4; Cuba: 3; Bulgaria: 2; Armenia, Azerbaigian, Colombia, Ungheria, Italia, Giappone, Kirghizistan, Mongolia, Montenegro e Polonia: 1. Podi femminili. India, e Polonia: 7; Uzbekistan: 6; Kazakistan: 5; Russia: 4; Italia e Thailandia: 2; Repubblica Ceca, Francia, Lettonia, Moldavia, Mongolia, Turchia e Ucraina: 1. Podi per continenti: Dieci nazioni sia gli uomini che le donne in finale. Maschi: Russia 5; Kazakistan 4, Ucraina 3, Uzbekistan 2, Cuba, Armenia, Giappone, India, Montenegro e Polonia 1. Donne: India 7; Russia 3; Uzbekistan, Polonia e Kazakistan 2; Ucraina, Francia, Ucraina e Turchia 1. Dei 20 finalisti maschili, 11 sono del 2002, 9 del 2003. Le donne: 10 del 2002 e 10 del 2003. Dei 40 semifinalisti maschili 19 del 2003 e 21 del 2002. Tra le donne 14 del 2003 e 26 del 2002. A Kielce presenti 44 nazioni e 274 uomini, 33 nazioni e 140 atlete. Uomini in calo rispetto all’edizione 2016 di Pietroburgo (62 nazioni e 364 pugili), mentre a Budapest 2018, erano presenti 53 nazioni ma solo 218 atleti. Il settore femminile è cresciuto come paesi rispetto a Ghawati 2017, dove erano 31 con 160 atlete, mentre in Polonia si sono presentati 33 nazioni e 140 atlete, comunque meno di Budapest con 37 nazioni. Le assenze più clamorose riguardano la Cina, gli Usa, l’Inghilterra e l’Irlanda, nazioni che sono sempre salite sul podio.

Bilancio italiano. Il team italiano era guidato dal consigliere federale Marco Consolati, dai tecnici Fabrizio Cappai e Francesco Stifani (maschile) da Valeria Calabrese e Gianfranco Rosi (femminile) e dal massofisio terapista Pierluigi Pantini. Sei dei sette azzurri, sono usciti al primo turno eliminatorio. Nei 49 kg. Salvatore Di Noto (2003) battuto dall’estone Morozov, nei 52 kg. Lorenzo Fais contro l’ucraino Tsykalo, giunto al bronzo, nei 60 kg. Daniele Salerno è stato fermato al secondo round, contro il giapponese Tsutsumi, il trionfatore della categoria. Manuel Lombardi nei 69 kg. ha trovato l’ucraino Zakharieiev, arrivato al bronzo, ed è stato coraggioso a finire ai punti. Negli 81 kg. non è bastata la grande generosità dell’emiliano Domenico Vinciguerra, di fronte all’azero Allahverdiyev, atleta molto abile, contro il quale ha disputato tre round intensi, tanto da ottenere il vantaggio da parte di un giudice, addirittura 30-27. Nei 91 Tistarelli, abbastanza esperto, ma decisamente inferiore al kazako Amirov, sul piano atletico. Situazione che si è ripetuta per tutti i sei azzurri. L’eccezione riguarda il campano Michele Baldassi nei 56 kg. dotato di indubbie qualità, già campione europeo jr. nel 2018, che ha saputo supplire alla minore potenza muscolare con la velocità e la precisione nei rientri. Questo gli ha permesso di battere il mancino polacco Materla, saltare il turno contro il giapponese Kajihara per WO, superare dopo una battaglia equilibrata l’ostico azero Aslikyan per 3-2. In semifinale cedeva alla maggiore fisicità di Sachin, tra l’altro l’unico indiano giunto all’oro. Il bilancio azzurro è stato di 3 vittorie e sette sconfitte. Otto le azzurre presenti a Kielce, due si presentavano da campionesse europee youth 2019 a Sofia (Prisciandaro e Gemini) mentre la Ayari aveva vinto il titolo jr. essendo nata nel 2003. La Golino aveva ottenuto anche il bronzo jr. ad Anapa in Russia nel 2018. Le altre debuttavano nelle youth. Prisciandaro ha offerto una grande prestazione, superando prima la turca Baba, poi la spagnola Gonzales, argento agli europei 2020 a Budva dove l’Italia non era presente. Nei quarti meglio della francese Zitouni, reduce dal successo sull’armena Ter-Barseghyan, ben quotata. In semifinale doveva arrendersi allo strapotere atletico dell’indiana Gitika, autentica macchina da guerra. Nei 51 kg., Lucia Ayari al debutto nelle youth, compie una vera impresa arrivando in semifinale, dopo aver superato la scorretta Zajicova della Repubblica Ceca e la Gomez dell’Ecuador, poca tecnica ma polmoni a mantice. Di fronte alla Chanu, nonostante l’ottima base tecnica, nulla può contro una rivale dai tratti mascolini e dalla potenza impressionante. A consolazione dell’azzurra, è stata l’avversaria più impegnativa per l’indiana. La Gemini (69 kg.) che tanto aveva impressionato nel 2019 agli europei, si presentava in forma precaria, difficoltà a rientrare nel peso, e lo si vedeva contro la non certo insuperabile kazaka Kizatova, che si limitava a portare colpi lunghi contro un bersaglio facile. La Golino (60 kg.) dopo una buona partenza, battendo la polacca Rozkoszek, argento europeo 2020, affrontava la kazaka Shayakhmetova, che i giudici (4-1) premiavano generosamente. Peccato, perché in caso di vittoria, aveva la medaglia assicurata. Nei 54 kg., Michela Caccamo classe 2003, non sfigurava contro la thailandese Srisawa, molto ben vista e premiata dai giudici. Non certo fortunata Mirian Tommasone nei 64 kg. visto che debutta contro la Amineva, campionessa europea 2020 e unica russa a vincere il mondiale. L’azzurra pur sconfitta si è fatta rispettare e non poco. Giorgia Paradisi è del 2003 e dimostra di essere una bella realtà, nonostante la scarsa esperienza. Batte all’esordio la romena Alecu e impegna niente male la thailandese Kawkankhun, molto più esperta. Chiara Saraiello (75 kg.), già azzurra nelle jr., dimostra carattere al debutto contro la polacca Parada, oro europeo 2020, replicando per tutte e tre le riprese. Bilancio finale femminile: sette vittorie e otto sconfitte.

Giuliano Orlando