Mondiali alle semifinali. Festa Uzbekistan, Cina, Russia e Cuba dimezzate.

Pubblicato il 11 maggio 2023 alle 21:05
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

 

Mondiali alle semifinali. Festa Uzbekistan, Cina, Russia e Cuba dimezzate.

Aziz sul podio. Da Usti lo sgarbo all’IBA.

di Giuliano Orlando

I mondiali maschili ospitati a Tashkent in Uzbekistan, hanno raggiunto le semifinali e assicurato ai 52 promossi, un premio minimo di 50.000 dollari. Tra questi un solo azzurro, l’argento uscente dei 92 kg. Aziz Abbes Mouhiidine, che ha vinto tre incontri, migliorando ad ogni match. Nonostante il sito federale, continui a pubblicare la presenza di 640 atleti per 104 nazioni, i numeri esatti sono di 107 nazioni e 538 pugili. Una quarantina di questi stati ha avuto viaggio e soggiorno a carico dell’IBA e la quasi totalità è uscita all’esordio. Stesso trattamento per il polacco Szoto nei 67 kg. giunto a titolo personale e subito fuori, battuto dal giapponese Wakita. In semifinale sono arrivare 18 nazioni e l’Uzbekistan come era prevedibile ha fatto la parte del leone portando nove pugili sul podio. Alcuni dei quali con la spinta di giurie casalinghe. Russia e Cuba lungo la strada hanno perduto 7 atleti dei 13 iscritti, il Kazakistan ne ha promosso 5. Per l’India solo tre podi, sotto le attese, al contrario di Francia, Georgia e Spagna molto soddisfatte. Due podi se lo sono assicurate Armenia, Mongolia, Brasile e Azerbajan. Non meno delusa la Cina, un solo semifinalista su 13 presenti e qualche sconfitta ingiusta. Jordania, Tajkistan, Kyrgykystan, Messico e Italia completano il quadro con una presenza. Alla vigilia si sperava che assiema al campano si unisse anche il medio Salvatore Cavallaro, ma le speranze sono svanite nei quarti, contro il magiaro Akilov, ucraino di nascita e attività, due incontri da pro, il debutto a Mariupol, la città martire ucraina, dopo che la Russia di Putin ha invaso l’Ucraina, rendendo impossibile svolgere attività agonistica. Quindi la scelta di passare in Ungheria per poter continuare a combattere. Akilov ha superato nettamente l’azzurro, troppo teso e impreciso. Peccato per Salvatore, anche se resta una delle colonne azzurre. Come prevedibile i quarti hanno espresso il meglio della rassegna, che nonostante l’assenza di nazioni importanti come USA, Inghilterra, Irlanda, Canada, Ucraina, Polonia, i Paesi Baltici, Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca e altre, mediamente ha offerto ottimi pugili in tutte le categorie, salvo i +92, dove ad eccezione del locale Jalolov, oro a Tokyo e ai mondiali di Ekaterinbur 2019, professionista con dodici vittorie tutte per KO, il resto della categoria è di bassa qualità, compreso il ventenne cubano Arzola Lopez, vincitore dubbio del cinese Bayikewuzi, oltre allo spagnolo Dris e l’azero Abdullayev. Cuba, presentatasi con ambizioni notevoli, con campioni dai trascorsi illustri, ha perso per strada ben sette elementi, alcuni dai trascorsi illustri, tra cui Alvarez Estrada (63,5), Sotolongo Iglesias (67), Lopez Cardona (80) e il Julio Peraza La Cruz (92), tutti ex iridati e ori olimpici. Gli altri caraibici esclusi sono Erisland Romero (51) superato dall’uzbeko Dusmatov, oro a Rio 2016, in una categoria ricca di campioni, dove il kazako Bibossinov, oro 2021 si è fermato all’esordio, battuto dall’indiano Dee Pak, che aveva battuto a Belgrado. L’indiano ora trova il francese Bennama, elemento in crescita, terzo nel 2021, sceso di categoria, punta alla finale. Dove il vincitore, quasi sicuramente, dovrà vedersela con l’idolo locale Dusmatov, oro 2016 di Rio, mancino esperto, finalmente sul podio, dopo averlo fallito tre volte (2015, 2017 e 2021), deciso a salire su quello più alto. Jorge Cuellar (71) eliminato dall’indiano Nishant e Nelson Williams (86) battuto clamorosamente dal messicano Romero. Sono entrati in semifinale Alejandro Claro (48) che avrà vita difficile contro il georgiano Alakhverdovi, bronzo uscente, l’esperto Yosban Veitia (54), 31 anni, sul ring da oltre un decennio, argento 2015 e iridato nel 2017, bocciato nel 2019, assente a Belgrado, trova il kazako Sabyrkhama alla sua portata per la finale. Nei 57, Saidel Horta, senza incantare, partendo dai 32° ha vinto tre incontri e quello contro il kazako Termirzhanov, argento uscente è stato il migliore. Contro l’indiano Mohammed può farcela per entrare in finale. Erisland Alvarez (60), 22 anni, facilitato dal sorteggio è arrivato al podio e dovrebbe portarsi in finale a spese del jordano Abu, mentre sarà durissima sia contro il russo Shumkov, una macchina da pugni o il francese Oumiha che di ori iridati ne ha già conquistati due (2017-2021) oltre all’argento a Rio 2016, che si affrontano in un match senza pronostico. Nei medi potrebbe essere la volta buona per Yoenlis Hernandez, il meno titolato, in rotta di collisione col francese Fendero, la  sorpresa della categoria, favorito contro il russo Sosulin (3-2) che forse non aveva battuto, mentre ha fatto  meglio del tajiko Salimov entrando nella nicchia dei premiati. Che superi anche il cubano mi sembra utopistico. La faccenda dovrebbe riguardare il cubano e Abdullaev che gioca in casa. Il nostro Mouhiidine ,(92) per arrivare in finale incrocia l’armeno Mahasyan, non certo un fenomeno, ma capace di recuperare lo svantaggio del primo round contro lo spagnolo Reyes nato a Cuba, piuttosto imbolsito, incapace di reagire e muoversi per evitare le bordate dell’armeno. Pericoloso a corta distanza, molto meno se giostri in velocità. La boxe dell’azzurro, sembra fatta su misura per evitare guai. Mi auguro la metta in pratica. Non ci sarà il campione uscente, Julio Peraza La Cruz, (33  anni) che dopo avere incamerato cinque ori iridati e uno a cinque cerchi, sembra arrivato al deposito. La sua boxe ostruzionistica, che non ho mai apprezzato, stavolta ha fatto cilecca contro l’uzbeko Mullojonov, che ha forza e resistenza. Non è un modello di eleganza ma ha mano pesante. A sbarrargli la strada per la finale, il russo Gadzhimagomedov, oro iridato nel 2019     e argento a Tokyo, battuto proprio da La Cruz, boxe molto scolastica, più fastidiosa che potente. Per l’azzurro andrebbe molto meglio il russo in finale. Contando sulla vittoria contro l’armeno da non sottovalutare affatto, se dimentichi di muoverti. Chiudo col mio pronostico, da non prendere sul serio, ma solo come indicazione del parere personale di un giornalista appassionato della disciplina. Nei 48 kg. propendo per georgiano Alakhverdosi, nei 51 il locale Dusmatov, rischio il vincitore tra Veitia e Sabyrkham nei 54. Vedo l’uzbeko Khalakov nei 57 e il russo Shumakov nei leggeri. Sfida incertissima tra Bashkov (Armenia) e il locale Abdullaev nei 63,5. Punto sul kazako Bekbauov nei 67 e sull’indiano Nishant o la sorpresa brasiliana De Oliveira ‘nei 71. Indico il mancino A. Abdullaev nei medi e il cinese Thouhet negli 80 kg.  Il russo Ataev negli 86, svicolo nei 92, perché temo fortemente che i giudici possano favorire il locale Mullojonov, mentre è troppo facile il bis del gigante mancino di casa Jalalov, professionista strapagato che ruba il premio a dilettanti veri, grazie ad un scelerata normativa dell’ex AIBA.

Chiudo col torneo di Usti, località della Repubblica Cecka, svoltosi ai primi di maggio. L’IBA venuta a conoscenza che si era iscritta una compagine USA, recentemente uscita dall’ente mondiale, ha invitato gli organizzatori a rifiutarne l’iscrizione e boicottare tutte quelle nazioni presenti alla manifestazione che avessero affrontato atleti degli Stati Uniti. Per i trasgressori sarebbero stati guai seri. Ai fatti la minaccia è caduta nel vuoto. Delle 18 nazioni iscritte, con atlete e atleti di alto livello, solo Francia e Brasile hanno parzialmente obbedito. Essendosi ritirate a giochi fatti o quasi, dopo aver preso parte alle prime fasi. Le altre non hanno fatto una piega arrivando in fondo. Hanno ignorato il richiamo Argentina, Danimarca, Finlandia, Inghilterra, Irlanda, Korea, Polonia, Svizzera, Svezia, Germania, Slovacchia, Ucraina, Galles, Norvegia, USA e Rep. Cecka. Tra i vincitori figura Jahmai Harvey (USA) oro ai mondiali 2021, il pluricampione europeo e mondiale, argento a Tokyo, l’ucraino Khyzhiniak, l’altro connazionale Zamotayev e il campione europeo supermassimi il tedesco Tiafack. Tra le donne hanno vinto l’ucraina Kob nei 50 kg. a spese dell’irlandese Moorehouse due super, nei 54, 57, 60 e 75, è stata la volta del poker delle irlandesi tutte titolate: Lehane, Walsh, Harrington e O’Rourke che vantano cinture europee e mondiali e la Harrington anche l’oro olimpico a Tokyo. Oro anche per la gallese Rosie Eccles nei 66, seguita dalla McCane (USA), Bova (Ucraina) e Rygielska (Polonia) un podio superlativo. Il medagliere del torneo ha visto salire sul podio 14 nazioni, con l’Irlanda (6-1) davanti a Ucraina (3-1-5), USA (2-2-4), quindi Germania e Galles (1-1), Polonia, CZE, Norvegia, Slovacchia, Svezia, Inghilterra, Argentina, Danimarca e Korea. Il primo sgarbo ufficiale all’IBA è arrivato e potrebbe non essere l’ultimo, semmai il primo di una serie. L’ente presieduta dal russo Kremler come reagirà? Squalificherà le nazioni presenti a Usti? Decisione coerente ma pericolosa, essendoci il rischio che i vari tornei perderebbero sempre più iscrizioni. Una patata bollente per l’IBA, che forse non aveva messo in conto. Il CIO nel frattempo sta preparandosi a gestire gli aspetti organizzativi dei Giochi di Parigi, mentre le preolimpiche sono state delegate a società autonome fuori dalla gestione dell’IBA, messa fuori gioco dallo stesso CIO  dal 2019. Che finora non è intervenuto ufficialmente per il semplice motivo, che attende di capire bene gli sviluppi e lo sgarbo di Usti nei confronti dell’IBA, non è secondario. 

Giuliano Orlando