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A Milano Paparo, Magrì e Amefiam infiammano il pubblico con KO spettacolari

Pubblicato il 7 luglio 2025 alle 14:07
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 

A Milano Paparo, Magrì e Amefiam infiammano il pubblico con KO spettacolari.

Grande successo della TAF. I prossimi impegni

di Giuliano Orlando

 

La TAF aveva promesso spettacolo e i pugili hanno ripagato sia il promoter Edoardo Germani e il suo staff che il pubblico, accorso talmente numeroso da superare ogni più rosea aspettativa, visto che siamo già in tempo di vacanze. Migliore arrivederci a ottobre non poteva esserci. Avevo anticipato che la sfida tra Francesco Paparo (11-1-1) campione italiano superpiuma e lo sfidante Nicola Henchiri (11-10-2), racchiudeva la paprica, una spezia dall’aroma forte, che più piace agli spettatori: l’emozione del KO. Il giovane milanese, 23 anni in grande evoluzione tecnico-tattica, sotto la guida dello zio Francis non è venuto meno alle attese, semmai le ha superate. L’impressionante KO giunto sul finire del primo round, inflitto da Paparo al più stagionato Henchiri, 35 anni, pro dal 2016, due tentativi EBU silver falliti, giunto al quarto tentativo tricolore, ha emozionato e anche preoccupato. L’avvio del confronto lasciava capire che lo sfidante si affidava alle gambe per salvare il salvabile. Il campione ha preso subito l’iniziativa, portando colpi sopra e sotto. Mancavano pochi secondi alla fine del round, con Henchiri alle corde, quando il destro di Paparo arrivava al mento del toscano che nel tentativo di uscire dalla traiettoria finiva incontro al colpo del campione, rendendo l’impatto devastante. Finiva al tappeto, battendo la testa e restando inanimato alcuni secondi. Per fortuna, dopo i riscontri medici, si riprendeva bene.

Una vittoria annunciata, giunta col punto esclamativo del KO, a conferma che il campione può aspirare a traguardi più importanti anche se è utile farlo crescere con giudizio. Infatti, Edoardo Germani lo ha già inserito nel programma che aprirà la stagione autunnale con la seconda difesa. In questo caso lo sfidante è Catalin Ionescu (16-4-1), 28 anni, visto nel match di apertura della serata, battere senza alcuna fatica il collaudatore bosniaco Luka Valjovic (2-22-1) 23 anni, pro dal 2020, che ha svolto il suo compito, evitando la sconfitta prima del limite. Ionescu, 28 anni, nato in Romania, risiede a Lastra a Signa dal 2015, è italiano a tutti gli effetti. Pro dal 2017, nel 2022 ha messo KO, proprio Nicola Henchiri, conquistando il vacante tricolore. Lo scorso marzo a Novara è inciampato sui lunghi colpi dello spagnolo Alex de la Rosa (10) nella sfida per il Mediterraneo WBA superpiuma. Anche in questo caso il pronostico è per il campione, anche se lo sfidante tenterà il colpo, improbabile, a sorpresa. Anche l’altro thriller annunciato, riguardante il confronto tra il medio milanese Valerio Mantovani (5-1) e il tarantino Francesco Magrì (6), 27 anni,  pro dal 2024, uscito dal premiato vivaio della Quero-Chiloiro, fondata da papà Vincenzo Quero (41-5-5), pro dal 1972 al ’79, spettacolare peso leggero, attivissimo a Milano, campione italiano nel 1975, che il figlio Cataldo da tecnico, prosegue con ottimi risultati. Magrì, su suggerimento di Andrea Locatelli, responsabile federale del settore pro, è stato chiamato in sostituzione di Francesco Russo (13-5), che aveva impressionato molto bene, nella sfida contro Francesco Faraone. Match saltato per un problema del romano (ulcera inguinale).

Magrì e Mantovani hanno offerto al pubblico un confronto all’americana, nel senso più spettacolare del termine. Mantovani sapeva benissimo di rimetterci nel cambio, vantando il tarantino un passato in maglietta da protagonista, impreziosito dal doppio tricolore, oltre a presenze in nazionale. Anche in questa sfida, due lampi, ovvero due conteggi, hanno illuminato il ring. Ad accenderli è stato un Magrì tanto spettacolare quanto spietato, mettendo a frutto la giusta impostazione tattica e il vantaggio di trovare un rivale che avanzava frontalmente, retaggio di una carriera nella MMA, handicap pagato caro. Mantovani, cuor di leone e orgoglio infinito, cercava di chiudere l’avversario alle corde ma trovava un sinistro pungente e il destro pesante che lo bloccavano. Infatti, quel destro gli costava il primo KD che raddoppiava il vantaggio del primo round per Magrì. Lungi dalla resa, il milanese, sostenuto da moltissimi tifosi, gettava il cuore oltre l’ostacolo, guadagnando la ripresa, sia pure con spreco di energie enorme. Terzo tempo con alterni vantaggi e nella quarta tornata la sentenza che ha deciso la sfida. Protagonista ancora il destro saetta di Magrì, che ributta Mantovani al tappeto. Ma non è finita, perché Valerio si rialza in fretta e riprende la battaglia. Entrambi hanno il volto insanguinato: Magrì ferito all’occhio sinistro, Mantovani epistassi robusta, ma questo non li ferma. Anche se il match è segnato, come dimostra la quinta tornata con Magrì che anticipa l’avversario tormentandolo con diretti su diretti.

In avvio del sesto e ultimo round, l’arbitro chiama il medico, che valuta pericolosa l’epistassi per la respirazione di Mantovani. Stop e verdetto di KOT per ferita. Inutili anche se comprensibili le protesta dello sconfitto. “Non avevo alcun problema respiratorio, anche se deglutivo il sangue. L’ho dimostrato con la capriola. Non doveva fermarmi. D’accordo, ero indietro, ma avrei chiuso la sfida ai punti. Ho chiesto la rivincita che Francesco si è detto pronto a darmi”. Sul fronte del vincitore, la giustificata soddisfazione per un successo che gli apre le porte ad un bis milanese. “L’offerta di combattere a Milano era troppo importante per non sfruttarla al meglio. Mantovani è stato un grande avversario e merita gli applausi miei e del pubblico. Pronto alla rivincita e anche ad affrontare Russo, che doveva battersi con Mantovani. Per mantenermi, lavoro dell’azienda di mio padre. Quando termino vado ad allenarmi in palestra. Sono un papà felice di due figli che adoro, come la mia compagna, ma questo comporta anche sacrifici quotidiani. Li faccio volentieri e spero di tornare a Milano per diventare protagonista. Il terzo punto esclamativo, spetta al cruiser Paul Amefiam (5), 29 anni, nato nel Togo, da anni residente a Milano, in attesa della nazionalizzazione. L’avversario arriva da Roma: Booba Diuf (5-1), 31 anni, nativo del Gambia, giunto in Italia a 17 anni, nato pugilisticamente all’Audace di Roma, imbattuto e ambizioso, con dichiarazioni bellicose, forse troppo. Per contro il controllo del rivale, limitatosi ad un’emblematica replica:

C’è un proverbio che dice di non vendere la pelle dell’orso, prima di averlo catturato. Diuf mi aveva battuto prima di affrontarmi. Ignorando che sul ring, contano i pugni e non le parole”. Proverbio diventato realtà. Dopo una prima ripresa teatrale con Diuf che mostrava tutto lo scibile della boxe: mentre l’avversario si limitava e difendersi con ordine, in quello successivo Paul iniziava a mettere colpi a bersaglio, aumentati nella terza e conclusi alla quarta, mentre Diuf si spegneva come neve al sole. Un KO spettacolare e gradito dal pubblico. Anche se alla fine, gratificava di applausi pure lo sconfitto. Consapevole di aver perduto una grande opportunità. “Sono stato uno stupido, pagando la mia vanità. Onore al mio vincitore. La sconfitta mi aiuterà a crescere. Adesso torno in palestra per cancellare il mio errore”.  Il vincitore manteneva il profilo basso: “Una vittoria importante, ma solo una tappa di avvicinamento al traguardo tricolore, sperando che qualche persona mi aiuti a diventare italiano”.                                                                                                                      

La locandina indicava come match-clou, la rivincita tra l’egiziano Mohamed Elmaghraby (12), 30 anni e Stiven Leonetti Dredhaj (12-5-1), 29 anni, nato in Albania, italiano a tutti gli effetti, valida come semifinale per lo sfidare il campione dei mediomassimi. Ha vinto nettamente Elmaghraby, più attivo e preciso anche se la sfida si è snodata senza sussulti, con andante lento e lunghe pause. Al punto che Elvis Beyko, titolare della Rocky Marciano, il gym dove si è preparato Leonetti, verso la fine ha lasciato l’angolo, con un commento amaro: “Se Stiven non porta colpi è inutile sperare. Un vero peccato. In palestra è un campione ma quando conta è troppo prudente e si fa battere da un pugile che non è certo un super”. La sfida ha entusiasmato i tanti supporter dell’egiziano, giunti da Bollate, che lo hanno sostenuto. Da parte mia ho avuto la conferma che il livello è modesto. Comunque, sarà Elmaghraby, lo sfidante del vincitore tra il campione Eros Seghetti (11-1-1), 31 anni e lo sfidante Dragan Lepei (23-8-2), anni 35, pro dal 2013, già campione (2018 e 2023), fiorentino di residenza che si affronteranno il 18 luglio ad Ascoli Piceno. Il mediomassimo Vincenzo Lizzi (3), 29 anni, pro da 2024, calabrese di Cetraro, carriera dilettantistica importante, si è imposto abbastanza chiaramente sul campano Francesco Coppola (4-2), reduce dai successi su Domenico Vinciguerra (7-1) e Riccardo Valentino (7-4). Lizzi apparso più coordinato ha mantenuto l’iniziativa, portando colpi in serie, mentre le repliche di Coppola risultavano più sporadiche.                                                                                                                

Doveva essere il rientro vincente della vigevanese Veronica Tosi (7-2), pro dal 2019, 37 anni, ex tricolore (2023) ed europea (2024) gallo, titolo perduto a tavolino. Veronica ha vinto ma ha faticato non poco. Cristina Garganese (4-2), 29 anni, pugliese di Francavilla Fontana, partiva meglio, puntando sulle leve più lunghe e il gioco di gambe. Tattica che funzionava per i primi tre round. Poi il match cambiava volto e la pressione di Veronica, che ha il fiato di una maratoneta, in iniziava a dare i suoi frutti. La Garganese perdeva velocità e precisione, mentre la Tosi cresceva ad ogni ripresa. Gli ultimi round risultavano a senso unico per la vigevanese, che ha svolto parte della preparazione a Roma, sotto la guida di Simone D’Alessandri, allenandosi con Steffy Silva e Alessia Mesiano. Nel corso del sesto round, la Garganese ormai esausta finiva seduta sul tappeto, senza essere colpita ma perdendo l‘equilibrio. L’arbitro Di Marco, erroneamente la contava, dilatando il distacco a favore della Tosi.  Al termine degli otto round, i giudici premiavano l’indomabile lombarda. Una vittoria importante, considerato da era ferma da oltre un anno. “Sono felicissima, – le parole della vincitrice – battere la Garganese non era facile, essendo avversaria molto brava. Ringrazio il maestro D’Alessandri, Silva e Mesiano, preziosissimi consiglieri. A questo punto essendo la sfidante ufficiale di Gloria Peritore la campionessa europea in carica, mi metto nelle mani di Edoardo Germani, per allestire la sfida.

Io sono pronta a dare il meglio”.  Ci sono categorie nel corso di una riunione molto importanti che passano sempre sotto silenzio. In questo caso mi riferisco agli addetti alla sicurezza, che hanno la responsabilità di far funzionare tutto bene, veicolando i presenti nella giusta direzione. Compito semplice solo in apparenza, molto più delicato nella sostanza. Nelle riunioni della TAF i responsabili si chiamano Luigi Saturno ed Edoardo Gussoni, due giganti ai quali dico grazie per aver facilitato la mia collocazione a bordo ring. Chiudo, col saluto che Edoardo Germani ha rivolto al pubblico, ringraziandolo per la fiducia che aumenta ad ogni appuntamento. Il prossimo, l’undicesimo della serie, oltre a Paparo-Ionescu mette sul ring un secondo tricolore, quello dei superwelter tra il campione Paolo Bologna e Nicholas Esposito che sale di categoria. I due, già noti al pubblico milanese, assicurano una sfida dai punti esclamativi, viste le prerogative da 2guerrieri no stop. Oltre al rientro del gigante Kogasso                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

Giuliano Orlando