"Lucio Dalla", di Ernesto Assante e Gino Castaldo: la recensione

Pubblicato il 18 maggio 2021 alle 11:30
Categoria: Libri di Sport
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Ricostruito il ritratto che mancava di un artista unico e imparagonabile – Ernesto Assante, Gino Castaldo - Lucio Dalla – Mondadori Editore – Pag. 365 – Euro 20.00.

Raccontare Lucio Dalla è come voler mettere in gabbia una farfalla e pensare di studiarne i colori e i comportamenti. Ernesto Assante e Gino Castaldo, due vecchie volpi del giornalismo musicale hanno trovato l’ideale compromesso per far conoscere uno degli artisti più importanti e genuini del nostro tempo, facendo l’operazione più semplice: descriverlo in ogni dettaglio, raccontando una specie di “minuto per minuto” di Lucio Dalla. Fisico non certo da Adone, scarsa conoscenza iniziale delle basi musicali, mai frequentato accademie, dita corte per un pianista e una timidezza gigantesca. Solo mamma Jole lo sostiene sempre, in particolare quando entra nelle crisi in cui pensa seriamente di trovarsi un lavoro diverso. Eppure quel fanciullo che chiamavano “briciola” per la limitata statura, dimostra di essere un prodigio fin bambino. Recita a scuola e a sei anni, fa parte della compagnia al piccolo teatro di Bologna “La Soffitta”, dove recitava, ballava e cantava. Un piccolo istrione, che sorprendeva i grandi. Questa bizzarra personalità mette in allarme la madre. Lo porta da uno psichiatra e il verdetto è sconcertante: “Suo figlio sarà un bravo operaio”. Ma la replica materna è altrettanto chiara: “Operaio sarà lei”.

Lucio, nato jazzista e mille altre cose, cabarettista, autore e attore, incantatore e strumentista visto che ne suonava parecchi, clarinettista di altissima qualità, se la cavava bene anche al pianoforte. Da clarinettista a 17 anni, fa parte della “Rheno dixieland Band” diretta da Nando Giardina, dove suonava anche Pupi Avati, pure lui al clarinetto, poi grande regista. Entra in diversi gruppi, dalla Seconda Roman New Orleans Jazz Band ai Flippers che andavano per la maggiore.

I primi passi nel mondo dello spettacolo sono drammatici e spassosi. Renzo Arbore, Adriano Celentano, Mina ed Ennio Moricone, una pletoria di parolieri e addetti ai lavori, giurano sul suo talento. Eppure, per anni Lucio sfugge alle luci della ribalta per l’innata timidezza. Nel 1964, Gino Paoli che ha sempre creduto nel genio del giovane bolognese, con Gianfranco Reverberi lo porta di forza allo studio della Rca per incidere un brano “Careless Love”. Sembra tutto pronto, ma Lucio tentenna, vuole essere solo, fa spegnere le luci, chiede un paravento per non essere visto neppure da Paoli, Reverberi e Bardotti in sala regia. Parte il nastro e non avviene nulla. Vanno a vedere e scoprono Lucio nudo, con le mutande in testa, che spiega di sentirsi a suo agio solo così, per cantare. Esperienze a non finire, dal Cantagiro al Festival di Sanremo, stagioni fantastiche e altre senza acuti, ovvero canzoni di successo. Vive a Roma, ha amici ovunque ma resta spesso solo nel suo mondo fantastico ed è Bologna la sua vera casa. E’ un leader a corrente alternata, accende e spegne le luci del suo estro secondo linee non certo parallele. Scrive Baldazzi: “Era il capobranco a cui non era facile star dietro ma a cui era difficile disobbedire.  A volte si faceva cupo, scontroso e irascibile, trasformandosi da dottor Jekyll a mister Hyde”. Ma Lucio è anche uno che vuole mettersi sempre in gioco. Firma il manifesto della “linea gialla” con Tenco, diventato grande amico, ed altri in contrapposizione a quella “verde” di Mogol e alla “rossa” che ha scelto la canzone politica. Quando entrano nella sua sfera intima, nega categoricamente l’omosessualità, ma conferma di essere aperto ad ogni sensazione affettiva. Fervente cattolico, devoto di Padre Pio, a modo suo era anche un benefattore. Quando il successo diventa frenetico non smette di mettersi in gioco e aiutare altri giovani talenti. Tra i tanti Samuele Bersani. Progetta un video clip per illustrare i salmi biblici, lavora per unificare i vari generi della musica, una contaminazione necessaria per uscire dalla routine e aprire a nuove promozioni. Nel 2007 realizza la colonna sonora con Bruno Mariano, di un cartone animato di Milo Manara, ispirato alle imprese di Valentino Rossi il campione di motociclismo. Muore a Montreux in Svizzera, sul lago di Ginevra, il primo marzo 2012, il quattro avrebbe compiuto 69 anni. Nel cassetto ancora tanti progetti, ma il destino aveva deciso diversamente. Scrissero i frati della Basilica di San Francesco d’Assisi: “Certamente San Francesco lo accoglierà per portarlo alla presenza del Signore”. Non un libro, ma il libro su Lucio Dalla.

Giuliano Orlando