Libri di Sport: "Rocky Marciano, The King", storia di un campione figlio di emigranti

Pubblicato il 12 maggio 2015 alle 16:13:08
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

Nell'aprile del 1912 dal porto di Southampton, nel Regno Unito, parte una nave (Il Titanic) che è destinata - per sua sfortuna - a rimanere indimenticata e indimenticabile. Ma c'è un'altra nave - in quello stesso anno - che segna a sua insaputa la storia, perlomeno del pugilato, e salpa circa un mese prima. "Si chiama Canada, ed è stato costruito nei cantieri di Marsiglia in Francia, il piroscafo che il 14 marzo 1912 parte dal porto di Napoli, destinazione New York. Tra i passeggeri, assieme ai circa 1800 emigranti, c'è Rocco Francesco Marchegiano, nonno di Rocky Marciano". Inizia così, con una sberla all'attualità più feroce, il libro di Giuliano Orlando "Rocky Marciano - The King" sull'indimenticabile pugile che ha segnato per sempre la boxe mondiale. Un racconto che senza quel piroscafo - partito per un viaggio lungo 14 giorni, con ben altri passeggeri rispetto al Titanic - non avrebbe mai avuto una trama.

Ecco quindi la vera storia di Rocky Marchegiano, per tutti Marciano, unico peso massimo a ritirarsi imbattuto, ma soprattutto una storia che racconta molto del nostro popolo e del sogno americano. A narrarla, con minuzia di dettagli e particolari, è la penna di Giuliano Orlando: giornalista veterano di ring e guantoni che ha festeggiato da poco 50 anni di onorato servizio giornalistico. E' lui a portarci, con passione ed onestà, negli angoli nascosti di Brockton dove il campione cresce e verso i quali nutrirà sempre un legame profondo. Fino ai primi pugni con lo zio John e il sogno ostinato - sempre fallito - di diventare un giocatore di baseball.

Perché nel destino di Rocky c'è altro, anche se la scoperta del suo talento è quasi fortuita. Mentre indossa i panni del militare, emerge un futuro da picchiatore più che da atleta. Orlando ci racconta di quei cazzotti pesanti, delle mani d'acciaio, di un'aggressività eccezionale, ma anche della poca classe, dei movimenti disordinati e rozzi. E' l'incontro e il sempre difficile rapporto con il manager Al Weill a segnarlo per sempre. Arrivano così le prime vittorie, i primi avversari mandati all'ospedale. Fino agli scontri passati alla storia: quello per il titolo di campione del mondo conquistato nel '52 contro  J.J. Walcott, l'incredibile sfida alla leggenda Joe Louis, l'ostico combattimento con Roland La Starza.

L'incredibile palmarès di Rocky parla di 49 vittorie, di cui 43 per KO, e nessuna sconfitta. Addirittura 20 dei 43 KO giunsero entro la terza ripresa. Ma di un atleta così si scopre molto altro in questo libro: Orlando svela la sua ostinata ricerca di fama e ricchezza, la buffa - e un po' provinciale - diffidenza verso le banche (nascondeva i suoi milioni in casa). E poi ancora le origini abruzzesi della sua famiglia, la miopia dell'Italia rispetto al fenomeno Marciano scoperto molto, forse troppo, tardi. Infine le accuse, di essere al limite del regolamento sul ring, dei presunti legami con la mafia fuori; legami mai emersi e fortemente rinnegati dal pugile stesso e dalla sua famiglia.

Fino al ritiro e alla tragica fine, una caduta improvvisa e potente, ma non sul ring. Da vera star qual era, forse, non poteva essere diversamente. Il giorno prima del suo quarantaseiesimo compleanno, Rocky precipita a Newton nello Iowa assieme al pilota del suo aereo privato, un Cessna 172, a causa di terribili condizioni atmosferiche. Una fine drammatica, da film. Per una storia e un campione che hanno segnato per sempre la storia dello sport