La supersfida Fury-Usyk in aprile. Beterbiev mette KO anche Yarde. Per il silver WBC, Magnesi a Roma a fine marzo. Turchi, prosciolto, tenta il mondiale IBO in Australia.

Pubblicato il 30 gennaio 2023 alle 16:01
Categoria: Boxe
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Che sia o meno il match del secolo, il promoter Bob Arum assicura che la supersfida tra l’ucraino Olexandr Usyk (20) WBA-IBF-IBO-WBO e l’irlandeseTyson Fury (33-0-1), re del WBC, sarà l’incontro meglio pagato in assoluto. Tanti milioni di dollari per entrambi. L’ufficialità del match in settimana. Sono in lizza per organizzare il confronto gli Emirati Arabi e l’Inghilterra. In casa di Fury, la collocazione sarà sicuramente lo stadio di Wembley col tutto esaurito e siamo sui 100.000 spettatori. In Asia meno spettatori ma ingresso più salato. Il pronostico dovrebbe strizzare l’occhio a Fury, un massimo vero, resistente e dai pugni pesanti, anche se le maggiori lacune sono la difesa, settore che l’ucraino sa organizzare meglio. Il fatto è che l’ucraino nei massimi ci è arrivato per avere esaurito nei cruiser tutte le opportunità di guadagno. Interessante che entrambi siano imbattuti da pro e le ultime sconfitte risalgono ai tempi del dilettantismo. L’ucraino, nato il 17 gennaio 1987 a Simferodol in Crimea, nella lunga militanza iniziata nel 2005 a 18 anni fino al 2013, ha vinto tutto. Dopo i Giochi di Londra (in finale battè il nostro Clemente Russo), prosegue con le World Series, ottenendo vittorie sui più forti massimi, con un record di (94+15-). L’ultima sconfitta in maglietta risale ai mondiali 2009 a Milano, superato dal russo Egor Mekhontsev 14-10, in semifinale. Debutta al professionismo il 9 novembre 2013 sul ring di Kiev. Promoter Krassyuk e manager Klimas che gestisce il 90% dei pugili dell’Est Europa. Dal 2017 risiede a Oxnard in California. Tyson Fury, nato a il 12 luglio 1988 a Manchester nel Lanchashire, famiglia irlandese di origine rom, tira i primi pugni a 14 anni, nel 2006 a 18 anni, prende parte ai mondiali youth disputati ad Agadir, conquistando il bronzo, battuto in semifinale dal locale Sador Abdullaev, l’anno dopo agli europei youth a Sombor in Serbia arriva in finale, ma cede al russo Babanin, molto più esperto. Nel 2008 disputa i campionati irlandesi ma si infortuna all’esordio. Quella col russo dell’11 luglio 2007 è l’ultima sconfitta reale. Chiude con un record di 20+5-. Passa pro nel 2008 a vent’anni. Diventa campione inglese, del Commonwealth, d’Europa e poi stupisce il mondo, quando il 28 novembre 2015 sul ring di Dusseldorf in Germania, batte nettamente l’ucraino Wladimir Klitschko che assieme al fratello Vitali, per alcuni anni in concomitanza, dominano la categoria dal 1999. In Germania la maggiore freschezza e determinazione del più giovane Fury (27 anni), che con i suoi 2,06 di altezza, hanno avuto la meglio su un rivale di 12 anni più anziano. L’impresa fece perdere la testa all’irlandese che ne combinò di tutti i colori, fino a quando il 13 ottobre 2016, rinuncia a tutte le cinture. In pochi ritenevano il recupero possibile. Tra costoro i più convinti erano lo zio allenatore Peter Fury, il promoter Mike Henessy e Bob Arum, che ancora ne gestisce l’attività. Dal ritorno sul ring nel 2018, ha vinto otto dei nove incontri sostenuti ha detronizzato Deontay Wilder titolare della cintura WBC dal 2015 e fino ad allora imbattuto con un record impressionante di 42 vittorie e 41 KO. Ora è pronto per l’ennesima impresa, Usyk permettendo.

Sabato scorso alla Wembley Arena di Londra, Artur Beterbiev (19), russo di 38 anni, residente in Canada dal debutto nei pro nel 2013, ha mantenuto le cinture mediomassimi IBF, WBC e WBO costringendo il pur valoroso e valido inglese Anthony Yarde (23-3) alla resa nel corso dell’ottavo round, con il pugile di colore ormai allo stremo della resistenza. Il russo ha impressionato sia per la solidità, incassando senza accusare destri precisi e potenti, ma ancor più colpendo con durezza e continuità lungo i sette round, disputati a ritmi sostenuti. Yarde si è difeso bene e ha replicato fino al quinto round, poi le difese si sono affievolite e il lavoro sordo di Beterbiev ha fatto la differenza. Il russo, alla quarta difesa, ha confermato che l’età non ha inciso per nulla sul rendimento e ancor meno sulla dinamite dei pugni che spara. Diciotto vittorie nel record, tutte prima del limite. Yarde (31 anni), pro dal 2015, era al secondo tentativo mondiale. Il primo a Chelyabinsk in Russia, contro Sergey Kovalev il 24 agosto 2019, finito a suo sfavore all’undicesimo tempo, dopo una partenza folle che mise in seria difficoltà il russo, ma prosciugò le energie dell’inglese dopo il sesto tempo. Beterbiev dopo questo trionfo, per dimostrare di essere il miglior mediomassimo assoluto deve superare l’ostacolo Dmitri Bivol (21), 32 anni, nazionalità russa, ma nato in Kyrgyzstan il 18 dicembre 1990, pro dal 2015, supercampione WBA, giunto alla nona difesa, le ultime due vittime si chiamano Saul Alvarez e Gilberto Ramirez dai record impressionanti. Non faccio pronostici, semplicemente dico che sarà una sfida imperdibile. Beterbiev è stato una delle colonne della Russia da dilettante, iniziando nel 2002 a 15 anni, fino al 2012, raccogliendo europei e mondiali, la sua bestia nera è stato l’ucraino Usyk che gli inflisse le ultime due sconfitte (mondiali di Baku nel 2011 e l’anno dopo ai Giochi di Londra), di una carriera in maglietta che segna 96+ e solo 10 sconfitte in dieci anni di attività. Nel 2013 accompagnato dal padre allenatore, lascia la Russia tentando la fortuna in Canada, dove aveva alcuni parenti. Inizialmente fu dura, combattendo per borse ridicole. Il primo salto di qualità nel settembre 2014 a Montreal, spedendo KO il quotato Tavoris Cloud per il titolo del Nord America e l’anno dopo l’ingaggio a combattere negli USA a Chicago, l’11 novembre 2017 a Fresno (USA) dove conquista il titolo IBF vacante dei mediomassimi a spese del tedesco Enrico Koelling, messo KO al 12° round, dopo una battaglia tremenda ed equilibrata. Da quel momento Beterbiev prende il volo aggiungendo anche le cinture WBC e WBO, fino all’ultima vittoria sull’inglese Ward. Con borse

consone al suo valore. Nella stessa serata l’ucraino Artem Dalakian (22), azero di nascita, 35 anni, pro dal 2012, campione mosca WBA dal 2018, battendo Brian Viloria a Inglewood (USA) e difeso sei volte. L’altra sera ha tenuto a bada Davide Jimenez (12-1) della Costa Rica, 30 anni, al primo tentativo iridato. Strano pugile questo Jimenez, che combatte a fasi alterne. Con lunghe pause e improvvisi attacchi di alta intensità. La bravura del campione è stata quella di non accettare lo scambio e riportare il match sulla linea tecnica della lunga distanza, dove la sua miglior tecnica, ha avuto ragione. Sul ring i due fratelli Itauma, che Warren ha sotto contratto. Il più anziano Karol (9-1), mancino di 22 anni, al decimo match in carriera sulla carta, contro lo stagionato argentino Osvaldo Maderna (29-10) non doveva essere un problema, anche se i 18 KO su 28 vittorie, potevano essere un campanello d’allarme.

L’argentino è partito alla grande, puntando sul classico diretto destro che ha trovato scoperto il mancino inglese e da quel momento sono cominciati i guai, ampliati nel corso delle riprese. La conclusione al quinto round, con l’ennesimo destro preciso al mento di Karol, che plana al tappeto, incapace di alzarsi in tempo. Un vero disastro. Molto atteso il debutto del più giovane Enriko Moses (1) 18 anni, reduce dall’oro sia europeo che mondiale negli youth. Figlio di mamma slovacca e papà nigeriano, in maglietta ha dominato fin dagli jr. e Warren è convinto che proseguirà anche da pro. L’avversario per il debutto, Marcel Bode (2-1) arrivato dalla Repubblica Cecca, ha fatto da comparsa lampo: meno di mezzo minuto e la faccenda era conclusa, con due conteggi abbastanza sorprendenti, su colpi appena appoggiati. Avendolo visto agli europei, ritengo che Moses abbia talento e personalità, anche se nella boxe anticipare il futuro è sempre un rischio, come ha dimostrato il tonfo di Karol, che pure nel 2018 a Buenos Aires aveva vinto ai Giochi olimpici di categoria. Il prossimo impegno per Moses è fissato il 25 marzo a Telford.

A Inglewood (USA), Floyd Schofield (13) 20 anni, mantiene l’imbattibilità e conquista l’Internazionale vacante dei leggeri WBA a spese di Alberto Mercado (17-5-1), largamente battuto ai punti. Nei paglia, tra il portoricano Oscar Collazo (6) e il messicano Yudel Reyes (15.2) nella sfida indicata come semifinale WBO, il primo ha messo KO al quinto l’avversario. Il supermedio uzbeko Bektemir Melikuziev (11-1), 26 anni, argento a Rio nei medi, si è disfatto del californiano Ulises Sierra (17-3-2) al terzo round. In mancanza di giovani di belle speranze, a Oslo, i tifosi svedesi della boxe si accontentano di applaudire il cruiser Kai Robin Havnaa (18), figlio d’arte (il padre Magne attivo negli anni ’90, iridato WBO, battuto dal nostro Angelo Rottoli per l’europeo), non ha faticato a spedire KO l’egiziano Hany Atiyo (18-6) alla terza ripresa.

Il fiorentino Fabio Turchi (21-2) è stato prosciolto dall’accusa di doping e la OPI Since 82 gli ha trovato una grande opportunità a tempi brevi. Il primo aprile salirà sul ring di Brisbane in Australia, per contendere all’imbattuto locale Floyd Masson (22), gestito da Angelo Di Carlo, italo-australiano, il vacante mondiale massimi leggeri IBO. Non certo una prova facile, ma anche una grande opportunità per il gigante toscano che ha dovuto restare inattivo dal luglio scorso, con un’accusa rivelatasi infondata. Il mancino australiano preferisce la media distanza dove sfrutta la buona velocità delle braccia. Non ha una difesa impenetrabile e sente i colpi sotto, come è stato contro il connazionale Mark Flanagan (26-9) per il titolo australiano lo scorso dicembre a Eatons, finito con la vittoria a maggioranza per Masson, contato al primo round. Una bella sfida, difficile ma non impossibile, che in caso di successo, riporterebbe l’italiano ai vertici, dopo la sconfitta contro l’inglese Richard Riakphore (16) nel giugno 2022 a Londra.

 

 

Lo scorso 22 settembre, sul ring di Manchester in Inghilterra, il romano di Cave, Michael Magnesi (21-1) lasciava il mondiale IBO ad Anthony Cacace (21-1) genitori campani, dopo un match con Cacace sempre all’indietro con colpi d’incontro leggeri come piume, che i tre giudici pagarono profumatamente, mentre le volte che Magnesi lo metteva alle corde e colpiva, questi venivano ignorati. Al termine dei 12 round, verdetto unanime per Cacace, che finora non ha ancora difeso il titolo. I mentori di Magnesi nel frattempo hanno lavorato per una nuova opportunità che si realizzerà il 31 marzo a Roma. La posta in palio è la cintura WBC Silver superpiuma lasciato vacante dal texano O’Shaquie Foster (19-2); 29 anni, che l’11 febbraio all’Alamodome di San’Antonio USA), affronta l’imbattuto campione del mondo piuma, già iridato nei supergallo, il messicano Ray Vargas (36), 32 anni, pro dal 2010 forte picchiatore ma scarso incassatore, come dimostrano i vari conteggi subiti. L’avversario di Magnesi sarà il domenicano Eridson Garcia (17) a sua volta imbattuto e dai pugni pesanti, come dimostrano le 11 vittorie per KO. Campione del Nord America, ha 28 anni e combatte spesso negli USA. Organizza la A&B Events di Alessandra Branco con Lou Di Bella e Joe De Guardia.