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In Germania ottima Italia, guidata da Federici e Coletta agli europei U17
con due ori, tre argenti e un bronzo. Quarta nel medagliere. Presenti 29 nazioni e quasi 400 atleti. Sabato a Ryad finali del Grand Prix WBC con Qamili.
di Giuliano Orlando
Missione compiuta positivamente dall’Italia agli europei U17, disputati in Germania a Kienbaum, cittadella sportiva non lontana da Berlino, in un contesto di alta qualità generale, gli azzurri tornano a casa con due ori, tre argenti e un bronzo, bilancio più che onorevole, considerati i numeri limitati di atleti a disposizione con in quali debbono fare i conti i responsabili Franco Federici (maschi) e Giulio Coletta (femmine). Nell’occasione coadiuvati dai tecnici Massimiliano Alota, Nazzareno Mattei, Giulio Monselesan e Daniela Valeri. Sgombrando il campo da ogni equivoco, il merito della positiva trasferta spetta in primis alle società che hanno fatto crescere atlete e atleti quindi ai loro maestri, spesso in ombra in queste occasioni, poi ai tecnici del settore giovanile, attenti e operativi per aumentare l’esperienza, che rappresenta uno dei principali handicap e motivarli al momento opportuno. In questo caso, il vertice, ovvero i responsabili Giovanni De Carolis e Clemente Russo, non hanno nessun merito.
Semmai la differenza di rendimento in rapporto agli europei U23 a Budapest, dove la squadra preparata da De Carolis e Russo è tornata a casa con un argento e 4 bronzi, sbandierando lo striminzito risultato come un trionfo epocale, col supporto del presidente, abituato ai proclami dove racconta una finta realtà, convinto di darla a bere ai lettori. Ultimamente al mio discorso critico si sono unite altre voci, a lungo silenziose. Evidentemente il sultano dell’harem sta esagerando. A Budapest erano iscritte 32 nazioni per 269 (174 maschi e 95 donne) e l’Italia nella classifica generale è finita al 13° posto. A Kienbaum sono arrivate 29 nazioni e ben 232 uomini e 150 atlete, per un totale di 382 atleti. Visti i numeri, un torneo ben più difficile dell’U23, per cui il risultato in Germania acquista importanza superiore. Il responsabile degli azzurri, Franco Federici, è soddisfatto anche se mette in rilievo che giudici e arbitri, troppo spesso hanno penalizzato i nostri: “Prima di tutto ringrazio i ragazzi, che al di fuori dei risultati, hanno dato tutto. Nessuno escluso. Purtroppo certi risultati sembravano scritti prima. Nell’ottica politica noi potevamo vincere un oro, non di più. Zonile nei 54 kg. dopo aver battuti il greco e l’irlandese uno dei favoriti, si è imposto contro lo svedese il più quotato della squadra nordica. In finale l’arbitro danese, lo conta dopo mezzo minuto, ignorando che era l’azzurro ad aver colpito l’avversario. Infatti Zonile glielo indicava. A quel punto avevamo capito che il risultato era già scritto”.
Daniele Fabi è stato eccezionale dal primo all’ultimo incontro, dimostrando personalità e talento. “Che il ragazzo avesse classe l’ho sempre saputo, purtroppo in passato svolazzava e non colpiva. Infatti l’anno scorso non lo convocai agli europei per lo scarso rendimento nel torneo precedente. La lezione gli è servita e da ragazzo intelligente è diventato un esempio per tutti. Oggi è un vero soldatino, ascolta e mette in pratica i consigli all’angolo, come ha fatto contro l’inglese Long, campione d’Europa uscente, messo a sedere nel secondo round, sul sinistro come gli avevo consigliato, In un girone di ferro ha macinato il bulgaro e il turco, che puntavano all’oro. In finale ha trovato il miglior irlandese della squadra e l’ha battuto più nettamente del punteggio. Come poteva essere in buona fede il giudice azero, che ha dato Walshe vincente? Quando altri hanno segnato 30-27 per Daniele? Troppi giochi politici. Ci sono stati anche cartelli per favori reciproci. Comunque torniamo a casa orgogliosi del risultato. Portando una squadra con sei del 2010. Lido (46), Fortunato (48), Lo Piccolo (50), Cuffari (52), Barone (60) e Miglietta (70), che anche nel 2026 gareggeranno con gli U17, e faranno tesoro dell’esperienza in Germania. Ripeto, tutti i ragazzi hanno dato il massimo”.
Come da pronostico le grandi protagoniste sono state Inghilterra e Ucraina. In quello maschile si sono distinte oltre all’Inghilterra (3-2-0) anche Irlanda e Turchia (presente al completo: 26 atleti), entrambe con due ori, un argento e tre bronzi, meglio dell’Ucraina, che in finale ha conquistato un solo oro, tre argenti e quattro bronzi. Più che valido il sesto posto dell’Italia (1-1) dietro l’Azerbajan (1-2) in un contesto dove nazioni come Germania, Ungheria, Polonia, Georgia e Francia che solitamente ci precedono, sono finite dietro. Mentre Italia, Azerbajan, Ungheria, Montenegro e Germania hanno completato il quadro delle magnifiche sette salite sul podio più alto. Romania e Georgia, finaliste ferme all’argento. Nel settore femminile oltre a Inghilterra e Ucraina, sul podio più alto pure Irlanda, Azerbajan, Olanda, Slovacchia e l’Italia. Non solo, l’Italia assieme a Inghilterra, Ucraina, Irlanda e Azerbajan, fa parte del quintetto che ha vinto l’oro sia tra i maschi che le femmine. Impresa non riuscita a Turchia, Germania e Ungheria. Doveroso fare i complimenti a questa Italia. Non solo, i giudici non hanno fatto regali all’Italia, semmai il contrario. A cominciare dalla finale dei 66 kg femminile, tra l’ucraina Moroz e la Caldarella, siciliana della Dugo Boxe, partita in salita con i giudici molto severi nei primi due round (4-1 e 5-0), mentre l’equilibrio era evidente.
Nel terzo, con l’ucraina in chiara difficoltà, richiamata dall’arbitro per tenute e quattro giudici costretti ad assegnare il round con due punti all’azzurra, arrivando alla parità su tutti i cartellini (28-28). Solitamente chi termina meglio ha il verdetto. Sbagliato, tutti i cinque giudici hanno dato la preferenza all’ucraina. A prescindere dalla situazione tragica della nazione, è stato sottratto all’Italia un oro che la Caldarella meritava. Anche tra i maschi alcuni verdetti hanno punito gli azzurri, non tanto da parte dei giudici, ma per l’atteggiamento dell’arbitro. In alcuni casi è apparso chiaro l’accordo fra i giudici a favorire il meno forte, onde evitare lo scontro con l’avversario più quotato. Vecchio trucco, sempre di moda. Tra i vincitori, si sono distinti gli inglesi Saunder (48) mobilissimo e preciso nei rientri, Smith (60) e in particolare il medio Maughan, brevilineo dalla scelta di tempo nei rientri notevole. Molto potente il turco Coskun (+80) che spento le speranze dell’ucraino Khomenko in finale. Tra i migliori fa inserito anche Fabi. Tra le atlete ha impressionato la ucraina Polishchuk (80), normolinea che ha vinto i due match al primo round. In finale ha zittito l’estone Nelk, che aveva debuttato mettendo out la quotata turca Osak in meno di un minuto. La Bassett (46), New (50) e Haley (57) hanno confermato la buona scuola inglese, mentre la slovacca Koularova (60) non ha avuto rivali, compresa la nostra Perna in finale, contro la quale ha perduto anche in precedenza. In relazione all’Italia femminile, ho posto a Coletta alcune domande.
Alla vigilia dell’europeo avresti firmato il bilancio di 1 oro, due argenti e un bronzo, alla luce di avversarie molto quotate con maggiore esperienza delle azzurre? “A dire la verità ero partito per un oro, un argento ed un bronzo. Siamo arrivati a quasi due ori penso che siamo contenti, vero che hanno più esperienza ma queste paperine non sono inferiori a loro tecnicamente e caratterialmente”.
Tradotto in podi l’Italia al femminile è terza nel medagliere, davanti a potenze come Irlanda, Turchia, Azerbajan, Ungheria, Polonia, Germania e Romania solitamente davanti? Te lo aspettavi? “Mi aspettavo che saremmo state lì intorno ma, o siamo stati molto bravi noi o sono stati inferiori gli altri, questo comunque significa che le ragazze hanno dato tutto e sono state bravissime”
Il giudizio tecnico e caratteriale delle undici italiane, “Queste ragazze hanno coraggio e spirito di sacrificio, come ho detto per le U19 e le U15 hanno lavorato tanto per capire cosa volevo da loro e per loro non è stato affatto semplice, hanno trovato la nostra disponibilità e il supporto immancabile dei loro tecnici di società, che non smetto mai di ringraziare e loro sono state capaci di trasformare il tutto nel risultato”,
La sorpresa, la conferma e le delusioni?
“Sicuramente la Marcellino arrivata al bronzo alla prima esperienza europea, tenendo botta con l’irlandese Henderson, atleta forte ed esperta, vincitrice dell’oro. Le conferme: Reale, Perna e Caldarella molto brave. Nessuna delusione, forse mi aspettavo un pizzico di più da La Rosa ed Amadori, ma Mira si rifarà il prossimo anno, la Scalco ha perso con una ex campionessa europea che ha fatto il bis. Designata la migliore della rassegna. Nei 48 la Spennato all’esordio contro l’azera Huseynova, ai vertici da anni e oro alla fine, non poteva fare di più. Comunque tutte hanno dato il meglio”.
Il verdetto avverso a Gaia Caldarella, classe 2010 contro l’ucraina Moroz, come lo ritieni. Hai avuto l’impressione che i giudici avessero un occhio di riguardo verso l’Ucraina?
“Ripeto, come detto all’inizio, siamo arrivati a quasi due ori. La sconfitta per preferenza mi sta molto stretta e alla seconda domanda ti dico: se non un occhio di riguardo, sicuro una buona simpatia”.
Il livello medio di questa edizione come lo ritieni a livello tecnico? Hai visto qualche talento particolare?
“Molto buono sia nel maschile che nel femminile. Ci sono elementi che hanno fatto un ottimo pugilato. La 52 ucraina, la 60 slovacca, la nostra Kenia, la 70 irlandese e tra i maschi il 60 inglese, l’irlandese (50) miglior pugile maschile ed il nostro Fabi”.
Dietro a queste azzurre, visto che nel 2026 solo Mira Amadori e Gaia Caldarella resteranno U17, c’è qualcosa? “Non solo loro due, ma Vittoria Milani, Matilde Bertolone, Jennifer Tartaglione, Aurora Turin, Morena Stifani e tante altre con cui mi scuso se non scrivo tutti i nomi. Aggiungo che avremo un bel lavoro da fare con loro ed i loro tecnici, e non ultime le U15 che passeranno tra le U17”.
Chiudo con i medaglieri. Uomini: Inghilterra (3-2-0), Irlanda e Turchia (2-1-3), Ucraina (1-3-4), Azerbajan (1-2-0), Italia (1-1-0), Germania (1-0-2), Ungheria e Montenegro (1-0-1), Romania (0-3-2), Georgia (0-1-3), Grecia (0-0-2), Svezia, Slovacchia, Polonia, Francia e Lettonia (0-0-1). Donne: Ucraina (5-3-1), Inghilterra (3-2-1), Italia (1-2-1), Irlanda (1-0-3), Slovacchia (1-0-1), Olanda e Azerbajan (1-0-0), Ungheria (0-2-0), Turchia (0-1-5), iu99Germania (0-1-3), Estonia e Romania (0-1-0), Grecia e Polonia (0-0-3), Croazia e Lituania (0-0-2), Bulgaria (0-0-1). Generale M/F Ucraina (6-6-5), Inghilterra (6-4-1), Irlanda (3-1—6), Italia (2-3-1), Turchia (2-2-8), Azerbajan (2-2-0), Germania (1-1-5), Slovacchia (1-0-2), Montenegro (1-0-1), Olanda (1-0-0), Romania (0-4-2), Georgia (0-1-3), Estonia (0-1-0), Grecia (0-0-5), Polonia (0-0-4), Croazia e Lituania (0-0-2), Bukgaria, Francia, Svezia e Lettonia (0-0-1). Ottimo quarto posto assoluto dell’Italia. Contro il 13° degli U23, guidati dai responsabili della nazionale maggiore.
Sabato 20 dicembre al Global Theater Boulevard di Ryadh, in Arabia Saudita, si assegna il “Trofeo Jose Sulaiman”, Grand Prix WBC iniziato a fine aprile con 120 pugili in rappresentanza di 41 nazioni, escluse Russia e Bielorussia. Sponsor l’emiro saudita Turki Alashchik. L’Italia presente con un pugile nelle quattro categorie. Nei piuma Muhamet Qamili (17), superleggeri col torinese Fiorenzo Priolo (11-1)), nei medi il romano Giovanni Sarchioto (20-1) e tra i massimi Davide Brito, origini dominicane. Sarchioto out all’esordio, battuto dall’ucraino Maksyn Molodan, malguidato all’angolo. Vincevano gli altri tre assicurandosi i quarti. A giugno, usciva Brito, contro il bosniaco Ahamed Krnjic. Vincevano Qamili (piuma) e Priolo (superleggeri). Il mese dopo, solo Qamili, nato in Albania, ma formatosi a Roma, nazionalizzato italiano, si guadagnava la semifinale, con una prova superlativa contro Troy Nash (5-1), 20 anni (USA), pronosticato favorito. Sconfitto Fiorenzo Priolo, allievo del maestro Cristian De Martinis, apparso meno brillante del recente passato. Battuto dal sudafricano di colore Ntethelelo Nikosi, Il 19 ottobre le semifinali, con dodici nazioni: Sud Africa (3); Francia, Colombia e Ucraina (2); Italia, Messico, Canada, Uzbekistan, USA, Argentina, Australia e Bosnia Herzegovina.
Eliminate Kazakistan, Polonia, Cina, Turchia. Germania, Spagna, Ghana, Panama, Marocco, Danimarca, Finlandia, Egitto, Filippine, Romania, Inghilterra e Venezuela. Questi i risultati. Piuma: Muhamet Qamili (Italia 18) 25 anni batte Yoni Valverde (Francia 16-1) 24 anni per kot alla prima ripresa. Il messicano Brandon Mejía (12) 21 anni, costringe il mancino sudafricano Bekizizwe Maitse (9-2) alla resa al 5° round e sarà il rivale di Qamali Superleggeri: L’uzbeko Mujibillo Tursunov (9) 26 anni batte l’ucraino Danylo Lozan (15-1) e troverà il giovane colombiano Carlos Utria (13) che ha sconfitto il sudafricano Ntethelelo Nkosi (10-2) 28 anni, in poche battute. Medi Il mancino Derek Pomerleau (Canada 15) 25 anni e l’australiano Dylan Biggs (17-1), i due finalisti. Massimi. Fuori Dante Stone (USA 20-2) battuto dall’argentino Kevin Ramírez (12-0-1) 25 anni. Avversario il bosniaco Ahmed Krnjic (7) 28 anni. Le finali domani il 20 dicembre 2025, con Christian Cherchi (Opi 82) tra i promoter, che gestisce Qamili. Ai vincitori 200.000 dollari e la cintura di Campione Silver WBC. In semifinale fuori i tre del Sud Africa, la Francia (2), Ucraina e USA. Presenti: Colombia, Italia, Messico, Canada, Uzbekistan, Argentina, Australia e Bosnia Herzegovina. .
Giuliano Orlando