Fury rischia il botto contro Ngannou ma conferma la sfida con Usyk.

Pubblicato il 31 ottobre 2023 alle 21:10
Categoria: Boxe
Autore: Maria Wilma Gagliardi

 

Fury rischia il botto contro Ngannou ma conferma la sfida con Usyk.

Sorrentino e Bonatti debutto da pro.                                                                                                                              

di Giuliano Orlando                                                                                                                                                    

Nell’ampia Hall Boulevard a Ryad in Arabia Saudita, la sfida tanto inedita, quanto inutile, tra Tyson Fury e il debuttante nel pugilato, il camerunense di nascita e nazionalità Francis Ngannou, licenza francese e residenza a Las Vegas, dopo anni di UFC (Ultimate Fighting Championship), ovvero un misto di arti marziali inserita nelle MMA, che riscuote successo in America, sfide che si svolgono nelle gabbie, ammessi pugni, calci e ogni mezzo per colpire. Nata nel 1993 da Rorion GracieJohn MiliusBob MeyrowitzCampbell McLarenArt DavieDavid Isaacs, ha trovato visibilità e l’apporto delle  emittenti ha fatto decollare questo tipo di combattimento. La sede è a Las Vegas e Francis Ngannou è stato per anni la star nei pesi massimi. L’offerta di affrontare con le regole della boxe, per una borsa stellare, oltre 10 milioni di euro, impensabile nel mondo UFC, ha stuzzicato giustamente il gigante africano, consapevole di avere di fronte un campione di boxe che non ha mai conosciuto sconfitte nei pro, quale è Tyson Fury (33-0-1), ma fiducioso dei suoi mezzi. I fatti, ovvero il mach ha confermato che tutto sommato Ngannou aveva ragione ad accettare la sfida, risultando Fury non solo abbordabile ma anche battibile, vista la condizione con la quale si è presentato. Sullo spettacolo offerto, c’è da rabbrividire e questo non mi sorprende. Che The Gypsy King, unisca genio e follia è assodato, lo dimostra il suo passato e l’ha confermato questa sfida, presa sottogamba, ritenendo che l’avversario digiuno di boxe, fosse un bersaglio facile. Il ring ha raccontato una storia diversa, favorita da un Fury che è salito sul ring, con un giro vita da vergognarsi. Con questo vantaggio di partenza, Francis ha svolto il suo compito portando un buon sinistro e muovendosi bene sulle gambe, anche se porta i colpi senza lo scatto che parte dal piede. Inoltre l’enorme muscolatura diminuisce la potenza rallentando la velocità. Tyson per contro era un gatto di marmo e al terzo round è andato al tappeto, e buon per lui che l’avversario non avesse l’esperienza per sfruttare al meglio l’occasione. Il match è finito ai punti dopo dieci round equilibrati e bruttissimi sul piano tecnico. Fury ha cercato di fare la differenza, ma la condizione atletica era talmente precaria da costringerlo dopo ogni azione e riprendere fiato. Il verdetto a maggioranza (2-1) ha premiato lo zingaro irlandese che per questa schifezza ha incassato oltre 50 milioni di euro! Una follia incomprensibile per chi non conosce la ricchezza degli sceicchi del Golfo arabico. Qualche anno addietro, in occasione di un mondiale dilettanti a Doha nel Qatar, l’addetto all’Ambasciata Italiana, mi spiegò che il problema principale per i governanti, ovvero gli sceicchi, è quello di come spendere le montagne di soldi che arrivano dal petrolio. Non che dormano all’umido, infatti hanno attivato cliniche riabilitative e ospedaliere di altissimo livello, strutture all’avanguardia per ospitare tutti gli sport e tra questi il pugilato. Che pagano con cifre fuori mercato. Ecco perché arrivano a borse stratosferiche. In prima fila, attento osservatore della sfida c’era l’ucraino Oleksandr Usyk (21), ovvero il campione delle quattro cinture (WBO, IBF, WBA e IBO), pronto a metterle in palio il 13 dicembre contro Fury che detiene quella del WBC. Nei giorni precedenti il match negli Emirati Arabi, erano corse voci che Usyk fosse indietro nella preparazione e quindi chiedesse un rinvio. La notizia ha trovato pronta smentita; semmai ha sottolineato il team ucraino, il timore poteva esserci dalla parte di Fury. La situazione sembra essersi sbloccata al termine del match con Ngannou, quando Usyk è salito sul ring e in diretta ha chiesto a Fury se era pronto per il 13 dicembre. “Nessun problema - ha risposto – basta che gli organizzatori si mettano d’accordo”. Organizzatori presenti a cominciare da Eddie Hearn che assieme a Bob Arum e Frank Warren e il gruppo di Usik, risultavano almeno in apparenza tutti d’accordo. Ce lo auguriamo considerato che si batteranno i due veri campioni, entrambi imbattuti e riconosciuti come i migliori. Sempre che Fury salga sul ring come un atleta e non da pensionato. La serata prevedeva altri match interessanti. Il massimo congolese Martin Bakole (20-1), 30 anni, residente in Scozia, ha steso lo stagionato Carlos Takam (40-8-1), 42 anni, pro dal 2005, camerunense nazionalizzato francese al 4° round, reduce dal successo sul francese Tony Yoka (11-2), oro ai Giochi 2016. Negli ultimi due incontri il transalpino trovava disco rosso con Bakole (2022) e Tekam (2023), dopo 11 vittorie. Il camerunense pro dal 2005, ha affrontato tutti i migliori massimi, da Joyce a Joshua, Povetkin, Chisora, Parker, Grand, Perez e il russo Arslander Makhmadov (18), vecchia conoscenza dei nostri Cammarelle e Russo che nei dilettanti lo hanno battuto, mentre sconfisse Vianello nelle World Series. Trasferitosi in Canada passa pro nel 2017. Inserito nel programma, ha spedito KO al primo round, Anthony Wright (20-5-1), 35 anni, nativo dell’Illinois, attivo dal 2011, due tentativi iridati (2015-2016) falliti tra i cruiser, ormai sul viale del tramonto. L’inglese Fabio Wardley (17), 28 anni di Ipswich, alto 1.96, prosegue la marcia in avanti a suon di KO. Stavolta la vittima è stato il connazionale David Adeliye (12-1), 26 anni, che ha perduto l’imbattibilità e l’europeo WBO, mentre Wright mantiene i titoli inglesi (Commonwealt e BBBC). Joseph Parker (33-3), neo zelandese di 31 anni, pro dal 2012, residente in Inghilterra, ex iridato WBO (2016) a spese del messicano Andy Ruiz, scalzato due anni dopo da Anthony Joshua, si è imposto sul canadese Simon Kean (23-2), in palio gli Intercontinentali IBF e WBO. Sul ring anche Moses Enriko Itauma (6), 18 anni, nato in Slovacchia, sul quale i suoi mentori scommettono ad occhi chiusi. In effetti questo mancino che ha spopolato fin dall’esordio negli schoolboy, jr. e youth vincendo europei e mondiali di categoria, ha dimostrato qualità notevoli. Senza essere un picchiatore, grazie alla precisione ha vinto sei degli otto incontri disputati prima del limite. Compreso l’ultimo ai danni del magiaro Istvan Bernath (10-2), 34 anni, pro dal 2021, residente negli USA dove ha disputato i primi nove match, tutti vinti, per anni titolare fisso nella nazionale, affrontando e perdendo da Tyson Fury e Roberto Cammarelle. Contro Itauma ha conosciuto il primo KO da pro.                                                                          Al Caribe Royale Resort di Orlando in Florida, l’indomita guerriera portoricana Amanda Serrano (46-2-1), 35 anni, ha difeso le cinture IBF, WBA, WBO e IBO piuma, dominando la brasiliana Danila Ramos (12-3) 38 anni, alla quale vanno riconosciuti coraggio, resistenza e reattività. Pur incassando tanti pugni, ha sempre replicato e solo nelle ultime due riprese, ormai in debito d’ossigeno ha legato per arrivare alla fine. Per la Serrano l’ennesimo trionfo e anche la prima volta di un mondiale femminile sui 12 round. Cartellini unanimi (120-108). Nel sottoclou, Antonio Vargas (17-1), 27 anni, batte Hernan Marquez (47-11-2), 35 anni, già iridato WBO e WBA, subendo due kd, sui dieci tempi. Il welter Damian Lescaille (6) mantiene l’imbattibilità, costringendo Ray Barlow (7-4) alla resa alla nona ripresa.                                                                                                                                  Sul ring di Fiumicino, alle porte di Roma, debutto al professionismo di due delle colonne azzurre al femminile. Si tratta di Giordana Sorrentino 23 anni e Roberta Bonatti 26 anni. La romana, due volte tricolore (2018-19), promossa ai Giochi di Parigi e già titolare a Tokyo 2020, oro al Mediterraneo 2022, oltre che presenze ai mondiali ed europei, boxe aggressiva e potente. La mancina di Piacenza, argento e bronzo europei, quattro presenze ai mondiali, cinque tricolori, dalla boxe elegante, anche se priva di potenza. Per entrambe debutto soft. Sorrentino nei pesi mosca affronta la giovane serba Nevena Markovic (0-8) 19 anni, costretta fin dal suono del gong sulla difensiva, sotto l’attacco coordinato e potente dell’italiana. Finisce il primo round già provata e nel cuore del secondo l’arbitra dopo un primo conteggio, la ferma evitandole altri pugni inutili. Giordana in questa categoria, penso possa fare molta strada. Ha le qualità fondamentali: continuità, resistenza, precisione e potenza. Per valutare la consistenza della romana, ha impiegato una ripresa meno della Consuelo Portoliani (5-3), 42 anni, a battere la Markovic. La novarese si è battuta due volte per il titolo italiano e il 15 dicembre a Valladolid in Spagna tenta la conquista dell’europeo minimosca contro la locale Isabel Rivero (5-2-1), 36 anni. Vince anche la Bonatti, da minimosca, dominando l’altra serba, Gordana Marjanovic (0-6), 27 anni, sempre in ritardo nelle repliche. Sei round speculari a senso unico. Mi auguro che dopo questo doppio debutto, altre azzurre seguano la stessa strada, considerando che le normative attuali non precludono il cammino dilettantistico e permettono di raggiungere traguardi importanti equivalenti a guadagni concreti. Nella locandina, sfida romana tra i leggeri Leonardo Caputi (1-1-1) 26 anni e il più giovane ed esperto Davide Carpentieri (4-1-1), 21 anni, detto “piombo” per la pesantezza dei pugni. Match intenso ed equilibrato, finito in parità. Il supermedio casertano di Marcianise, Riccardo Valentino (7-2) 27 anni, costringe il bosniaco Sejdo Besirovic (1-4) alla prima sconfitta per KO al terzo round. Da segnalare che Valentino le due sconfitte le ha subite in Germania dove il fattore campo prevale sempre. Prosegue la serie positiva del leggero romano Marco Filippi (8)y, 21 anni, dalla boxe molto tecnica. Nell’occasione ha superato largamente il coetaneo moldovo Mihail Burlag (1-4-1), residente in Italia, che ha tenuto botta, anche se tecnicamente inferiore.  

Giuliano Orlando