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Fighters Life – Allo Stamm di Varsavia, Italia in crescita.
Uzbekistan protagonista. World Boxing a quota 106 nazioni. Tra le 17 nuove adesioni, figurano Cuba, Colombia, Messico, Uganda, Azerbajan, Irlanda, Spagna e gli Emirati Arabi.
di Giuliano Orlando
Dopo la deludente prova dell’Italia al minitorneo di Bruxelles, la squadra italiana accompagnata dal DT Giovanni De Carolis, Terry Gordini, Giuseppe Perugino e dal fisioterapista Roberto Ciccotti, si è presentata al più impegnativo Felix Stamm di Varsavia, mostrando nel complesso un rendimento migliore. Alla rassegna presenti 20 nazioni, in rappresentanza di 3 continenti, per un totale di 84 uomini e 50 atlete. Queste le nazioni, con le singole presenze. Bulgaria (6), Croazia (2), Repubblica Ceca (3), Finlandia (3), Francia (6), Spagna (7), Kosovo (4), Lituania (4), Germania 8), Norvegia (6), Scozia (1), Svezia (3), Turchia (19), Galles 6) e Italia (9), oltre alla Polonia (30), padrona di casa per l’Europa. Il Sud America col Brasile (4). Kazakistan (1), Mongolia (12) e Uzbekistan (10) dall'Asia. L'Africa aveva iscritto Gambia e Nigeria, ma non sono arrivate. Nel computo totale, 10 categorie maschili e altrettante femminili. L’Uzbekistan con una squadra giovane, ha fatto quasi piazza pulita tra i maschi, conquistando sei ori, confermandosi la nazione più forte, con un parco di atleti impressionante. A interrompere l’egemonia la Polonia con tre vittorie finali, facendo le leva sul numero degli iscritti (17) e l’Italia, grazie al ventenne Attrattivo, che alla prima trasferta importante ha fatto centro, nonostante fosse stato ferito in semifinale dalla testata del polacco Slominski.
Nella sfida decisiva ha superato il mongolo Aldarkhishig, dopo tre round di grande intensità, condotti alla corta distanza senza un attimo di sosta. Un bravo a Salvatore che dopo aver primeggiato in Italia ha fatto il salto di qualità anche all’estero. Gli altri due argenti a Commey negli 80 e a Baldassi nei 60. Mentre la sconfitta del primo, contro l‘uzbeko Ummatalliev, un ventenne di talento, nel giro della nazionale, che ha sempre anticipato l’azzurro, in buona forma, ma troppo lento nelle repliche. A giudizio personale, viste le sue caratteristiche andrebbe molto meglio da professionista. Per quanto riguarda Baldassi, 22 anni, in passato molto fumo e poco arrosto, stavolta è stato più concreto, disputando un torneo perfetto. Ha battuto prima il mongolo Dorjnyabuu, anticipandolo e rientrando con ottima scelta di tempi e l’uzbeko Olimov, con lo stesso tema tattico. In finale ha trovato il polacco Brach, campione nazionale in carica. Nella prima ripresa il ritmo altissimo del locale ha fatto la differenza, ma nella seconda tornata Baldassi trovava la contromisura e avrebbe meritato il vantaggio. Riconosciuto solo dal giudice lituano. La beffa arriva al terzo tempo, fotocopia del secondo, che i cinque giudici assegnavano all’azzurro! Purtroppo questi signori non sanno il danno che arrecano al pugile che sa di aver vinto e si vede sconfitto. Comunque complimenti a Baldassi, tricolore nelle ultime due edizioni, azzurro già nelle giovanili, sembrava incapace di compiere il salto di qualità. A Varsavia ha dimostrato di essere sulla buona strada. Talento ne ha, deve farlo fruttare al meglio. Malanga nei 65, merita gli elogi per la generosità, ma il suo tipo di boxe non è premiato, preferendo i giudici i fighters anche se meno corredati tecnicamente. Battuto dal polacco Roskowicz un giovane promettente. Nei 75 il fiorentino Guidi Rontani è la brutta copia del campioncino del recente passato. Macchinoso e lento, non porta più i diretti saettanti che erano la sua specialità. Il DT. Giovanni De Carolis, mi ha informato che Gabriele ha problemi di famiglia e questo lo condiziona. Sinceramente stento a credere che l’involuzione nasca da questo. Passo al settore femminile, dove l’Italia centra due ori importanti con Sirine Charaabi nei 54, in bella ripresa. Prima batte la turca Cam, ben quotata e in finale la vittoria sulla Munguntsetseg, vale doppio. La mongola l’aveva eliminata ai Giochi di Parigi. Anche se non è al meglio, Sirine sta ritrovando precisione e velocità. Un bel segnale in vista dei mondiali di settembre a Liverpool. Stesso discorso per la campana Angela Carini, che ha ritrovato il sorriso e una condizione che le ha permesso di vincere tre incontri in bella sicurezza.
Facile contro la spagnola Soto, idem con la giovane Krowka e in sicurezza con l’altra polacca più esperta Dziubek, vice campionessa nazionale, superata di slancio. Nei 60 kg. Rebecca Nicoli si ferma in semifinale e a batterla è ancora la Sadiku, come aveva fatto in Belgio meno di un mese addietro. La kosovara è brava, ma non un fenomeno. Per superarla devi portare serie e muoversi con spostamenti laterali. Cose che la mancina milanese sapeva fare nel recente passato. Purtroppo dagli europei di Belgrado 2024, la situazione è stazionaria. Restando così, i traguardi ambiziosi si allontanano, ed è un vero peccato. La Gemini dopo aver superato sia la quotata polacca Toborek, ex europea U22, domina la spagnola Martinez. In finale ritrova come a Bruxelles la Hofstad, il talento norvegese, dal fisico imponente, che ripete la vittoria sull’azzurra. Ho chiesto al responsabile dell’Italia, quando la Gemini scenderà nei 70, la sua categoria: “Doveva già farlo a Varsavia, ma abbiamo preferito che scenda, senza eccessiva fretta. Sicuramente ai mondiali militerà al suo peso vero”.
La rassegna polacca è stata di buon livello e l’Italia ha portato una squadra in crescita. Anche se i vertici assoluti sono parecchio distanti. Purtroppo la concorrenza si irrobustisce sempre più e il nostro movimento ha numeri limitati. Per i prossimi impegni, torna Diego Lenzi nei +90, sicuramente un rientro importante. Il medagliere premia l’Uzbekistan 6-1-2, seguita da Polonia 5-3-12; Italia 3-3-1; Turchia 2-3-5; Norvegia 1-2-1; Germania 1-0-2¸ Finlandia 1-0-0; Kosovo 1-0-0; Mongolia 0-3-1; Bulgaria 0-3-1; G.B. 0-1-5; Svezia 0-1-1; Francia 0-1-1; Brasile 0-0-2; Spagna 0-0-2; Galles 0-0-1; Lituania 0-0-1. Torno a ripetere per l’ennesima volta che questi articoli dovrebbe farli l’ufficio stampa federale. Purtroppo questo non avviene e chi di dovere non li impone. E i tecnici non hanno il coraggio di proporlo. Temendo di essere allontanati.
Dopo l’ingresso di altre 17 nazioni, la World Boxing ha superato la storica quota 100, per l’esattezza 106, mentre sono in attesa del riconoscimento parecchi altri Paesi europei, africani e americani. Fanno parte della World Boxing le 10 nazioni di maggior successo di tutti i tempi nel pugilato olimpico e 10 delle 11 più medagliate a Parigi 2024. Le nuove arrivate sono Afganistan, Austria, Azerbajan, Cile, Colombia, Cuba, Irlanda, Hong Kong, Libano, Messico, Macao, Mauritius, Spagna, Rep. Saudita, Uganda, Emirati Arabi Uniti e Venezuela. Portando l’America a 24 stati, l’Asia a 31 e l’Europa a 33. Significativo l’ingresso dell’Irlanda dell’Azerbajan e della Spagna per l’Europa e ancor più per l’America di Cuba, storicamente una delle nazioni più medagliate nelle rassegne mondiali e ai Giochi, con 41 medaglie d'oro olimpiche. La sua prima presenza a Roma 1960, con Esteban Aguilera nei leggeri, battuto all’esordio dall’irlandese Danny O’Brian, superato a sua volta dal nostro Sandro Lopopolo, che colse l’argento. Ci riprovano a Tokyo ’64, con sei atleti, ma non vanno oltre i quarti. Va meglio a Città del Messico 1968, dove due (Regueiferos e Garbey) degli otto presenti, arrivano in finale, ma debbono accontentarsi dell’argento. L’esplosione avviene a Monaco in Germania nel 1972, con ben tre ori, il più clamoroso quello di Teofilo Stevenson, che segnerà un’epoca tra i giganti in maglietta. Il piccolo paese caraibico, grazie al contributo finanziario dell’URSS, è stato per anni una fucina inesauribile di campioni.
Dissoltosi l’impero sovietico, la nuova (in apparenza) Russia, ha stretto i cordoni della borsa e Cuba, guidata economicamente in modo suicida da Fidel Castro e dai suoi eredi è andata calando stagione dopo stagione. Ma quel vivaio era talmente ricco, che alcuni dei suoi campioni, ben oltre la trentina, riescono a tenere a galla la nazione, anche se Uzbekistan e Kazakistan ne hanno preso il posto al vertice. I dirigenti cubani si sono resi conto che restando fuori dalla World Boxing, sarebbero rimasti esclusi dai Giochi Olimpici. Ed è stato gioco forza “tradire” gli amici russi, passando al “nemico”. Una svolta decisamente clamorosa, che riduce l’IBA ai minimi termini. In Asia, ritenuta la roccaforte fedele all’ente di Kremlev, sono rimaste le briciole. Ben 31 Paesi hanno scelto la WB, comprese le nazioni più potenti dalla Cina all’India, dall’Uzbekistan al Kazakistan, ora gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita limitata nei numeri di atleti ma finanziariamente stellare. Come ha confermato l'amministratore delegato della Federazione Pugilistica Saudita, Mansour Naif Alsharif, che ha dichiarato: "L'adesione a World Boxing rappresenta un passo significativo nel percorso dell'Arabia Saudita per elevare la boxe a livello nazionale e internazionale. Siamo impegnati nel movimento olimpico e crediamo che questa partnership contribuirà a far crescere i nostri atleti, ad allinearli agli standard globali e a posizionare il Regno come una forza emergente in questo sport".
All’IBA, in Asia è rimasta la Korea del Nord quale nazione valida. Lo Sri Lanka si era presa a carico i campionati asiatici U22 e youth, nella capitale Colombo, patrocinati dall’IBA. Al momento delle iscrizioni il silenzio più totale. Prima hanno cancellato il torneo youth e poi li hanno tramutati in ASBC Asian U22, cancellando l’IBA. Solo così si sono presentate Afganistan, Australia, Bangladesh, Cambogia, Mongolia, Kazakistan, Arabia Saudita, Nuova Zelanda, Uzbekistan, Kuwait, Thailandia, Pakistan, India, Tajikistan e Kyrgyzstan molte aderenti alla WB. Sia pure con numeri risicatissime: 74 uomini e 47 donne. La media delle 12 categorie femminili risultava sotto le 4, quella maschile appena sopra i 5. Il deserto o quasi. Per fare un paragone, a Eger in Ungheria, un torneo riservato agli U15, U17, U18, ha avuto la presenza di 16 nazioni e 510 atleti! L’ingresso di Albania, Azerbajan, Bulgaria, Austria, Spagna oltre all’Irlanda, hanno ridotto al lumicino gli effettivi dell’EUBC, che ha perduto ben 31 paesi e alcuni ancora presenti, sono in lista d’attesa per la WB. Al momento ne fanno ancora parte: Armenia, Bielorussia, Bosnia Herzegovina, Georgia, Moldovia, Romania, Serbia e Russia. Un drappello sparuto, che deve ridurre ogni volta le opportunità per trovare la sede degli eventi. Considerato che nei programmi 2025, figuravano tornei in Spagna, Bulgaria e Croazia, uscite dall’EUBC, restano poche opportunità sia di iscritti che di sedi. Tutte le nuove Federazioni Nazionali hanno completato una rigorosa procedura di candidatura per entrare a far parte di World Boxing. Risultando in regola sia a livello statutario, operativo e amministrativo.
Dimostrando un processo elettorale trasparente e aperto, l'esistenza e il funzionamento di politiche e procedure antidoping riconosciute dalla WADA. Nessuna controversia in atto e il riconoscimento formale da parte di ciascun Comitato Olimpico Nazionale (NOC) o del Ministero dello Sport. Oltre ad un concreto programma pugilistico nazionale e internazionale. Avendo ottemperato a quanto richiesto, queste 17 Federazioni Nazionali, hanno ottenuto l’ammissione dal Consiglio Direttivo in via temporanea. L'approvazione definitiva dello status di affiliazione può essere conferita solo dal Congresso, che è l'autorità suprema di World Boxing, e sarà votata al prossimo Congresso, previsto a Nuova Delhi nel prossimo novembre. Dette federazioni potranno iscriversi ai mondiali, fissati a Liverpool, in Inghilterra dal 4 al 14 settembre 2025. Il presidente della World Boxing, l’olandese Boris van der Vorst, ha dichiarato: "Aver superato il traguardo delle 100 federazioni nazionali in poco più di due anni è un risultato enorme e vorrei ringraziare tutti i miei colleghi e ciascuno dei nostri membri per il loro supporto e il loro impegno nel garantire che la boxe rimanga al centro del movimento olimpico. Tra i nostri membri figura la stragrande maggioranza dei Paesi di maggior successo al mondo nel pugilato olimpico. Poter annunciare un nome come Cuba, sinonimo di pugilato olimpico, contemporaneamente a un Paese come l'Arabia Saudita, che nutre grandi ambizioni in questo sport, è un clamoroso sostegno a World Boxing e una chiara dimostrazione della fiducia che le Federazioni Nazionali di tutto il mondo ripongono nella nostra capacità di sviluppare e far crescere questo sport a tutti i livelli”.
Giuliano Orlando