I campioni del mondo dai supergallo ai pesi paglia 2020

Pubblicato il 26 giugno 2020 alle 14:23:27
Categoria: Boxe
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Concludo la disamina dei campioni del mondo in carica nella prima parte del 2020. Puntata riservata ai più leggeri, dai supergallo ai pesi paglia. Sei categorie particolari, considerata la minima differenza di peso, dove ben cinque dei nove titolari hanno centrato il poker dai paglia ai piuma. Inoltre, non è semplice districarsi fra supercampioni e “regolari”, che le varie sigle assegnano a velocità supersonica. L’ultimo esempio, riguarda il supermosca australiano Andrew Moloney (21), che l’altra sera a Las Vegas ha difeso il titolo regolare WBA contro il messicano Leonard Baez (18-2) sostituto del texano Joshua Franco (16-1-2). Moloney aveva conquistato l’interim il 15 novembre scorso a Melbourne, superando Elton Dharr (24-6-1) della Guyana, residente a Brooklyn (N.Y.). La WBA lo ha nominato d’ufficio campione regolare e come tale ha affrontato lo sfidante Baez. Il supercampione è Roman Gonzalez (49-2) del Nicaragua, in carica dal 2016. Un esempio che si ripete spesso.

SUPERGALLO. Rey Vargas (34), 29 anni, il longilineo messicano in pista dal 2010. Da dilettante l’anno prima a 19 anni, prende parte ai mondiali 2009 a Milano, perdendo dall’inglese Luke Campbell che nel 2012 conquista l’oro olimpico a Londra. Campione WBC dal 2017, cintura conquistata a Londra contro l’inglese Gavin McDonnell (16-2-1) con verdetto MD. Nel 2016 coglie la cintura Silver a spese del connazionale Alex Munoz. Nei primi sei anni da pro, ha combattuto quasi sempre in Messico. Dopo la conquista della cintura combatte negli Usa con la Golden Boy di Oscar De La Hoya. Cinque difese e altrettante vittorie. Non è un picchiatore, ha grande ritmo e si muove bene, gioca d’anticipo ed è considerato il migliore dei campioni di sigla. Non è d’accordo l’altro messicano Emanuel Navarrete (31-1), 25 anni, campione WBO, rientrato il 20 giugno in una serata a porte chiuse a Città del Messico, battendo il modesto collaudatore Uriel Lopez (13-14-1) KO6. Pro dal 2012, diventa campione l’8 dicembre 2018 a New York, superando il quotato Isaac Dogboe (20-2) che era imbattuto, nato ad Accra in Nigeria, residente a Tampa in Florida, nazionalizzato inglese. A distanza di cinque mesi lo ribatte e stavolta lo mette KO al 12° round. L’unica sconfitta nel lontano 2012 ai primi passi da pro. Ultima difesa a Las Vegas il 22 febbraio scorso, spedendo KO al penultimo round il filippino Teo Santisima (12-3). Sembra deciso a salire nei piuma, ma senza fare trafile. Ha chiesto a Bob Arum che lo gestisce subito il mondiale. Considerato che Leo Santa Cruz lascia il titolo piuma WBA per tenere solo quello dei superpiuma, che Shakur Stevenson (WBO) ha ripetuto più volte di abbandonare la cintura, per Navarrete si potrebbero aprire diverse opportunità. IBF e WBA sono in possesso del giovane uzbeko Murodjon Akhmadaliev (8+) 25 anni, sotto la procura del russo Vadim Kornilov che risiede a Los Angeles dal 2015 e gestisce i migliori professionisti dell’Est Europa e asiatici. L’uzbeko nel 2016 conquista il bronzo ai Giochi di Rio, fermato in semifinale dal cubano Robeisy Ramirez. Nel 2018 arriva negli USA, prende residenza a Indio in Florida e inizia la carriera da pro. Pugile compatto, demolitore infaticabile impone lo scambio non stop. Finora, nessuno gli ha resistito. Al quarto incontro conquista il vacante WBA Internazionale, mettendo KO al primo round il cileno Ramon Contreras (16-7), prosegue a vincere prima del limite contro Zarate, Carlson e Soto, salendo nel ranking della sigla. Il 30 gennaio scorso a Miami, affronta Daniel Roman (USA 27-3-1) che mette in palio la cintura di supercampione WBA e quella dell’IBF. Il pronostico è tutto per l’americano che vanta successi sugli inglesi McDonnel e Doheny, oltre che esperienza di ring notevole. L’uzbeko impone un ritmo forsennato di scambi, mentre il campione cerca di tenerlo a distanza. Dodici round intensi, sul filo dell’equilibrio. Alla fine un giudice premia Roman, due preferiscono l’asiatico, che dopo otto incontri diventa bicampione di sigla. Al momento, la furia agonistica dell’asiatico sembra incontenibile, anche se molto dispendiosa. Si tratta di capire quanto potrà tenere questo ritmo. L’IBO è vacante.

GALLO. Il giapponese Naoya Inoue (19) 26 anni, campione IBF e WBA, viene considerato il fenomeno della categoria. Professionista dal 2012 a 19 anni è pugile completo in ogni senso. Ottimo tecnico, potente con entrambe le mani, sa variare l’impostazione del match, secondo le caratteristiche dell’avversario. Nel 2014 ottiene le cinture minimosca (WBC) e quindi supermosca (WBO) che mantiene fino al 2017, dopo averla difesa ben sette volte. Il 25 maggio 2018 spodesta l’inglese Jaime McDonell per KO1 e lo scorso anno sul ring di Glasgow in Scozia, sfila al portoricano Emanuel Rodriguez quella della IBF, finito KO al secondo tempo. Nell’ultimo incontro in Giappone, il 7 novembre 2019, batte il sempre ostico filippino Nonito Donaire e mantiene le due cinture, diventando supercampione WBA. Il suo regno nei gallo sembra giunto in retta d’arrivo. A inizio 2020 ha fatto sapere di essere interessato a battersi contro il messicano Emanuel Navarrete (31-1) titolare supergallo WBO. “Sarebbe una grande sfida – ha scritto nel suo account – che penso di poter vincere”. Nel WBO, c’è Il filippino John Riel Casimero (29-4), 31 anni, professionista dal 2007 a 18 anni, partito da minimosca. Al primo tentativo iridato IBF nei minimosca il 26 marzo 2011, finisce KO al quinto round contro il sudafricano Moruti Mthalane (39-2). Un anno dopo ci riprova e stavolta centra il bersaglio, battendo il messicano Pedro Guevara. Sale nei mosca e affronta due volte il quotato thailandese Amnat Ruenroeng (20-3): nel 2015 perde ai punti, l’anno dopo lo spedisce KO al quarto tempo. Difesa vincente a Londra il 10 settembre 2016, contro Charlie Edwards (13-1) e l’abbandono del titolo. Attività ridotta tra il 2017 e ’18, poi ripresa alla grande lo scorso 2019. Quattro vittorie tutte per KO contro il nipponico Yamashita, i messicani Franco e Ramirez per l’interim gallo e il 30 novembre a Birmingham in Inghilterra, la grande impresa contro Zolane Tule (28-4) messo KO al terzo round, dopo 3 KD per la cintura WBO che il sudafricano deteneva dal 2017. E’ il venezuelano Michell Banquez (19-1) il titolare IBO, titolo conquistato il 12 luglio 2019 a Jeddah in Arabia Saudita, superando facilmente l’inglese Prince Patel (23-1-1) che era imbattuto e favorito. Banquez è un incontrista dalle lunghe leve, tiene un buon ritmo anche se non possiede punch. Deludente è stato l’inglese giramondo, match in Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Lettonia, Egitto, Germania e Arabia Saudita, incapace di aumentare il ritmo. Il nuovo campione nato a Caracas nel 1990, professionista dal dicembre 2015, ha sempre combattuto in casa, salvo due trasferte. La prima in Cile, nel 2018, sconfitto dal locale Miguel Gonzales (31-3), l’altra a Jeddah che gli ha fruttato la cintura IBO. In questa categoria, la Francia detiene l’unica cintura iridata, grazie a Nordine Oubaali (17) non più giovanissimo (33 anni), passato pro a 28 primavere nel 2014, dopo una bella carriera in maglietta. Il magrebino nel 2015 è campione francese, nel 2016 l’Intercontinentale WBA e nel 2017 il silver WBC, che trasforma in mondiale vero nel gennaio 2019 a Las Vegas, titolo vacante, battendo Warren Raus’here (USA), fermato al sesto round RTD. Ripetendo il successo ai Giochi di Londra 2012. La prima difesa lo scorso luglio in Kazakistan, battendo il filippino Arthur Villanueva (32-4-1). L’ultima impresa in Giappone a Saitama, non distante da Tokyo, superando Takuma (13-1) il fratellino di Naoya, ai punti. Il mancino francese, fisico molto compatto, ha bella scelta di tempo e pugni consistenti. Qualità che gli hanno permesso di riportare in Francia la cintura e la borsa più alta in carriera. Adesso lo attende l’imbattuto messicano Luis Nery (30) reduce da due vittorie importanti contro il portoricano Mc Joe Arroyo (18-3) e il dominicano Juan Carlos Payano (21-3). Nery, longilineo mancino, si presenta con barba da rabbino. Veloce di braccia, fa male come dimostrano i 24 KO sulle 30 vittorie. Senza dubbio lo sfidante più pericoloso per il francese.

SUPERMOSCA. Difficile indicare il migliore tra i titolati supermosca. Il giapponese Kazuto Ioka (25-2) WBO e Roman Gonzales (49-2) WBA del Nicaragua, fanno parte del gruppo col poker di cinture. Il messicano Juan Francisco Estrada fresco titolare WBC, avendo battuto in rivincita il thailandese Wisaksil Wangek (47-5-1) considerato il top. Completano il vertice il filippino Jerwin Ancajas (IBF) e Gideon Buthelezi del Sud Africa dell’IBO. Sembra incredibile che il thailandese Wangel Wisaksil (Srisaket Sor Rungvisai Nakornl) sia fuori dai campioni. Purtroppo la sconfitta contro il messicano Juan Francisco Gonzales lo ha tolto dal vertice. Ma merita di ricordare che Wangel (47-5-1) dal 2009 in attività, era partito malissimo: nei primi cinque incontri rimedia 1 vittoria, un pari e tre sconfitte. La riscossa parte dal sesto incontro, dove inizia una striscia di 25 vittorie lungo le quali il 3 maggio 2013 conquista la cintura WBC supermosca a spese del giapponese Yota Sato. Lo batte il messicano Carlos Quadras (39-3-1) detto il Principe il 31 maggio 2014. Torna campione il 18 marzo 2017 battendo due volte Roman Gonzales (49-2) del Nicaragua e regna fino al 26 aprile 2019, quando a Inglewood (Usa) il messicano Juan Francisco Estrada (40-3-1), si prende rivincita e titolo. Dopo una battaglia equilibrata, premiano l’iniziativa conclusiva di Estrada, che ha 30 anni, attivo dal 2008 e ruota ai vertici dal 17 novembre 2012, quando a Los Angeles tenta l’aggancio ai minimosca, battuto da Roman Gonzales, del Nicaragua, attualmente titolare WBA. Sale nei mosca e il 27 luglio 2013 a Macao in Cina, sconfigge Brian Viloria (USA) e diventa titolare WBA e WBO. Difende la doppia cintura cinque volte. Prova nei supermosca WBC il 24 febbraio 2018 a Inglewood (USA), ma nell’occasione il thailandese Wangek lo tiene a bada con sicurezza. Non così un anno dopo sullo stesso ring, dove la situazione si capovolge e il messicano centra l’obiettivo e diventa campione WBC. Per la soddisfazione di Eddie Hearn che lo ha preso nella sua scuderia. Titolo che difende lo scorso agosto a Hermosillo dove il campione risiede, contro lo stagionato coloured Dewayne Beamon (USA 16-4-2), 34 anni, al primo tentativo iridato, costretto alla resa al nono round. Si parla della bella con Wangek, fattibile se la DAZN è d’accordo. Kazuto Ioka (25-2) WBO, il giapponese di Osaka dall’8 settembre 2018 è entrato nel club dei campioni che hanno centrato il titolo in quattro categorie di peso. Professionista dal 2009, salvo due trasferte (Cina e USA), ha sempre combattuto davanti al pubblico di casa. Compresa l’ultima difesa a Tokyo il 31 dicembre scorso, contro l’emergente portoricano Javier Cintron (11-1), mancino molto alto che sfrutta bene le lunghe leve. Manca ancora di continuità e questa carenza ha fatto la differenza contro il campione, mobile sul tronco con ottima scelta di tempo, che a gioco lungo vince nettamente. Per molti è il miglior supermosca del momento. Di certo l’esperienza non gli manca. L’11 febbraio 2011 a Kobe, al settimo match, conquista la cintura paglia WBC superando il mancino thai Kittipong Jaigraiang (69-2-1), finito KO al quinto, tra la sorpresa generale. Nel 2012 è titolare anche del WBA superando il connazionale Akira Yaegashi (28-7) 37 anni, ancora in attività. Il 31 dicembre 2012 centra la cintura WBA dei minimosca, battendo a Osaka il messicano Alfredo Rodriguez (32-10), la difende tre volte e il 7 maggio 2014 tenta nei mosca IBF, sempre a Osaka, ma Amnat Ruenroeng (Tha) fa valere classe e mestiere sia pure per SD. Un anno dopo trova l’argentino Juan Carlos Reveco (39-4) titolare WBA e lo batte di misura, con qualche dissenso dello stesso pubblico di Osaka. Si conferma con cinque difese nei tre anni successivi. Nel settembre 2018 sale mei supermosca e la spunta contro il portoricano McWilliams Arroyo, nell’unica trasferta negli USA (Inglewood). E’ la quarta cintura, che perde subito il 31 dicembre a Macao (Cina) contro il filippino Donnie Nietes (42-1), con un verdetto contestato a giusta ragione, in quanto il ring aveva mostrato nel giapponese il pugile migliore. Purtroppo due giudici premiano il filippino che con quella preziosa vittoria chiude la carriera iniziata nel 2003. Ioka sei mesi dopo (19 giugno 2019) torna titolare WBO (vacante) imponendosi contro un altro filippino, il longilineo Aston Palicte (26-4-1), sul quale scarica la rabbia accumulata, mettendolo KO al decimo round. Dell’ultima difesa ho parlato sopra. La Watabane Promotion che lo gestisce da inizio carriera sta pensando ad una prossima sfida interna. WBA. Roman Gonzales (49-2) nasce in Nicaragua il 16 giugno 1987. In palestra giovanissimo, guidato dal padre, a 19 anni nel 2005, passa professionista e dopo i primi incontri in patria accetta di combattere all’estero e proprio in Giappone, il 15 settembre 2008 a Yokohama, mette KO al quarto round il nipponico Yutaka Nijda (23-2-3) e conquista i pesi paglia WBA. Tre difese e il 19 marzo 2011 a San Pedro (Messico) domina il locale Manuel Vargas e porta a casa la cintura minimosca WBA. Combatte e vince tra USA, Messico, Nicaragua e Giappone, dove conquista la terza cintura (mosca WBC) il 5 settembre 2014, sconfiggendo il giapponese Akira Yaegashi, ancora in attività a 37 anni. Il quarto titolo arriva il 10 settembre 2016 superando il messicano Carlos Quadras (39-3-1) uno dei pochi a vantare un successo su Wanged. Gonzales lo batte nettamente e arriva a 46 vittori non stop. E qui si ferma ad opera di Wanged, la sua bestia nera. Il thai lo detronizza 31 marzo 2017 a New York (MD) dopo lotta incerta e lo mette KO a Carson dopo 4 round a senso unico. Gonzales accetta la superiorità ma non si arrende. Si ferma un anno, a settembre 2018 torna sul ring, vince due match e il 29 febbraio scorso a Frisco (USA) torna campione WBA, battendo l’inglese Khakid Yafai (26-1) che si presentava imbattuto e finisce KO al nono round. Jervin Ancajas (32-1-2) comanda nella IBF dal 3 settembre 2016, allorché sul ring casalingo di Taguig City si impone sul portoricano McJoe Arrojo (17-1). A quel punto difende la cintura ben otto volte, combattendo in Australia, Inghilterra e Cina, oltre che negli USA, con sette vittorie e un pari, il 28 settembre 2018 a Oakland contro il giovane messicano Santiago Barrios (22 anni). Verdetto incredibile e conferma del caos di valutazione dei giudici (114-114, 111-118, 116-112), un pari che fa acqua da tutte le parti. L’ultima difesa il 7 dicembre scorso a Puebla contro il messicano Miguel Gonzales (31-3) messo KO al sesto round. L’IBO ha nel sudafricano Gideon Buthelezi (22-5) il suo titolare. Professionista dal 2006 a 19 anni, partito dai pesi paglia, ha sempre combattuto, salvo una volta, sotto l’egida dell’IBO. Campione paglia nel 2010, dei minimosca l’anno dopo, centra il bersaglio supermosca il 10 novembre 2012 superando il filippino Edrin Dapudong, ma dopo sette mesi lo stesso avversario lo detronizza. Fino al 2015 il titolo cambia titolari. Il 18 dicembre batte il connazionale Makazole Tete e torna campione IBO. Cinque le difese tutte in Patria e tutte positive, l’ultima contro il messicano Adrian Jimenez, il 27 giugno 2019, con un fulmineo KO al primo round.

MOSCA. Kosei Tanaka (15) 25 anni appena compiuti, è il più giovane titolato WBO nei mosca. Ha sempre combattuto in patria. Dopo aver conquistato nel 2015 la cintura WBO paglia al quinto match da pro, battendo l’ennesimo messicano Julian Yuadras a Komaki ai punti, che dopo quella sconfitta, rimedia altre cinque sconfitte consecutive. Per contro Tanaka sale nei minimosca, raccogliendo il vacante titolo a Gieu, sbrigando la sfida contro Moises Fuentes in cinque round il 31 dicembre 2016. Dopo due difese, il 24 settembre 2018 ingaggia una battaglia tosta contro il connazionale Sho Kimura (17-2-2) a Nagoya, vincendo solo per MD. Altre tre difese, l’ultima il 31 dicembre scorso, mettendo KO al terzo, il cinese Wulan Tuolemazi (14-4-1). Sembra stia pensando l’ennesimo salto di categoria. WBC. Anche il messicano Julio Cesar Martinez (16-1) ha 25 anni, compiuti a gennaio. Professionista dal 2015, unica sconfitta all’esordio contro il mancino Joaquin Cruz, con relativa rivincita dieci mesi dopo, sia pure molto sudata. La svolta il 23 marzo 2019, quando mette KO al quinto il quotato inglese Andre Selby a Metepec e cinque mesi dopo riserva lo stesso trattamento a Charlie Edwards a Londra, che finisce al tappeto al terzo round, ma rimedia un insperato NC, perché la giuria rileva che è stato colpito quando era in ginocchio. Titolo solo rinviato al 20 dicembre 2019 a Phoenix, vincendo ancora per KO9, contro Cristofer Rosales del Nicaragua, che ricordiamo essersi imposto al nostro Obbadi nel 2017 a Pordenone. La prima difesa a Frisco (Usa), il 29 febbraio scorso, contro il fino ad allora imbattuto inglese Jay Harris (17-1), sconfitto largamente ai punti. La boxe di Martinez è molto aggressiva, basata sullo scambio corto. Ogni incontro è una battaglia, in particolare contro Rosales e Harris, dove si sono picchiati senza sosta. Il titolo IBF lo detiene il sudafricano Moruti Mthalane (39-2) di 37 anni, attivo dal 2000, che nell’ottobre 2011 difese la cintura IBF mosca a Cagliari, contro Andrea Sarritzu fermato al settimo tempo. Nell’ormai ventennale carriera, ha subito due sole sconfitte, sia pure per KO. La prima contro il connazionale Gwazela nel 2004 per il titolo nazionale, l’altra nel novembre 2008 a Las Vegas contro Nonito Donaire, uno dei più grandi pugili filippini assieme a Pacquiao. In quell’occasione la differenza di esperienza si vide netta e Moruti di arrese al sesto round. Sono passati oltre 12 anni e nessuno è più riuscito a superarlo. Tra i battuti figurano campioni del calibro di Zolani Tete, Riel Casimero, Ricardo Nunez, e il messicano Julio Cesar Miranda che il 20 novembre 2009 battè a Johannesburg, conquistando la cintura IBF che era vacante. Titolo che gli appartiene e che ha difeso una decina di volte, l’ultima a Yohohama in casa di Akira Yaegashi, partito a mille, ma esauritosi negli attacchi contro un Moruti ben coperto e abile nello scambio corto, dove faceva la differenza. Al non round, l’arbitro fermava il match con Akira ormai sfinito. Anche se ha compiuto 38 anni, la condizione atletica del sudafricano appare ancora notevole e quindi il ritiro non è prossimo. Un messicano sul tetto dell’IBO, Maximino Flores (25-4-2-1nc), 29 anni, pro dal 2010, che ha coronato un inseguimento durato 10 stagioni, con merito e un pizzico di fortuna. Il 25 agosto scorso sul ring di Quezon City, affronta il filippino Carlo Caesar Penalosa (14-2-1) per il vacante titolo IBO. Lotta molto equilibrata, il messicano dal cranio lucido alla Marvin Hagler, agli assalti del pugile di casa, oppone repliche dalla distanza. Al terzo round Penalosa si ferisce alla palpebra destra. Prosegue fino al settimo tempo, quando l’arbitro ferma il match. Giudici divisi, due per l’ospite (67-66, 68-65) uno per il locale (67-66) e titolo a Flores. Che vanta un record singolare, nel 2017 a Tecate nello stato di Baja California in Messico, affronta il connazionale Ulises Lara, che batte chiaramente. Match avvincente e nel primo round i due si scambiano ben 237 colpi, primato ancora insuperato. WBA, Artem Dalakian (20) è nato in Azerbajan nel 1987, risiede a Dnipro in Ucraina dal passaggio al professionismo nel 2011 a 24 anni. Grazie allo sponsor Yury Ruben, ha sempre combattuto in casa, salvo una trasferta a Inglewood (Usa) il 24 febbraio 2018, battendo l’hawaiano Brian Viloira, in palio la vacante cintura WBA mosca. Titolo difeso quattro volte, sempre a Kiev, l’ultima l’8 febbraio scorso, imponendosi sul promettente venezuelano Josber Perez (17-3) 25 anni, sui 12 round. Boxe essenziale, pochi colpi precisi e ottima difesa. Mancando il contatto fuori dall’Ucraina, non ha quotazione internazionale.

 

MINIMOSCA. Il più quotato dei campioni è Kenshiro Teraji (17) giapponese, titolare WBC dal 2017 a spese del messicano Ganigan Lopez (36-11) sconfitto a Tokyo per MD, con qualche dubbio. Forse in onore della Teiken Promotions gestita da Makihiko Honda (auto, moto e non solo). Ma l’orgoglioso Teraji toglie ogni dubbio: nelle sue sette difese inserisce anche Lopez e il 25 maggio 2018 sempre a Tokyo lo mette KO al secondo round. La difesa più recente, il 23 dicembre scorso a Yokohama, contro il filippino Randy Petalconcin (31-4-1) finito KO4. Vista l’età è probabile il passaggio nei mosca a breve. La cintura WBA è in possesso dell’altro nipponico Hiroto Kyoguchi (14), 26 anni, pro dal 2016, anche lui guidato dall’importante promoter Watanabe Hitoshi, che lo ha portato in tempi brevi al titolo paglia IBF nel 2017 e il 31 dicembre 2018, alla conquista di quello dei minimosca, sul ring di Macao in Cina, battendo il bianco del Sud Africa Hekkie Bulder (32-4) che proprio in Giappone si era riappropriato della cintura di supercampione WBA. La sconfitta per KO10, la ha convinto a chiudere la carriera, iniziata nel 2007. Mentre Hiroto ha difeso lo scettro due volte, contro il thai Tanawat Nakoon e il non più verde Tetsuda Hisada (34-10-2) 35 anni, battuti ai punti. Il supercampione ha boxe aggressiva ma ragionata, mobile sia sul tronco che sulle gambe, garantisce miglioramenti per lasciarlo a lungo ai vertici. Dal Giappone al Messico, dove troviamo Elvin Soto (17-1), il più giovane dei campioni, 23 anni, attivo dal 2016, titolare WBO dal 21 giugno 2019 sul ring di Indio (USA) battendo il quotato portoricano Angel Acosta (21-2) finito KO all’ultimo round, mentre era in netto vantaggio ai punti. Acosta si era impossessato della cintura vacante il 2 dicembre 2017 a New York, superando il messicano Juan Ales (25-7-1) KO10. Tre difese vincenti, poi lo stop imprevisto con Soto, che nel frattempo ha difeso il titolo, battendo sempre a Indio, il filippino Edward Heno (14-1-5) con più fatica del previsto. Difficile valutarne il valore, salvo la potenza nel destro, che lo ha portato a ottenere 12 KO sulle 17 vittorie. L’unica sconfitta al 3° match in carriera, nel 2017, di misura sui 4 round contro Danny Andujo nella prima trasferta in Usa. L’IBF ha il suo titolare in Felix Alvarado (35-2), nato in Nicaragua il 15 febbraio 1989, pro dal 2010, attività svolta prevalentemente in patria, salvo due puntate in Costa Rica, vincendo i primi 18 match. Doppio stop il 31 dicembre 2013 a Osaka contro Kazuto Ioka (minimosca WBA) e il 6 giugno 2014 in casa battuto dall’argentino Carlos Roveco (mosca WBA). Si rimette all’inseguimento con una striscia positiva di 15 vittorie, che lo promuovono col filippino Randy Petalcorin cosfidante del vacante titolo IBF. Il 29 ottobre 2018, va in casa di Randy a Manila e al settimo round, trova il destro giusto che ferma l’avversario. Il 19 maggio 2019, difende la fresca cintura a Kobe in Giappone, sfidato da Reiya Kinishi (17-2) al secondo tentativo, anche questo fallito, sconfitto ai punti chiaramente. L’IBO non ha il titolare.

PAGLIA. Il migliore di tutti, il thai Chayaphon Moonsri (54), sul ring dal 2007, imbattuto e col record di vittorie consecutive, meglio di Mayweather jr., campione WBC dal 6 novembre 2014, battendo il campione in carica il messicano Oswaldo Novoa, fermato alla nona ripresa. Titolo difeso 12 volte, sempre in Thailandia sotto la regia del promoter Virat Vachirarattanawong, che ha pagato 175.000 dollari per la sfida contro Melvin Jerusalem (15-2) l’emergente filippino che il 25 gennaio 2017, si presentava imbattuto a Phitsanulok, dimostrando sul ring di essere avversario di tutto rispetto. E’ stata la vittoria più sudata per il thai. Moonsri ha disputato l’ultimo incontro il 25 ottobre scorso a Chonburi, battendo ai punti l’esperto sudafricano Simpiwe Konkco (19-6) titolare IBO dal 2016 al 2018. Giorni addietro, Moonsri ha fatto conoscere la sua decisione di ritirarsi dall’attività. Nato da famiglia molto povera è salito sul ring a 13 anni, combattendo nella Muay Thai dove ha vinto titoli nazionali. Nella boxe pro ha debuttato, come già detto, nel gennaio 2007. Si è laureato presso l'Università di Bangkokthonburi nel 2013. Il suo vero nome è Hayaphon Moonsri. Un altro thai è titolare WBA, si tratta di Thammanoon Niyomtrong (21) di 29 anni, pro dal 2012 e subito campione youth WBC fino al 2014. Il 29 giugno 2016 batte Byron Rojas del Nicaragua e conquista la cintura paglia WBA, che ha già difeso otto volte. Ottimo tecnico, rapido e mobile, non possiede grande potenza, ma è difficile da colpire. L’ultima sfida vinta contro il giapponese Norimito Tanaka a Sawan il 3 marzo 2020, lo indica come supercampione della sigla. L’IBO ha quale titolare il sudafricano Nkosinathi Joyi (29-5-1), veterano di 37 anni, attivo dal 2002. Una carriera quasi tutta in Sud Africa, salvo qualche puntata in Messico e a Montecarlo, con scarsa fortuna, dove tra il 2014 e 2015 tenta invano la cintura IBO minimosca. Ci pensa il filippino Rey Loreto a respingerlo due volte. Torna alla carica nei paglia e dopo lo stop nel 2016 imposto dal connazionale Simpiwe Konkco, riparte dal titolo africano battendo l’emergente e imbattuto Mpho Seforo (7-1-1) il 7 dicembre 2018, alla prima sconfitta e alla decisione di ritirarsi. Due difese nel 2019 e il 16 dicembre scorso a East London, l’occasione attesa da tempo. Affronta il filippino Joey Canoy (15-4-1), mancino più giovane di dieci anni, 26 contro 36, ma l’età non conta. Joyi vince largamente ai punti, tenendo l’iniziativa per tutto il match, tornando al vertice IBO dopo oltre sette anni. Per un filippino che fallisce, un altro che siede al vertice IBF. Si tratta di Pedro Taduran (14-2-1) classe 1996, pro dal 2015 a 19 anni. Fa l’apprendistato in patria dove raccoglie dodici vittorie e una sconfitta. Il 29 agosto 2018 a Sawan in Thailandia, tenta l’impresa impossibile contro il mito della categoria Chayaphon Moonsri, che lo batte ma solo ai punti. Tredici mesi dopo, a Taguig City, davanti al pubblico di casa si batte per il vacante titolo IBF contro il connazionale Samuel Salva (17-1) mancino imbattuto, di 22 anni. Taduran inizia male, contato al primo round, ma recupera nelle riprese seguenti e complice una testata volontaria di Salva, costata un punto, allo stop dell’arbitro alla settima tornata, i conti premiano Taduran che diventa il nuovo titolare paglia IBF. Wilfredo Mendez (16-1) detiene la cintura WBO. Nato a Caguas in Portorico il 10 novembre 1996, 23 anni, professionista dal 2016, mancino molto rapido, attivo tra Portorico e Santo Domingo, guidato dal promoter Ivan Rivera, della Puerto Rico Best Boxing, l’organizzazione più importante del paese. Una sola sconfitta contro Leyman Benavides del Nicaragua a Santo Domingo il 17 marzo 2018. Dopo quell’inciampo, si ferma quattro mesi e col maestro Raul Pastrana cerca di correggere gli errori di impostazione. Il 27 luglio 2018 a Baranquilla in Colombia, supera Yenrry Bermudez, facile test del Venezuela, arrivando in buona condizione il 28 settembre a Trujillo Alto, dove risiede per battere il più quotato messicano Axel Aragon Vega, in palio la cintura NABO-WBO. Prosegue la marcia con altre due vittorie e il 24 agosto scorso a San Juan la capitale del Portorico, si misura col filippino Victorio Saludar (20-4), reduce da due vittorie in Giappone, dove aveva conquistato la cintura WBO paglia. Sfida sulla carta molto incerta, che sul ring Mendez trasforma in vittoria netta, mantenendo l’iniziativa contro un attaccante non troppo coperto in difesa. Titolo già difeso due volte, ribattendo Axel Aragon Vega il 26 ottobre scorso e il veterano della Colombia Gabriel Mendoza (30-7-2) di 41 anni, a Panama, messo KO all’ottavo tempo.

Si conclude qui la lunga disamina dei campioni del mondo in carica delle 17 categorie e le cinque sigle riconosciute. Un lavoro diviso in tre articoli, che permette di far conoscere il vertice assoluto della boxe mondiale nella prima parte del 2020.

Giuliano Orlando