Boxe: Thunder centrano pass per Londra

Pubblicato il 1 aprile 2012 alle 19:48:09
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

Saranno i Milano Thunder Dolce & Gabbana e la Dynamo Mosca a contendersi il trofeo e il premio di 100.000 dollari - che potrebbero aumentare se per la finale ci saranno nuovi sponsor - spettante al team vincitore della seconda edizione delle World Series Boxing, creatura dell’AIBA e in particolare del presidente WU. La franchigia presieduta da Paolo Taveggia ha conquistato l’accesso alla finale grazie al capolavoro dell’andata lo scorso 24 marzo contro i temibili azeri di Baku, sconfitti con un 5-0 che solo gli ottimisti ad oltranza, potevano prevedere. Milano prevedeva che nel ritorno il team guidato dal ct Agayev avrebbe fatto l’impossibile per arrivare all’extra match. Ovvero, restituire lo stesso punteggio subito nell’andata. I giorni precedenti la sfida sembrava realmente che questa fosse la volontà dei “Fires”, che avevano dominato il loro girone e si erano qualificati alle semifinali a spese degli indiani di Mumbai, rivelazione del torneo. Leggendo i nomi dei titolari da opporre ai Milano Thunder, appariva chiara la voglia azera del grande riscatto. Rispolverava il supermassimo Medzhidov, ovvero il campione  del mondo in carica e inseriva nei mediomassimi, il jolly dell’Azerbajan, quel Teymour Mammadov, 19 anni, campione d’Europa e argento mondiale nei massimi. Non solo, metteva sul ring nei medi l’ottimo Mursalov, finalista di categoria, proprio con Derevyanchenko, il number-one della categoria. Gallo e leggeri con Kurbanov e Isayev, che sostituiva il preannunciato Grivechev, russo naturalizzato. Alla vigilia della sfida, il castello costruito da Baku saltava in aria, per una serie di motivi, che denunciavano la leggerezza organizzativa a dir poco sorprendente. L’ucraino Denys Poyatsyka, 26 anni, massimo naturale, come dimostrano i risultati conseguiti in carriera: campione d’Europa nel 2006, presente alle edizioni 2008, 2010 (3°) e 2011, e ai mondiali 2007, avrebbe dovuto sostituire il supermassimo Medzhidov, giustamente a riposo dopo aver vinto il Great Sick due settimane prima, svoltosi proprio a Baku. A quel punto l’ucraino rifiutava di affrontare un rivale più pesante di molti kg. come Gilton Zimmerman. Questo il primo guaio. Il secondo era ancora più grave. Mammadov, alto 1,98 ha problemi per restare sotto i 91 kg. tenendo conto dell’età (19 anni) in pieno sviluppo fisico e atletico. Pensare di farlo scendere a 85 kg. era una follia. Ragion per cui, la federazione ha posto il veto. Atteggiamento più che giustificato, tenendo presente che il supermassimo e il massimo sono le carte migliori dell’Azerbajan ai Giochi di Londra. A questo punto la frittata era fatta e Baku alzava bandiera bianca, lasciando via libera a Milano Thunder. Fatta salva la professionalità del team italiano, che non è mai venuto meno agli impegni del calendario, che ha subito verdetti ingiusti senza fare troppo chiasso, che non si è mai tirata indietro, che ha pure i suoi problemi, perché lo stesso Damiani, opera anche sul fronte della squadra che andrà a Mosca e quindi deve preservare i qualificati per i Giochi, è sorprendente che la mancanza di sensibilità e professionalità della franchigia, colpevole su tutta la linea, al momento non sia stata ancora censurata dalla Commissione Tecnica dell’AIBA. Ho ritardato volutamente il servizio della semifinale, sperando  di poter conoscere le decisioni ufficiali. Silenzio su tutta la linea. Sul ring di Baku, si sono disputati due soli match, vinti dai locale. Il gallo Kurbanov sul moldavo Gojan, lento e prevedibile, confermando che il titolo europeo vinto ad Ankara nel 2011 è stato più il frutto di accordi, che del reale valore del pugile. Nei leggeri, lo sgraziato longilineo Isayev si è imposto sull’argentino Carrasco, intimorito e disorientato dopo la ferita (testata) subita nel primo round, per cui il verdetto non sorprende. Certo, se l’arbitro avesse impedito a Isayev di legare come ha fatto, orientando il match nel modo che meglio si addiceva all’azero, qualcosa sarebbe potuto cambiare. Carrasco ha pagato l’inesperienza e la mancanza di temi alternativi. La terza sconfitta è arrivata per la rinuncia di Derevyanchenko, causa in persistente dolore alla mano destra, che lo tormenta da tempo. In caso di necessità avrebbe combattuto, come ha spiegato Damiani, ma essendo il confronto con Mursalov, ininfluente nel punteggio, ha preferito tenerlo a riposo, in vista dell’impegno del 2 maggio all’Excel Center di Londra, contro la Dynamo Mosca per l’ambito trofeo WSB. Le vittorie di Milano vengono assegnate al massimo brasiliano Rafael Lima e al supermassimo Zimmerman per WO. L’impressione personale è che il presidente WU non abbia il polso della situazione reale, impegnato nella promozione del progetto Aiba Professional Boxing, che guarda dopo Londra, quando l’AIBA inserirà il professionismo nei suoi quadri. I vari delegati di questa manifestazione, forse per il quieto vivere, lo informano che va tutto bene. Una bugia grave, oltre che rischiosa. La traccia del torneo è buona, interessa al pubblico e può svilupparsi positivamente. Ma per realizzare questa situazione occorre la professionalità che manca a troppe squadre e un radicale cambiamento di rotta di giudici e arbitri. Nell’altra semifinale tra Mosca e Astana, gli arbitri hanno lasciato correre qualsiasi scorrettezza. I confronti nei gallo e leggeri, hanno offerto tutto il campionario di scorrettezze, tenute, testate, gomitate, colpi irregolari e spallate. Non c’è stato un solo richiamo. I giudici si adeguano e il fattore campo fa la differenza su tutto. Di questo passo, il giocattolo WSB, rischia di rompersi prima di avere la possibilità di crescere e diventare importante.