Boxe: sfide stellari in Europa e Usa, aspettando Joshua-Parker

Pubblicato il 13 marzo 2018 alle 15:48:33
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

Aspettando la sfida milionaria in euro del 31 marzo a Cardiff nel Galles, tra i massimi  Anthony Joshua (Ing. 20) e Joseph Parker (Aus.24) in palio le cinture WBA, IBF, WBO e IBO, che vedremo in Italia su FoxSports Plus (canale 205 Sky) in diretta, la boxe mondiale non sta certo a cullarsi nel dolce far nulla. Nell’ultimo weekend, il gong ha suonato per annunciare sfide iridate con altissimo indice di qualità. A San Antonio nel Texas, Miguel Angel Garcia (38), detto Mikey, californiano di Ventura, radici messicane e una carriera dilettantistica senza acuti, professionista a 19 anni nel 2006, conquista la quarta cintura di categoria IBF, a spese del coraggioso russo-kazako Sergey Lipinets (13-1) un bel fighter, ricco di coraggio e resistenza, apparso uno scolaro di fronte ad un docente che ha dato lezione di boxe. Il trentenne Garcia è giunto all’apogeo del rendimento, dopo dodici stagioni tra i prize-fight, in costante ascesa. Dopo aver conquistato cinture varie (USBA, NABO, NABF) tra il 2010 e il 2012, l’anno dopo inizia la scalata iridata nei piuma WBO, scalzando il messicano Orlando Salido, messicano dalla boxe sporca, tutto mestiere e furbizia. Garcia capisce subito il soggetto e a ferirsi è proprio Salido, dominato e stoppato all’8° tempo, con i giudici che hanno 9 e 10 punti per Garcia. Salido, per la cronaca, è finora l’unico professionista che vanta la vittoria sul fuoriclasse ucraino Vasil Lomachenko per la cintura superpiuma WBO nel 2014 proprio a S. Antonio. Una split decision che, a parere personale, fu un regalone al messicano. Garcia, il 25 novembre 2013 a Corpus Christi detronizza Roman Martinez, portoricano tosto alla quarta difesa del WBO superpiuma, ancora in piena attività, finito k.o. alll’8 tempo, mettendo in bacheca il secondo alloro. Il terzo titolo arriva solo nel 2017, avendo Garcia in quel periodo ridotto al minimo l’attività: un match nel 2014 battendo Juan Burgos e mantenendo il titolo, nulla nel 2015, per motivi di esclusiva con i suoi impresari. Riappare la scorsa stagione sul ring di Las Vegas e distrugge in tre round il montenegrino Dejan Zlaticanin che si presentava come picchiatore micidiale, con 22 vittorie e 15 k.o. all’attivo, lasciando all’americano la cintura leggeri WBC. Depone il titolo e fa le prove per i superleggeri, testandosi, il 29 luglio scorso a New York, contro Adrien Broner (33-3), un coloured di Cincinnati, classe ’89, sul ring dal 2008 a 19 anni, già campione leggeri e superleggeri, uno che sale sul ring per vincere. Niente da fare, contro Garcia trova disco rosso e la sconfitta ai punti è già un punto d’onore. Il traguardo per l’imbattuto pugile californiano è il poker per appaiarsi a Manuel Marquez (Mes), Roberto Duran (Pan), Pernell Whitaker (USA), Leo Gamez (Ven), Roy Jones (USA) ed Erik Morales (Mes), Jorge Arce (Mes) e Nonito Donaire (Fil)  che l’hanno già raggiunto.

L’impresa l’abbiamo descritta in avvio di articolo. Ma cosa ha di straordinario Mickey Garcia? In primis la scelta di tempo nel colpire e l’abilità di uscire dalla reazione del rivale, con movimenti minimi. Il sinistro è una spada che sa far male. Col sinistro doppiato  ha spedito al tappeto Lipines al settimo round, col sinistro ha tenuto a distanza un rivale che ha tentato in tutti i modi di entrare nella guardia di Garcia, per scatenare la sua potenza. Non ci è mai riuscito in modo completo. Al momento, senza essere spettacolare come Lomachenko gli è comunque molto vicino, se non alla pari. Il futuro? A 30 anni può pensare di salire nei welter e tentare di avvicinarsi a Manny Paquiao che di cinture ne ha conquistato ben sei. Nella stessa serata il cubano  Rances Barthelemy (26-1-1nc) - fratello minore di Yan, grande nei dilettanti, oro ai Giochi di Atene 2004, mediocre nei pro (13-3) dal 2007 al 2015 - ha fallito il tentativo di centrare il terzo titolo, dopo quelli dei superpiuma e leggeri tra il 2014 e il 2016. Sulla carta il tris era possibile, avendo affrontato il bielorusso Kiryl Relikh (21-2) residente negli Usa, in rivincita, già battuto lo scorso maggio ai punti nettamente: nell’occasione i due finirono al tappeto, il cubano nel quinto e l’altro al decimo tempo. Stavolta nessun conteggio, ma la costante pressione del bielorusso ha fatto la differenza. Non un match esaltante e neppure troppo bello stilisticamente. Relikh è potente, ma rigido e anche prevedibile. Bartelemy, più alto, ha adottato una tattica in antitesi con le sue caratteristiche. Lo aspettava alle corde, accettando la sfuriate del rivale, dimenticandosi di replicare. Alla fine la differenza risultava chilometrica. A Carson in California, l’atteso mondiale piuma WBO tra Oscar Valdez (24) e l’inglese Scott Quigg (34-2-2) si è svolto e non è mancato lo spettacolo, ma il titolo valeva solo per il campione, dato che lo sfidante non era riuscito a stare nel peso. Valdez, un ottimo pugile, attaccante ma anche dotato di buoni fondamentali, ha costretto spesso il rivale sulla difensiva stretta, nonostante abbia combattuto con la mascella fratturata dalle prime riprese. L’altro mondiale è stato disputato in Francia a Boulogne Billancourt tra l’emergente argentino Brian Castano (Arg. 15), 28 anni titolare superwelter WBA e lo sfidante locale Cedric Vitu (46-3) di 32 anni, che dopo  una carriera iniziata nel 2005, culminata con l’europeo nel 2015 a spese del nostro Orlando Fiordigiglio a Brescia, dopo un match violentissimo con fasi alterne, pensava di poter concludere con l’iride. Purtroppo per lui, aveva fatto male i conti. L’argentino lo ha picchiato duramente per dodici riprese. Vitu ha resistito con una generosità incredibile, incassando più del dovuto. A 33” dal termine dell’ultimo round, l’arbitro di Panama Gustavo Padilla, forse in ritardo, fermava l’impari lotta. Una sconfitta pesante, imprevista nei pronostici, che conferma le potenzialità di questo argentino che in Francia già conoscevano, per aver battuto, in modo abbastanza clamoroso, il quotatissimo  Michel Soro lo scorso luglio sempre in Francia per l’interim WBA. Castano a questo punto sembra pronto per misurarsi con i colleghi di vertice, da Erislandy Lara (IBO), Sadam Ali (WBO), Jarrett Hurd (IBF) e Jermel Charlo (WBC). Nelle dichiarazioni dopo il trionfo ha lanciato la sfida ai quattro campioni. Vedremo se otterrà risposte.

Articolo scritto da Giuliano Orlando