Boxe, sabato Tommasone negli Usa tenta il mondiale piuma

Pubblicato il 28 gennaio 2019 alle 11:00:39
Categoria: Boxe
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Non è mai troppo tardi, in particolare per Carmine Tommasone (19) avellinese di 34 anni, pugile professionista dal 2010, lungo un percorso più che dignitoso, visto che non ha mai perduto, ma senza il quel salto di qualità che rappresenta il traguardo ogni agonista, in particolare quando la disciplina scelta è di combattimento. Non che le nove stagioni fossero passate senza luci. Nel 2015 conquista la cintura dell’Unione Europea e nello stesso anno anche l’Internazionale WBA sempre nei piuma, che ripeterà l’anno dopo. Traguardi importanti, rampe di lancio per salire sulle vette più alte. Che sembravano precluse. Nel 2016, gioca la carta delle olimpiadi, sfruttando l’opportunità concessa dall’AIBA, che apre i Giochi olimpici ai professionisti. Il pugile campano ci prova. Dopo essersi qualificato nel torneo di Vargas in Venezuela, in luglio, battendo l’ucraino Oleg Dovgun (3-0) entrando in semifinale, fermato solo ai punti dal thailandese Amnat Ruanroeng, già mondiale nei mosca, ma vincendo la sfida per il terzo posto ai danni del turco Yasin Ylmaz, vittoria che gli apre le porte ai Giochi. Altri due “pro” italiani, D’Andrea e Ballisai ci provano inutilmente: battuti all’esordio e subito fuori. A Rio, Tommasone, onora la qualificazione, battendo il messicano Lindolfo Delgado, vincitore del torneo di Vargas e dato favorito. Nel match successivo cede con onore ai punti contro il cubano Lazaro Alvarez, bronzo olimpico, militando nei leggeri. Sembrava il saluto definitivo ad una carriera durata sei stagioni, invece col passaggio alla OPI 82, della famiglia Cherchi, cambia tutto. I Cherchi, in particolare i contatti di Christian, il primo figlio di Salvatore fondatore della colonia e guida del gruppo da quasi quarant’anni, porta la carriera di Tommasone ad una svolta. Il ritorno in America per disputare il match della vita. La grande occasione: il 2 febbraio, sul ring di Fresno nel Texas, affronta l’imbattuto messicano Oscar Valdez (24) detentore della cintura WBO piuma. “Quando Salvatore Cherchi mi propose l’opportunità di potermi battere per un mondiale, sono saltato dalla gioia – ricorda -, la cintura assoluta è il sogno di ogni professionista. Da quando sono passato con la OPI la mia carriera ha fatto un grande salto di qualità. In una stagione sono arrivato alla sfida mondiale dopo anni di piccolo cabotaggio. I Cherchi non mi hanno nascosto il valore di Valdez, anzi ne abbiamo parlato assieme, valutando i pro e i contro. Che il messicano sia un grande campione non ci sono dubbi, che parta favorito neppure, ma ci sono anche altri aspetti che giustificano perché ho accettato con entusiasmo questa sfida”.

 

Quali sarebbero?

“Procediamo con ordine. Valdez (24 vittorie, 19 prima del limite) ha debuttato nel 2012 a 21 anni, costruendosi il record a suon di KO. Quando ha conquistato il titolo il 23 luglio 2016 battendo a Las Vegas, l’argentino Adrian Rueda (31-1) tremendo picchiatore, che fino a quel momento non aveva mai conosciuto sconfitte e Valdez lo ha messo KO al secondo round, il messicano ha proseguito anche col primo sfidante, il giapponese Hiroshige Osawa KO al settimo round. A quel momento su 21 incontri, solo due rivali erano riusciti a restare in piedi. Era il 5 novembre 2016. Da quel momento ha difeso il titolo altre tre volte vincendo sempre alla grande, ma solo ai punti. Ha battuto il colombiano Miguel Marriaga, il filippino Genesis Servania residente in Giappone e infine lo scorso 10 marzo a Carson (Usa), l’inglese Scott Quigg (34-2-2) che lo sovrastava in esperienza, già titolato IBF e WBA. Valdez in questa occasione il successo lo ha pagato abbastanza salato. Quigg pur battuto, gli ha rotto la mascella e lo ha costretto al riposo forzato per un anno. Una sosta così lunga vorrà dire qualcosa. Ecco perché i Cherchi mi hanno proposto questa sfida”.

Alex Cherchi, il più giovane della famiglia, promoter a sua volta, si dice certo di una prova superiore alle attese da parte dell’italiano: “Carmine si è preparato al meglio, non ha nulla da perdere e ad un’occasione del genere era pazzesco rinunciare. Anche se non è un picchiatore, ha ottime basi tecniche, veloce e preciso, sa muoversi e tenere l’avversario a distanza. Ha esperienza e anche la consapevolezza dell’importanza di questa sfida. Inoltre, comunque vada il risultato per Tommasone si tratta di acquisire visibilità ben oltre i confini di casa. Un bel match significa l’opportunità di altri ingaggi in America. “The Ford Center at the Star” di Frisco nel Texas, è capace di ospitare fino a 12.000 spettatori, è l’impianto dove si trova il quartier generale dei Dallas Cowboys, la squadra di football americano, tra le più importanti negli Usa. La riunione che comprende tre mondiali, ha tra i promoter anche Kathy Duva e verrà ripresa non solo

dalla Usa-ESPN, ma anche dalla DAZN, il canale sportivo in streaming che manderà in diretta tutta la serata, con inizio alle 3 di domenica notte, 3 febbraio”.

L’altro fratello Christian Cherchi, il solito tessitore dell’evento, interviene sulla questione, illustrando un particolare: “Lo stesso organizzatore Bob Arum ammetteva che per Oscar sarà un match molto particolare e in un certo senso delicato. Nessuno pensa che non sia il favorito, ma noi riteniamo che Tommasone lo affronti nel momento in cui anche il campione debba usare qualche precauzione in più. Il resto tocca a lui, ma l’italiano è un professionista di valore, è anche lui imbattuto e ha svolto la preparazione al meglio con uno staff completo, dal maestro di sempre Michele Vicariello, il preparatore atletico Biagio Zurlo, la nutrizionista Antonia Califano, il fisioterapista Enrico Lembo e per la pesistica Domenico Santorelli. Tutto questo per portare Carmine a Frisco nella condizione perfetta e sfidare un grande campione del mondo”.

A Frisco si tiene la riunione più importante del ricco weekend che vede appuntamenti in guantoni in Argentina, Australia, Guatemala, Cile, Giappone, Messico, Belgio, Finlandia, Germania, Francia, Russia, Spagna, Inghilterra e appunto gli Usa. Oltre alla sfida Valdez-Tommasone nei piuma WBO, il colombiano Elider Alvarez (24), 34 anni, difende la cintura mediomassimi WBO contro il russo Sergey Kovalev (32-3-1) 35 anni, già campione dal 2013 al 2016, quando venne deposto da Ward, la sua bestia nera. Si tratta di una rivincita alla precedente sfida dello scorso 4 agosto, ad Atlantic City, con Kovalev finito ko al 7° tempo, mentre era in vantaggio per i tre giudici. Altro mondiale sul ring di Frisco, nei leggeri IBF, titolo vacante, tra il ghanese Richard Commey (27-2) 31 anni e il russo Isa Chamev (13-1) 26 anni. Statisticamente, Tommasone è il 63° italiano che combatte all’estero per un mondiale. L’ultimo a precederlo è stato Emy Blandamura in Giappone contro Murata nei medi WBA lo scorso anno. Al momento sono 13 quelli che hanno conquistato il mondiale su un ring straniero. Il primo è stato il friulano Carnera (1933), seguito Benvenuti (1967) a distanza di 34 anni, sempre a New York. Dieci anni dopo, l’impresa riesce a Rocky Mattioli (1977), poi Vito Antuofermo (1986), Patrizio Oliva (1986), Gianfranco Rosi (1989), Mauro Galvano (1990), Vincenzo Nardiello (1993), Stefano Zoff (1999), Silvio Branco (2003), Cristian Sanavia (2004), Emiliano Marsili (2012), fino a Giovanni De Carolis (2016). Partendo dal 1932, l’anno in cui Oddone Piazza, primo italiano a battersi per un titolo iridato, gli italiani che ci hanno provato sono 82. Che in totale hanno disputato 226 match. Tommasone sarà il 63° pugile di casa nostra che prova all’estero. Dovesse spuntarla entrerà nel club azzurro col numero 14.

Giuliano Orlando