L'attacco di Rai Sport alla boxe

Pubblicato il 25 marzo 2021 alle 19:00:49
Categoria: Boxe
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Il comunicato del sito federale, diceva testualmente: “Sport Totale” in onda su Rai Sport questa sera (24/3), trasmissione incentrata sul percorso olimpico. Puntata dedicata al Pugilato Italiano in diretta dalle h 23.00alle h 24.00. Ospiti: Il Vicepresidente vicario Fabrizio Baldantoni e gli azzurri Giordana Sorrentino, Irma Testa e Simone Fiori. Nella puntata verrà trasmesso il servizio a cura Marco Tripisciano realizzato presso il Centro di Preparazione Olimpica di Formia, dove si sta svolgendo lo stage di preparazione degli Under 22 e della Nazionale Italiana Youth, in vista dei prossimi Mondiali.

Molto chiaro, si doveva parlare degli azzurri verso il traguardo di Tokyo e infatti nel corso della trasmissione l’argomento è stato trattato, sia pure tipo mordi e fuggi, mentre su altri particolari i programmatori hanno insistito e non poco. Peccato che il focus fosse sulla pericolosità della boxe. Una trasmissione che aveva due peccati originali. Intanto mancava il responsabile degli azzurri, come dire parliamo della nazionale di calcio e non invitiamo il c.t. Mancini. Secondo gli interventi del vice presidente erano brevissimi e quindi incompleti.

Da appassionato di questo sport, mi sono sintonizzato su Rai Sport e ho seguito la trasmissione, prima con curiosità e poi con sconcerto e una certa rabbia, concludendo che un attacco alla boxe così subdolo e cattivo non si riscontrava da anni. Già la presenza di una dottoressa, doveva mettere in guardia, visto che l’argomento era incentrato sul percorso dei nostri dilettanti verso Tokyo, e non riguardava l’aspetto sanitario. Nel caso si sarebbe dovuto chiamare un vero esperto, visto che abbiamo fior di medici specializzati a cominciare dal professor Mario Sturla, presidente mondiale dei medici sportivi. Infatti dopo un avvio leggero, intervistando la Sorrentino, che aveva iniziato col pattinaggio, la Testa che si confermava atleta di punta e ottima nelle risposte, per chiudere con Simone Fiori, fresco padre, superati alcune impasse del presentatore, assolutamente digiuno di boxe (perché non è stato chiamato Diego Novelli?) con l’altra presentatrice che aveva spulciato lungo i percorsi dei tre azzurri, recuperando foto ed episodi simpatici, ecco il primo colpo basso, quando è stato chiesto alla dottoressa in questione, quali rischi comporta la boxe.

Già la domanda non era pertinente oltre che fuori tema, essendo l’argomento della trasmissione diverso, quindi posto in perfetta malafede. Che poi questa dottoressa dal sorriso un po’ ebete, ci abbia messo del suo, aggrava ancor più la situazione, visto che, riassumendo, ha affermato, che ogni incontro comporta traumi cerebrali che arrivano fino al 40% di lesioni. Non solo, in ogni match, ci sono almeno 12 momenti in cui avvengono le situazioni traumatiche. Mancava solo la percentuale dei decessi sul ring e l’opera era completa. Aggiungiamo che si è soffermata anche sui danni esteriori dovuti ai pugni.

Per fortuna, clamorosamente smentita dalla presenza dei tre azzurri, che non recavano tracce di quanto affermava la luminare. Ma non era finita, tra intermezzi di basket e volley, i programmatori trovavano il tempo di offrire il filmato del match del 1975 al Richfield Coliseum, tra Ali e Chuck Wepner, figura di secondo piano, salito alla ribalta per aver fatto scivolare Alì al tappeto, con un colpo al fianco, che lo aveva sbilanciato. Quel momento fece il giro del mondo e portò al fino allora sconosciuto pugile di Bayonne, detto il sanguinolento, per la facilità con cui si feriva, oltre alla popolarità anche molti dollari, dopo che l’attore-regista Sylvester Stallone, decise di produrre la serie dei Rocky partendo dalla sua storia. Fin qui tutto bene. Infatti mentre se ne parlava le immagini che scorrevano insistevano ad oltranza con i primi piani di Wepner, già brutto e di suo, ripreso nell’ultimo round, quando ormai stremato e senza difesa, grondante sangue dalle ferite, subiva una dura punizione. Scena ripetuta più volte.

Altra parentesi sul centro di Fiuggi (perché Assisi e stata ignorata?), dove si allenano azzurre e azzurri in vista dei mondiali youth in programma a Kielce in Polonia dal 10 al 24 aprile, mentre l’europeo U22 dovrebbe essere ospitato in Sardegna. Intervista a Kalambay e Agnuzzi due tecnici di sostegno, qualche secondo ad alcuni youth, spezzoni anonimi di incontri delle azzurre, ripetuti più volte. A seguire immagini riguardanti il film su Jakie La Motta “Toro scatenato”, insistendo sui pugni ricevuti da LaMotta nel film, dove la vernice era versata a chili sui protagonisti. Con molta furbizia, dando un colpo al cerchio e uno alla botte, si offrivano immagini buoniste e accuse neppure troppo velate sulla pericolosità del pugilato. Quando la trasmissione è entrata sull’argomento della differenza tra dilettanti e professionisti, denunciando la scarsa conoscenza reale su una storia molto complicata, sviluppatasi a livello di politica sportiva in vari momenti e situazioni, l’intervento del vice presidente è servito a smorzare una polemica altrimenti inutile.

A vedere la trasmissione era al mio fianco il nipotino Antonio di dieci anni. Sapete qual è stato il suo commento? Eccolo. “Nonno, chi fa la boxe diventa scemo?”. Testuale e senza bisogno di commenti. Ma anche terribilmente triste e pericoloso.

A questo punto, il mio personale augurio è che chi di dovere faccia molta, ma molta attenzione e controlli gli argomenti che vengono trattati, evitando che trasmissioni ritenute utili e promozionali alla boxe, si tramutino in accuse alla noble art. Illustrandolo come sport da evitare accuratamente, arrecando danni irreparabili alla salute. Non voglio credere che al vertice si pensi che purché la Rai o altre emittenti parlino di pugilato, bene o male, non ha importanza. Sarebbe semplicemente una follia.

Giuliano Orlando