Un vero festival del ko al
Teatro Principe di
Milano, stracolmo di spettatori, come mai era accaduto. Toccata la perfezione statistica: tutti e cinque gli incontri messi in cartellone da Al
ex
Cherchi, punta giovane della
OPI Since81, con papà Salvatore e l'altro figlio Cristian a completare il quadro, sono terminati prima del limite. Pubblico partecipe come sempre - riservando tanti applausi a Marvin
Hagler, Rocky
Mattioli, Kamel
Ai e Stefano
Zoff ex iridati - entusiasta e capace di assorbire con eleganza l'indubbia delusione di aver assistito all'esibizione del turco Avni
Yildirim (15), che reggeva il clou della serata, per meno di un round. Complice il suo avversario, il bielorusso Aliaksandr
Sushchyts (21-4-1) trentenne di
Minsk, pugile con la valigia, negli ultimi tredici match, è andato a combattere nove volte all'estero. Vincitore delle ultime cinque sfide, tre in Russia, una nella
Repubblica Ceca e l'altra in
Polonia. Leggendo bene il record si capiva che non aveva affrontato campioni, ma solo collaudatori di non eccelsa qualità. Detto questo, al confronto con
Yildirim, che aspirante campione del mondo lo è realmente, il bielorusso si è rivelato una tigre di carta e neppure troppo consistente. Il turco, sceso dai mediomassimi ai supermedi, ha una struttura muscolare imponente e deve fare veramente male.
Dopo il primo minuto di studio, col bielorusso che portava colpi veloci ma leggeri,
Yildirim aumentava il ritmo e la consistenza dei pugni, rivelatisi precisi e pesanti. Dopo una prima serie al bersaglio alto, che costringeva
Sushchyts alle corde, il turco scaricava una bordata sotto, culminata con un destro alla milza che faceva inginocchiare il bielorusso che da quella posizione non si muoveva ben oltre il dieci dell'arbitro
Cavalleri, che decretava il ko. Rivista al rallenty, si capiva la consistenza del colpo, ma resta il dubbio che lo sconfitto, consapevole di non aver scampo, abbia preferito una sconfitta rapida, senza ulteriori guai. Di fatto il match non aveva altro destino. Al pubblico è mancato lo spettacolo auspicato, le emozioni che assicura uno come
Yidirim, che ha buone possibilità di scrivere il proprio, primo turco in assoluto della storia, come campione del mondo professionisti
supermedi WBC. Al momento esibisce la cintura Silver Internazionale che il supervisore Mauro
Betti gli ha messo ai fianchi, ma a tempi brevi potrebbe essere sostituita da quella mondiale. Il manager Ahmet
Oner, turco residente in
Germania, dove il pugile di prepara, con qualche puntata negli Usa, non ha nascosto il malumore per la fulminea resa dello sfidante: “Se aveva paura, bastava non accettare il confronto. Ha tolto al meraviglioso pubblico del
Principe il piacere di una battaglia attesa. L'ho detto al suo promoter Oleg
Bogdanov, che non ha saputo rispondere. Peccato, ma spero di presentare ancora, con la partecipazione delle OPI della
famiglia Cherchi, questo campione vero, che vive per la boxe e per dare alla
Turchia la cintura mondiale”.
Per fortuna, il resto della riunione è stata scintillante, una sbornia di ko, dopo battaglie spettacolari. Ha iniziato il medio nigeriano Samuel Nmomah (2), ventenne, residente a Novara, allievo del maestro Marco, contro il serbo Nenad Djuric (1-2-1), concludere al quarto round con una bella esecuzione sopra e sotto, dopo aver tenuto l'iniziativa nei precedenti round. Samuel, fisico statuario, sta crescendo bene e vista l'età, può aspirare a traguardi importanti. Match d'altri tempi, ancora medi tra il varesino Mattia Scaccia (3-2) allievo di Augusto Lauri e il georgiano di stanza a Milano, Tomas Berulashvili (3-3) che partiva favorito. Fin dal primo suono del gong i due si affrontano a viso aperto, scambiandosi pugni su pugni, difese assenti. La differenza l'ha fatta la scelta tattica: Scaccia ha privilegiato la velocità senza affondare, mentre Tomas ha puntato sul colpo del ko. Finendo per pagare in termini di resistenza al sesto e ultimo round, quando l'arbitro lo ha fermato per difesa passiva. Più sbrigativo l'inedito e giovane Nicholas Esposito (2) della scuola dei fratelli Nico e Leo Pasqualetti della Ottavio Tazzi, che ha dominato il ventenne serbo Raukovic, molto prestante, ma incapace di reggere il ritmo imposto dal milanese, che ha boxato con grande precisione e velocità, concludendo dopo solo due round con un preciso montane al fegato, una prestazione molto incoraggiante. Per la gioia del padre che lo segue da sempre. Elogi anche per il welter ucraino Maxim Prodan, cresciuto alla scuola di Franco Cherchi, giunto alla nona vittoria su altrettanti incontri, tutte per ko. Anche in questo caso, il risultato, contro un avversario per nulla facile, molto veloce e tempista, Prodan ha saputo attendere il momento giusto, senza affrettare i tempi. Peric, altro serbo, reduce da tre vittorie su quattro, per ko, dimostrava di saperci fare e reggeva il confronto molto bene, anche se pagava in termini di colpi il lavoro sordo dell'ucraino. Al quinto tempo il cambio di marcia di Prodan, non dava scampo al rivale, che crollava al tempo su un destro alla mascella, preciso e spettacolare, tra l'entusiasmo del pubblico, soddisfatto di una serata all'insegna del ko.