Boxe: passa da Istanbul la strada che porta i mondiali femminili a New Dehli

Pubblicato il 8 settembre 2018 alle 14:07:00
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

Mancano ancora due mesi all’appuntamento più importante dell’anno, i Mondiali elite femminili di boxe allestiti a New Dehli in India, dal 15 al 24 novembre, e per la squadra italiana in rosa, la preparazione è in fase avanzata. Messi in archivio gli europei di Sofia, disputati a giugno, nonostante l’endemica incapacità di troppi giudici a leggere correttamente l’andamento dei match, l’Italia ha chiuso la rassegna con l’oro della Severin (+81) e il bronzo con Canfora (69) e De Laurenti (54) che avrebbe meritato la finale, avendo battuto in semifinale la francese Mancini in modo chiaro. Un bilancio più che valido in un torneo con oltre 30 nazioni presenti. Da tempo il movimento femminile è in costante crescita numerica e tecnica. Ai recenti mondiali youth (17-18 anni), per la prima volta accorpati, organizzati a Budapest, erano presenti 43 nazioni al femminile e solo alcuni verdetti assurdi hanno impedito alle azzurre di salire sul podio che avrebbero meritato in particolare con Rossi (48), Tessari (54), Sorrentino (57) ed Er Raqioui (64) punite da giurie sempre meno credibili. Principale responsabile la Commissione tecnica, evidentemente composta da burocrati e non da esperti, che esprime da anni, il lato peggiore nelle scelte. Quello di Budapest ritengo sia un bilancio bugiardo per l’Italia. Il settore maschile, guidato dal tecnico Giulio Coletta, nonostante le buone prove dei singoli, ha pagato lo scotto dell’inesperienza in rapporto alle nazioni che iniziano a 10-11 anni, mentre i nostri si affacciano a 12-13.

Tornando alle elite, dopo la prima fase successiva agli europei, sostenuta ad Assisi, dal 27 agosto 14 azzurre (Bonatti, Mostarda, De Laurenti, Lamagna, Mesiano, Martusciello, Testa, Nicoli, Alberti, Amato, Carini, Canfora, Paoletti e Severin) guidate dal tecnico Maurizio Stecca e da Gennaro Moffa,  si sono trasferite in Ucraina a Migovo, località montana a 1200 metri, per svolgere un intenso lavoro con la nazionale locale.  “Una scelta molto indovinata – conferma Stecca – sia per l’ambiente che il valore delle ucraine, per cui le nostre ragazze sono state impegnate in ogni fase. Abbiamo lavorato sul potenziamento con  riprese di guanti, oltre che allenamenti specifici personalizzati. La squadra ha mostrato una condizione generale ottima. C’è molta coesione, il clima ideale in vista dei mondiali. Lunedì 11 settembre lasceremo Migovo e la squadra si dividerà in due. Nove, col sottoscritto, dirette a Istanbul in Turchia, impegnate nel Torneo Ahmet Cömert, giunto alla 32° edizione, le altre cinque: Lamagna, Testa, Carini, Canfora e Alberti, tornano a Roma per proseguire in Spagna, dove si disputa un torneo”. In passato l’Ahmed Comert era una vetrina importante, presenti i migliori dilettanti del mondo. Infatti tra i vincitori figurano campioni olimpionici e mondiali.

Purtroppo la faziosità dei giudici nei riguardi dei pugili di casa, era così evidente che la iscrizioni si sono rarefatte al punto che per anni, si era ridotto ad una competizione di seconda categoria. Per capire la situazione, ricordiamo che Simona Galassi e Nino Benvenuti, le uniche sconfitte in carriera le hanno subite in Turchia, con verdetti talmente scandalosi che fecero storia.  La stessa Italia, nel periodo a guida di Raffaele Bergamasco, per diverse edizione lo escluse dai programmi. Nel 2014, la rappresentanza femminile, guidata da Renzini, ottenne un risultato importante: la Severin nei +81, reduce dall’argento europeo a Bucarest (Romania), vinse il torneo a spese della locale Emine Bosduman. Bronzo con molti rimpianti per Alessia Mesiano (57), Romina Marenda (60) e Francesca Amato (69), superate, si fa per dire,  da rivali turche. Precisa Maurizio Stecca: “Abbiamo messo nel conto il rischio dell’ambiente, molto partecipe e la sensibilità dei giudici con le atlete di casa. Agli europei la turca Demir, che era favorita, venne battuta da Flavia ed è chiaro che a Istanbul  orrà prendersi la rivincita. Magari con l’aiutino. Anche se forse non si aspetta una Severin più tonica di Sofia, scesa da 104 a 98 kg. molto determinata e in piena sintonia con la squadra. Per noi è importante arrivare ai mondiali nella miglior condizione e questo torneo serve per rifinire la preparazione. Tra l’altro tornano anche Mesiano e Amato, che debbono proprio rifinire la condizione”.

Cosa dice il calendario prima di New Dehli? “Si torna ad Assisi dove ci alleneremo con le francesi dal 6 al 17 ottobre e forse verranno a farci visita anche le algerine. Ultimo impegno precedente ai mondiali, uno stage a Mosca nella seconda parte di ottobre. Anche in questo caso avremo l’opportunità di confrontarci con la squadra più forte in assoluto, assieme alla indiane”. Senza entrare nel dettaglio tecnico, conoscendole tutte per averle seguite ad europei e mondiali, oltre che aver avuto conferme da Iccio Stecca, che ricordiamo ha scritto pagine indimenticabili della nostra boxe. Campione olimpionico 1984, europeo jr. campione del mondo, d’Europa e italiano da professionista, mi permetto di tracciare l’aspetto caratteriale di alcune che dovrebbero essere presenti ai Mondiali.

La Bonatti (48) si impegna sempre col sorriso, come fa la Mostarda (51) molto educata e attenta, la De Laurenti (54) è consapevole quanto il bronzo europeo sia un traguardo da confermare ai mondiali, la Mesiano (57), grande eroina dei mondiali 2016, quando salvò il bilancio di una spedizione la vedeva unica italiana ancora in gara dai quarti, oltre che conquistare un oro che mancava all’Italia dal 2005, undici anni di attesa, sta lottando ancora oggi con problemi fisici che ne hanno condizionato tutta la stagione. E’ in ripresa, ma resta un punto interrogativo sul rendimento ai mondiali, la Testa (60) è al secondo esame mondiale assoluto, dopo aver vinto due ori da youth. E’ giovane (20 anni), ha talento e ambizioni, si tratta di capire quanto è maturata. La Nicoli, (64) ha 18 anni e la scorsa stagione, sempre in India, ai mondiali youth, venne defraudata dalla medaglia per favorire in mondo scandaloso la locale Boro. Stavolta l’esame è a livello assoluto. Caratterialmente è una che affronta ogni match con serenità e grinta. Vedremo dove potrà arrivare, senza pretendere troppo. Canfora (69) ha 26 anni e ha raggiunto il top del rendimento, dimostrato col bronzo europeo. A di fuori del risultato, darà il massimo. Paoletti (75) è all’esordio assoluto di una rassegna iridata, servirà per fare esperienza. Discorso diverso per Flavia Severin (+81), da campionessa d’Europa dovrà confermare il ruolo di vertice, dando il meglio. Contrariamente ad Astana nel 2016, giunge all’appuntamento senza lo stress della categoria (75) olimpica fallita, consapevole di potersela giocare con tutte. Unendo le qualità agonistiche di ex rugbista e attuale guerriera sul ring.

Articolo scritto da Giuliano Orlando