Boxe, Oro, argento e bronzo per le azzurre al torneo Usmanov a in Russia

Pubblicato il 4 agosto 2019 alle 22:15:47
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

Quando vinci un oro, un argento e un bronzo con quattro atlete in gara, sul ring di Kaspjick in Russia, si dovrebbe essere soddisfatti. Invece c’è del rammarico, perché se ti negano due vittorie che avrebbero migliorato e non di poco il bilancio, è chiaro che il pur ottimo bilancio lascia insoddisfatti. Il fatto è che il settore dei giudici è un problema pesante, anche se i vertici tecnici fanno finta che tutto vada bene. Comunque per essere all’esordio le azzurre si sono battute come meglio non avrebbero potuto. Il Torneo “Umahkanova Usmanov” nella Repubblica autonoma russa del Daghestan a Kaspjik, cittadina che si affaccia sul Mar Caspio, nel versante settentrionale del Grande Caucaso, a circa 2000 km. a Sud di Mosca è la rassegna pugilistica più importante, del Daghestan, giunta alla XXI edizione per gli uomini, alla quale hanno preso parte tutti i migliori russi, mentre la prima volta al femminile è datata 2015, con tre categorie (51, 60, 75), salite a cinque nel 2017 (51, 57, 60, 69 e 75), quella odierna era la quinta edizione, con l’esordio dell’Italia in rosa.

Il quartetto guidato dai tecnici Caldarella e D’Enrico comprendeva Camilla Fadda (51), Alessia Mesiano (57), Assunta Canfora (69) e Jessica Galizia (75). Bilancio ottimale, considerato che hanno preso parte alcune delle russe più quotate, salite sul podio ai campionati nazionali. C’è anche una potente sudditanza psicologica da parte dei giudici quando giudicano le indiane. Perché questo fatto? Perché l’India è la nazione con più potenza organizzativa alla pari della Russia, da quando Cina e Kazakistan si messe un po’ da parte. Infatti i due ori sono il frutto di verdetti sfacciatamente regalati, purtroppo a spese di due azzurre. Le sconfitte sono avvenute a vantaggio delle russe, padrone di casa. Infatti il bilancio finale femminile dice: due ori alla Russia, due all’India e uno all’Italia. Fuori dalla finale ucraine, bielorusse, cinesi, mongole, tunisine, rappresentanti svedesi, estoni, israeliane, azere, venezuelane e polacche. Un oro (Fadda), un argento (Canfora) e un bronzo (Mesiano). Unica fuori dal podio la Galizia, apparsa ancora immatura. I verdetti iniqui riguardano Alessia Mesiano in semifinale nei 57 kg., contro l’indiana Neerraj e Assunta Canfora in finale nei 69 kg. contro l’altra indiana Borgohazn, che l’azzurra aveva già battuto all’Open di Gawahati lo scorso aprile.

Purtroppo il problema della difformità di giudizio dei giudici continua ad essere irrisolto e difficilmente lo sarà essendoci troppi giudici e arbitri, provenienti da paesi dove la boxe è praticata a bassi livelli, quindi privi di esperienza che fanno pratica sulla pelle dei atleti e atlete. Situazione di cui entrerò nel dettaglio, per mettere a fuoco e far capire il problema, purtroppo ufficialmente ignorato dai vertici, nonostante sia giunto a livelli pericolosi, tanto che il CIO nella disamina sulle problematiche dell’AIBA ha indicato la situazione giudici-arbitri come uno degli aspetti da rivedere. Continuare a mettere la testa sotto la sabbia, significa aumentare un disagio giunto a livello pericoloso. L’oro lo ha conquistato la genovese Camilla Fadda, la campionessa italiana dei 51 kg. che sta migliorando match su match, dimostrando un temperamento da guerriera, aiutato da buona potenza nei colpi. Per vincere ha disputato quattro incontri, eliminando l’azera Agaeva per abbandono al secondo tempo, la tunisina Chabbi molto quotata, che all’esordio aveva superato la russa Shalimova. In semifinale incrociava la favorita russa Kuleshov, vincitrice nel 2018. Camilla, con un finale entusiasmante tutto all’attacco, capovolgeva la situazione inizialmente a favore della più esperta locale. Un 4-1 che dice tutto, considerato l’ambiente non certo favorevole. In finale trovava la fortissima bielorussa Apanasovich, campionessa nazionale, giunta nei quarti agli europei 2018 nei 54 kg. Match molto combattuto, tra due atlete votate all’attacco, tenuto sotto controllo dall’azzurra che si aggiudicava il primo trofeo internazionale. Dopo la delusione degli Open India, ottimo viatico per i prossimi europei a Madrid a fine agosto. Assunta Canfora è stata la solita generosa atleta che comunque non manca di ottime basi tecniche. Aveva iniziato superando la beniamina di casa Shikhaeva, dominando in semifinale l’azera Allakhverdieva, sempre sul podio nazionale dal 2016. In finale ritrova l’indiana Borgohazn e il rapporto dei colpi a bersaglio è largamente a favore della campana, ma i giudici hanno attenzione molto particolare per le indiane e anche stavolta non fanno eccezione, premiando con l’oro la meno meritevole. Ricordo l’indiana a Biella, contro la Amato che le rendeva diversi chili, ottenere una vittoria immeritata, a conferma che i nostri giudici hanno un occhio di riguardo con gli ospiti in controtendenza con i colleghi stranieri. Riguardo ai giudici, prima di parlare della Mesiano, entro nel dettaglio di due confronti terminati 3-2. Nei 51 kg. la bielorussa Apanasovich la spunta in semifinale contro la russa Molchanova. Questi i cartellini, 2 giudici segnano 30-27 e uno 29 -28 per la bielorussa, uno segna 30-27 e l’altro 29-28 per la russa. Ci si chiede come possono esserci sei punti di differenza tra un giudice e l’altro. Qualcuno o più di uno ha visto un match inesistente. Lo stesso nella semifinale dei 75 kg. tra la Anfinogenova vincitrice 3-2 sull’indiana Pooja, bronzo mondiale e campionessa asiatica. Il giudice bielorusso segna 30-26, l’uzbeko e il mongolo hanno 29-28, a favore della russa. Per contro l’azero e il kazako indicano avanti 30-27 la russa! Ovvero sette punti di differenza nella valutazione dello stesso match. Quale credibilità può avere un tale verdetto? Finiamo con il 3-2 che punisce la Mesiano contro l’indiana Har Neeraj, campionessa nazionale e oro all’Open, India. Nonostante i titoli, contro la Mesiano aveva perduto, visto che l’azzurra gli aveva preso il tempo, si era mossa meglio e meritava il successo. Che solo due giudici gli concedevano, sia pure in modo netto: 29-25, gli altri due indicavano l’indiana avanti 29-26, mentre il russo aveva visto un salomonico 27-27 con preferenza alla Neeraj! Ditemi come possono essere credibili con tanta difformità di giudizio? Eppure alla fine del torneo tutti felici e contenti si divertono come tanti scolaretti a fare selfie a non finire. Lontani dal capire che molti di loro dovrebbero cambiare hobby.

Giuliano Orlando