Iniziati i mondiali femminili in Russia e i giudici diventano subito un problema

Pubblicato il 3 ottobre 2019 alle 21:29:18
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

Se bastasse la sontuosità dell’inaugurazione, per i mondiali femminili a Ulan Ute nella Siberia meridionale, ad oltre 4000 km. da Mosca al confine con la Mongolia, iniziati il 3 ottobre, il successo sarebbe un fatto scontato. Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin si è rivolto a tutta la comunità del settore, affermando: "Il pugilato femminile ha una storia lunga e ricca di eventi, ma solo all'inizio di questo secolo ha ricevuto il riconoscimento ufficiale e lo status olimpico". Ha inoltre sottolineato di essere sicuro del successo della rassegna. Il capo della Repubblica di Buriazia, Alexey Tsydenov ha dato il benvenuto e il presidente ad interim AIBA, il dott. Mohamed Moustahsane, ha dichiarato: “Ci aspettiamo di avere uno straordinario campionato mondiale con combattimenti spettacolari, grandi vittorie ed emozioni eccezionali”. Dimenticando di sottolineare anche di sperare in verdetti corretti. L’uomo forte dell’AIBA, Umar Kremlev, Segretario Generale della Federazione Russa, ha aggiunto: “I presenti sono una grande famiglia. Insieme, saremo in grado di restituire all’AIBA un ottimo futuro”. Il giuramento lo ha letto Lyudmila Vorontsova, della nazionale russa nata a Ulan Ute. Purtroppo l’iniziale abbondanza di 3-2 spesso sballati, ripropone drammaticamente l’annoso problema dei giudici che sembrano risentire dell’aria siberiana e si sprecano nel premiare le atlete dell’area asiatica. Tra le vittime più clamorose, la nostra Fadda (51) che tre giudici (kazako, venezuelano e australiano) hanno premiato 29-28, la mongola Lutsaikhan, mentre egiziano ed argentino segnavano un corretto 30-27. La ligure ha aggredito dal primo all’ultimo minuto la mongola, contata nel primo round, che ha tentato repliche molto leggere. In percentuale l’azzurra centrava almeno 3-4 colpi contro uno della rivale. Un vero peccato perché il girone era accessibile per andare avanti. Il ricorso avverso al verdetto è stato sdegnosamente respinto! Siamo in Mongolia e il pubblico faceva un tifo indiavolato per la vicine di casa, abitanti nel deserto del Gobi. I giudici già modesti, privi di personalità, subiscono l’ambiente e restano condizionati. La Locquiao (Usa) ha vinto solo 3-2 dopo aver dominato l’indonesiana Endang e la brasiliana Romeu è uscita contro la veterana filippina Petecio, pur mostrando miglior pugilato.

Anche la russa Aetbaeva (51) è stata premiata (4-1) contro l’algerina Roumaysa che meritava la vittoria. Di questo passo sarà un massacro per le non asiatiche. D’altronde la Commissione preposta è peggio degli stessi giudici. Alessia Mesiano (57) contro la salvadoregna Solorzano ha svolto bene il compito, vincendo senza alcun problema. L’ostacolo davvero impervio arriva sabato contro l’olandese Betrian, bronzo uscente, dalla quale venne sconfitta ai mondiali scorsi, per l’accesso al podio. Un verdetto condizionato dall’arbitro nipponico Sasaki, che comminò all’azzurra un richiamo nel momento più delicato in una situazione di equilibrio. L’olandese combatte di forza, ma non è imbattibile e la romana sembra in condizione migliore di New Delhi. La categoria abbonda di pretendenti al titolo e nel girone dell’azzurra ci sono la russa Vorontsova, l’irlandese Walsh oltre alla kazaka Khojabekova, sulla strada per arrivare solo ai quarti. Venerdì sul ring l’altra romana Sorrentino (54), 19 anni, contro la più quotata nipponica Hamamoto, in caso di successo molto difficile, martedì 8, l’attende Huang di Taipei, testa di serie numero uno. I sorteggi non hanno certo favorito le azzurre, mettendole subito in rotta di collisione con la migliori. Tra le poche che potrebbero arrivare in zona podio citiamo la Bonatti in costante crescita tecnica e di fiducia. Lunedì 7, affronta la tedesca Stark, 37 anni, una delle più vecchie presenti, titolare nel 2014, fuori all’esordio contro la giapponese Wada. Se Roberta passa, potrebbe trovare l’inglese Resztan, argento europeo a Madrid, decisivo per il podio. Nei leggeri abbiamo Amato, europea in carica nei 64 kg. Quanto renderà a 60 kg.? Renzini è fiducioso. Debutta contro l’argentina Sanchez, anche lei scesa di peso. Le prossime rivali sono impegnative ma non certo imbattibili. La più tosta è sicuramente la thai Seesonder argento in carica, l’incrocio per vedere il podio. L’altra napoletana Angela Carini ha seguito Francesca, tornando nei 64 kg. Un girone tosto fin dal debutto contro l’indiana Bamboriya, dove si trovano la Brown (Usa), la Safronova (Kaz), la Melieva (Uzb) e la bulgara Yonuzova, europea 2018, battuta a Madrid da Angela. Percorso insidioso ma non impossibile. Nei 69 torna Assunta Canfora, che a New Delhi 2018 militava nei medi. Non è certo stata fortunata nel sorteggio, trovando la turca Surmeneli, estromessa a Madrid dal podio contro la russa Sandakova con un verdetto controverso. Ci vorrebbe un miracolo per andare avanti. Nei 75 Renzini ha dato alla Paoletti l’opportunità di provare. “Non pretendo nulla, ma deve dare il meglio comunque sia il risultato. Questo lo voglio e Carlotta lo sa. Potrebbe anche battere la lituana Lesinskyte e poi giocarsi tutto contro la polacca Wojcik, argento europeo. Pretendo troppo? Non credo”. Nei + 81, Flavia Severin è arrivata a questi mondiali molto motivata e assai più allenata di Madrid. Purtroppo le sette iscritte sono tutte forti. Compresa la kazaka Islambekova che trova giovedì 10 ottobre. La sfida vale il podio e quindi la veneta dovrà davvero dare il meglio per farcela. Questa la situazione delle azzurre all’avvio di questa 11° edizione iridata. Dove sono presenti ben sette delle campionesse 2018. Mancano solo tre titolari (57, 60, 75). In calo le iscrizioni, dovute alla collocazione decisamente fuori rotta, della rassegna. Dalle 62 nazioni del 2018 sono scese a 57, le atlete da 277 a 224, anche se la maggior parte delle assenti fa parte della seconda schiera. La più forti ci sono tutte. Russia, India, Kazakistan e Usa si sono presentate al completo con 10 titolari. Italia, Uzbekistan e Australia 9; Cina e Germania 8; Mongolia 7; Taipei, Bielorussia, Algeria e Turchia 6; Inghilterra, Francia Thailandia e Polonia 5. Solo una presenza dell’Ucraina che dopo il floppy di Madrid, ha preferito saltare un impegno che pur importante non assegna pass per Tokyo. Tornerà in forze nel 2020. La Russia nazione ospitante, come ho scritto nel precedente articolo, non vince l’oro dal 2014, restando all’asciutto nel 2016 e 2018.

Giuliano Orlando