Boxe, Mondiali donne: Alessia Mesiano fa l'impresa, è oro

Pubblicato il 28 maggio 2016 alle 09:58:15
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

Grazie Alessia. L'Italia che ama la noble art doverosamente ringrazia questa giovane romana, che sul ring di Astana in Kazakistan compie un'impresa che sulla carta, dopo le sconfitte brucianti di Irma Testa e Marzia Davide, le due leader stoppate troppo presto e altri verdetti strampalati ai nostri danni, sembrava impossibile. Invece la Mesiano, agente delle Ffoo di 24 anni, nata a Latina, residente a Roma, ha dato corpo alle speranze legate ad un filo sottile, vista la situazione, completando una percorso vincente fino al traguardo massimo: l'oro mondiale che mancava nel nostro carnet dal 2005, quando la splendida pioniera romagnola Simona Galassi, incamerava per la terza volta il premio  più ambito e passava professionista. Alessia ha ricucito il magico filo di seta, tramutandolo in oro, quel metallo che ogni atleta sogna, quale culmine massimo della carriera. L'azzurra ha vinto ad Astana la capitale del Kazakistan, nazione dove la boxe è tra gli sport più popolari. Nel 2013 ad Almaty, l'antica capitale kazaka, si svolsero i mondiali maschili, dove il nostro Clemente Russo colse il secondo oro della sua strepitosa carriera a 31 anni. Evidentemente il Kazakistan porta buono all'Italia, anche se l'avvio dei mondiali in rosa lasciava presagire il contrario. Alle soglie delle semifinali l'Italia, partita con giustificate ambizioni di classifica, si ritrovava con la sola Alessia Mesiano a tenere accesa la speranza di un podio. Sei delle sette azzurre erano out prima che arrivasse il podio. L'azzurra, che nasconde dietro i tratti gentili e il sorriso accattivante, smentendo l'errato stereotipo dei nasi schiacciati nel mondo dei guantoni, oltre ad una grande intelligenza tattica, valori tecnici di assoluto rilievo, come ha dimostrato conducendo un torneo all'insegna di una progressione incredibile.

Il momento più difficile, per la campionessa è stato il match per l'accesso al podio contro la russa Kuleshova, una delle più forti del team, che doveva vincere per salvare il bilancio di una squadra  sulla carta fortissima, nel bilancio deludente, visto che ha portato in finale una sola atleta. All'avvio del quarto e decisivo round era indietro su tutti i cartellini. La freddezza nel condurre l'ultima ripresa convincendo i tre giudici è stato un capolavoro. La battaglia tra le due ha confermato l'equilibrio dei valori e il verdetto sul filo della preferenza, ha premiato l'azzurra che vedeva così aprirsi le porte dove arrivano le medaglie. Da quel momento la Mesiano ha cambiato marcia. Per accedere alla finale doveva superare l'ostacolo Eliseeva, una bulgara di 28 anni, dalla maggiore  esperienza, ai vertici da dieci anni, azzerata round dopo round, sempre anticipata dai pugni precisi e rapidi dell'italiana. Il 40-36 unanime fotografa la differenza tra le due. Per l'oro i pronostici indicavano la sfida contro la beniamina di casa Khojabekova, invece trovava l'indiana Lather, che aveva battuto in modo netto la locale. Questo complicava le cose, perché significava che l'avversaria era di quelle difficili. Come in effetti è stato, per fortuna solo nel primo round. "Non la conoscevo - è stata la spiegazione - quindi dovevo capire che tipo era. Una volta prese le misure ho fatto sul serio e ritengo che il giudice che ha visto l'indiana vincere, abbia seguito un altro match. Il pubblico mi ha applaudito prima ancora del verdetto, quindi non c'erano dubbi. Il fatto è che noi italiane dobbiamo stravincere per ottenere il successo".

Cosa significa essere campionessa del mondo?
"Significa aver toccato il cielo con i guantoni. Felicità e soddisfazione immensa, il premio dopo mesi di lavoro incredibile, lontana da casa, dagli affetti e anche dalle amicizie. Questo titolo lo sognavo ad occhi aperti e adesso è una realtà. Debbo dire grazie alla squadra sempre unita anche quando le cose non vanno bene, oltretutto diversi verdetti ci hanno penalizzate. Un grande abbraccio ai maestri Renzini, Caldarella e alla Tosti, oltre al costante incoraggiamento delle compagne sempre unite. Se penso che prima di questa vittoria, solo un mito come la Galassi aveva compiuto l'impresa e sono passati undici anni, mi sembra davvero di volare sulle nuvole. Ci sono arrivate vicino sia la Gordini che la Davide, che meritava questo titolo. Un pensiero va ai miei genitori, ai primi maestri e alla federazione col presidente Brasca in testa che è un vero e sincero tifoso, oltre al nostro team leader Rosa, che soffre assieme a noi come il primo tifoso, merito anche del  fisioterapista Giulietti e al medico e a tutti i componenti della spedizione. Ognuno ha operato per il bene della squadra".

Si conclude una delle edizioni di maggior tasso tecnico assoluto. Cina e Kazakistan confermatesi mattatrici, con 4 atlete ciascuna in finale, Usa con due, altre dieci nazioni tra cui l'Italia con una rappresentante. 23 le nazioni sul podio, l'Europa con 10, 6 le asiatiche, due americane e una dell'Oceania. Europa e Asia si sono divise le presenze nelle dieci categoria con 16 nomi a testa, mentre per le Americhe, Usa e Canada, l'Australia rappresentava l'Oceania. Maliconicamente assente l'Africa. Tra le finaliste è mancata Katie Taylor, battuta (2-1) dalla francese di colore Mossely, che si è tolta diversi sassolini, battendo prima l'azera Alekseevna, che nel 2014 gli aveva sbarrato la strada della finale, in semifinale al termine di quattro round equilibrati, due giudici l'hanno preferita all'irlandese, che non falliva l'oro mondiale dal 2006, avendone incassato ben cinque. Puntava al sorpasso dell'indiana Kom, ma fino al 2018 dovrà aspettare e in quella data avrà 32 anni. L'Italia, partita decisamente male, allo sprint conclusivo, grazie all'impresa di Alessia Mesiano nei 57 kg., giovane romana di 24 anni, ha tramutato in oro il bronzo del 2014 in Corea del Sud. Affiancandosi  alla Galassi (2001, 2002, 2005), dopo undici anni di attesa.