Boxe: Mayweather ancora re, Alvarez a lezione

Pubblicato il 15 settembre 2013 alle 16:58:27
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

A Las Vegas, uno straordinario Floyd Mayweather (45) ha dominato il messicano Saul Alvarez (42-1-1), sfilandogli le due cinture superwelter WBA e WBC, categoria di cui era già stato titolare nel 2007 a spese di De La Hoya e nel 2012 battendo Miguel Cotto. Che non ci fossero dubbi sul talento del pugile di Grand Rapid, residente nella metropoli del gioco d’azzardo da parecchi anni, era assodato, ma la prova offerta contro l’idolo dei tantissimi messicani, accorsi nel salone del Nuovo MGM, ha offerto punte di assoluta perfezione tecnico-tattico. Toccando in alcune riprese livelli esaltanti. Una giudice, tale signorina Cynthia J. Ross, recidiva in materia, ha visto un 114-114, ma vedere equilibrio in un match che, ad essere generosi, poteva assegnare un paio di round ad Alvarez ed emettere il pari significa offesa alla realtà. Neppure gli altri due giudici si sono sprecati: Dave Moretti 116-112, Craig Metcalfe 117-111. In passato Mayweather è stato bravo e scorretto, irritante e strafottente. Stavolta ha disputato un confronto perfetto anche nel rispetto delle regole. Ha fatto il maestro, anticipando sempre un avversario frustrato dall’impossibilità di trovare qualsiasi contraria per entrare nel match. La chiave è stata appunto l’intelligenza dello sfidante, dalla difesa impenetrabile, più veloce e mobile, il sinistro che arriva rapido e preciso, il destro diritto o in montante, il tronco mai statico, gioco di gambe da cerbiatto e tutto ciò con naturalezza che si traduce in eleganza. Parliamo di un pugile che fa questo mestiere da 20 anni, che ha orzato le 36 primavere e quando sale sul ring, esegue capolavori come fossero esercizi di routine. Talmente bravo che ad un certo punto, il pubblico si è stancato di incitare Alvarez per sottolineare i capolavori di Floyd. Difficile assegnare più di due riprese al messicano che pare di origini francesi da parte di mamma, anche se lentiggini, capelli color carota e pelle bianchissima, richiamano all’Irlanda. Alvarez per cinque riprese non ha toccato il bersaglio in modo netto. Solo alla nona ha trovato qualche colpo utile, ma appena il maestro decideva di partire, per Saul si faceva notte. "E’ stata una serata molto impegnativa - confessa lo sconfitto - non sono mai riuscito a colpirlo. Sembrava un fantasma, imprendibile e veloce nel colpire. Ho perso nettamente, niente da dire. Ho fatto esperienza, e da questa sconfitta trarrò utile lezione". Il supercampione, solitamente spocchioso, stavolta è stato elegante anche nel dopo match: “Stavo molto bene, avere all’angolo mio padre ha significato molto. Lui sa consigliarmi al meglio. Mi chiedeva un match brillante, dovevo essere veloce e anticiparlo. Alvarez è molto forte davvero. Quando mi colpiva sulle braccia sentivo parecchio dolore. Per fortuna ho evitato i suoi colpi. Ho saputo che un giudice ha dato il pari. Forse voleva fare uno scherzo di pessimo gusto. Ignorando che sul ring si fatica sul serio”. Che non fosse una difesa facile per Danny Garcia (27), titolare superleggeri WBA, contro il battagliero argentino Lucas Matthysse (34-3) era nei pronostici e tale è stato sul ring. Spettacolarmente il migliore della serata. Ha vinto Garcia all’unanimità, ma quanta fatica per contenere la furia di un avversario che lo ha costretto spesso alle corde, tempestandolo di colpi sopra sotto. Garcia si è dimostrato preciso e cinico, ha saputo legare e replicare, offrendo boxe più elegante e precisa. Un kd (dubbio) patito dall’argentino, un richiamo per colpo basso allo statunitense, i punti focali di una sfida che ha mantenuto le promesse della vigilia. Vado controcorrente: ne fosse uscito un pari, non mi sarei scandalizzato. Di valore tecnico decisamente inferiore il successo del messicano Carlos Molina (22-5-2) che ha scalzato dal trono IBF dei superwelter, il locale Ishe Smith (25-6) alla prima difesa. Più abile e determinato lo sfidante, poco reattivo il campione scalzato. Sul ring anche il nipote di De La Hoya, con bandiera messicana. Il giovane Diego, dall’ottimo record dilettantistico, debutta positivamente.                 A fine riunione si fanno i conti e quando c’è “Money” tornano sempre. A parte i 50 milioni che finiranno a Mayweather, sia pure snelliti dalle tasse, i 13 al messicano, è stata una serata di record in tutti i settori. Gli oltre 18.000 spettatori nella sala hanno versato quasi 20 milioni di dollari, facendo crollare il primato di 18.400.000 dollari, risalente al 2007 contro De La Hoya, pure le vendite pay per view (in alta definizione 75 $, normale 65) che lo stesso confronto con Oscar De La Hoya deteneva con ben 137 milioni di euro, verrà superato, arrivando a oltre 140. In crescita pure le nazioni che  hanno acquistato l’evento da trasmettere in tv. Tra queste l’Italia a altri 160 paesi. Bene anche le sale che hanno trasmesso la riunione, oltre le 9000.