Boxe: il resoconto dell'avventura italiana ai Mondiali Youth di Budapest

Pubblicato il 28 agosto 2018 alle 17:30:45
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

 L’avventura dell’Italia ai mondiali youth è finita alle soglie delle semifinali, giornata nerissima per l’Italia, che mette nel conto cinque sconfitte pesanti e almeno due ingiuste. Torniamo a casa senza lo straccio di una medaglia e tanta amarezza, oltre a rabbia. Ha perso anche Martina La Piana (51 kg.) europea a Roseto, contro l’indiana Anamika che pure aveva battuto a Vojvodina in modo chiaro. In tutta onestà la prova dell’azzurra, pur generosa non è stata all’altezza del rendimento agli europei. Diciamo che era al 70% della condizione. Avrebbe dovuto colpire e uscire lateralmente, invece colpiva e restava sul posto, subendo la reazione della rivale, che ha una sola tattica, quella dell’attacco frontale. Sfruttata al meglio visto che Martina restava ferma. Confermando la generosità l’azzurra ha fatto la guerra nella terza ripresa, avendo tutto da perdere. Infatti quattro giudici l’hanno data sconfitta. Nessun dramma, ha tutto il tempo di rifarsi, visto che ha solo 16 anni e tutto il 2019 per le eventuali rivincite. Peccato, perché non perdeva da due stagioni ed è la seconda sconfitta in carriera. Di certo all’Italia non regalano nulla.

Sconfitta comunque accettabile. Come quella della Sorrentino (57), partita bene ma calata nelle seconda parte contro la Aquino (Usa) che ha chiuso in crescendo. Un 4-1 normale per l’americana. Non altrettanto quando assisti a certi verdetti iniqui e capisci che la boxe dilettantistica è gestita da una commissione tecnica AIBA che definirla incompetente o in malafede è un complimento. L’azzurra Tessari nei 54 kg. europea in carica, è stata eliminata dalla thailandese Lapan con un 3-2 che lascia sbigottiti. Stiamo parlando di boxe femminile youth (17-18 anni) dove la potenza non dovrebbe avere prevalenza sulla tecnica. Invece tre giudici, forse colpevoli, ma sicuramente incapaci, hanno bocciato l’atleta che ha espresso il pugilato tecnico, colpendo con una differenza di almeno quattro colpi a uno, sicuramente più leggeri, ma non meno precisi. Eppure tre giudici hanno ritenuto che il rapporto tecnica potenza dovesse privilegiare il “punch”. L’aspetto più sconcertante è che due giudici (tunisino e bulgaro) hanno segnato il giusto 30-27, per la Tessari mentre gli altri tre (Usa, Filippine e Uganda) avevano 28-29. Su tre round la differenza di quattro punti lascia interdetti. In particolare quando il verdetto vale la medaglia. Purtroppo, stiamo pagando la dissennata politica di Kim e Wu, che a Je-ju in Korea del Sud, nel 2014, predicarono e imposero la teoria che dilettanti e pro fossero la stessa cosa. Per cui tutti e tutte a fare a botte. I cento anni del passato cancellati in un colpo.

Kim e Wu non ci sono più ma la casta dei giudici è ancora ferma a Je-Ju. Così la Tessari che ha espresso boxe tecnica esce dai mondiali. Facendo spazio alla Lapan che è mediocre ma cerca di boxare di forza e va dunque premiata. Lo stesso criterio nella sfida nei 60 kg. tra l’inglese Dubois e la tedesca Von Berger, punita perché boxava da dilettante, mentre l’inglese cercava di menare ed è stata premiata. Ci chiediamo se Franco Falcinelli, vice presidente AIB e presidente EUBC, oltre al presidente ad interim, siano al corrente di questa situazione stagnante, che va avanti da anni e se la Commissione Tecnica AIBA che ha componenti che viaggiano per il mondo, spesati e riveriti, sia all’altezza del compito.

Pur da giornalista non AIBA, ritengo che questa situazione sia insostenibile e molto pericolosa per il futuro del pugilato dilettantistico. Il secondo furto lo subisce la Er Raoioui nei 64 kg che ha vinto tutte e tre le riprese contro la magiara Villas, una nullità che ha subito sempre, ma tre giudici ( kazako, estone e algerino) hanno visto la sua vittoria, seguendo l’onda del pubblico che urlava anche quando la Villas subiva. Purtroppo l’Italia a livello delle giurie conta meno, molto meno, del due di picche. Doveroso dire che è stato un match confuso, di basso livello tecnico, ma l’unica ad averci provato e anche colpito è stata l’italiana, che ha dominato seconda e terza ripresa. Ora andate a chiedere a Renzini alla Calabrese i due tecnici delle azzurre, perché i giudici negano l’evidenza e puniscono sempre le italiane. Stessa domanda si pongono anche le atlete e il dubbio se vale la pena di lavorare duro per vedersi prese in giro, diventa una costante. Due furti clamorosi privano l’Italia di due medaglie strameritate.

Questa la triste realtà. E lo scoramento cresce ulteriormente osservando l’India che raccoglie vittorie anche quando andrebbe squalificata. Nella sfida dei 64 kg. la nana Manishache che attacca come un toro, testa bassa e sventole a volontà, con l’arbitro portoricano Pizarro incapace di richiamarla e quattro giudici che la premiano, quando andava mandata a casa. Addirittura il cubano segna un penoso 30-25 confermando la totale assenza della realtà sul ring. Onde non creare equivoci, so benissimo che quanto scrivo non cambia nulla. Il dinosauro AIBA resta in sella senza che queste note lo sfiorino. Resta la soddisfazione di avere almeno scritto quello che si combina ai mondiali youth 2018 a Budapest. A futura memoria.

Giuliano Orlando