Boxe: Giacon e Scardina attrazioni al Principe di Milano

Pubblicato il 20 luglio 2016 alle 20:57:45
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

Bisogna dare atto ad Alex Cherchi, giovane promoter milanese, di avere sempre in serbo quella scintilla per offrire al pubblico un motivo in più per riempire il Teatro Principe di Viale Bligny in zona Porta Romana di Milano. Stavolta i segnali di richiamo di giovedì sera, sono due: il ritorno sul ring di Luca Giacon (27-1) fermo dal 21 marzo 2015, allorché battendo il belga Steve Jamoye, conquistò la cintura Silver, diventando sfidante al mondiale WBC. Una serie di contrarietà, compreso l’intervento chirurgico per evitare il distacco della retina, lo hanno tenuto lontano dal ring per 16 mesi. Stasera si ripresenta al pubblico amico, contro un rivale abbordabile ma non rassegnato, come dimostra il record del magiaro Gergo Vari (17-14-1). Ma forse il nome che più richiama lo zoccolo duro degli  appassionati è quello di Daniele Scardina, 24 anni, tornato nella sua Milano dopo essersi trasferito alla fine del 2014 a Miami in Florida per intraprendere il viaggio che aveva sognato fin da ragazzo.

L’esordio al professionismo il 22 ottobre scorso a Santo Domingo in un’arena speciale: "Il carcere della capitale con 2000 detenuti che facevano un tifo incredibile a mio favore. Ho vinto per ko al primo round contro il modesto locale Ramon Jimenez. Stesso risultato e stessa location un mese dopo con Victor Moya. Il terzo e il quarto sempre a S. Domingo ma in un’arena pubblica, vincendo facile di fronte a  Ramirez e Suero. Il 14 maggio debutto a Filadelfia e Steven Crowfield, 25 anni, uno tosto ma lo metto Ko al terzo round. Finalmente, Alex Cherchi mi chiama per debuttare in Italia e la cosa mi ha fatto grande piacere, essendo italiano al 100%". Quello di Daniele, sarà il nome più atteso della serata al Principe, imperniata sul rientro di Luca Giacon (27-1) fermo da 15 mesi, di fronte al magiaro.

Il motivo che ti ha spinto a lasciare l’Italia?
"Fin da quando ho iniziato la boxe nel 1998 a 16 anni alla ‘Domino’ del maestro Pino Caputo, una persona straordinaria, vincendo il Guanto d’Oro, sul podio agli assoluti, la maglia azzurra, le World Series dove ho battuto il campione di Germania, avevo un sogno molto chiaro. Volevo diventare professionista a tempo pieno, perché sentivo che questo sport è la mia vita. Nei dilettanti mi ero distinto, avevo anche un mio pubblico, ma c’era anche la consapevolezza che da professionista se volevo raggiungere i traguardi che mi ero prefisso, dovevo scegliere gli Usa. Già da dilettante ero stato in America tre volte (2011-’12-’13), prendendo contatti anche a New York, con i tecnici del mitico gym Gleason nel Brooklyn, dove si sono allenati i più grandi campioni. Poi a Miami in Florida, con mio fratello Giovanni la mia spalla, che lavora come barman e mi ha sempre seguito. Sono entrato in contatto con Dino Spencer, attuale mio manager, che ha rilevato il "World Famous 5th Street Gym" per dare continuità alla palestra che negli anni '70, in altra sede, i fratelli Angelo e Chris Dundee, origini italiane, preparavano un certo Muhammad Ali"                                                            

Cosa cambia in rapporto all’Italia?                                                                                                       
"Tutto, a cominciare dagli allenamenti. Dino Spencer mi ha aiutato a ottenere il permesso di soggiorno che rilasciano ai giovani emergenti nello sport. Sono ospite degli USA, fino al 2020. Per quanto riguarda il lavoro da pugile, inizio alle 6.30 con scatti e ripetute sulla spiaggia per circa un’ora. Colazione alle 7.30 e riposo fino alle 12.30 per il pranzo. Ho un amico che che mi prepara le cose giuste. Alternando pastasciutta e carne, verdure e frutta, come in Italia. Alle 14,30 in palestra per la seconda parte: tutti gli esercizi, dal sacco alla pera, oltre al ring, per sedute di guanti, dove non si scherza. Mi sono allenato con campioni come Dorticos un cubano bravissimo, con De Gale, l’inglese oro a Pechino 2008 e campione del mondo supermedi, con Quillin, altro oriundo cubano ed ex iridato. Con loro impari, seguendo i consigli di Chris Perez il mio maestro che mi fa crescere. La sera vado a ‘La locanda’ gestita da Francesco Cavalletti, ex professionista romagnolo col quale parliamo dell’Italia".                                                                                                                              

Sei in piena evoluzione tecnica, cosa devi migliorare?                                                                         
"Principalmente la difesa e il ritmo, usando i colpi lunghi e diritti per aprire la guardia degli avversari. Sfruttare meglio il sinistro che deve fare più male. Qui non si scherza, o sfondi o torni a casa e siccome voglio emergere non bado ai sacrifici. Dopo l’incontro al Principe, mi hanno invitato il 26 agosto ancora a Filadelfia. Evidentemente sono piaciuto".                                                                   

I rapporti con la famiglia?                                                                                                                    
"Tutte le sere, grazie a internet e a Skype ci teniamo in contatto. In Italia intendo tornare con un bagaglio importante ed essere protagonista. Ora combatto nei supermedi, ma penso di poter scendere gradualmente nei medi".                                                                                                       

Cosa  vuoi offrire al pubblico del Principe?                                                                                          
"Io combatto solo per vincere, il mio avversario  Cristian Bozzoni (5-12), è un generoso che non si tira indietro e mi sta bene. Spero che gli spettatori si divertano e che io metta in carniere il sesto successo".

Teatro Principe. Inizio ore 20. Gli altri incontri. Medi. Paraschiveanu (Ro. 12) c. Miano (3); welter: Wataman (Ucr. 0-2) c. Calì (2-8); massimi leggeri: Rondena (5-2) c. Kun (Ung. 5-7-1); welter: Prodan (Ucr) e Del vecchio, esibizione 6 t.