Boxe: Fury show, ma Klitschko era un'ombra

Pubblicato il 30 novembre 2015 alle 10:43:07
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

Tyson Luke Fury (25), irlandese nato Manchester, famiglia di origine rom, anni 27, anche se ne dimostra dieci di più, è il nuovo campione del modo di ben quattro sigle (WBO, WBA, IBF e IBO) dei pesi massimi, avendo battuto contro pronostico l’ucraino  Wladimir Klitschko (64-4), 39 anni anche se ne dimostra meno, che il tesoro lo deteneva dal 2006 e lo aveva difeso vittoriosamente ben 18 volte. E’ scivolato sulla 19° sfida, confermando che la boxe è uno sport dove la sorpresa non è mai da escludere. Fa parte del fascino di una disciplina che trova sempre la forza di superare crisi profonde.

Sul piano dell’interesse generale, il successo di Fury offre l’opportunità di confronti sicuramente più stuzzicanti di quanto assicurava il campione detronizzato, un gigante che ha gestito la carriera con grande lucidità, sfruttando al meglio le qualità atletiche, supportando il limitato repertorio tecnico con la perfezione degli automatismi su cui poteva contare. Diretto sinistro a stantuffo con grande scelta di tempo, destro pesante, non elegante, portato nella seconda parte degli incontri, quando le difese erano meno impermeabili.

Tutto questo è stato sufficiente contro avversari più bassi e anche meno motivati. Non così  Fury, salito sul ring determinato a vincere, senza il minimo dubbio. I pronostici prevedevano la probabile vittoria ai punti del campione e l’improbabile successo dello sfidate prima del limite. Questo perché l’irlandese è un picchiatore come dimostrano i 18 KO sui 24 incontri disputati prima di Dusseldorf.

I pugni hanno smentito tutti: Tyson ha vinto ai punti a giudizio unanime, come ha ammesso lo stesso Klitschko che in fatto di correttezza resta un campione esemplare. Definire bello l’incontro, sarebbe affermare il falso. Dodici round scombinati, poveri tecnicamente, ma sempre furiosi per merito dello sfidante, che sbracciando, spingendo, avanti con la testa ma anche con le braccia, ha tenuto viva la battaglia.

Questa aggressività ha scombussolato Klitschko, abituato alla tranquilla tattica di pochi colpi, legando a corta distanza per riprendere fiato. Con un rivale più alto e pesante, veloce e sempre avanti, non ci ha capito nulla ed essendo pugile senza la scintilla della fantasia, si è trovato senza la giusta contraria, che voleva dire sconfitta sicura. Come è avvenuto. Ho sottolineato che il risultato è positivo per il movimento. I motivi sono semplici e attuali. Anche se il contratto prevede l’obbligo della rivincita, che ha il difetto di non essere gradita dagli enti in causa. Fury non sembrava in grado di vincere e mi sono sbagliato.

Per questo non me la sento di affermare che contro Wilder, il re della WBC parta sconfitto. Lo stesso con Povetkin, Jennings e in particolare il connazionale Anthony Joshua, il campione olimpico di Londra, al momento ancora immaturo, ma che tra un anno, potrebbe diventare una sfida interna stellare, capace di portare anche 100.000 spettatori. Intanto l’Inghilterra torna regina dei massimi, dopo il regno di Lennox Lewis, titolare dal 1993 al 2003, ritiratosi ancora campione. Questa la svolta dopo l’imprevista vittoria di questo gigante (2.06) che ha dedicato la vittoria prima alla moglie e poi ai tifosi.

Dimostrando di essere più accorto di quanto non dimostra quando esegue gli show davanti ai media. Organizzativamente la sconfitta di Klistchko toglie alla “K2” dei fratelli ucraini un asso importante anche se la possibile rivincita potrebbe far tornare tutto come prima. Non ce lo auguriamo. Tra i tanti numeri della serata, i tifosi che hanno seguito il confronto alla TV, hanno sfiorato i nove milioni, che sono un bel numero, anche se lontani dagli oltre 15 della sfida contro David Haye nel 2011.

Nella riunione, con la benedizione del presidente dell’AIBA, l'architetto WU, si è svolto il confronto tra i massimi Anton Pinchuk (Kaz) e il tedesco David Graf, vinto dal primo. Come giù detto nella presentazione, i due fanno parte dell’APB, l’emanazione professionale dell’ente riconosciuta dal CIO, che fino a ieri ha minacciato e messo in atto, sanzioni per qualsiasi pugile che combattesse fuori dall’orbita AIBA. L’allontanamento del coreano Kim, direttore esecutivo e sostenitore della linea dura, ha sicuramente orientato l’associazione a cambiare politica. Peccato che non abbia informato nessuno.