Boxe, finale WSB in Cina. Cuba batte il Kazakistan 7-3. L’AIBA in difficoltà.

Pubblicato il 3 ottobre 2018 alle 10:00:20
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

L’edizione numero otto delle WSB, l’unico grande torneo itinerante di respiro mondiale dell’AIBA, che ha perso per strada tutte le altre manifestazioni di questo tipo, è risultato infinito e ha confermato le difficoltà di una formula in fase di estinzione. Per conoscere il team vincitore si è dovuto attendere fino a settembre, cosa mai accaduta in passato, trovando sede nella lontanissima (per noi) Cina, a Xiamen e a Jinjang Zuchang dove si sono disputate le due giornate finali delle WSB 2018.

Dopo le semifinali disputate a maggio, con la promozione di Cuba e del Kazakistan a spese di Francia e Inghilterra, il torneo si ferma, senza alcuna giustificazione e rispunta solo a fine settembre. Cuba con una squadra che presenta ori olimpici e mondiali come piovesse, la spunta largamente sul Kazakistan (7-3), sicuramente una nazione fortissima, ma attenta anche ad altre manifestazioni e aperta al professionismo, con Gennady Golovkin, la loro bandiera che sta trovando numerosi connazionali pronti ad imitarlo. Al contrario di Cuba, che ignora i ricambi o quasi e si presenta da un decennio con grandi campioni come Lazaro Alvarez (60), classe 1991, due bronzi olimpici; Roniel Iglesias (69) 30 anni, oro a Londra, attivo dal 2005, Julio La Cruz (81) 29 anni, ai vertici dal 2007, oro a Rio, boxe antispettacolare degna di un vecchio professionista, Erislandy Savon, 28 anni, attivo dal 2007, iridato 2017, dopo tre tentativi falliti e il +91 Gomez Larduet, 28 anni e dodici di ring.

Oltre a questo quintetto che da anni chiude la porta ai tanti giovani connazionali, i quali dopo aver vinto nelle categorie giovanili, si arenano di fronte a questi senatori, autentici professionisti in maglietta, finendo nel limbo di qualche torneo e nell’illusione di poterli sostituire, chissà quando. Gli altri due vincitori sono stati Garcia Caballero (56), argento agli assoluti 2017 e Andy Cruz (64) campione in carica, 23 anni entrambi, in attività dal 2011. Il Kazakistan si è imposto con l’espertissimo Zhussupov (49), 30 anni, dal 2014 impegnato nelle WSB, vincitore di Arce Duarte, che ha già 26 anni e lo scorso dicembre agli assoluti ebbe la meglio su Argilagos in finale. Il secondo punto kazako è merito del giovane medio Amankui che ha battuto Osley Iglesias, ventenne che aveva bene impressionato ai nazionali, arrivando in finale, superato dal campione olimpico 2016 a Rio, Arlen Lopez, deludente ai mondiali di Amburgo 2017. Terzo successo con Saken Bibossinov (52) il giovane (21 anni) emergente della categoria, ha superato nettamente uno dei pochi nuovi cubani, il ventenne Merencio Grinan che a giudizio dei tecnici non aveva perduto in semifinale al Playa Giron, contro Bignote Taylor e per questo è stato premiato ai danni del più esperto e titolato Yosvany Veitia, oro mondiale 2017. L’esame cinese lo ha bocciato, anche se Grinan ha qualità.

Con questo successo, Cuba si porta a quota tre, dopo le vittorie 2014 e 2016, affiancando proprio il Kazakistan, che il primo successo lo ottenne nel 2013 a spese dell’Ucraina, quindi nel 2015 e 2017 battendo sempre Cuba. Il Kazakistan ha vinto negli anni dispari, mentre Cuba in quelli pari. L’Italia con un budget limitato sia di atleti che finanziario, ha faticato non poco per raggiungere i quarti. Promozione conquistata andando a battere la Croazia, debuttante e finalino di coda sul ring di Pola. Vittoria col brivido, un 3-2 che non sarebbe bastato per superare la Colombia. A dare il colpo vincente ci pensa Mirko Natalizi, (passato professionista), grande protagonista dei Thunder con ben tre vittorie per KO. L’ultima, proprio in Croazia a spese di Mate Rudan, inesistente nei confronti del romano, che al secondo round risolve la faccenda in modo definitivo. Viste le limitate forze italiane e la delusione cocente del rendimento del supermassimo Guido Vianello, in regresso incredibile, la promozione tra le prime otto è un buon risultato, sia pure in coda alla classifica. Traguardo solo virtuale. L’AIBA annulla i quarti e porta la manifestazione direttamente alle semifinali, senza una giustificazione che ne spieghi le motivazioni, un ministero, dove prevale la burocrazia. Basta essere presenti alle manifestazioni, per capire la mancanza assoluta di elasticità mentale. Impiegati elegantissimi, ogni sezione inavvicinabile con le altre, arbitri e giudici isolatissimi, in una specie di cordone sanitario, ma purtroppo sempre più modesti. Travet in eleganti abiti blu.

Per contro, non vengono fornite notizie sui pugili che partecipano alle rassegne. Lo scorso agosto a Budapest, in occasione dei mondiali youth, l’ufficio stampa si è sforzato al massimo, sottolineando col pennarello giallo gli atleti di casa dopo i quarti! I record e i dati anagrafici dei medagliati, avrebbero rappresentato uno sforzo troppo pesante. Non importa che in tribuna vi sia il deserto di spettatori. Onore a Cuba, si potrebbe dire, ma anche la conferma della mancanza di coraggio dei loro dirigenti di creare un ampio ricambio. Solo pochi ritocchi. Eppure le conseguenze sono evidenti. La più clamorosa riguarda le continue fughe dei giovani migliori. Incredibile é che i responsabili di questa ottusa politica, si chiedono indispettiti perché periodicamente molti dei migliori lascino l’isola. Tutto questo quando ufficialmente il professionismo non è più vietato da diversi anni. Una vera presa in giro.

A Cuba non ci sono organizzatori, non c’è movimento mancando i presupposti, ovvero in fondi. La federazione cubana è diretta da anni, da dirigenti che fanno parte dell’apparato governativo. Che riconoscono ai titolari della nazionale rimborsi irrisori. Per ogni incontro delle WSB meno di 50 dollari. Nella lunga fila dei fuggitivi, iniziata oltre vent’anni fa, si sono aggiunti tre campioni che pure avevano raggiunto la nazionale. Il minimosca Joahnys Argilagos, classe 1997, in palestra a 10 anni, talento precoce, iridato jr. Nel 2015 vince il mondiale assoluto, bronzo ai Giochi di Rio, tipo molto estroverso e furbo, ha capito subito che solo passando professionista avrebbe potuto realizzare i guadagni che il suo talento merita. Con lui Robeisy Ramirez, 25 anni, tra i più medagliati degli ultimi tempi. Oro ai mondiali youth 2010 a Baku in Azerbajan e ai Giochi Olimpici giovanili lo stesso anno, doppio oro olimpico (2012 e 2016) nei 52 kg. atleta dalla boxe spettacolare destinato a lasciare il segno anche tra i professionisti. Oltre a loro, ha lasciato la squadra pure il ventenne Osvary Morell, sicuramente il miglior mediomassimo delle ultime covate.

Nel 2016, a 18 anni vince i mondiali youth a San Pietroburgo, e addirittura il titolo nazionale assoluto lo scorso dicembre a spese di Osnay Bencosme. Morell ha semplicemente valutato che a Cuba sarebbe stato il vice a vita di Julio La Cruz, mentre negli USA poteva aspirare ai vertici e guadagnare di conseguenza. Questo mentre i dirigenti cubani, ancora non hanno capito il perché delle fughe. Cuba torna a casa col terzo trofeo WSB, che metterà in bella mostra nella sede della federazione. I titolari verranno festeggiati e il capo dello Stato si complimenterà con loro. Resta da capire quanto vale questo successo in termini di premi. Un tempo vincere i Giochi comportava una bici e il diritto ad una casa dello stato. Mentre i fuggiaschi nel giro di pochi anni, nella quasi totalità, possono contare su cifre che a Cuba si possono solo sognare. Ma i dirigenti continuano a pensare di avere ragione loro.

Articolo a cura di Giuliano Orlando