'Il coraggio di vincere': il film sul pugilato con Adriano Giannini

Pubblicato il 9 aprile 2017 alle 09:22:29
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

Preso atto che la Rai ha cancellato il pugilato dai programmi sportivi, l’occasione di vedere un film il cui soggetto è la boxe, sulla rete nazionale, diventa quasi una rarità da non perdere. Bene promozionato, girato dal regista  Marco Pontecorvo, 'Il coraggio di vincere' ha pure ottenuto un ottimo indice di ascolto, confermando per l'ennesima volta che di pugilato il pubblico del piccolo schermo ha voglia. 
 
Tornando al film, nessuno si aspettava di vedere una replica di 'Lassù qualcuno mi ama', tantomeno 'Toro scatenato' o 'Million dollar baby', forse qualcosa del primo Rocky – gli altri della saga, fatta qualche eccezione, a giudizio personale, sono negative per il pugilato. Niente di tutto questo, il film ha molto della trasteverina 'storia de noantri' come dicono a Roma e dintorni, costruita per commuovere il popolo, col lieto fine d'obbligo. Trama semplice, attori credibili.  
 
Su Adriano Giannini, figlio d'arte non potevano esserci dubbi, pure il resto del cast ha fatto la propria parte con professionalità a cominciare da Nino Frassica nei panni del vecchio maestro e di Yann Gael, il giovane immigrato dal Senegal, diventato pugile e poi campione attraverso il canovaccio classico del recupero, da addetto alle pulizie a speranza del ring, fino alla realizzazione di un sogno nel quale si cullano tutti. 
 
La maschera di Ben, è tra le più indovinate del film. La trama, come ho già accennato, si rifà ad un racconto uscito qualche anno addietro, di cui non ricordo il titolo, nel quale un ragazzo di colore, diventa il salvatore di una famiglia attraverso il pugilato. Il libro ha una costruzione molto più complessa: il ragazzo dopo aver conquistato il primo titolo,torna in Africa, deluso e amareggiato, per poi tornare in Sicilia e completare il percorso sportivo e umano. 
 
Nel film tutto scorre come il pubblico si attende. C'è un bel po' di sangue, ma distribuito con studiata misura, non si arriva a Rocky e tantomeno a 'Toro scatenato', dove la vernice rossa scorre a fiumi. L'ambiente ricorda il Commissario Montalbano, trasferito dalla Sicilia al mare di Ostia e Fregene, la palestra è attigua, come il bar dove il gestore ha una figlia bella e comprensiva, mentre lui ha il vizio del gioco, c'è il solito strozzino che, guarda caso, fa il macellaio e alla fine pagherà le malefatte. Figure di contorno messe bene a fuoco. 
 
Il protagonista è Rocco - caro Luchino Visconti se ci sei batti un colpo - ex pugile di ottima stoffa, bruciato da un errore arbitrale: una testata ignorata dall'uomo in bianco, nel match valido per il titolo italiano, che da quella sconfitta non riesce più ad emergere. Fino a quando, casualmente scopre il talento di Ben. Un colpo di fulmine o di fortuna, che potrebbero cambiargli la vita. Come infatti avviene. Ma prima di alzare le braccia al cielo, ci sono i passaggi chiave: l'illusione, la delusione, il riscatto e il trionfo. Che nella loro semplicità rappresentano la chiave del successo. 
 
Raccontarle mi sembra riduttivo. Chi non l'ha visto e ama questo sport, può perdere un'ora senza pentirsene, C'è pure Patrizio Oliva nel ruolo di organizzatore, molto disinvolto con pochi scrupoli. Ottime le inquadrature dei match, copiate con intelligenza dai film più importanti, non altrettanto l'insistenza di bere la birra a garganella, come se da noi non ci fossero altre bevande. Per il resto un buon voto. Il fatto di aver sentito la voglia di scrivere su questo lavoro, è la risposta di un successo.