Boxe - Tornano gli assoluti a Roma dopo sette anni, con molte assenze maschili. Compatte le donne

Pubblicato il 6 dicembre 2019 alle 19:40:43
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

Roma è sempre Roma e in occasione di questi assoluti, giunti alla 97° edizione per gli uomini e la 18° per la donne, ci saranno intermezzi decisamente interessanti. Il principale, in occasione della serata dedicata alle finali del torneo professionistico WBC-FPI, fissata venerdì 13 dicembre, saranno ospiti d’onore il campione del mondo massimi WBC Deontay Wilder e il presidente del WBC Mauricio Sulaiman, presenti a Roma per l’udienza con Papa Francesco e la visita alla sede romana Social Partner FPI Scholas Occurrentes, che si trova nel quartiere di Trastevere. L’evento andrà in onda su Rai Sport dalle ore 23. L’ultimo appuntamento romano degli assoluti, risale al 2012, in occasione della 90° volta in quegli anni maschi e femmine disputavano la rassegna e in sedi diverse. Dal 2015 a Roseto degli Abruzzi, i due settori si sono uniti. Per loro è la 18° edizione. La capitale firma quota 13, tra le città con più presenze, distanziando Milano (9), Bologna (6), Napoli (5), quindi Parma, Firenze e Ferrara (4). In occasione della 90° edizione nel 2012, Roma accolse la massima rassegna nazionale, segnando anche l’ultima partecipazione di Roberto Cammarelle, primo titolo nel 2000, che colse il nono oro, appaiando Antonio Pinto in vetta ai plurivittoriosi. Dei vincitori, Sperandio (81), Morello (69) e Turchi (91) sono passati professionisti, D’Andrea (52) è nei quadri tecnici, Cipriano (56), Introvaia (60) e Vangeli (64) non fanno più attività e Cammarelle opera nelle FFOO con compiti organizzativi e tecnici. Ritroviamo il campano Raffaele Munno classe 1989, 30 anni compiuti in ottobre, dopo il bis nel 2013, assente fino al 2017, lo scorso anno oro negli 81 kg. si ripresenta per centrare il poker, l’unico iscritto dei vincitori del 2012. In attività anche Manuel Cappai 49), classe ’92, ultima apparizione nel 2013. Ma non ci saranno neppure Francesco Iozia e Raffaele Di Serio (57), Paolo Di Lernia (63) e i campioni uscenti Giovanni Sarchioto (75) e Simone Fiori (91), sceso negli 81 a disposizione del responsabile delle squadre maschili Giulio Coletta, coadiuvato da Roberto Cammarelle, Massimiliano Alota e Francesco Stifani, col fisioterapista Tiziano Bartocci, impegnati nello stage con la nazionale algerina dal 9 al 18 dicembre ad Assisi. Lo stesso periodo degli assoluti. Assenti anche Giovanni Cavallaro (75) e Mirko Carbotti (+91), campione uscente, probabilmente iscritti al Torneo World Cup of Petroleum Countries che si disputa a Beloyyarsky in Russia dal 10 al 15 dicembre. Uso il condizionale, non avendo avuto la conferma ufficiale, pur restando sicura l’assenza dei due azzurri. Per quanto riguarda Salvatore Cavallaro, classe 1995, l’azzurro più medagliato delle ultime tre edizioni europee, due bronzi (2015/17) e l’argento 2019, non ha mai preso parte ai campionati italiani. Non ho una risposta adeguata, oltre all’aggettivo: sorprendente, considerato che nel curriculum di un atleta di valore, almeno un oro nazionale dovrebbe rientrare nelle sue ambizioni. Chi interrompe la striscia vincente è il romano Simone Fiori, primo titolo nel 2009 a 20 anni, tre podi nel 2010 (3°), 2011 (2°) e 2012 (3°), assente nel 2013 e 2014, ritorno nel 2015 tra i 91, e quattro vittorie a fila. A Roma, non ci sarà, impegnato nello stage di Assisi. Ricordo che in occasione delle ultime elezioni, venne sottolineato che agli assoluti, dovevano essere presente tutti i migliori. Al Palasantoro, senza nulla togliere agli iscritti, le defezioni di punta non sono poche. Dei dieci vincitori del 2018 ai campionati di Pescara, si presenteranno in quattro: Nicola Cordella che dai 49 kg., sale nei 52, Gianluca Russo (56), Giuseppe Canonico (60) e il veterano Raffaele Munno (81). Il sardo Cristian Zara (52) è passato professionista con Mario Loreni, Andrea Scarda (64), Ben Hai Aquina (69), oltre ai già citati Giovanni Sarchioto (75), Simone Fiori (91) e Mirko Carbotti (+91) non sono iscritti. Come Vincenzo Mangiacapre (69), Clemente Russo (+91), Abbes Aziz Mouhiidine (91) con Di Lernia (64), reduci dal torneo di Pancevo in Serbia, con risultati non troppo positivi. Per fortuna Simone Fiori ha salvato il bilancio vincendo negli 81 kg. Tra i più longevi che si presenteranno al via, il primato spetta ancora ai + 91, Paolo Boschi della Liguria e l’emiliano Marco Monti, 40 anni, divisi da pochi mesi. Altri due liguri nei matusa, Alex Gaglianese (91) 36 anni e Morgan Toselli (69) 33 anni. A quota 32 troviamo Yassine Maski (64) delle Marche, mentre del 1988 sono il sardo Madau Elia (75), Chavez Diego del Piemonte e il campano Gianluca Galli, antichissima speranza mancata, entrambi nei +91, la categoria più datata, con l’eccezione del siciliano Fabrizio Luciano della Pugilistica Busà del 2000 (19 anni). Sempre del 2000, sono iscritti Patrick Cappai e Massimo Spada (52), Francesco Zambarino, Daniele Oggiano, Roberto Sardone e Piofrancesco Barbato, tutti nei 56. Simone Spada e Alex Innusa (60), Matteo Ara e Armando Casamonica (64), il calabrese Gino Chillè (69), Hassan Kobba e Giovanni Rossetti (75), Luca Iovoli e Giovanni Gucciardi (81), Francesco Coppola e Matteo Frison (91). Diciotto under 20, non sono certo molti, anche se qualcuno potrebbe salire sul podio, in particolar nelle categorie più leggere.

Diversa la filosofia del settore femminile. Il responsabile delle azzurre Emanuele Renzini ha puntato sulla presenza delle migliori in assoluto. Le sfide dirette fanno solo bene. Unica assente Irma Testa, campionessa d’Europa, protagonista di una stagione eccezionale, vincitrice al Memorial Liventsev a Minsk in Bielorussia, presenti atlete di Thailandia, India, Russia, Inghilterra, Ucraina oltre alle migliori locali. Italia guidata da Michele Caldarella, si è presentata con Olena Savchuk (51) alle prime esperienze fuori dall’Italia, mentre Francesca Canfora e Irma Testa hanno mostrato la forza dell’Italia. Francesca ha vinto battendo l’indiana Anjali, la bielorussa Asmalouskaya e in finale la russa Solomatina. Irma ha regolato tutte le avversarie con una sicurezza che conferma il salto di qualità. Prima la spagnola Fernandez, poi l’indiana Manisha, titolare ai mondiali 2018, quindi la thailandese Nilawan, che aveva trionfato nel 2018 e mesi addietro aveva superato l’azzurra, sia pure con un verdetto dubbio. Stavolta il match è stato a senso unico, come la finale contro la bielorussa Bruevich. Oltre alla vittoria, anche la coppa per la migliore in assoluto del torneo. Inoltre in questo periodo, viene presentato il film “Butterfly” uno spaccato della sua vita, e giustamente viene richiesta la sua presenza. Per il resto saranno al via tutte le più forti. Recentemente Irma Testa è entrata nella Commissione creata dal CIO a rappresentare ai Giochi di Tokyo le atlete dei vari continenti. Un riconoscimento importante che conferma il valore e la popolarità dell’italiana e la forza del movimento femminile italiano, dove un altro giovane e splendido talento, come Angela Carini, dopo quello europeo, ha conquistato l’argento ai mondiali di Ula Ude in Russia, nei 64 kg., fornendo una prestazione superlativa. L’Italia al femminile ha confermato una crescita generale, guastata solo da alcuni verdetti assurdi ai mondiali. Il tecnico a sua volta, ha indetto uno stage, sempre ad Assisi, convocando tutte le migliori, dal 20 al 30 novembre, in modo che tutte potessero tornare nelle loro sedi in tempo per preparare l’ultima fase in vista degli assoluti di Roma. Dei prevedibili e stuzzicanti duelli al vertice ne parlerò nel prossimo articolo.

Giuliano Orlando