Boxe mondiale e riforme sociali al femminile in Arabia Saudita. Alvarez si scontra con DAZN

Pubblicato il 3 dicembre 2019 alle 21:21:06
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

Archiviata la sfida mondiale WBC di Las Vegas, tra i massimi Deontay Wilder (USA 42-0-1) e il cubano Luis Ortiz (31-2) finito KO al settimo tempo, ripetendo quasi lo stesso risultato del marzo 2018 sul ring del Madison di New York, dove lo sfidante tenne per 10 riprese, l’attenzione si sposta in Arabia Saudita a Diriyah, dove il 7 dicembre, è fissata l’attesa rivincita di Ruiz jr. (Mes. 33-1) contro Anthony Joshua (Ing. 22-1). Inedita location dell’ex capitale, che ospita per la prima volta un mondiale di pugilato. Serata miliardaria, allestita dalla Matchroom di Eddie Hearn, che gestisce lo sfidante Joshua, dato favorito, nonostante la sconfitta del primo match. Il giro dei dollari per l’evento è impressionante. Il monarca dell’Arabia Saudita pare abbia investito oltre cento milioni di dollari per costruire la Diriyah Arena, una struttura capace di ospitare 15.000 spettatori. Regista di tutto, il principe ereditario Mohamed bin Salman, delegato dal padre a dare al Paese un’immagine più democratica del recente passato. In particolare, concedendo alle donne un minimo di autonomia nella vita quotidiana. Lo scorso 2 agosto, la gazzetta ufficiale del regno, ha pubblicato che le donne potranno viaggiare senza il “tutore maschio”, nel 2018 era stato concesso il permesso alla guida, oltre a richiedere il passaporto in modo autonomo, i certificati di famiglia e registrare in prima persona un matrimonio, un divorzio, la nascita di un figlio. Potranno fare jogging, con abbigliamento consono. Non solo: i cittadini di 49 Paesi hanno diritto a chiedere visti elettronici online o all'arrivo in Arabia Saudita: fra questi Usa, Australia e molti Stati europei, compresa l’Italia. Avvertendo che dovranno rispettare la “decenza pubblica”, evitando gesti affettuosi e abbigliamento indecoroso, onde evitare multe salate. L’apertura al turismo internazionale, con la costruzione di nuovi resort e parchi a tema, visite alle zone di importanza archeologica è finalizzata alla speranza di portare entro il 2030 almeno 100 milioni di visitatori, contribuendo al 10% del Pil. Sono curioso di vedere tra i 15.000 spettatori, visto che si parla di tutto esaurito, quante donne saranno presenti all’evento pugilistico. I biglietti sono costati da un minimo di 150 dollari al top di 14.000, per il bordo ring.

Che a giudizio personale, non ci sarebbe da sorprendersi troppo qualora ripetesse il risultato dell’andata. Il principale nemico di Joshua è la fragilità psicologica e mentale. Il KO subito sul ring di New York lo scorso primo giugno, è stata la dimostrazione e rappresenta l’ostacolo principale nel confronto bis col messicano Ruiz, che tutto sommato è quello che rischia meno, visto che i pronostici sono tutti per Joshua. L’inglese ha le armi per vincere: allungo, potenza e una struttura atletica superiore, ma tali vantaggi debbono trovare sul ring l’esecuzione, mancata nel primo match. Andy Ruiz jr. per contro, combatte a cuor leggero. Al Madison centrò un bingo colossale. Primo messicano nella storia, campione del mondo massimi di ben quattro sigle (WBA, WBO, IBF e IBO), una borsa di 7 milioni di dollari ai quali se ne aggiungono altrettanti per il bis. Dovesse perdere si consolerà con la montagna di dollari incassati. Per uno che aveva sostituito all’ultimo momento Jarrell Mirrell, il gigante di Brooklyn, scivolato per la terza volta nel tunnel del doping, già un colpo di fortuna, conclusa col trionfo inatteso, qualora la favola dovesse terminare, i rimpianti sono minimi. Diversa la situazione per Joshua, non tanto per l’aspetto economico, che gli ha portato con i due incontri qualcosa come 60 milioni di dollari, quanto per il suo mentore Eddie Hearn, che perderebbe la gallina dalle uova d’oro e la risalita pur fattibile, dovrebbe ripartire da basi decisamente più modeste e Joshua ha 30 anni, che non sono tanti, ma neppure pochi. Inoltre non avendo sotto controllo le quattro sigle, che passerebbero al clan di Ruiz, guidato da Bob Arum e Al Haymon dal 2018, ovvero la concorrenza meno gradita. Cosa dovrà fare Joshua per vincere? Sul piano pratico, imporre la distanza e non farsi chiudere come è stato a New York, confermando l’incapacità di sapersi chiudere replicare in modo adeguato. Se avrà questa forza, se porterà i colpi per far male e non sarà condizionato mentalmente, il messicano rischia di saltare. Per contro Ruiz confida sia sulla velocità di esecuzione e sull’abilità di chiudere la distanza per scaricare colpi in serie. Chi avrà ragione? L’emittente DAZN che irradia in diretta l’evento, con inizio alle 17 italiane, mentre il mondiale è previsto attorno alle 21.30, confida di toccare il record di ascolti, facendo affidamento sull’incertezza della sfida. In attesa del clou, il pubblico potrà divertirsi con altri match decisamente interessanti. Massimi: Alex Povetkin (Rus. 35-2) c. Michael Hunter (Usa 18-1) quasi una semifinale di sigla; Magomadrasul Majidov (Aze. 1) attivo come russo, passato nel 2010 in Azerbajan, tre titoli mondiali dilettanti, tra i pochi vincitori di Joshua in maglietta, contro Tom Little (Ing. 10-7), battuto a dicembre 2018, da David Price. Massimi: Dillian Whyte (Ing. 26-1), unica sconfitta nel 2015 contro Joshua (KO 7), seguita da 10 vittorie, contro l’esperto polacco Mariusz Wach (35-5), 39 anni, attivo dal 2005, rivale di Klitschko, Povetkin e Miller. Test importante per proporsi ai vertici assoluti. Altro massimo sul ring, l’emergente croato Filip Hrgovic (9) opposto ad Eric Molina (Usa 27-5) 37 anni, per l’Internazionale WBC. In apertura i medi Diego Pacheco (Usa 7) 18 anni, alto 1.93! contro il tanzaniano Selemani Saidi (20-15-5) 31 anni, pro dal 2004; altro giovane di 19 anni, il supergallo inglese Ivan Hopey Price (Ing. 1) contro l’altro tanzaniano Swedi Mohamed (12-6-2), di 25 anni, reduce da tre sconfitte. Qualunque sia il risultato della sfida Ruiz-Joshua il dopo match non mancherà di argomenti al riguardo. Nel precedente week end, non sono mancate le sorprese. La prima riguarda la star della Golden Boy di Oscar De La Hoya, Saul Canelo Alvarez (Mes. 53-1-2) 29 anni, entrato in palestra giovanissimo, tra il 2004 e il 2015, ha disputato 46 incontri da jr., vincendone 44. Debutta professionista il 29 ottobre 2005, 15 anni compiuti tre mesi prima. Una carriera superlativa giunta al quindicesimo anno di attività, lunga la quale ha conquistato le cinture dei superwelter, medi, supermedi e mediomassimi, sembra in rotta di collisione con la DAZN, per quanto riguarda la scelta del prossimo avversario L’emittente vorrebbe il terzo match col kazako Golovkin (40-1-1), per i medi WBC, mentre Alvarez lo rifiuta a priori. Ma DAZN ha il coltello dalla parte del manico, avendo pagato 365 milioni di dollari per l’esclusiva col messicano. Nel frattempo il russo Sergey Kovalev (34-4-1), smaltita la delusione per la sconfitta e la perdita della cintura mediomassimi WBO il 2 novembre a Las Vegas, ha chiesto la rivincita. Non solo, Alvarez ha lasciato vacante il titolo supermedi WBA, visto che lo sfidante Lennox Allen (22-0-1) 34 anni, nato nella Guyana, residente a New York dal 2010, non ha mercato negli USA, quindi non assicura un introito adeguato per le esigenze della DAZN. Anche l’eccesso di bravura ha un pedaggio da pagare. In cui entrano anche i suoi ammiratori, che sembrano d’accordo con la DAZN, per eliminare i dubbi sui due precedenti incontri col kazako. In molti ritengono Canelo avesse perduto il primo nel 2017 e non fosse andato oltre il pari l’anno dopo. La bella metterebbe tutto a posto.

Giuliano Orlando