Boxe: allo Strandja di Sofia azzurre promosse

Pubblicato il 28 febbraio 2018 alle 11:40:44
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

Lo Strandja di Sofia è il fiore all’occhiello della federazione bulgara, il torneo nato nel 1950, l’anno prossimo festeggerà la 70° edizione e farà in modo che tornino i grandi nomi come è stato nel passato, quando cubani e russi e non solo, salivano sul podio dopo sfide di altissimo livello. Tra i vincitori troviamo ori olimpici e mondiali. Tra gli italiani saliti sul podio ricordiamo Clemente Russo primo nel 2006, secondo nel 2004, terzo nel 2002, 2005 e 2006, podi anche per Cammarelle bronzo nel 2001, 2003 e 2007. Tra le curiosità, nel 2000, i tre finalisti degli 81, 91 e +91, avversari dei russi Makarenko, Ibragimov e Lezin, rinunciarono a combattere. L’apertura al torneo femminile data dal 2011, con tre categorie, dominate dalle padrone di casa col bronzo nei 51 kg. di Giada Landi. Nell’occasione nei 60 kg. la pluricampionessa Katie Taylor, venne battuta in finale dalla locale Eliseyeva 5-1. Nel 2012 argento per Valeria Calabrese, battuta dall’inglese Adams, oro olimpico 2012 e 2016. Nel 2013 assente il torneo femminile, che riprende l’anno dopo: bronzi con Gordini e Mesiano. Nel 2015 si sale a 5 categorie, Italia senza podi. Nel 2016 bronzo per la Testa (60) e l’Alberti (64), lo scorso anno terzo posto per la Mostarda (51), mentre Grubissich, Testa, Nappo, Donniacuo e Alberti escono subito.

Quest’anno il c.t. Renzini porta a Sofia ben 11 atlete: Bonatti (48), Gioia (51), Lamagna (54), Testa (57), Marchese e Martusciello (60), Salerno e Nicoli (64), Carini e Floridia (69), Paoletti (81). Tutte giovani, alcune alla prima esperienza elite, in proiezione degli Europei U22. Il torneo per la prima volta ospita le dieci categorie, con un discreto successo, anche se sono mancate le iscrizioni nei +81, solo tre presenti e in parte nei 64 con 5 iscritte. Non tante le presenze, ma di qualità e questo ha dato al torneo un buon voto. Il medagliere ha visto il dominio delle bulgare, brave e protette come al solito. Con cinque finaliste e quattro ori, l’unica battuta nei 54 kg. la Chukanova, titolare agli europei 2016, sconfitta dalla connazionale Stoyka Petrova, 32 anni, veterana di cento battaglie, campionessa bulgara e vincitrice del torneo nel 2011 alla prima edizione, oro europeo 2014 e 2016, argento mondiale 2016. Un curriculum superlativo. Le altre locali vincitrici: la Asenova, 33 anni, tratti mascolini, abilissima nel tocca e scappa, argento europeo 2014 e oro 2016, in finale 4 giudici su 5 le hanno dato vantaggio ai danni dell’indiana Chungneijang, ovvero Mery Kom, l’idolo e ministro dell’India, cinque ori iridati, un argento nel 2001, a 18 anni. Sposata due figli, ha fatto conoscere la boxe femminile nel suo paese e ha intenzione di qualificarsi per i Giochi di Tokyo. Nonostante l’età è ancora in grado di vedersela con le migliori e fuori dalla Bulgaria avrebbe ottenuto la vittoria. Nei 51 kg. la grande speranza bulgara Gabriella Dimitrova, salita alla ribalta lo scorso anno, vincitrice in semifinale della nostra Gioia, che si è battuta molto bene, in finale ha superato la greca Koutsogeorgopo, 21 anni, migliorata rispetto alla sua presenza al torneo UE a Cascia nel 2017, ma una linea sotto la talentuosa bulgara. Il quarto alloro a Stanimina Petrova, 27 anni, iridata 2014, europea 2016, battuta dalla Mesiano a Cascia nel 2017, ha avuto la strada facilitata dal sorteggio e con un solo incontro è arrivata in finale, contro i tre di Irma Testa, che è stata la bella conferma a 57 kg. dove ha battuto Envall (Sve), Cosma (Rom) e Samokhina (Rus) in modo nettissimo. In finale ha pagato la consapevolezza che la giuria l’avrebbe penalizzata. In effetti il match è stato molto più equilibrato del 30-27 di quattro giudici, devoti e obbedienti al fattore campo. Solo uno ha segnato 29-28. Le altre campionesse sono state le cinesi Zhang (64) longilinea esperta, la vice iridata Gu (69) sulla russa Iakushina scesa di categoria, la Li (75) altro argento mondiale 2014 a spese dell’inglese Gale, europea in carica e la Wang negli 81. Nei leggeri la finnica Potokonen (60) che a 37 anni, resta un diesel inarrestabile e nei +81 l’unico titolo alla Russia con la Ivanova ai danni dell’indiana Poonia, abbastanza modesta. Il bilancio dice 13 nazioni delle 22 iscritte sul podio.

Chiedo al c.t. Renzini un giudizio sulle azzurre. “La Bonatti ha debuttato con la vincitrice del torneo, quella Asenova dalla boxe sfuggente la meno adatta alla piacentina, che comunque ha lottato fino all’ultimo, come aveva fatto a Cascia nell’UE. Utile esperienza, visto che ha 20 anni, contro i 33 della rivale. Nei 51 la Gioia rientrava dopo una sosta lunghissima. Mi è piaciuta sia quando ha vinto, ma anche quando ha perso con la Dimitrova, vincitrice del torneo. Sta crescendo e recuperando il tempo perduto. Nei 54 kg. l’altra campana Lamagna ha dimostrato di avere margini notevoli di miglioramento. Adesso porta pochi colpi, mancano le serie, ma ha carattere e voglia di crescere, consapevole e ambiziosa. Ci si può lavorare. A 57 kg. ho rivista la Irma Testa che mancava dal 2016 prima di Rio. Sia contro la svedese Envall, ma ancor più con la romena Cosma e la russa Samokhina campionessa nazionale da due stagioni, ha dato lezione di pugilato, sfoderando colpi lunghi e montanti come non vedevo da tempo. In finale dopo un avvio timido si è rimessa in corsa vincendo il secondo round e pareggiando il terzo. Se prosegue così la vedo benissimo per gli Europei U22. Nei 60 kg. anche se manca di esperienza la prova della Martusciello è stata positiva. Certo, deve masticare tanto pane per crescere ma l’approccio è giusto. Tutto il contrario di Concetta Marchese, che ha dimostrato immaturità sia prima che durante il torneo. Non ha fatto il peso, si è allenata senza motivazioni, impegnandosi solo a tavola, giocandosi gli Europei U22. Spero che la lezione le serva per cambiare mentalità e volontà. Nei 64 kg. la Salerno è in crescita costante, se pensiamo che solo due anni fa militava nei 75 kg. Ha carattere e forza interiore e scenderà a 60 kg. la sua categoria naturale. A Rebecca Nicoli debbo fare solo elogi, che sia un talento non ho dubbi che avesse gli attributi l’ha confermato salendo sul ring con 38 di febbre e dando una lezione alla norvegese Angelsen che aveva battuto una delle favorite, l’indiana Basumatary. Con Rebecca non ha beccato palla. Il giorno della finale al mattino aveva 39,3 e avrebbe voluto combattere. L’ho fermata io e non era per niente convinta, Parlo di una ragazza di 18 anni con 12 incontri all’attivo, Diamoli tempo e ne vedremo delle belle. Il tandem Floridia e Carini è in fase di recupero, diciamo al 60%, possono e debbono crescere ancora, avendone le qualità. Carlotta Paoletti (81) è la novità spuntata a Gorizia, ha disputato 8 incontri, manca di tono muscolare ed è tutta da costruire. Ma ha dato segnali positivi sul ring. Ha 20 anni, una cucciola coraggiosa. Contro la Graham (Usa) che la sovrastava in esperienza, al terzo round, invece di tirare i remi in barca ha messo fuori il naso attaccando. Un bel segnale. Un bilancio positivo che mi lascia sperare bene per gli Europei U22 in Romania dal 25 marzo al 2 aprile”.

Articolo scritto da 

Giuliano Orlando