A Belgrado vincono Salvati e Lizzi e salgono sul podio

Pubblicato il 25 aprile 2024 alle 12:00
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 

A Belgrado vincono Salvati e Lizzi e salgono sul podio.

Oggi con la Marchese si battono per la finale.

di Giuliano Orlando

Oggi alla Pionir di Belgrado saranno tre gli azzurri che si batteranno per accedere alla finale. Ieri hanno compiuto l’impresa il medio romano Remo Salvati e il calabrese Vincenzo Lizzi negli 86 kg. Due vittorie strappate con i pugni e il cuore, lottando contro avversari fortissimi e decisi a vincere. Salvati ritrova il magiaro Soma Mester, col quale aveva un conto aperto e lo ha risolto a suo favore con una prima ripresa determinante per il successo finale, centrando un destro bomba alla mascella del rivale costretto al conteggio e poi in difficoltà per il resto del round sotto i colpi di un Salvati che ascoltando i consigli dall’angolo dei tecnici Laura Tosti, Sumbu Kalambay e Giulio Coletta, non si è lasciato prendere dalla frenesia di chiudere la sfida ma ha colpito preciso, usando il sinistro per aprirsi la strada al destro  e vincere  il round. Ma la strada era ancora lunga, perché Mester mostrava di essere ben lungi dalla resa, memore dell’impresa compiuta in precedenza, quando, dopo aver subito dall’armeno Hurutyunyan Vakhytang nella prima ripresa, partiva all’assalto capovolgendo l’esito del match. Ci ha provato anche stavolta, ma ha trovato un Salvati pronto alla replica con qualche colpo in più il che gli ha permesso di vincere il round 4-1, col solo giudizio contrario della serba. L’ultimo round è stato parecchio sofferto come prevedibile, ma ininfluente sul risultato finale. Un 4-0 fantastico che permette al soldatino romano la sicurezza del podio. L’altro capolavoro l’ha compiuto Vincenzo Lizzi negli 86 kg., consigliato all’angolo anche da Patrizio Oliva, battendo l’armeno Hamlet Harutyunyan che aveva preparato la sfida studiando le caratteristiche dell’azzurro. Nel primo round infatti l’armeno partiva come una furia, cercando di togliere al nostro il tempo delle repliche. Lizzi con grande lucidità evitava la maggior parte dei colpi e replicava con più precisione, ma la giuria in toto assegnava il round all’armeno. Finito tutto? Neppure per idea. Il nostro atleta trovava la giusta contraria colpendo con precisione ed evitando la sfuriate di un rivale forte ma con meno talento di Lizzi, che si aggiudicava il round 4-1, col solito voto contrario della serba Petkovic. A quel punto doveva completare l’opera e ci è riuscito, mettendo oltre ai pugni anche il cuore e la cattiveria del guerriero che vuole assolutamente vincere. L’armeno infatti ha subito colpi su colpi, mentre tutta la squadra azzurra incoraggiava il nostro, che stava compiendo l’impresa portando all’Italia il terzo podio. Una squadra la nostra che è anche un esempio di compattezza. E’ stato bello vedere Sciacca, Canonico, Iozia, Giannotti, Guidi, Commmey e lo stesso Salvati, con la Marchese, Savchuk, Nicoli, Canfora e Galizia sostenere Lizzi a gran voce, come hanno fatto quando sul ring hanno combattuto gli altri azzurri. Purtroppo non sono riusciti a centrare il podio Tommaso Sciacca (54) e Giuseppe Canonico (57) ma ugualmente meritano gli applausi perché si sono battuti al meglio contro avversari molto forti. Il primo ha affrontato il bulgaro Radev, ovvero il vice campione d’Europa, bravo e furbo, un professionista in maglietta con quasi 300 incontri alle spalle, esperienza da vendere e quindi mestiere che ha messo sul ring. Ma non pensate che il palermitano sia stato a guardare, semmai ha condotto il match all’attacco con grande determinazione e generosità. Non solo, si è tolto anche la soddisfazione di convincere tre giudici ad assegnargli il round finale. A conferma di essere un bel guerriero che ha solo necessità di combattere e fare esperienza. L’età è dalla sua parte. Canonico ha incontrato l’armeno Artur Bazeyan, pure lui vice campione europeo a Yerevan, battuto in finale dal belga-romeno Vasile Usturoi, la sorpresa dell’edizione 2022, deludente a Belgrado, battuto all’esordio dall’irlandese Hession nei leggeri. Nel primo round dove si sono scambiati pochi pugni, ma il nostro aveva tenuto l’iniziativa, quando ti ritrovi con 4-1 contro, qualcosa scatta nella testa e il sospetto si rafforza allorchè nella seconda colpisci di più ma solo due giudici riconoscono quanto stai facendo, il dubbio che sia già tutto scritto appare evidente. Così è capitato al buon Giuseppe. Un 4-1 che sapeva di beffa dove solo il giudice irlandese, non legato alla zona dell’Est Europa, riconosceva al nostro la superiorità. Tornando a Lizzi, sono con lui i genitori, oltre al fratello Roberto, anche lui in attività che gli ha fatto da ottimo sparring. Arrivati da Fuscaldo in Calabria percorrendo in auto 1700 km. per amore del figlio, che li sta ripagando. Un riconoscimento allo zio Ercole Morello, il verso artefice di questo grande miglioramento. Oggi i nostri tre promossi sul podio, salgono sul ring per tentare di raggiungere la finale. Impresa difficilissima contro avversari sulla carta più quotati, ma questo rappresenta uno sprone ulteriore per proseguire sulla strada della vittoria, che ha contraddistinto la squadra azzurra, ogni volta scesa dal ring con l’orgoglio di aver dato tutto e oltre. In alcuni casi punita da verdetti che avrebbero meritato e non sono stati dati. Altro particolare non secondario, il russo Mamedov, il turco Erdemir e il francese Cesar sono in semifinale. Gli ultimi due hanno ottenuto i successi su Guidi e Commey con una bella spinta. Per non parlare di Assunta Canfora, che meritava la vittoria sulla slovacca Kubalova. Prima a salire oggi sul ring, Giovanna Marchese (48), casertana di Marcianise contro la russa Chumgalakova, europea a Madrid, vecchia volpe del ring, che tocca e scappa. Tocca nella serata a Salvati affrontare il bulgaro Kiwan, che ha vinto il torno preolimpico a Busto nei 71, mancino alto, da massaggiare sotto. Infine il ragazzo di Fuscaldo contro il bielorusso Alfiorau, il migliore della squadra, elemento completo ed esperto. Che non conosce il nostro Lizzi e lo troverà più ostico di quanto avesse preveduto. La squadra italiana comunque vadano le cose, torna a casa a testa alta, senza alcun rimpianto. Tutti hanno lottato con coraggio e determinazione fino all’ultimo. Statisticamente in partenza si sono presentate 35 nazioni, alcune come Serbia, Russia, Armenia, Polonia, Bielorussia, Ungheria e Turchia a quadri completi o quasi, la Bulgaria ha scelto di portare il meglio nel settore femminile, comprese le ultratrentenni Asenova (48), Petrova (54), Staneva (57) e Mehmedova (63) che hanno nel record podi a tutti i livelli. Nonostante l’assenza di nazioni importanti come Gran Gretagna, Germania e Ucraina, a questi europei si sono presentati campioni ai Giochi, del mondo e d’Europa. L’Italia ha fatto una scelta di circostanza, lasciando a casa sia i qualificati per Parigi che i possibili titolari per Bangkok in Thailandia. Il c.t. Renzini attendeva alcune risposte per scegliere in via definitiva i nomi per la Thailandia. A Belgrado azzurri e azzurre hanno fatto il loro dovere. Non aggiungo altro. Alle semifinali sono arrivate 13 nazioni al femminile e 15 tra gli uomini. Russia e Serbia come previsto hanno fatto bottino quasi pieno. La prima ha portato sul podio 10 maschi su 13 categorie e 10 donne su 12. Seguono la Bulgaria (5-5), Armenia (4-2), Turchia (2-3), Moldovia (3-1), Ungheria (3-3), Irlanda (0-4), con tre podi ci sono Italia (2-1), Bielorussia (1-2), Croazia (2-1) e Francia (3-0). A quota 2 troviamo Romania, SVK, Spagna, Azerbajan. In chiusura informiamo che la giudice serba Maria Petkovic, pervicacemente negativa nei riguardi dei pugili italiani, dopo averne combinate più di Carlo in Francia è stata sospesa dagli europei, andata per l’ennesima volta fuori verdetto nel match tra Lizzi e l’armeno Harutyunyan, unica ad averlo visto vincitore.

Giuliano Orlando